Alessandro Berteotti

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venerdì 6 maggio 2011

Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere

“Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché in ciò sta l'essenza della dignità umana!”
Giovanni Falcone


Ho cercato di rileggere questa frase del Giudice Giovanni Falcone alla luce di ciò che i modelli della società attuale, soprattutto della società italiana, propongono.
Tre parole mi colpiscono particolarmente: dovere, sacrificio, dignità. Sono tre parole profonde, di grande impegno e d’altro tempi, potremmo dire. E a condire il tutto, c’è quell’inciso così profetico: “Costi quel che costi”. A lui è costato la vita, martire per la giustizia, ma anche vero testimone di quel senso dello Stato che oggi viene attaccato da molti, nel segno della perdita dei valori di solidarietà del nostro Popolo.
Giovanni Falcone è stato uomo di giustizia e modello di coerenza, non solo nella sua professione, ma soprattutto nella sua testimonianza per cui i valori della persona e della giustizia vanno difesi fino in fondo, con forza, con convinzione assoluta perché senza questi non ci può essere futuro di civiltà.
Vorrei sinteticamente riflettere sul significato di quelle tre parole che dicevo essere fondamentali nella frase di Falcone, cercando di cogliere gli aspetti più duri della loro interpretazione.
Dovere. Un verbo, ma anche un sostantivo che associamo spesso alla parola “proprio”: fare il proprio dovere. Qualcosa che detto così ti si appiccica addosso, qualcosa che diventa catena, che apparentemente ti lega e ti frena nella tua libertà, che si potrebbe associare ad un idea di comando, militaresca, o di ordine superiore, genitoriale o perfino di natura divina. In ogni caso, qualcosa che non richiede adesione o condivisione, ma semplice applicazione.
Sacrificio. Forse la parola che più di altre è sparita dal nostro vocabolario e dalla nostra idea di vita, legata istintivamente ad un concetto di rinuncia, di privazione, di dolore. Si pensi al sacrificio di Isacco da parte del padre Abramo, il sacrificio estremo, quello del proprio figlio in rapporto alla fede e a Dio, e preannuncio della morte in croce di Cristo, figlio donato dal Padre all’Uomo.
Dignità. Forse delle tre la più difficile da comprendere oggi. La dignità chiede ad ognuno di noi di guardare dentro se stesso, alla ricerca del vero Essere che è dentro di noi, per dimostrare rispettabilità per se e per gli altri. Non superbia, ma fierezza anche nel poco.
Utilizzando questa chiave di lettura, rilevo una duplice traccia in queste parole: una laica, determinata dalla sua assoluta certezza nelle ragioni ispiratrici del servizio alla giustizia umana, regolata dai principi della Costituzione Repubblicana e dai valori della democrazia; l’altra profondamente e marcatamente cristiana. Io non sono in grado di affermare con certezza quale fosse l’ispirazione religiosa di Giovanni Falcone, ma penso che gli ideali cristiani fossero ben presenti nella sua vita e nelle sue azioni.
Ognuno di noi può leggere questa frase nel suo quotidiano, nel suo dovere di essere genitore o figlio, lavoratore o disoccupato, giovane o anziano, uomo o donna, ma sempre responsabile e presente al proprio ruolo nella società, senza cercare scorciatoie, senza rincorrere il successo a tutti i costi, giocandosi con questo la propria libertà, la propria indipendenza e la propria felicità più vera.
Chi voleva la morte di Giovanni Falcone è riuscito nel suo intento, ma alla fine è lui stesso rimasto vittima del proprio crimine: la giustizia non si è fermata, altri hanno continuato il lavoro di Falcone e Borsellino, altri hanno reagito in nome della legalità e contro la barbarie di tutte le mafie.
Rileggere oggi queste parole mette davvero i brividi pensando a quanta forza trasmettono e quanto siano attuali e di scandalo rispetto allo scenario dello Stato che perde ogni giorno un pezzo della propria dignità.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per la sua profonda interpretazione delle parole semplici ma significative di un grande uomo come il giudice Falcone. Condividiamo in pieno.
Rosella e Silvia

Anonimo ha detto...

ammiro profondamente il coraggio di Falcone e Borsellino. sono esempi da seguire per le nuove generazioni. loro sì che sono stati uomini fino in fondo. che Dio li abbia in gloria.

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