Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

sabato 31 gennaio 2009

Un padre, un figlio, un dramma familiare

Ieri nella nostra città si è svolto un fatto di sangue gravissimo: un figlio uccide il padre e a sua volta si uccide. In mezzo ai tanti fatti accaduti in questi ultimi anni, la memoria è tornata a quei due ragazzi uccisi dal padre in via Monti qualche tempo fa.
Fatti sconvolgenti che si verificano tra le mura di casa, fatti che difficilmente si riuscirebbero a spiegare con una mente razionale, ma che evidentemente scattano laddove la razionalità ormai non esiste più. Gente comune, gente che conosciamo, come Rinaldo, di cui ho un ricordo personale dovuto al fatto che tra il 1991 ed il 1996 ho preso la STIE tra Busto e Milano e qualche volta è capitato di fare il viaggio insieme, soprattutto la sera, e di esserci conosciuti come capita facendo per anni lo stesso percorso.
Ogni volta ci chiediamo: come potremmo fare per evitare che queste cose accadano? E tutte le volte rimandiamo la risposta alla prossima volta. Difficile rispondere, anche se sappiamo che poi tanto difficile non è: basta superare la superficialità che avvolge i nostri rapporti, dedicare due minuti in più a chi ti guarda con il sospiro a metà, come se a lasciar uscire quelle parole che ha in gola dovesse dimostrare una sua debolezza. E non trova il coraggio di farlo perchè non è sicuro che riuscirebbe a farsi capire. Magari da un figlio, magari da un padre, magari da un amico.
Restiamo allora così sospesi, come il fiato dentro i polmoni che da soli non hanno il coraggio di sgonfiarsi.

venerdì 30 gennaio 2009

T-Red non omologati, nuova grana per l'amministrazione

Il tempo è galantuomo. Certo, alcune volte bisogna avere una pazienza di Giobbe, però... Capita allora che nel novembre 2007 il sottoscritto abbia posto una interrogazione a risposta scritta all'assessore Lista per conoscere la posizione dell'amministrazione a margine delle vicende sui T-Red, contestatissimi e poco amati, oltre che illegali, mezzi elettronici per contestare contravvenzioni agli automobilisti che passano ai semafori col quasi rosso.
Una domanda specifica chiedeva dell'omologazione deli T-Red che il comune aveva installato. La risposta lapidaria fu: "Nel 2004 il photored (T-Red) è stato omologato per il funzionamento senza l'operatore". E ancora più avanti: "Le apparecchiature sono omologate e quindi dovrebbe essere il Mnistero dei Trasporti a revocare l'omologazione, non certo un giudice".
Esatto. Però c'è un errore, perchè proprio in questi giorni si apprende che si sta ponendo sotto sequestro preventivo dalla magistratutra tutti i T-Red perchè privi della necessaria omologazione dell'apparecchiatura che fa funzionare il sistema. Mica una cosa da nulla.
Ed ora cosa succederà in quel di Busto Arsizio? Sempre dalle parole dell'assessore: "Pertanto non si procura alcun danno agli automobilisti e quindi nessun motivo di rivalsa da parte degli stessi verso l'amministrazione comunale". Ne è ancora convinto, signor assessore?

mercoledì 28 gennaio 2009

L'acqua resta pubblica in Regione Lombardia

Era una delle questioni più spinose che finora si erano verificate durante questa legislatura, ma anche una di quelle tenute più all'oscuro della cittadinanza. A partire dal 2006, un decreto legge aveva imposto l'obbligo di gara nei servizi, tra cui quello idrico. La giustificazione era che in questo modo si poteva affrontare e risolvere annosi problemi delle nostre malandate reti idriche.
Altro aspetto era quello della separazione tra gestore della rete e gestore del servizio: si sarebbe aperta così la porta al privato che, in alcuni casi, ha già fatto la sua comparsa nella gestione del bene più pubblico che ci sia.
Lo scorso agosto, mentre tutti gli italiani se ne andavano in ferie, il Governo aveva licenziato la legge che privatizzava l'acqua. Con tutto ciò si metteva fine alla gestione pubblica dell'acqua; tra gli effetti derivati da questa decisione è, ad esempio, il fatto che in caso di morosità di un utente a questi sarebbe stata tolta l'erogazione del servizio. Molto difficile a quel punto l'intervento del Comune a favore del cittadino. Poichè in ogni comune sono percentualmente non indifferente i casi di mancato pagamento, ci sarebbero stati diversi cittadini anche nella nostra città ceh si sarebbero trovati senza acqua corrente. Inaccettabile, in un paese civile.
Ieri però la Regione Lombardia ha votato all'unanimità la revoca della legge 18/2006, revocandone alcune disposizioni tra cui quelle citate sopra. Forse ci dovremo tenere le nostre reti colabrodo, ma nessuno ci potrà privare dell'acqua. E detto da uno che con l'acqua ci lavora...

martedì 27 gennaio 2009

Il giorno della memoria

Oggi tutto il mondo si mobilita per ricordare la Shoah, il grande olocausto degli ebrei. Anch'io voglio ricordarlo da questo piccolo e sperduto blog, perchè il dolore di milioni di persone è il dolore di tutti, il ricordo di quell'evento è un lutto per l'umanità.
In questo momento sono molto stupito della decisione del Papa di riabilitare i vescovi Lefebriani scissionisti, e in qualche modo mi addolora il constatare una certa linea restaurativa preconciliare in atto nella curia romana. Sono passati cinquant'anni anche da quell'annuncio di Papa Giovanni XXIII, e sembra proprio che la storia prenda ogni volta una traiettoria diversa, quasi a sfuggire alla verità per inoltrarsi nella nebbia dell'inganno, come a dire: ogni tempo ha la sua verità.
La Shoah è un fatto, storico, certo, come le camere a gas, checchè ne dica il sedicente vescovo Williamson: si vede che da piccolo deve avere studiato poco.
E deve essere anche particolarmente pigro: visto la sua vocazione tradizionalista, si potrebbe far accompagnare a Gerusalemme e visitare il Museo della Shoah, magari potrebbe farsi un'idea più precisa di cosa accadde in realtà.
Il Concilio Vaticano II ha aperto una strada alla riconciliazione tra cristiani ed ebrei, che Papa Giovanni Paolo II aveva portato ad un passo dall'essere realtà. Difficile non scorgere degli inquietanti scenari dietro questa rilettura della storia.

La funzione di Amministratore Delegato non è una sciocchezza

La cronaca locale da qualche tempo langue di notizie vere. Abbiamo la solita cronaca politica, ma sono pochi i fatti che intersecano la vita dei cittadini: il nuovo stadio di calcio, la commissione sulla crisi economica, l'area delle Nord, i bisticci in maggioranza... sembra quasi che si voglia nascondere ad arte qualcosa.
Allora, giusto per solleticare qualche curiosità, riprendo i soliti vecchi temi che hanno la caratteristica di essere sempre di attualità, anche perchè le risposte sono poche e di poche parole.
Partiamo da AGESP. Ha chiuso la Trasporti, vendendo tutto a STIE, quasi nel completo silenzio e senza troppi imbarazzi. Peccato che il servizio sia rimasto quello di prima, anzi forse peggio.
Proprio ieri mi hanno segnalato i ragazzi che prendono i mezzi, che il bus della mattina per l'ITIS che passa da Beata Giuliana era quasi impraticabile, pieno d'acqua nei sedili in fondo come se vi fosse piovuto dentro.
Poi vi è la questione dei biglietti: gli abbonamenti di 10 corse hanno qualche problema di reperibilità, pare che si debba cambiare i biglietti per cambiare l'intestazione da AGESP Trasporti a STIE. Correttamente, ma se poi non si trovano i biglietti i controllori fanno le contravvenzioni e magari ci scappa la lite.
Arriviamo alla questione di AGESP Servizi. E' stata nominata Amministratore Delegato la signora Paola Reguzzoni, sorella dell'Onorevole Marco Reguzzoni della Lega. Che è genero di Francesco Speroni, Europarlamentare leghista. C'è chi vede in questo una specie di rettorato di famiglia nei poteri della città, e forse si dovrebbe fare qualche ragionamento serio su questo, che sollecito nel solco della questione morale più volte sollevata.
Nel merito, un Amministratore Delegato è nominato nel contesto del Consiglio di Amministrazione, è il legale rappresentante della società, deve avere conoscenza giuridico amministrativa della materia in cui la società opera ed una certa esperienza nel settore non sarebbe sgradita. Se si tratta di una società pubblica o partecipata, come nel caso di una "In house providing", dovrebbe essere pubblico anche il suo curriculum vitae e lo stipendio, non fosse altro che per ragioni di trasparenza.
Paola Reguzzoni è stata nominata fuori dal contesto del Consiglio, il suo nome era noto 10 giorni prima della sua prima convocazione, non è stato reso pubblico il suo curriculum e quindi non siamo in grado di valutare la sua competenza specifica e, in ultima analisi, il suo compenso economico, che comunque non pare indifferente.
Un AD non dovrebbe essere una carica politica, ma gestionale. Personalmente riconosco a Paola una discreta capacità politica, ma non sono per nulla convinto che se AGESP Servizi deve essere il cuore di un sistema gestionale complesso e articolato, la sola competenza politica possa bastare. Qui si sta mettendo in gioco una grossa fetta del patrimonio cittadino, oltre che il prestigio di una delle più grandi aziende del territorio ed uno dei patrimoni societari più ingenti.
Il rischio che si sta correndo è altissimo.

lunedì 26 gennaio 2009

Costituita la commissione per la crisi economica

Giovedì sera 22 genaio 2009, il consiglio comunale di Busto Arsizio ha tenuto una seduta dedicata all'analisi della crisi economica e delle sue possibili ricadute sul territorio. In quanto proponente il consiglio, il PD ha presentato una serie di proposte sotto forma di mozioni per indirizzare l'azione dell'Amministrazione in questo frangente; immediatamente prima dell'inizio, tutti i capigruppo presenti hanno firmato una proposta di deliberazione per costituire una commissione speciale, temporanea e non retribuita, che si prenda carico di effettuare un lavoro di analisi e proposta da portare come documento finale all'approvazione del consiglio comunale, nel termine massimo di 120 giorni (quindi entro fine maggio).
Entro questa settimana dovranno essere forniti i nomi dei commissari proposti dai vari capigruppo ed entro la prossima si dovrà attivare il lavoro della commissione, con l'insediamento dei commissari e la nomina di presidente e vicepresidente.
Ho letto sulla stampa locale un giudizio con tanto di voto dato alla commissione, uno dei soliti esercizi che servono più per lo spettacolo che per un vero discernimento: caro Andrea (Aliverti), i voti si danno alla fine, non all'inizio. Potrai anche dare un 2 e non un 5 alla commissione come giudizio finale, ma prima devi concederle la possibilità di esprimersi. Lo spirito con cui è stata costituita è assolutamente bipartizan e con l'intenzione di arrivare ad un risultato positivo, una volta tanto, per il bene comune dell'intera città e di tutto il territorio.
Se non ci si riuscirà, sarà giusto criticare e perfino proporre alla pubblica vergogna chi non avrà saputo cogliere questa occasione, ma fino a fine maggio la commissione dovrà essere messa in grado di operare per il meglio, con il contributo di tutte le parti sociali e amministrative.
Altrimenti sarà lecito pensare che in città c'è qualcuno che ha interesse a farla fallire fin da prima dell'inizio del suo lavoro.

