Si voleva far parlare in qualche modo di Varese, è ci si è riusciti. In perfetto stile Lega, sopra le righe, sopra la tolleranza, sopra la ragionevolezza, sopra il dovere di ospitalità nei confronti di un personaggio laico (prima ancora che Vescovo, visto che i contestatori non possono essere considerati solo come credenti).
Non si sono tirati indietro invece gli imbecilli (e non certo nel senso che "imbellono", come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo), nel lanciare strali contro il Cardinale al suo arrivo a Varese ieri sera per parlare ai politici, nell'annuale incontro che di questi tempi tiene da quando è stato eletto al seggio di Milano.
Lo avevano già contestato in altre sedi, quando ha annunciato il suo impegno concreto (lui sì, ci ha messo un milione di euro e non un milione di parole) nei confronti dei bisognosi e per affrontare la crisi economica. Ora lo contestano per aver permesso ai musulmani di praticare i riti in piazza Duomo.
Ma quante tra le persone che lo contestano sono, in realtà, credenti in Dio e nella fede cristiana, quanti sono realmente praticanti le chiese, gli oratori? Quanti si danno da fare in parrocchia, aiutano nelle iniziative di carità e di solidarietà che non mancano in nessuna delle centinaia di parrocchie della nostra diocesi?
Chi tra loro sa dire quale sia la differenza tra Vescovo e Cardinale? Chi può citare a memoria tutti i sacramenti e i peccati mortali senza consultare Wikipedia? Chi non bestemmia, chi non maledice ciò che non ha e non ha piacere da ciò che ha, condito ogni giorno dal sugo dell'egoismo, l'unico che lo pare esaltare di fronte al mondo? Di questo parlava Tettamanzi quando, all'interno del De Filippi, mentre la gente fuori faceva gazzarra, diceva: "una rinnovata sobrietà nelle parole, nell'esibizione di sé, nell'esercizio del potere e nello stile di vita".
La paura ancora una volta prevale sul buon senso; l'ignoranza sulla sapienza, l'odio sulla tolleranza. Le parole del nostro Arcivescovo non vengono ascoltate senza possibilità di coglierne il senso, il valore anche dottrinale e laico, la forza ispiratrice.
Ma soprattutto mi chiedo con quale coraggio chi oggi siede nei banchi istituzionali con codeste persone, e si dichiara cattolico praticante ed osservante possa, senza sentire nel proprio cuore il gelo della menzogna, arrivare a condividerne un progetto di vita, di società, di appartenenza. Se davvero lo possono fare, lo dovrebbero fare lontano da qualsiasi simbolo religioso cristiano. Voi sedete a fianco e condividete le scelte di chi infanga il nome ed il simbolo del rappresentante di Cristo, che dite di servire e di amare. Abbiate almeno il coraggio di riscattare la vostra fede.
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