Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

venerdì 11 settembre 2009

Il pubblico amministratore strumento di libertà e giustiza

Ogni volta che entro in consiglio comunale provo una sensazione strana. E' come per un calciatore di una squadra di club entrare in campo con la maglia della nazionale. Quello che dovrebbe essere un compito di parte, per me diventa una responsabilità che non può essere confinata solo dentro dettagli di tipo personale.
Eppure, trovo che molte delle sessioni di consiglio che ho visto in questi 12 anni di presenza, siano state segnate da personalismi accesi e da liti certamente poco hanno a che fare con fatti di politica. Questo atteggiamento confonde e sconforta il pubblico, anche se talvolta le battute sono anche azzeccate. Purtroppo il fatto è che la città non vive di battute, ma di fatti concreti e non saranno certo le goliardate di alcuni a rendere più felice la vita sociale cittadina.
Ho ricordato nell'ultimo consiglio di giovedì 10 settembre alcune parole di Anacleto Tenconi, primo sindaco della Legnano post bellica. Diceva Tenconi che il primo cittadino è al di sopra delle parti e quindi deve essere il sindaco di tutti e non solo dei suoi elettori: "una volta eletti dobbiamo pensare al bene di tutti e specialmente di quelli che non ci hanno votato, in quanto con il nostro operato, se onesto, potranno ricredersi".
Questo vale per il sindaco, ma anche per tutti gli eletti che non svolgono il loro compito per investitura divina, ma per mandato popolare.
Cosa è cambiato in questi 60 anni di storia perchè cittadini e politici non abbiano più questo senso della cosa comune, del rispetto delle responsabilità personali ed altrui, della percezione di ciò che è giusto e ciò che non lo è o anche, in modo meno prosaico, cosa sia più conveniente per la città e cosa non lo sia?
La sceneggiata accaduta giovedì sera mi ha lasciato per l'ennesima volta sconvolto. Il tema di ACCAM è importante per la città, per lo sviluppo del territorio, per la salute dei cittadini e per il mantenimento di un livello accettabile di vita. Non possono gli interessi di alcuni prevaricare quelli di tutti. Busto ha offerto la propria disponibilità ad essere sede dell'inceneritore (quando questo rappresentava l'innovazione più avanzata) del consorzio, nella speranza di diventare sede della provincia. Finito questo sogno, si deve guardare la realtà e pensare al tema dei rifiuti in chiave più efficace ed anche più efficente in termini economici.
Ho anche sollevato il tema, da molti sussurrato a mezza voce, che a Busto comandino centri di potere che nulla hanno a che vedere con la città, e questo è chiaro: abbiamo risorse economiche ingenti, accumulate dalla storia passata, ma anche persone che sono state e sono in grado di confrontarsi con questi centri di potere. Non tanto e non solo le industrie e le attività commerciali sono importanti nella definizione del territorio, ma quanto la città stessa lo è, per molti affari che non si debbono necessariamente pubblicizzare.
Alcuni, forse molti lo sanno e sperano di ricavare un utile, perchè questo è ormai l'indirizzo verso cui si volge l'attenzione e l'interesse di singoli e gruppi.
Forse che il signor Tesoro sarebbe presidente della ProPatria se non avesse interessi in città? E sto facendo solo un esempio, tra l'altro un esempio pubblico ed onesto che tutti conoscono.
Sono quelli che non hanno un nome e cognome preciso, chiaro, conosciuto che mi preoccupano.
Sono un idealista? Forse. Anzi, lo spero. Spero fortissimamente di poter sognare ancora libertà e giustizia vere e sincere, libertà e giustizia in atti e non solo nelle parole. Il futuro della città dipende da queste cose.