domenica 25 gennaio 2009

La rivoluzione economica prossima ventura

Ringrazio un amico che mi ha posto la domanda che mi permette di trattare l'argomento odierno. Essa suona così: parliamo di una grande trasformazione del sistema economico prossimo venturo, ma io non mi sono reso conto nemmeno di quello precedente...
Qui credo che la nostra zona possa meglio di altre spiegare quella che fu la trasformazione da sistema industriale a sistema consumistico. Fino alla fine degli anni '70 la nostra zona aveva un altissimo numero di operai ed impiegati occupati in aziende di produzione e trasformazione e relativamente pochi nel commercio e nella grande distribuzione, terziario e terziario avanzato, ovvero servizi alla persona.
Nel giro di pochi anni le grandi industrie hanno chiuso, sono sopravvissute solo piccole e pochissime medie industrie in tutto l'Altomilanese. Nello stesso tempo, sono cresciuti via via il numero di supermercati ed ipermercati, centri commerciali, agenzie di viaggio, palestre e fitness, negozi di ogni genere e per ogni genere di bene di consumo. Si parla di beni di largo consumo, di beni durevoli e via dicendo.
Molta della ricchezza prodotta oggi deriva dal commercio e dalla catena lunga del commercio. Cosa si intende per "catena lunga"? Il fatto che raramente abbiamo vendite dirette costituite da produttore - commerciante - cliente, ma il passaggio da produttore a cliente avviene attravereso due, tre e anche più passaggi. Per ognuno di questi passaggi abbiamo una entità di lavoro che deve essere retribuita e quindi incide sul costo del prodotto.
Nel settore industriale, invece, la crisi degli anni '80 ha provocato l'affinamento della catena produttiva, arrivando da una parte ad ottimizzare i cicli produttivi, introducendo l'automazione ed il concetto di qualità, certificazione e garanzia al consumatore. Dall'altra ha cercato di ottimizzare la catena della materia prima, creando centrali di acquisto per le materie prime e razionalizzando la logistica, fino al concetto di "just in time", ovvero di merce che arriva al reparto produttivo nelle quantità e nei tempi ottimali per la produzione, quasi senza necessità di magazzini per lo stoccaggio delle merci.
Questi due meccanismi si intersecano proprio nel lato occupazionale. Le forze di lavoro espulse trent'anni fa dai reparti produttivi hanno costituito gli elementi di valorizzazione del commercio e dei servizi. Oggi la contrazione del mercato crea problemi giganteschi a questo sistema, perchè l'affievolirsi della richiesta genererà un ritorno negativo su tutta questa catena, che perderà punti di vendita, che causeranno una contrazione dei distributori secondari, che ricadranno sui distributori primari o concessionari, che porteranno ad un calo delle vendite delle aziende e conseguentemente a minori quantitativi di prodotti e servizi acquistati e attraverso questi, di nuovo verso altre aziende dirette o terziste, fornitrici di materiali, servizi o personale indiretto.
Quando le aziende vanno sotto un certo limite di tolleranza e non dispongono di risorse proprie di autofinanziamento e laddove le banche non siano in grado di intervenire, le aziende chiudono o falliscono.
So che ho semplificato molto i concetti, ma credo che anche gli economisti più qualificati possano avallare questa spiegazione e semmai potranno contribuire a chiarire come intervenire e dove intervenire. La sollecitazione a non calare con i ritmi di consumo per non far collassare il sistema si dovrebbe coniugare con la certezza del reddito. In un clima abbondantemente pervaso dalla paura (e chi oggi predica ottimismo proprio ieri ne spargeva a piene mani), sarà molto difficile impedire che la crisi si approfondisca.
La questione è che ad essere colpite profondamente da questo stato di cose, che si è originato tra l'altro proprio dai grandi capitalismi, siano oggi proprio le banche, le uniche che in un sistema economico "sano" potrebbero fare qualcosa per salvare l'industria ed il commercio.
Sarà una dura e lunga lotta, dalla quale per forza di cose emergerà un nuovo sistema economico.

venerdì 23 gennaio 2009

La sicurezza urbana non cambia col colore politico

A Roma una coppia che si era appartata per un momento di intimità è stata segregata e la ragazza violentata. Non è il primo episodio di questo genere, anche recente, da quando è sindaco Alemanno, che pure personalmente apprezzo, ma il quale non può fare nulla su queste cose. Nelle medesime condizioni si sono trovati in precedenza i suoi predecessori, Veltroni che Rutelli, che furono oggetto delle stesse critiche per le identiche ragioni.
Questo perchè l'idiozia e la malvagità delle persone non conosce epoche, nè rispetta colori politici. Votare la destra per avere più sicurezza non significa nulla, vedasi in proposito lo sbarco continuo di clandestini a Lampedusa, adesso più frequenti e numerosi che con Prodi.
E allora? Allora, dal mio punto di vista, il male non ha colore politico; può cambiare il modo di percepire la minaccia e di concepire la presenza delle persone nel mondo (razza, colore, sesso, lingua, ecc.), ma la sostanza è la medesima.
Questo potrebbe facilitare però il compito dell'elettore: eviti di scegliere chi lo deve governare solo da certi stereotipi, ma valuti nel concreto la proposta politica, dando per scontato che per certe minacce non esistono assicurazioni.
Un'ultima cosa: l'uso dell'esercito nella vita civile non è impossibile, ma deve essere fatto con estrema discrezione, solo quando è assolutamente necessario. Credo che in tutte le situazioni attuali gli organi di polizia esistenti e le forze dell'ordine, se ben coordinate e lasciate libere di operare, siano ancora oggi la migliore garanzia per il cittadino e debbano essere rivalutate e riconsiderate anche in un contesto puramente sociale. Serve una maggiore vicinanza delle istituzioni al cittadino, ma serve anche una maggiore fiducia del cittadino verso le istituzioni!

giovedì 22 gennaio 2009

Cambiamento, la lezione di Obama

Dopo il giuramento di Obama tutti si aspettano grandi cose. Change, la parola più ripetuta, cambiamento. Ma il primo cambiamento dobbiamo averlo dentro di noi.
Ho sentito ed ho visto molte persone, anche politicamente lontane da Obama, auspicare questo cambiamento: se l'hanno fatto solo con la bocca e non col cuore lo scopriremo presto.
Il fatto è che anche loro lo sanno che come si è andati avanti nel mondo negli ultimi 25 anni (dalla crisi dell'impero sovietico ed il crollo del muro di Berlino ad oggi) non si potrà più continuare.
La crisi finanziaria, determinata dall'oggettiva assenza se non complicità del sistema dei tre garanti della finanza mondiale non ha più senso, e se in questo mondo manca la fiducia, manca tutto.
Anche ieri Moody's non ha mancato all'appello, demolendo il rating (la quotazione) della RBS, la Royal Bank of Scotland, solo quando l'evidenza dei fatti aveva già fatto dare il giudizio ai mercati finanziari. Non abbiamo più bisogno di yuppies d'assalto, di teste di cuoio della finanza che giostrano a velocità della luce sulle borse mondiali alla ricerca dell'affare del secolo da consumarsi nel tempo di un pranzo. Non serve al risparmiatore la vicinanza di un consulente bancario che fa esclusivamente l'interesse della banca e non dell'investitore.
Casi come Parmalat o Popolare di Lodi, coi furbetti del quartierino, non devono più accadere e non possono più essere tollerati dallo stesso sistema finanziario nazionale ed internazionale. Chi gioca sporco, via e vada in mano alla giustizia, che deve diventare più feroce nel perseguire i criminali finanziari.
Partiamo da qui col cambiamento, perchè ormai la gente capisce più cos'ha nel portafoglio che nel proprio cuore. Quando saremo pronti a tornare a sentirne il battito, ci potremo anche accorgere che la vita è meravigliosamente diversa.

La provincia che non ti aspetti

Il tema odierno è vecchio come il mondo, pardòn, come la provincia. I numeri dicono che manca una manciata di cittadini e poi la nostra Busto supererà per numero di abitanti il capoluogo Varese. Certo che non si diventa capoluogo solo per il numero di abitanti (il caso più eclatante del mondo, da questo punto di vista, è New York, la quale non è il capoluogo dell'omonimo stato, bensì Albany che ha appena 100.000 abitanti!), bensì per storia, prestigio, cultura e appoggi politici. Visto che per i primi tre pareggiamo abbondantemente con i cugini del capoluogo, vuol dire che ciò che ci manca è proprio l'ultima voce dell'elenco.
Sia al momento dell'istituzione della provincia, avvenuta il 2 gennaio 1927, sia per l'opportunità avuta negli anni '90 di poter porre la propria candidatura ad una nuova provincia, a Busto è mancato proprio quel tanto di politico che le permettesse di assurgere a capoluogo.
Nel 1927 eravamo in pieno regime fascista ed allora Busto aveva (a differenza di quanto accade oggi) una forte componente operaia e socialista, visto l'altissimo numero di occupati che erano in città, e forse allora più che oggi avrebbe avuto senso dare a Busto il legittimo riconoscimento di provincia.
Oggi questo è più appannato, anche se non meno giustificato. L'alta densità di popolazione della città e del comprensorio (conurbazione, più precisamente), la concentrazione di tecnologia e know-how, di industrie e di scuole, il Tribunale e tutte le istituzioni che sono sempre state presenti in città, la vicinanza con Malpensa di cui auspichiamo un rapido rilancio, la rete di comunicazioni stradale, autostradale e ferroviaria che fanno nodo con lo scalo, rendono Busto oggettivamente candidata ad essere provincia.
Resta il fatto che l'asse Gallarate-Busto Arsizio-Saronno rappresenta il 75% della ricchezza della provincia e che senza questa porzione di territorio Varese resterebbe confinata a comunità montana (sia chiaro, lo dico senza intenzione di offesa per gli amici del nord, è una pura constatazione sui numeri).
Ma qualsiasi disquisizione su questo fatto dovrebbe avere come presupposto cosa fare delle province. Non dovevano essere abolite? Invece pare di no. Anzi, per qualcuni che un anno fa sparavano a zero su queste istituzioni, adesso dovrebbero essere potenziate. Allora, in attesa che il mondo decida in che verso debba girare, personalmente ritengo che due positività non necessariamente debbano respingersi: perchè non pensare, come ad esempio hanno fatto Forlì e Cesena, che certe contrapposizioni possano diventare ricchezze e non si possa pensare ad una provincia di Varese-Busto Arsizio, che permetterebbe di dividere equamente il peso istituzionale tra nord e sud della provincia? Magari si potrebbe anche avere maggiore incidenza verso Milano, in considerazione dell'area metropolitana che prima o poi tornerà a farsi sentire, anche se ultimamente è stata messa anch'essa nel limbo delle cose non urgenti.
E perchè non includere anche Legnano ed il legnanese in questa rivisitazione? Per storia, tradizione e cultura vi è molto in comune, forse più che con la stessa metropoli.

