Alessandro Berteotti

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giovedì 22 gennaio 2009

Cambiamento, la lezione di Obama

Dopo il giuramento di Obama tutti si aspettano grandi cose. Change, la parola più ripetuta, cambiamento. Ma il primo cambiamento dobbiamo averlo dentro di noi.
Ho sentito ed ho visto molte persone, anche politicamente lontane da Obama, auspicare questo cambiamento: se l'hanno fatto solo con la bocca e non col cuore lo scopriremo presto.
Il fatto è che anche loro lo sanno che come si è andati avanti nel mondo negli ultimi 25 anni (dalla crisi dell'impero sovietico ed il crollo del muro di Berlino ad oggi) non si potrà più continuare.
La crisi finanziaria, determinata dall'oggettiva assenza se non complicità del sistema dei tre garanti della finanza mondiale non ha più senso, e se in questo mondo manca la fiducia, manca tutto.
Anche ieri Moody's non ha mancato all'appello, demolendo il rating (la quotazione) della RBS, la Royal Bank of Scotland, solo quando l'evidenza dei fatti aveva già fatto dare il giudizio ai mercati finanziari. Non abbiamo più bisogno di yuppies d'assalto, di teste di cuoio della finanza che giostrano a velocità della luce sulle borse mondiali alla ricerca dell'affare del secolo da consumarsi nel tempo di un pranzo. Non serve al risparmiatore la vicinanza di un consulente bancario che fa esclusivamente l'interesse della banca e non dell'investitore.
Casi come Parmalat o Popolare di Lodi, coi furbetti del quartierino, non devono più accadere e non possono più essere tollerati dallo stesso sistema finanziario nazionale ed internazionale. Chi gioca sporco, via e vada in mano alla giustizia, che deve diventare più feroce nel perseguire i criminali finanziari.
Partiamo da qui col cambiamento, perchè ormai la gente capisce più cos'ha nel portafoglio che nel proprio cuore. Quando saremo pronti a tornare a sentirne il battito, ci potremo anche accorgere che la vita è meravigliosamente diversa.

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