mercoledì 9 settembre 2009

I fallimenti di Silvio e l'addio a Mike

Per alcuni giorni sono rimasto a guardare, distrattamente, gli avvenimenti del mondo, senza trovare spunti per commentare in maniera diversa la realtà, rispetto a quanto ho fatto negli ultimi tempi.
La speranza era che qualcosa potesse cambiare. Sbagliavo.
Nelle ultime due settimane sono successe cose che in qualsiasi paese civile, fino a 10/15 anni fa, avrebbero fatto venire la pelle d'oca al comune cittadino, lo avrebbero fatto arrabbiare, avrebbero scatenato commenti al vetriolo da parte della stampa.
La vita del nostro paese, invece, continua, pur tra mille traversie, pur tra un milione di bugie, pur tra l'indifferenza e l'insensibilità che invece dovrebbe scaldare il cuore delle persone, a prescindere dal proprio pensiero politico.
Il problema è sempre lui, Berlusconi. Se la spassa con allegre signorine pagate da facoltosi faccendieri e nessuno si indigna. La ex moglie Veronica, che aveva denunciato lo stato patologico del marito di fronte al sesso è stata fatta passare per schizofrenica se non peggio. Le ragazze che sono state protagoniste di questa triste storia (D'Addario e Noemi) hanno conquistato le copertine dei settimanali, dei giornali, fanno serate in disco e vengono fotografate ad ogni passo.
Un giornalista che per primo ha osato intralciare la strada del nostro cavaliere è stato bellamente fatto fuori, professionalmente parlando, attingendo a scandali che, a confronto di ciò che capita quotidianamente al Premier, sono da scuola materna del gossip. Eppure Boffo, da serio profesisonista, ha dato le dimissioni, caso più unico che raro.
Il nostro amatissimo Presidente, ha poi dato dei "cospiratori" ai giudici di Milano, Palermo e, in generale, a tutti quei giudici che si permettono di mettere il naso in affari che lo riguardano o riguardano suoi amici parlamentari e non: un atteggiamento intimidatorio incredibile, in un paese libero. Giustizia e Politica devono restare poteri disgiunti e indipendenti per garantire la democrazia.
Eppure non siamo alla dittatura, dice ieri sera ai telegiornali un Silvio più tirato del solito, quasi affiora il suo malessere dal ghigno ironico col quale cerca invano di mascherare tutto il suo nervosismo. E qui gli arriva il primo vero siluro mediatico, frutto di un'azione politica del Centro che ormai sembra essere prossima a sferrare il suo attacco definitivo.
Subito dopo il servizio del TGUno che mostra il sorriso smagliante e indeformabile del Presidente che nega l'esistenza di attriti ed incomprensioni con Fini, ecco partire quello con la smentita del Presidente della Camera, che invece rincara la dose.
Silvio fa la figura del bugiardo e viene data una importante spallata alla sua credibilità: per la prima volta gli viene dato, pubblicamente e nel TG nazionale più fedele, del bugiardo, con tanto di prova documentale. Senza possibilità di smentite, perchè le parole di Fini si odono distinte e chiare.
Un distacco, come ho già avuto modo di indicare in altri post, dalla sua storia che ne ha fatto un personaggio vincente: lo ha ripudiato la moglie, lo ha ripudiato il suo "delfino" Fini (forse anche un po' stanco di fare il delfino da una vita, prima di Almirante ed ora di Silvio) e lo ha ripudiato pure, nello stesso giorno e, seppure in modo diverso e molto più drammatico, il suo mentore televisivo, il caro vecchio Mike Bongiorno.
Ecco, questo mi sembra il giusto giro di boa. Mike ci lascia, finisce la sua storia umana per entrare nel mito. Negli ultimi trent'anni, è stato compartecipe e protagonista dei successi mediatici di Berlusconi, che però lo aveva già scaricato tempo fa, come dichiarò a "Che tempo che fa".
Quasi per contrappasso, lo stesso giorno Berlusconi viene scaricato dal sistema televisivo che lui ha voluto e governato.

martedì 1 settembre 2009

Ricordando Teresa Sarti Strada

Questa sera apprendo della morte di Teresa Sarti Strada, moglie di Gino Strada e cofondatrice di Emergency. Io non l'ho mai conosciuta personalmente, ma penso che sia una di quelle persone che teniamo dentro di noi come una cosa preziosa, come un frammento di bellezza che vorremmo brillasse sempre per indicarci la via della verità.
In questi giorni in cui leggiamo di cose terribili, eppure effimere, che sfiorano tanto la libertà personale e istituzionale quanto l'insulso aggrovigliarsi delle vere menzogne, la perdita di una persona come lei ci rende tutti più poveri, più tristi.
Annoto questo fatto in questo mio diario, quasi più per ricordare a me che per dire a voi che le cose che contano nella vita sono le opere di bene che compiamo per gli altri, non certo le ricchezze che riusciamo ad ostentare nella nostra fragile esistenza.
Grazie Teresa per la tua vita.

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