mercoledì 21 gennaio 2009

Quando i nodi vengono al pettiine

Leggendo al cronaca locale, due sono i titoli che durante questo mese si sono rincorsi maggiormente: il nuovo stadio e la querelle all'interno di Forza Italia tutta raccolta dentro la famiglia Castiglioni-Fraschini.
Del primo tema non ne parlo ora, ma vi consiglio di leggere l'editoriale odierno della Prealpina a firma di Vincenzo Coronetti. E di Vincenzo devo dire che è il più grande giornalista che abbiamo a Busto e forse nella provincia, peccato che stia alla Prealpina. Meriterebbe di più e di meglio che non fare da zerbino al suo padrone.
Sulla seconda questione, vorrei correggere chi oggi ha scritto che è una pratica interna a Forza Italia per la questione di un voto. Balle. E' una questione morale vera e propria, che da troppo tempo viene lasciata dormire, con buona pace di tutti. Io avevo sollevato la questione fin dallo scorso mese di settembre, quando si fece per la prima volta il nome di Castiglioni come assessore.
Castiglioni è l'esponente di un gruppo di potere del partito che ha fatto convergere i propri voti sulla moglie. Se adesso la moglie si ritirasse o venisse estromessa, essi perderebbero il loro rappresentante diretto. Ma d'altra parte sarebbero in buona compagnia: altri gruppi di Forza Italia hanno perso il loro rappresentante (vedi caso Chierichetti & Bandello).
La questione morale è emersa nello scorso consiglio comunale del 22 dicembre 2008 ed ha già provocato l'emersione dei franchi tiratori, probabilmente stufi di una certa situazione. Per questo la proposta Cornacchia di incompatibilità tra parenti ed affini di primo grado, in un primo tempo ritirata e poi fatta propria dal collega Grandi, ha causato una "confusione" al voto, che però è stata palese manifestazione di una intolleranza anche fra le fila della maggioranza.
La giustificazione non richiesta di Bottini avvalora questa ipotesi più di ogni altro fatto. Le baruffe di maggioranza sono indice di tensioni non più governabili, derivanti da una insostenibile situazione di potere che si è venuta a creare nel tempo, con i casi AGESP, ACCAM, PSTL e le questioni di Giunta. Ma i nodi vengono sempre al pettine.

Riflessioni sul discorso di Obama

Ora Obama è Presidente degli Stati Uniti a tutti gli effetti. Ora possiamo guardare a lui non come un simbolo, ma come una presenza vera. Vorrei qui riprendere alcuni passaggi del suo discorso di ieri per riflettere insieme a voi.
"... E' ormai ben chiaro che ci troviamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva lontano. La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell'irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era. C'è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta ... Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali. Sono serie e sono numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapido. Ma America, sappilo: le affronteremo. Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia". Ecco un primo pensiero: il passaggio sulla crisi è posto all'inizio del suo discorso. Non minimizza, non allontana lo spettro per niente piacevole. Lo affronta a viso aperto. Confrontate questa posizione con quella del nostro Governo e in particolare quella di Berlusconi!
"Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili. La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure che si possano permettere, una pensione degna. Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti. Dove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino le cattive abitudini, e facciano i loro affari alla luce del sole - perché solo allora potremo restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo". Ed ecco quello che considero il passaggio centrale del discorso di Obama: il cambiamento. Politici stantii, li chiama lui, e farei fatica a trovare per loro un nome diverso. Cambiamento, con tutte le resistenze che questo termine si porta appresso, ma l'unica vera possibilità di superare questo momento. Responsabilità, perchè chi ha già sperperato non venga di nuovo promosso, ma punito. Severamente. Per restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo: chi più di noi ne ha bisogno?
"Perché noi sappiamo che il nostro retaggio "a patchwork" è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti...Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto...Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d'acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate...Forse le nostre sfide sono nuove. Gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - tutto questo è vecchio". La parte conclusiva si rifà ai valori fondanti la società americana e tutta la cultura occidentale. Non rinnega il passato, ma guarda al futuro attraverso questi valori antichi. Le utlime parole sono forse troppo retoriche, ma di sicuro effetto: "E con gli occhi fissi sull'orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l'abbiamo consegnata intatta alle generazioni future".

martedì 20 gennaio 2009

Gianni, è tornato l'Ottimista...

Berlusconi torna a parlare della situazione economica, e gli italiani tornano a fare gli scongiuri.
«La crisi non è così drammatica come tutti pensano. Il -2% che l’Europa indica per l’Italia nel 2009 significa che torniamo indietro di due anni e due anni fa non mi sembra che stavamo così male». Secondo Berlusconi si tratterà di superare «un momento di riflessione in un’epoca consumistica: non penso che possa essere drammatico». Il futuro dell’economia, aggiunge, «sta nelle nostre mani. Bisogna avere paura soltanto di aver troppa paura».(La Stampa, 20.1.2009)
Non si capisce da dove arrivi tanto ottimismo, leggendo altre fonti, ad esempio il Corriere di oggi: Crollano a novembre gli ordinativi dell'industria italiana. Il calo rispetto a novembre 2007 è stato del 26,2% (-26% sul mercato interno e -26,5% su quello estero). Rispetto ad ottobre 2008 la contrazione è stata invece del 6,3% (-5,6% sul mercato nazionale e -7,5% su quello estero). Lo comunica l'Istat. Male anche il fatturato dell'industria italiana che a novembre 2008 è diminuito del 13,9% rispetto allo stesso mese del 2007 e del 3,9% rispetto ad ottobre 2008. L'Istat precisa che il calo annuale deriva da una contrazione del 13,1% sul mercato interno e del 15,7% su quello estero. I cali tendenziali rilevati a novembre per il fatturato e gli ordinativi dell'industria italiana sono i peggiori dal gennaio del '91.
Di nuovo, ecco la contrapposizione tra i dati ufficiali e rigorosi degli Istituti italiani e internazionali preposti a fornire dati ufficiali riguardo le condizioni e le prospettive dell'economia, ed il nostro premier che al solito ci propone un panorama roseo e privo di preoccupazioni.
Io gli suggerirei di lanciare un nuovo slogan: Italiani, siete tutti ricchi! Sottotitolo: non preoccupatevi del futuro, finchè ci sarò io! Già, perchè non appena lui non ci sarà più dovremo cominciare davvero a raccattare i cocci per rimettere insieme ciò che resta della nostra imprenditorialità. L'esempio di CAI è evidente: ha dato la polpa a pochi, ha dato la buccia agli italiani, e che razza di buccia! Quasi tre miliardi di debiti nella bad company, ovvero il marcio va al nostro Ministero del Tesoro. E già si affacciano le voci sul sistema pensionistico...

lunedì 19 gennaio 2009

Anche Almunia ammette la gravità della situazione

L'Europa di Maastricht è in crisi. La crescita è negativa, la disoccupazione cresce, soprattutto nelle fasce deboli (lavoratori precari e a termine), ma anche per molti a tempo indeterminato, nel caso di chiusura delle aziende che davano occupazione.
Meno ricchezza, ma anche più debito: per l'Italia i nuemri sono chiari. Il Commissario europeo Almunia oggi ha fornito le stime per Europa e singoli stati, ed il quadro non è certo allettante. Ma chi mi legge con regolarità, questo già lo sapeva; la sorpresa sarà per chi ha dato sempre retta al nostro Premier Berlusconi.
"La crescita del Belpaese nel 2009 sarà fortemente negativa (-2%), in linea con la previsione pubblicata la scorsa settimana da Bankitalia. Per il 2010 si attende una modesta ripresa dello 0,3% comunque minacciata da mille variabili negative.
Non stupisce dunque che il deficit schizzerà verso l'alto, sforando il parametro di Maastricht (3%): quest'anno si posizionerà al 3,8% del Pil (un punto in più rispetto al 2008), scendendo appena di un decimale alla fine del 2010. Ma la notizia ancora più allarmante arriva dal debito, il vero fardello del Belpaese (è il più alto d'Europa e costringe il governo a pagare enormi interessi per finanziarlo): nel 2008 è arrivato al 105,7% del Prodotto interno lordo, nel 2009 schizzerà al 109,3% e nel 2010 continuerà la sua corsa toccando il 110,3%". (La Repubblica)
Almunia raccomanda prudenza, sostenere l'economia senza dissanguarsi in inutili sostegni generici, in quanto anche le banche potrebbero avere bisogno di un aiuto dovuto proprio a questa fase dell'economia: insomma, cercare di reagire ma senza creare nuovo deficit e debito.
Sono sempre più convinto che Padoa Schioppa ci serviva adesso più che mai...

Il Governo (e non solo) in crisi di gradimento

La prima riflessione odierna arriva dalla lettura dei dati di gradimento dell'azione del Governo: per la prima volta dall'insediamento, infatti, secondo gli istituti di statistica, cala (e di molto) il consenso, attestandosi al 46%. Dall'altra parte, l'opposizione non migliora: perde ancora il PD, che arriva al -11% rispetto ad un anno fa.
Questi numeri devono fare riflettere tutti. In particolare l'opposizione, che per dirla tutta, ci ha messo molto del suo per farsi compatire, rendendo quasi impossibile qualsiasi azione di reazione su base locale. Anche il Governo e la maggioranza hanno seri problemi, anche se sanno mascherarli bene: dai dissidi con la Lega sulla questione Federalismo/Gisutizia, al confronto istituzionale fra Fini e Berlusconi, al voto di fiducia sul provvedimento contro la crisi che ha blindato la stessa Lega e finanche alla querelle (non ancora chiarita) sui soldi chiesti agli extracomunitari, sui quali perfino la Chiesa inizia a mostrare qualche segno di contrarietà all'azione del Governo.
Malgrado tutto ciò, però, non si vede ancora da parte di nessuno, una vera azione di cambiamento dei quadri dirigenti e delle posizioni in capo ai partiti, ed in particolare questo dovrebbe essere evidente nelle minoranze che hanno subito la sconfitta elettorale. Non ci sono invece proposte, aperture, ricerca di nuovi quadri da avviare alla politica di prima linea; nessuna scuola di politica viene aperta, nessun segnale di una qualsiasi volontà di andare a proporre un coinvolgimento nella futura conduzione del partito e, fors'anche, di un futuro governo.
Tutto ciò è grave, soprattutto se pensiamo davvero che una opposizione sia possibile. Difficile che l'elettorato di centrosinistra, che ha chiaramente espresso (o non espresso, il che nel risultato è lo stesso) il suo voto, possa accettare una "minestra riscaldata".
Solo una domanda, forse retorica, per chiudere l'argomento: la riforma elettorale era un'urgenza tre anni fa (si fece il patrocchio di Calderoli con grandi mal di testa di tutti); era una necessità lo scorso anno (tutti misero il punto in capo ad una eventuale riforma istituzionale), non ha più spazio in mezzo a tutti i problemi economici di oggi. Ma allora noi per che cosa votiamo?

domenica 18 gennaio 2009

I dolori di Tremonti, i dolori degli italiani

Un amico mi chiede come mai mi sia venuta la fissa dell'economia e della finanza. Forse perchè non ci siamo mai trovati in una situazione simile a questa negli ultimi 50 anni, e se qualcuno non facesse di tutto per intrattenerci su altri temi, avremmo già da tempo tutti capito verso cosa stiamo lentamente, ma inesorabilmente scivolando.
Scivolando perchè tutta la trasformazione non avverrà in pochi giorni, ma in mesi, se non in anni. Tutti sappiamo che il 2009 sarà molto duro, ma ancora non sappiamo se il 2010 sarà l'anno in cui riemergeremo dalla crisi e in che stato. Nell'ultima settimana ho speso molto tempo nel cercare di capire e nel relazionare, spero in modo chiaro, sulla questione. Oggi credo possa aiutare tutti noi ad approfondire questo argomento l'articolo di Eugenio Scalfari, che vi rimando < clicca qui > alla lettura integrale. Per chi non avesse tempo di leggere tutto il pezzo e si fidasse delle mie capacità di sintesi, metto qui sotto alcuni passaggi del suo articolo:
"Tremonti teme che nell'anno terribile che abbiamo appena cominciato a percorrere il Tesoro non riuscirà a raccogliere sul mercato italiano ed europeo i denari necessari a finanziare il fabbisogno necessario per le casse esangui dello Stato. Teme - ed ha ragione di temere - che i titoli italiani non troveranno sottoscrittori, attratti dai titoli emessi dagli altri paesi membri dell'Unione europea e in particolare dalla Germania e dalla Francia. Ci sarà, in questo 2009, una marea di nuove emissioni per finanziare i deficit dei bilanci europei, tutti in grave disavanzo per arginare con maggiori spese e con sgravi fiscali la recessione ormai in atto. I risparmiatori chiamati a scegliere a quale titolo affidare i loro risparmi preferiranno i "bond" tedeschi e francesi o addirittura i "Treasury bond" del Tesoro americano, a quelli italiani. Non inganni l'andamento delle ultime aste, dove la domanda di Buoni del Tesoro a tre mesi è stata superiore all'offerta. Si trattava di importi relativamente modesti e Germania e Francia dal canto loro non avevano ancora inondato il mercato con emissioni massicce. Ma nel prossimo futuro non sarà più così. L'incubo di Tremonti è questo: fare la fine della Grecia, dell'Irlanda, della Spagna e della stessa Inghilterra".
In questo passaggio possiamo trovare riflessa la tesi del nostro Alberto Pirani riguardo l'attenzione alle emissioni straniere. Ma Scalfari traccia anche una mappa delle conseguenze:
"La Grecia, se non interverrà a tenerla in piedi il Fondo Monetario internazionale, finirà addirittura fuori dall'euro; l'Irlanda corre lo stesso rischio. L'Italia è ancora lontana da quella soglia, ma il pericolo non è immaginario, esiste ed è concreto".
Tremonti cerca, secondo Scalfari, di arrivare alla costituzione di un Fondo Sovrano Europeo per difendere gli stati più deboli, ha già dato per scontato che affrontare l'innovazione nel settore automobilistico richiede un ingente sforzo, che però possono fare solo i privati, ed attende nuove da Obama, che mai come in questo periodo pare possa essere il suo mentore.
Ma ha anche sbagliato mosse strategiche quando tutto il mondo (e soprattutto chi dovrebbe avere sensibilità particolari prima che a tutti siano evidenti) era ormai sull'orlo del baratro: "Il suo peccato originale fu di consentire nel giugno scorso l'abolizione dell'Ici, l'operazione Alitalia, lo sperpero d'un paio di miliardi in regalie varie, un totale di otto-dieci miliardi di euro che oggi sarebbero stati preziosi anche se insufficienti. Peccato di omissione, mancata resistenza alla fuga in avanti del suo "boss". Di qui il suo tormento. Come persona fa tenerezza, come responsabile politico dell'economia si trova in una difficilissima posizione che lo spinge a sottovalutare in pubblico la gravità d'una situazione a lui perfettamente nota".
Quindi si passa al commento politico: "Veltroni ha detto l'altro giorno una verità nota da sempre agli specialisti ma mai resa esplicita nel dibattito pubblico: ogni volta che Berlusconi è stato al governo la spesa è aumentata di due punti di Pil. Aumentata e dissipata, con diseguaglianze che hanno ora contagiato anche il Nord. C'è un Nord ricco di fronte ad un Sud povero, ma anche un Nord ricco di fronte ad un Nord povero in via di progressivo ulteriore impoverimento. Tremonti ha certamente un piano per superare l'anno terribile; quale sarà lo si è capito da tempo: trasferire risorse da Regioni e Comuni al Bilancio dello Stato. Queste risorse serviranno a triplicare il finanziamento della Cassa integrazione, che per far fronte al crollo della produzione dovrà passare da 1,2 miliardi a quattro; ma almeno altri due miliardi gli serviranno per estendere gli ammortizzatori ai licenziati e licenziandi che vengono dal lavoro precario e anche dal lavoro nero. Infine gli sgravi fiscali per sostenere le famiglie e i loro consumi".
Questo sono le parti che focalizzano in modo netto quanto noi avevamo già disegnato in queste settimane, ed una volta tanto non faccio il modesto: la mossa populista di togliere l'ICI senza aver valutato bene le conseguenze e senza aver trovato altre fonti di finanziamento, alla lungo metterà in ginocchio l'intero tessuto degli Enti Locali. In questo senso sarà urgente fin dal prossimo bilancio, che le province, dal momento che si vuole mantenere questo istituto (dopo che in tutta la campagna elettorale si è detto il contrario) facciano un piano di aiuto straordinario serio ed integrato con i comuni per trovare il modo di essere sussidiari alle iniziative comunali che diversamente non avrebbero possibilità di finanziamento. Cerchiamo di essere innovativi, perchè se non cambieremo, saremo destinati all'estinzione.

sabato 17 gennaio 2009

Il senso della libertà

Oggi è una giornata particolare, dedicata al ricordo. A quello dei deportati della Comerio, a cui ogni anno la città rende onore, ed insieme a loro ricorda tutti i caduti della seconda guerra mondiale e della lotta di liberazione. Le parole dell'oratore odierno non sono state da me udite, come spesso succede, perchè questo tipo di cerimonie evocano in me dei sentimenti di profondo dolore e non sono certo, se si arrivasse a toccare determianti temi, di riuscire a resistere all'emozione.
Sono cose molto personali, voglio solo sperare che, come successo in altre occasioni, la mia assenza non venga letta semplicemente come uno snobbare l'appuntamento, anzi.
In una giornata così, però, vengo anche a sapere che qualche scellerato ha imbrattato con scritte minatorie l'ufficio dell'ex onorevole Airaghi. Non è attraverso questi atti che si realizza la liberazione di un popolo, ma semplicemente si dà adito a pensare che i suoi sostenitori abbiano una matrice violenta e antidemocratica.
Ciò che unisce questi due fatti è la riflessione che la non violenza e la democrazia sono aspetti molto fragili della nostra epoca, che proprio per questi vanno difesi con decisione e fermezza: guai a pensare che ormai i fantasmi del passato possano essere scomparsi.
In Italia, la parola "Libertà", troppo spesso condimento di situazioni e idee che poco hanno in relazione con essa, ha bisongo di tornare ad essere patrimonio comune di tutti, non solo di alcuni. Per questo auguro ad Airaghi che ciò che ha dovuto subire sia solo un momento, un brutto momento, ma nulla più; che la solidarietà che potrà sentiere in queste e in tante altre parole possa aiutarlo a comprendere e perdonare.

venerdì 16 gennaio 2009

Dolore per l'attacco dei leghisti al Cardinale Tettamanzi

Si voleva far parlare in qualche modo di Varese, è ci si è riusciti. In perfetto stile Lega, sopra le righe, sopra la tolleranza, sopra la ragionevolezza, sopra il dovere di ospitalità nei confronti di un personaggio laico (prima ancora che Vescovo, visto che i contestatori non possono essere considerati solo come credenti).
Non si sono tirati indietro invece gli imbecilli (e non certo nel senso che "imbellono", come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo), nel lanciare strali contro il Cardinale al suo arrivo a Varese ieri sera per parlare ai politici, nell'annuale incontro che di questi tempi tiene da quando è stato eletto al seggio di Milano.
Lo avevano già contestato in altre sedi, quando ha annunciato il suo impegno concreto (lui sì, ci ha messo un milione di euro e non un milione di parole) nei confronti dei bisognosi e per affrontare la crisi economica. Ora lo contestano per aver permesso ai musulmani di praticare i riti in piazza Duomo.
Ma quante tra le persone che lo contestano sono, in realtà, credenti in Dio e nella fede cristiana, quanti sono realmente praticanti le chiese, gli oratori? Quanti si danno da fare in parrocchia, aiutano nelle iniziative di carità e di solidarietà che non mancano in nessuna delle centinaia di parrocchie della nostra diocesi?
Chi tra loro sa dire quale sia la differenza tra Vescovo e Cardinale? Chi può citare a memoria tutti i sacramenti e i peccati mortali senza consultare Wikipedia? Chi non bestemmia, chi non maledice ciò che non ha e non ha piacere da ciò che ha, condito ogni giorno dal sugo dell'egoismo, l'unico che lo pare esaltare di fronte al mondo? Di questo parlava Tettamanzi quando, all'interno del De Filippi, mentre la gente fuori faceva gazzarra, diceva: "una rinnovata sobrietà nelle parole, nell'esibizione di sé, nell'esercizio del potere e nello stile di vita".
La paura ancora una volta prevale sul buon senso; l'ignoranza sulla sapienza, l'odio sulla tolleranza. Le parole del nostro Arcivescovo non vengono ascoltate senza possibilità di coglierne il senso, il valore anche dottrinale e laico, la forza ispiratrice.
Ma soprattutto mi chiedo con quale coraggio chi oggi siede nei banchi istituzionali con codeste persone, e si dichiara cattolico praticante ed osservante possa, senza sentire nel proprio cuore il gelo della menzogna, arrivare a condividerne un progetto di vita, di società, di appartenenza. Se davvero lo possono fare, lo dovrebbero fare lontano da qualsiasi simbolo religioso cristiano. Voi sedete a fianco e condividete le scelte di chi infanga il nome ed il simbolo del rappresentante di Cristo, che dite di servire e di amare. Abbiate almeno il coraggio di riscattare la vostra fede.

"Merci Silvio", ovvero Alitalia svenduta ai francesi

«Merci Silvio» titola Les Echos: i francesi ringraziano il premier Silvio Berlusconi per avere impedito in aprile un'acquisizione ben più onerosa per Air France-Klm. Ora – sottolinea il quotidiano economico e finanziario d'Oltralpe - la compagnia franco-olandese fa un affare migliore, spende meno e ottiene «l'essenziale»: «con questa partecipazione del 25%, la compagnia franco-olandese si assicura posizioni di rilievo sul quinto mercato aereo europeo, uno dei più redditizi».
Nell'editoriale «Grazie Silvio», François Vidal riassume i vantaggi dell'accordo per Air France-Klm. Avrà accesso prioritario a un serbatoio di oltre 24 milioni di passeggeri, 11 milioni dei quali viaggiatori internazionali. Con Roma Fiumicino, ottiene un nuovo "hub" complementare a Parigi e Amsterdam.
Taglia l'erba sotto i piedi di Lufthansa, «che sarebbe stata ben felice di dar vita a una dorsale Berlino-Vienna-Milano». Nella corsa alla supremazia, il gruppo prende anche in contropiede British Airways, che fatica a concludere la sua alleanza con la spagnola Iberia». Inoltre, dal 2013 Air France Klm potrà aumentare la sua partecipazione in Alitalia e costituire così «un vero insieme paneuropeo integrato».
«Non male per un'operazione il cui prezzo, 300 milioni, resta tutto sommato ragionevole», scrive Les Echos. «Ci si può persino chiedere se Silvio Berlusconi non ha reso un insigne servizio ad Air France-Klm nell'aprile 2008, quando ha fatto fallire il progetto di acquisto di Alitalia per 1,5 miliardi di euro in nome dell''"italianità". Dopo tutto, la compagnia con la quale si è fidanzata Air France-Klm ha già operato buona parte della sua ristrutturazione. Non è più il vettore malato che perdeva 1 milione di euro al giorno, ma un gruppo depurato dai suoi debiti e rafforzato dopo la fusione con il suo rivale Air One».
Qualche problema c'è: «Restano, certo, da gestire le relazioni con i sindacati e i particolarismi regionali». Ma nei cinque anni dalla sua creazione il gruppo franco-olandese «ha dimostrato di sapere gestire questo genere di incognite». Il sito Internet di Les Echos è fitto di commenti e analisi sul «feuilleton» Alitalia. Sulla home page, il giornale sottolinea che entrando in Alitalia Air France-Klm rafforza il suo dispositivo europeo.
«Alitalia ridecolla con Air France-Klm come primo azionista». (dal sito Investire Oggi).
Mi spiace non aver previsto fra le etichette dei miei post la voce "Coglioneria". Ma siamo sicuri che la Corte dei Conti non possa fare nulla su queste cose?

Il vecchio modello industriale può essere riscoperto

Per il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, le previsioni di Bankitalia secondo cui il Pil nel 2009 scenderà del 2% sono «realistiche». Con la crisi economica «non è la politica giusta sostenere la domanda facendo nuovo debito», ha poi sottolineato il ministro dell'Economia. «Abbiamo fatto troppo debito - ha spiegato - soprattutto nel settore privato, e la cura non è aumentare il debito pubblico. La cura è risparmiare, investire, lavorare». (Sole24Ore) E su questo sono perfettamente d'accordo con lui <leggi mio post del 28.12.2008>.
Ma dove sono gli imprenditori oggi? Dieci anni fa scappavano tutti in Cina e India, appena potevano. Molti sono pentiti, stanno tornando o vorrebbero tornare; il costo del lavoro in Italia, si scopre ora, è uno dei più bassi in Europa e conviene venire qui a produrre.
E allora perchè chiudiamo Cargo City? Nel cuore del triangolo d'oro della produzione industriale, le province di Milano, Varese e Como, o più ampiamente, Torino, Milano e Genova (pure con lo sbocco sul mare), perchè il nostro paese continua a perdere in produttività?
Perchè non si fa un piano di rilancio industriale a brevissimo, con investimenti nelle infrastrutture di base recuperando tutto il potenziale di cui (ancora) disponiamo? Sembra un piano da prima industrializzazione anni '60? Se funziona, chissenefrega? Adattiamolo alle tecnologie del XXI secolo, perchè no?

giovedì 15 gennaio 2009

Opposizione, se ci sei batti un colpo

E da noi a Busto Arsizio? Rispetto al precedente post, anche la nostra giunta locale non può che essere il asse col Governo. Infatti, apprendiamo dalle fonti di stampa (La Provincia del 15.1.2009) che l'assemblea degli iscritti di Forza Italia è stata gelida col Sindaco di fronte alla sua relazione programmatica dopo il rimpasto di Giunta e le nomine in AGESP Servizi.
La corrente di Libero Confronto senza rappresentanti, dopo l'estromissione di Chierichetti e le "dimissioni"di Bandello e di Angelucci. Moti carbonari in vista? Nemmeno l'UDC è stata trattata così...
La questione Fraschini-Castiglioni (moglie e marito) aperta come una ferita sanguinante, rimandata al prossimo incontro del 20 gennaio.
Aggiungerei anche i rapporti tesi con i partner di giunta e la sensazione sempre meno vaga di delusione da parte dei cittadini verso l'azione di questa amministrazione.
La formula giusta è: "Opposizione, se ci sei batti un colpo"!

Il ruolo dell'opposizione nelle moderne democrazie

Antefatto: La Russa, reggente di An in vista del congresso del Pdl, sulla questione del DL Giustizia: "Siamo d'accordo sulle grandi linee, ma ancora non ho avuto un testo"; il Senatur precisa: "Per adesso non c'è stato alcun accordo tra il premier e il Carroccio sull'argomento". "Non possiamo condividere proposte che non conosciamo": così il Pd, con Donatella Ferranti. (14.1.2009)
Sintesi: Una opposizione in profonda crisi è un problema del Paese, esattamente come lo è Alitalia o l'inefficenza dell'apparato giudiziario. Nelle moderne democrazie l'assenza di una opposizione forte e credibile significa, nel medio periodo, scarsa trasparenza, perdita di coesione nazionale e in ultimo, minore competitività del sistema paese. Immaginate il premier che si dice allegro per il caos a Fiumicino o per la lentezza delle cause civili. Impensabile.
Eppure: "Problemi tra di noi? Nessuno, abbiamo riso e scherzato su tutto. E poi, con l'opposizione ridotta in queste condizioni, come possiamo non essere allegri?". Siamo in Transatlantico, parla il presidente del Consiglio.
Non si tratta di gridare al rischio di regime e alle velleità di dittatura dolce. Il nodo è la navigazione a vista del premier e l'assenza di prospettiva. Una opposizione che funzioni, con la crisi economica che morde, e un paese diviso e impaurito, non solo sfarina il Paese, ma alimenta le tensioni dentro la sua stessa compagine. Questo, che gli piaccia o no, non può che interessare anche lui. (Libero riadattamento da brani di articoli di La Repubblica)

Guardare la realtà per quello che è

L’osservatorio provinciale di Cgil ha tracciato una mappa dei lavoratori impiegati nelle aziende a rischio e il quadro fa rabbrividire: «Ogni giorno arrivano richieste di cassa integrazione ordinaria o straordinaria, anticamera di ristrutturazioni, cessazioni di attività o fallimenti – spiega Franco Stasi, segretario di Cgil Varese -. Tutti i settori sono in difficoltà, sia dell’industria che dell’artigianato». A pagare il prezzo più alto sono i precari, gli stagionali o i lavoratori con contratti interinali: in Lombardia sono già stati lasciati a casa in 180 mila, 6 mila dei quali del Varesotto (Fonte: VareseNews).
Mi sono dato l'obiettivo di proporvi ogni giorno una istantanea della situazione economico-finanziaria per cercare di farvi capire che il mondo reale è molto diverso dalle mielate immagini che qualcuno vorrebbe proporvi. Non c'è proprio niente da ridere, e l'unica cosa da fare è affrontare la questione con realismo e razionalità.
Il prossimo 22 gennaio vi sarà consiglio comunale straordinario a Busto Arsizio, richiesto da una parte dell'opposizione (ma condiviso da molti) proprio per parlare della crisi nella nostra città e cominciare a parlare di quello che sarà l'impianto del Bilancio preventivo 2009, uno dei più spinosi del secondo dopoguerra.
So che queste espressioni sul filo del catastrofismo non piaccio a molti, ma non posso dire altro che "peggio per voi se non volete capire". In realtà non piacciono nemmeno a me.
Ma il nostro senso civico di amministratori locali deve saper cogliere le esigenze di un territorio in sofferenza, ormai da troppo tempo, e senza veri sbocchi occupazionali da troppi anni. In zona industriale molte ditte hanno fatto un mese di chiusura, dal 7 dicembre al 7 gennaio, e qualcuna non ha nemmeno riaperto, stiamo cercando di capire la situazione reale.
Proprio la zona industriale doveva essere il grande trampolino di Busto Arsizio verso il XXI secolo; proprio Malpensa doveva rappresentare il riscatto di tutta la provincia di Varese... da ieri Cargo City è praticamente ferma, tutti i cargo vanno a Parigi e delle 450.000 tonnellate di flusso di merci, quante ne resteranno in brughiera? Qualcuno si è reso conto che per le nostre imprese, e proprio per quelle della zona industriale, Malpensa rappresentava un porto di scambio (prendere materiale e consegnare prodotto finito), che generava valore aggiunto? cosa è stato fatto in difesa di queste cose? Il Governo si è preoccupato solo della parte di Alitalia che è ben visibile al grande pubblico televisivo, ma del vero valore per la nostra zona, chi se ne è occupato?
Forse quel Marco Reguzzoni, ora deputato di questa legislatura, che da buon leghista ha lasciato dopo nove (dico nove) mesi la carica di Presidente della Provincia di Varese per andare a Roma?
Io ormai non ho fiducia più in nessuno di questi personaggi; non chiedo che necessariamente ne abbiano in me o in qualcuno dei miei, ma almeno si guardi la realtà per quello che è.

mercoledì 14 gennaio 2009

Numeri da brivido, ma non per il freddo

Terminate le Festività, torniamo alla vita reale, ed il risveglio non è dei migliori. A novembre 2008, in base ai dati resi noti dall'Istat, l'indice della produzione industriale ha registrato una contrazione del 12,3% rispetto a novembre 2007. Anche togliendo un giorno lavorativo di differenza tra i due periodi, si registra una diminuzione su base annua del 9,7%: si tratta della maggiore diminuzione dal gennaio 1991.
Ancora più drammatica la caduta nel settore automobilistico. La produzione di autoveicoli in Italia a novembre è precipitata del 46,4% (42,8% considerando gli effetti di calendario). Nei primi 11 mesi la diminuzione è stata del 16,8% (16,3% netto).
Scrive La Repubblica: "Segnali di una crisi crescente che riguarda tutta la zona euro, come pronosticato oggi dall'Economic Survey per l'Area dell'Euro, presentato oggi dall'Ocse. Nel rapporto si parla in particolare di una "contrazione della produzione nella seconda parte del 2008 e nella prima del 2009, con una crescita che rimane sotto il potenziale fino a metà del 2010". Andamento che secondo l'Ocse si ripercuterà in maniera fortemente negativa sui bilanci statali. "Alcuni governi - ricorda lo studio - hanno fatto ricorso alla politica di bilancio per attenuare la frenata dell'economia" e "hanno messo a disposizione sostanziosi fondi pubblici per supportare la stabilità del sistema finanziario". L'organizzazione prevede quindi che nell'eurozona il deficit di bilancio aumenterà dello 0,8% del Pil sia nel 2008 che nel 2009, azzerando buona parte del calo (del debito, ndr) registrato nel 2006-2007 ".
A questo punto non vi sono più dubbi circa la recessione, circa lo stato di crisi, circa la contrazione dei consumi. Vogliamo una volta tanto capire che con le favole non si risolve nulla, che il Berlusca prende in giro gli italiani e che non passa giorno senza che gli indicatori economico-finaziari ci dicano che siamo malati gravi e che serve una grande attenzione nella gestione del patrimonio pubblico, altrimenti salta anche il sistema Italia? Se non siete d'accordo, potete anche darmi dello "sfascista", ma di certo la situazione non migliorerà per questo.

Pillole di politica: istruzioni per l'uso

Di cose da scrivere e da dire ne avrei veramente tante, soprattutto in questo periodo. Anche per questo sto cercando di sperimentare (più che altro, mi sto sforzando di applicare) la logica dei messaggi "in pillole".
Di certo, una riflessione amara di questi giorni è che questa forma di comunicazione è quanto di più caro mi sia rimasto in ambito politico. Dopo oltre 11 anni da consigliere comunale devo dire che ho imparato pochissimo dalla politica e che sono altrettanto poche le persone che mi hanno veramente insegnato qualcosa.
Molto ho invece imparato dal punto di vista umano: ciò non dà grande gloria, ma certamente arricchisce l'animo molto più di qualsiasi altra cosa.
Ho trascorso la mia vita politica a cavallo di tre sindaci, e tutti e tre sono al centro di polemiche feroci, o provenienti dal passato, o dal presente. E' dura la vita del Sindaco, specie quando non riesce ad accontentare tutti.
Per questo la politica palazzinara di oggi non mi appassiona, perchè è troppo vuota e lontana dalla gente, a prescindere da chi guida la ciurma. Anche chi governa questa città, alla fine, è un mezzo dilettante allo sbaraglio, inutile farsi illusioni; e non si offendano i miei colleghi per queste parole, che semmai vogliono essere un riconoscimento alla loro buona volontà.
Ma anche così, la città di Busto Arsizio, come molte (troppe) altre della nostra bella Italia, ha imparato a tirare i remi in barca e, a meno di fiammate eroiche, ancorchè verbali, dimostra scarsa propensione al lavoro politico vero, duro e costante.
In altre parole, Brunetta farebbe bene a rivolgersi, negli stessi termini con cui continua a punzecchiare i lavoratori pubblici, ai suoi colleghi politici, di maggioranza e di minoranza, perchè il loro lavoro porti un vero beneficio al Paese e non solo alle loro profonde tasche.

martedì 13 gennaio 2009

Neve e ghiaccio ancora padroni di strade e parcheggi

Potevo fare un'interrogazione, mi avrebbero risposto quanto meno a marzo, quando nessuno si sarebbe ricordato del gelo di queste ore. Avrei potuto scrivere al Sindaco, ma devo ancora ricevere risposte di mesi fa.
Ho quindi scritto un articolo su AltoMilaneseinRete sulla situazione delle strade e dei parcheggi, in particolare quelli presso l'ospedale e la situazione al Cimitero centrale, che alcuni di voi mi ha definito "imbarazzante" <clicca qui e leggi articolo>.

Nè liberisti, nè liberali: siamo "poco liberi"

Altre brutte notizie per l'Italia, bocciata in liberta' economica. L'Indice pubblicato ogni anno dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, in collaborazione con altri Istituti tra cui, per l'Italia, l'Istituto Bruno Leoni vede il nostro paese classificarsi al settantaseiesimo posto, rispetto al sessantaquattresimo posto dell'anno scorso.
In valore assoluto, il livello di liberta' economica viene valutato al 61,4%, l'1,2% in meno rispetto a 2008. L'Italia viene definita "moderatamente libera" ed e' pericolosamente vicina al limite del 60%, al di sotto del quale inizia la categoria dei paesi "poco liberi". L'Indice censisce il grado di apertura rispetto a dieci indicatori, che descrivono la liberta' con cui gli operatori economici possono muoversi in ciascun paese del mondo. Nonostante un lieve miglioramento in quattro di essi - liberta' d'impresa, liberta' dal fisco, liberta' dalla corruzione e liberta' monetaria - il nostro Paese ha segnato decisi arretramenti in due settori chiave: la liberta' dallo Stato e quella del lavoro. La prima scende al 24,7%, dal 29,4% dell'anno scorso, la seconda dal 74,5% al 61,3% (fonte: La Repubblica).

Rinviata la partita della Pro: era prevedibile

Lecco non è in riva al mare, anche se è sulle sponde del Lago di Como. L'undici di gennaio, notoriamente, è collocato in un periodo di freddo e gelo. Giocare una partita alle 21.00 di sera, quando la temperatura potrebbe essere abbondantemente sottozero, non è cosa intelligente.
Ieri sera abbiamo avuto la prova che per lo spettacolo si possono anche fare cose poco intelligenti. Non solo perchè il terreno era ghiacciato e quindi non praticabile, ma perchè chiunque abbia avuto il piacere di esercitare un'attività sportiva conosce bene a quali rischi si espongono gli atleti giocando in quelle condizioni.
Per fortuna la partita è stata rimandata, ma per la prossima volta suggerirei di far vedere a quell'ora un incontro del tipo Messina - Cosenza, che forse ha qualche probabilità in più di essere giocata!

lunedì 12 gennaio 2009

Debito pubblico alle stelle

Da AGI (12 gennaio): Roma - Nuovo record per il debito pubblico italiano che a ottobre si e' attestato a 1.670,7 miliardi. Lo si evince dal supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia. Il dato di ottobre ha cosi' superato il record registrato ad agosto con 1.666,607 miliardi mentre a settembre il debito si era attestato a 1.648,605 miliardi. Ad ottobre 2007, invece, fu di 1.631,549 mld. A novembre invece le entrate tributarie sono ammontate a 32,7 miliardi mentre ad ottobre erano state pari a 29,5 mld. A novembre 2007, furono pari a 32,9 mld. Nei primi 11 mesi dell'anno, sono ammontate a 344 miliardi; nello stesso periodo del 2007 furono invece 334,1 mld.
Mi permetto solo un commento: è stato fatto cadere Prodi con l'alibi della pressione fiscale. Notate che tra novembre 2007 e 2008 essa è praticamente identica, mentre sono cambiate drammaticamente le situazioni finanziaria ed economica. Perchè non è in atto lo stesso tipo di contestazione, soprattutto da parte degli organi di stampa e delle organizzazioni di imprenditori, artigiani ed industriali?

Il Governo verso una crisi? Un'ipotesi fantapolitica

Houston, abbiamo un problema... la situazione nel Governo nazionale si fa tesa. Affiorano con sempre maggiore evidenza e frequenza problemi non solo all'interno della coalizione, ma anche all'interno della stessa componente di Forza Italia dei distinguo sempre più netti, delle situazioni sempre più critiche che rendono ancora più evidente che si sta andando verso una potenziale crisi.
Quali sono questi segnali? Parto dalla cronaca degli ultimissimi giorni.
La Lega propone un emedamento alla legge sugli immigrati, imponendo una tassa di 50 euro per singola richiesta di permesso di soggiorno e di una fidejussione di 10.000 euro per l'apertura di una partita IVA da parte di immigrati. Fini bacchetta, Berlusconi si dissocia dalla Lega e la lascia per strada (10 gennaio).
Sulla questione CAI-Alitalia, il sindaco di Milano Letizia Moratti chiede di dare spazio alle richieste di Lufthansa, ma Berlusconi dice NO e lascia campo libero ad Air France (11 gennaio).
Se analizziamo bene le due questioni, apparentemente così lontane, esse trovano un punto di convergenza sul piano del federalismo. Mi spiego.
L'apertura delle partite IVA con fidejussione rappresenta una garanzia per i piccoli imprenditori e gli artigiani del Nord che quanto hanno in questi anni appreso le maestranze di origine extracomunitaria non sarà la loro tomba. Questi, infatti, vista la voglia di emergere da parte dei loro potenziali ex-dipendenti, hanno anche il timore che l'evoluzione della situazione possa creare una nuova prospettiva, simile a quella che si è verificata in tutti i paesi occidentali che hanno seguito questo flusso. La fidejussione diventa una sorta di dazio doganale allo sviluppo di attività indipendenti, fuori da un contesto finora governato da strutture definite e certe. Con la prospettiva economica attuale, questo sarebbe una ulteriore minaccia per chi detiene il controllo del mercato.
Su CAI, Lufthansa e Air France giocano la partita rispettivamente di Malpensa e Fiumicino, ovvero Milano e Roma. Con in più un aspetto di rischio di Milano, perchè fintanto che non sarà risolta la questione (annosa) tra Linate e Malpensa a favore di quest'ultima, continueremo ad avere, in ogni caso, un mezzo hub.
Ma per Milano, Malpensa è strategica sia per l'EXPO2015, sia per tutto lo sviluppo corrente e futuro del territorio. Non avere il supporto di Malpensa per lo scambio ed il commercio estero per le aziende che operano nel Nord Italia e in parte anche su tutto l'arco delle Alpi, potrebbe essere un colpo davvero drammatico per tutto il tessuto imprenditoriale lombardo.
Letto attraverso questa logica, Berlusconi sta girando le spalle al Nord. E questo starebbe forse a significare quale sia il prezzo di richiesto da AN per arrivare al PdL come partito unico. E quindi, questo potrebbe provocare una scissione interna di Forza Italia al Nord, con un possibile asse Moratti-Formigoni contro Berlusconi.
Fantapolitica? Ancora una volta staremo a vedere...

sabato 10 gennaio 2009

Un ufficio di collocamento tutto al maschile

Sinceramente ieri pensavo di aver fatto una lunga elencazione di argomenti e di dati che avrebbero dovuto far riflettere il nostro sindaco, il giorno dopo la presentazione della nuova giunta. Nuova, si fa per dire, perchè è poco più di un rimescolamento di deleghe con un paio di facce nuove.
Eppure, ancora una volta, le critiche più feroci arrivano proprio da dentro la maggioranza, segno di una irrequietezza e di un nervosismo che, nel corso di questi anni, è stato lungamente mascherato, ma che ora non riesce più ad essere contenuto solo dalla sfera dei partiti.
Il rilievo che durante tutta l'amministrazione Farioli non vi sia stato posto per donne in giunta è un fatto. Ma è anche un fatto che la maggioranza con 19 consiglieri abbiano portato solo 2 donne in consiglio, mentre il solo PD su sette consiglieri originari ne poteva annoverare ben 3. In tutto 5 donne su 31, poco più del 15%. Il problema della presenza femminile nella politica è grave e deve fare riflettere, non solo per avere una equa distribuzione fra i sessi, ma perchè hanno una sensibilità molto diversa da quella maschile, questo è un dato di fatto scientifico.
La seconda "piaga" interna a questa amministrazione è quella di Gigi Chierichetti, assessore silurato ed a cui è stato proposto il ripiego di una presidenza in un Ente controllato. A lui va tutta la mia solidarietà, non tanto per il siluramento ingiusto (sa benissimo che queste cose succedono), ma quanto per non essersi piegato alla logica della perequezione delle cariche pubbliche alle spalle dei cittadini. La sua testimonianza avvalora le mie parole di ieri, e rafforza anche delle accuse di Cornacchia.
Forse la convinzione che nel fortino di Busto Arsizio le cose non possono cambiare hanno dato una dose in più di arroganza a questa giunta, che a parte i modi e le parole imbonitrici che spesso il sindaco usa, nella sostanza procura più danni che guadagni.
Prova ne sia che la patata bollente dello stadio, ieri volutamente da me dimenticata, sia invece ora un banco di prova della tenuta di questa giunta. E' notorio che vi sono dei consiglieri di maggioranza che sono anche sostenitori della Pro Patria, e che sono spinti dagli amici dello stadio per avere credito e poter coronare il sogno di uno stadio nuovo e di una Pro rinata agli antichi splendori. Ma sicuramente torneremo su questo tema.
Vorrei solo chiudere il ragionamento istituzionale. Tosi ha amministrato con 6 assessori e la municipalizzata non era ancora SpA, Rosa aveva 8 assessori e già sembravano troppi, Farioli ha 10 assessori ed una società di Servizi che opera attraverso il criterio dell'In-house providing, che sarebbe come dire "ho una società per azioni di cui sono l'unico azionista", ed a cui è stata delegata una ampia fetta di attività che prima erano di competenza dell'amministrazione comunale.
Se leggiamo bene le deleghe assessorili, vediamo che, al di là delle parole, molte sono quasi prive di contenuti reali. Il fatto che tutti gli assessori abbiano il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) e la celebrazione matrimoni, sembra più che altro un trucchetto per riempire un po' tutti di qualcosa da fare.
L'importante non sono i titoli, le invenzioni, ma il lavoro che si fa, che deve essere quantificato e misurabile anche per un assessore. E' ora di smetterla con gli assessori che prendono uno stipendio fisso per fare poco o nulla, abbiamo spostato quello che una volta era l'ufficio collocamento nella giunta comunale?
Ma che razza di città siamo diventati?

venerdì 9 gennaio 2009

La Casta bustocca si conferma nella "nuova" Giunta

Alla fine la montagna partorì un topolino! Ogni riferimento alla nuova giunta, presentata dal Sindaco Farioli nella giornata di ieri, è voluto e non casuale. Nella sostanza, una nuova giunta assolutamente priva di coraggio e di innovazione.
Mi permetta, Signor Sindaco, una volta tanto di rivogermi a Lei con lo strumento della "Lettera aperta". Forse anche il periodo meteorologico non le ha facilitato il compito: forse un segno dal cielo. Il pericolo non è quello di scivolare sul ghiaccio, come peraltro capita a molti concittadini, bensì quello di fare dell'ovvietà una pratica, quasi una religione. Ed in questo ha perfettamente centrato l'obiettivo.
Da mesi vado indirizzando, da questo mio "rifugio informatico", un pensiero alla nuova giunta, che avrei sperato innovativa nei nomi e nei contenuti; non ultimo, perfino nei numeri. Lei, Signor Sindaco, non ha dato alcun segnale in questo senso.
Lei ha fatto melina su questi nomi, che peraltro circolavano fin dalla scorsa estate, togliendo, tagliando, cambiando, ma alla fine rimettendo, senza dare una sua impronta. Questa giunta è il risultato della mediazione delle segreterie partitiche, prima che politiche, ed è anche il segno del suo fallimento per quanto riguarda la gestione dei partiti di maggioranza, prima ancora del governo della città.
Avere imposto Fazio non significa nulla, forse glielo avrebbero concesso comunque, dal momento che quella posizione richiedeva una persona con particolari competenze. Poi è diventata solo una questione di equilibri, giocati tutti -purtroppo- solo ed unicamente alle spalle dei contribuenti, parte della cui IRPEF andrà ancora a foraggiare uno stipendio da Assessore (che è di circa 40.000 euro l'anno).
Si è perso tempo, si sono perse occasioni, mentre il mondo intorno corre veloce. EXPO2015 sta già tirando le sue conclusioni, e la nostra città è ancora al balcone. Il Piano Urbano del Traffico e tutti i suoi accessori (davvero tanti ed importanti) sono ancora in attesa (secondo l'Assessore Lista, nella presentazione dello scorso mese di giugno, tutto doveva essere concluso entro il 2008, in realtà non si è mossa una virgola). La situazione dei Lavori Pubblici è deficitaria nella struttura, nelle disponibilità economiche e perfino nella progettualità. La città non ha una sua fisionomia urbanistica, alcune opere attese da decenni sono ancora di là da venire (vedi sotto o sovrapasso di sant'Anna), mentre altre (Cinque Ponti, passerelle) si sono completate in maniera del tutto inefficace e costosa rispetto al problema. Si fa molta filosofia, come nel caso del nuovo Ospedale con Gallarate, ma senza avere una chiara visione di ciò che accadrà realmente nel futuro in questo settore. Ma a soffrire sono zone come l'area industriale, eterna incompiuta, e le zone artigianali, strutture fondamentali per l'occupazione e la ricchezza -non solo economica- dell'intero territorio.
Da ultimo Le ricordo due dolorose spine nel fianco: AGESP e ACCAM. Proprio AGESP, che è considerata la parte gestionale dell'Amministrazione, fa ritenere inappropriato e troppo alto il numero di 10 assessori, avendo delegato alla Servizi una fetta consistente di attività.
Ha ragione Cornacchia, ne bastano molti meno; ma perchè i colleghi consiglieri di maggioranza, che pure borbottano sulla questione nei corridoi, non decidono di aver uno scatto di orgoglio e dire basta a questa situazione? Tanto di carriere, pur restando con questa maggioranza, non se ne faranno molte e non credo che alla lunga possa bastare il titolo di consigliere comunale per sentirsi realizzati. Almeno fate qualcosa di utile per la città!
ACCAM farebbe bene a metterla fra le tre priorità della futura agenda di questa Giunta. E' un vero pasticcio, non ancora chiarito e che potrebbe esplodere in un nuovo caso da giustizia ammnistrativa. Ma anche non fosse così, resterebbe comunque un problema da risolvere nei prossimi due anni, con molto coraggio e vincendo anche alcuni tabù.
Guardi Lei, Signor Sindaco. La storia giudicherà quello che faremo domani e coi suoi predecessori non è stata tenera. Certo, aver rimesso Castiglioni in giunta soddisfa requisiti di partito, ma non è opportuna per la città. Non so se sia mai successo prima che marito e moglie fossero in così stretti rapporti anche nell'amministrazione civica. Io l'ho detto parecchio tempo fa, e mi pare di non essere stato il solo: è una questione di opportunità e di etica politica. Termini che oggi la politica dovrebbe riscoprire.

giovedì 8 gennaio 2009

10.000 visite al blog

In questo momento, il blog ha raggiunto le 10.000 visite e le 16.000 pagine viste. Grazie di cuore a tutti coloro che si interessano a quanto posso comunicare da queste pagine.

Busto chiude le scuole per neve

Scuole chiuse a Busto Arsizio. E non per un giorno, per ben tre giorni, fino al 10 gennaio compreso; a meno che non cambi la situazione (così dice l'ordinanza di ieri del Sindaco Farioli ).
Una decisione strana da più punti di vista: primo perchè adottata mentre già la nevicata si era trasformata in pioggia (e se non ci si credeva, bastava guardare le previsioni del tempo); poi, perchè non tiene conto di alcuni disagi che vengono a crearsi nelle famiglie causa questo cambio repentino di programmazione. Genitori e nonni, oltre che parenti e conoscenti, che in fretta e in furia si sono dovuti attrezzare per lasciare una custodia ai figli.
Oggi le strade sono praticabili, almeno le principali vie, e se non lo erano ieri questo era dovuto alla parsimonia con cui è stato dosato l'intervento di smaltimento neve.
Infine, una cattiveria di fonte comunale: pare che costi di più far ripartire le caldaie, dopo questo lungo periodo di inattività che dura dal 21 dicembre, che aspettare lunedì. In effetti, Busto è l'unico comune della zona ad aver già preso una decisione sulla chiusura fino a lunedì (sempre rivedibile, come da ordinanza...).
Sarebbe però desolante scoprire che davvero si rinunci alle lezioni scolastiche per risparmiare sul riscaldamento, cammuffando l'evento come un problema di sicurezza...

mercoledì 7 gennaio 2009

Pendolari, attenzione! Riconosciuto il danno esistenziale

Una notizia davvero molto interessante per tutti i pendolari: per la prima volta è stato riconosciuto il danno esistenziale in una causa civile fra un pendolare e Trenitalia. Accade in quel di Piacenza.
E' un danno esistenziale, che provoca «grave stato di disagio oltre che fisico anche psicologico » ciò che tutti i giorni i pendolari subiscono: ritardi, carrozze affollate all'inverosimile, sporche, calde d'estate e fredde d'inverno...
Chi ne volesse sapere di più può leggere l'articolo pubblicato oggi dal Corriere:

Immagini da una nevicata annunciata

L'aspettavamo ed è arrivata. Tanta, perfino troppa. Oggi scuole chiuse, quasi impossibile muoversi con l'auto, ed i mezzi pubblici viaggiano con orari "casuali", nel senso che passano quando possono. Idem per i treni, che viaggiano con grandi difficoltà.

In questa situazione, ieri pomeriggio mi sono fatto un giretto per la città, cercando di capire quali fossero le condizioni delle strade sotto la neve, anche per dare quel giudizio annunciato lunedì.

Ne è uscito un album fotografico che ho pubblicato su Facebook al mio indirizzo >vedi album< e credo che possa essere suggestivo anche solo per quello che rappresenta.

Ma il mio scopo però era documentare, per essere oggettivo. Dunque, cosa appare in queste foto? Sicuramente la neve è tanta, come non si vedeva da molti anni, però... le foto sono state raccolte tra le ore 15 e le 16 del 6 gennaio. Quindi quando la nevicata, iniziata verso la mezzanotte dello stesso giorno, era già in atto da altrettante ore. Ho incrociato almeno 5/6 mezzi, tutti con la pala molto alta, che praticamente sfioravano il livello della neve compressa dal passaggio delle auto.

Il traffico veicolare (praticamente inesistente) insisteva lungo alcune strade, e questo è ben visibile (ad esempio, nella foto in Corso Europa), dal colore delle strade, dove le carreggiate trafficate hanno una colorazione marroncina (mescolando la sabbia che alcuni mezzi hanno sparso, con la neve rotta dal passaggio delle auto dotate di catene).

Perchè questa situazione? Ho incrociato un mezzo in via Valle Olona ed ho chiesto al conducente il motivo di quella lama così alta. La risposta diplomatica è stata: "ci hanno detto di girare così", poi nel discorso si è capito che è troppo alto il rischio, mettendo la pala a terra, di incocciare in qualche asperità (tombini, pezze di asfalto, ecc.) che danneggi sia la lama, sia la pavimentazione.

Tecnicamente non so dire di più, dal punto di vista dell'utenza ho sentito però alcune persone lamentarsi, soprattutto in periferia, dei marciapiedi ostruiti e del fatto che per camminare bisognava occupare il centro della carreggiata, solitamente ad uso delle auto.

Anche oggi nevica, e pare che continuerà per diverse ore, fino a domani. In queste ore avrei piacere di conoscere la vostra idea sul servizio offerto dall'amministrazione per lo smaltimento neve!

lunedì 5 gennaio 2009

Allarme neve sulla città

Sta per tornare la neve. Con ogni probabilità, stando alle segnalazione dei servizi meteo, da questa notte e per tutto il giorno di domani, 6 gennaio, vi sarà una precipitazione di almeno 10-12 fino a 15 cm. di coltre bianca sulla città di Busto Arsizio.
Questo significherà spazzamento neve, mezzi all'opera e qualche disagio ulteriore, dovuto alla giornata festiva. Ma sarà anche l'occasione per misurare l'efficienza della nostra amministrazione in tema di rimozione della neve dalle strade. Ho già avuto modo di affermare che non sono per nulla d'accordo sul'imposizione della rimozione della neve dai marciapiedi a cura dei cittadini: è solo una trovata per cercare di ridurre le spese.
Che, se vogliamo, sarebbe operazione lecita qualora annunciata e condivisa con la città, ma totalmente fuori luogo quando ha solamente la funzione di imporre di fatto una volontà unilaterale. Non si amministra una città imponendo regole e norme che non siano parte né del programma di governo della città votato dai cittadini, nè in linea con i principi ispiratori della azione politica della lista che vinse le elezioni.
In questi casi resta il buon senso. Giudicherò nei prossimi giorni quanto eventualmente farà o non farà l'amministrazione sulla base dei riscontri concreti, non dei "si dice"; ma sia certo che se vi saranno problemi con lo smaltimento neve, stante la sitauzione di preavviso di almeno 48 ore, se qualcosa domani non funzionerà sapremo con precisione di chi sono le responsabilità.

domenica 4 gennaio 2009

La fiducia tradita: nessuna notizia sullo sconto irpef del 55%

Aumenta l’attesa per lo sconto Irpef del 55%. Non è ancora stato pubblicato il modello da utilizzare per presentare l’istanza di accesso alla detrazione del 55% delle spese sostenute nel 2008 per la riqualificazione energetica degli edifici.
Il modello doveva essere disponibile dal 30 dicembre 2008 sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate per fornire risposte ai dubbi derivati dalle disposizioni del Decreto Legge anticrisi 185/2008. Secondo il decreto,che il Parlamento deve convertire in legge entro il 28 gennaio 2009, il modello contenente tutti i dati necessari alla verifica dello stanziamento complessivo, inclusa l’indicazione del numero di rate annuali in cui il contribuente sceglie di ripartire la detrazione, deve essere pubblicato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del DL, cioè il 29 novembre 2008.
La maggiore incertezza a carico dei contribuenti riguarda la retroattività. Era stato infatti ipotizzato che le somme già corrisposte prima dell’entrata in vigore del decreto potessero essere esenti dall’applicazione dell’articolo 29. Gli emendamenti sono però all’esame del Parlamento e per qualunque novità bisognerà attendere la ripresa dei lavori a gennaio.
Perché diventino efficaci si dovrà poi attendere la pubblicazione della legge di conversione del decreto in Gazzetta Ufficiale. In mancanza di questo passo resta in vigore quanto stabilito dal decreto 185, che praticamente cancella tutti i precedenti benefici.

sabato 3 gennaio 2009

I guai economici dell'Italia si leggono nei numeri

Riprendo l'articolo di Repubblica on-line pubblicato ieri; peraltro mi limito ai dati, in corsivo, che ho verificato identici su tutti i siti di informazione, tralasciando i commenti:

"Il fabbisogno del settore statale chiude il 2008 a quota 52,9 miliardi di euro, in deciso rialzo rispetto ai 26,5 miliardi del 2007. Per trovare un risultato peggiore bisogna tornare indietro di tre anni e risalire al 2005".
La prima e più ovvia osservazione è: chi governava nel 2005? Berlusconi e soci. Cosa è successo tra il 2007 e il 2008? Il cambio del Governo tra Prodi e Berlusconi. Qui stiamo parlando di fabbisogno statale, quindi quanto l'Italia ha già speso per mantenere le proprie iniziative, che nello specifico corrispondono al soddisfacimento di alcune promesse elettorali, quelle più urgenti, e più avanti meglio identificate, quelle che non soddisfano le necessità di tutti gli italiani. Questo, tra l'altro, significa che il famoso bonus di 40 euro al mese per le famiglie più bisognose difficilmente sarà erogato, in quanto una delle condizioni per farlo è che vi siano gli adeguati strumenti economici.

"Il risultato, fornito dal Tesoro, è più elevato anche rispetto all'ultima stima ufficiale che ammontava a 45,2 miliardi ed è stata pubblicata nella Relazione previsionale e programmatica per il 2009. Sempre secondo i dati forniti dal ministero dell'Economia, ad essere in forte discesa è l'avanzo primario: a dicembre è stato di 2,9 miliardi di euro, mentre nel dicembre 2007 si attestò attorno ai 15 miliardi di euro".
L'avanzo primario è il famoso "tesoretto". C'era, c'è sempre stato finchè c'erano Prodi ed il famigerato Padoa Schioppa. Certo, loro non hanno fatto nulla per apparire simpatici agli italiani, come coprirli di promesse di ricchezza a piene mani, ma hanno curato e salvaguardato gli interessi dello Stato e la sua consistenza. Nel giro di pochi mesi, il signor Tremonti ha mandato all'aria tutto quanto il precedente Governo (il quale, per carità, ha avuto anche grosse colpe che personalmente non ho mai negato, tipo mandare i propri ministri a protestare in piazza) aveva fatto di buono. E forse oggi ci si renderà conto che allora non si erano alzate le tasse; visto che con lo stesso sistema impositivo si perdono denari, significa solo che chi ci amministra oggi ha le mani bucate!

"A determinare il fabbisogno, spiega il Tesoro, sono gli effetti della scelta operata per legge di consentire una riduzione della percentuale del secondo acconto Ires e Irap, l'attenuazione del cuneo fiscale e l'esenzione Ici per la prima casa. Sul lato della spesa, il ministero elenca numerosi fattori che hanno influenzato il risultato: maggiori rimborsi fiscali, l'anticipazione a favore delle Regioni per l'estinzione dei debiti sanitari, i maggiori prelievi delle amministrazioni locali, il rinnovo del contratto per il pubblico impiego, i maggiori interessi sul debito pubblico".
E' veramente assurdo che un ministro del calibro di Tremonti arrivi a lasciare intendere che tutto questo accada quasi all'improvviso, senza preavviso. Inutile anche cercare di dare la colpa alla crisi finanziaria, come appare da altre dichiarazioni dello stesso ministro: gli effetti della crisi hanno avuto un'incidenza marginale sul risultato di quest'anno, ma avranno conseguenze profonde su quello del prossimo anno.

Anche se so che per "partito preso" pochi condivideranno questa mia affermazione, in tutta onestà io mi sento di farla: abbiamo cambiato il Governo giusto (Prodi) nel momento sbagliato. Per gestire questa crisi non ci vuole un Tremonti, con teorie liberiste sorpassate e ormai fuori da ogni controllo, come dimostrano i numeri, ma sarebbe stato molto più opportuno un tandem Prodi-Padoa Schioppa, che forse avrebbe fatto tirare un po' la cinghia, ma ci avrebbe permesso un'uscita più efficace da questa situazione.
Ora abbiamo il Governo sbagliato nel momento meno opportuno della storia d'Italia recente.

venerdì 2 gennaio 2009

Una lezione di televisione

Chi ha avuto la fortuna di vedere ieri sera LA7 e lo spettacolo di Marco Paolini, credo non sia rimasto deluso dalla serata, anche se passata davanti al televisore. Il programma in diretta dal vecchio Tribunale di Padova, titolato "Racconto di Capodanno", è stato un momento di pura poesia, di alto teatro, come solo Paolini riesce a fornire.
Uno spettacolo da bere tutto in un sorso, due ore senza pause, senza intermezzi pubblicitari. Un lungo discorso, ma non un monologo, bensì un'interazione con un pubblico complice fatta di sguardi, di applausi, di emozione che diventa fisica. Geniale perfino l'inizio, con il lancio di palle di neve al pubblico, prelevata da appena fuori il palco, per dimostrare il lavoro dell'artista ed il suo rapporto con il pubblico.
Una lezione di televisione autentica, come solo poche altre volte è successo. Sempre su LA7 e con lo stesso Paolini, quando interpretò "Vajont" e "Il sergente nella neve". La RAI ci ha provato una sola volta con Benigni e il suo spettacolo su Dante e la Divina Commedia. In tutte le occasioni si è avuto uno spettacolo qualitativamente eccezionale.
Non le varie Isole o i Fratelli, non le Carrà e le De Filippi con la lacrima facile, non il repertorio infinito di scemenze e frivolezze, fatto da veline e jet set. Pura pornografia, televisione drogata e bestemmia culturale.
Qualcuno obbietta: se si facesse uno spettacolo di Paolini ogni sera, la cosa non sarebbe più così intelligente, diventerebbe anche lui una proposta come le altre. Non credo sia una ragione per rinunciare alla televisione di qualità. Anzi.
Forse questo è il momento giusto di chiedersi cosa vogliamo da questa televisione, se essa sia lo specchio della società. Una società che si sta interrogando sul suo futuro e sulla sua condizione, ha il dovere di pretendere informazione seria, spettacolo ed intrattenimento di qualità e non solo mercificare ogni volta l'offerta culturale. Si guardi, ad esempio, al programma di Fabio Fazio, Che tempo che fa, per rendersi conto di come si possano mirabilmente conciliare mercato e cultura.
Ma oggi l'intelligenza è un dono raro.

giovedì 1 gennaio 2009

Buon 2009 a tutti, ma siate vigili!

Il primo post del 2009 non può che augurare a tutti voi un nuovo anno ricco di soddisfazioni e felicità, ma soprattutto uno spirito saldo e capace di affrontare le difficoltà che sicuramente il nuovo anno porterà. Saperlo però ci dà un grande vantaggio, ovvero quello di non restare fermi ad aspettare gli eventi ma, se possibile, cercare di governarli e di ricondurli nella giusta via.
Questo credo sia anche il senso delle parole che ha pronunciato ieri sera durante il Te Deum Monsignor Franco Agnesi nella sua omelia di fine anno.
Chi si aspettava qualcosa di teatrale o di ieratico è rimasto deluso; non così chi invece crede nelle qualità di pastore e di uomo intelligente del nostro Prevosto. Con poche parole liquida la questione locale: sono arivato da troppo poco, datemi il tempo di lavorare con i parroci e vi proporrò qualche suggerimento per la città.
Più preciso il riferimento al discorso del Papa e all'odierna giornata Mondiale della pace, con la ferita profonda che sta insanguinando ancora una volta il vicino Oriente e la Palestina. Occorre moderazione e discernimento che troppo spesso gli attuali governanti non dimostrano, per la pressione che viene loro esercitata dai media e dove è più facile che l'odio prevalga sul buon senso.
Ma il messaggio più chiaro e netto è sulla crisi economica e le scelte operate dal nostro Cardinale Arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, nell'aver disposto una cifra importante per soccorrere le famiglie che sono e saranno più colpite dalla crisi, attivando le Caritas Decanali e le ACLI per individuare e soccorrere tali famiglie.
Un attacco a chi ha voluto criticare questa iniziativa, che può esser letta con diverse angolature: una critica a chi governa per il tentativo forzato di spargere ottimismo, un duro attacco a chi non riesce a supportare localmente il peso delle nuove povertà, chi si illude che per far passare la crisi basti non parlarne.
Un attacco che alla fine tocca il nocciolo della questione: la fine ormai evidente del mondo capitalistico. E da questa presa di coscienza dovrebbe nascere un nuovo modo di affrontare la realtà sociale e quindi anche politica. Interpreto questi stimoli con la speranza della nascita di una società solidale, svincolata dal vecchio duopolio capitalismo-consumismo che negli ultimi 20 anni ha dettato le regole del vivere nel mondo occidentale.
La concentrazione di capitali che causa la sua stessa fine, collassando. Un'immagine terribile, ma estremamente reale, che spiega questo estremo tentativo di indurre al consumismo, utilizzando un "ottimismo di Stato", per non vedere sconfitta definitivamente la teoria del Governo del Benessere.
Spero di avere ben interpretato il senso delle parole di Monsignor Agnesi.

METEO