Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

domenica 31 maggio 2009

Mamma, ho perso la pazienza

Parafrasando il titolo di un film di successo, verrebbe da gridare "Mamma, ho perso la pazienza".
Questa politica del gossip, del minimalismo, dell'improvvisazione, del teatrino delle parti, del "sappiamo sempre dopo quello che dovevamo fare ma non l'abbiamo fatto", uno scandalo al giorno per cancellare dalla memoria delle persone i guai della vita reale... e potrei continuare.
Questo "Matrix" (il film, non il programma di Mentana) continuo che fa della nostra vita uno spettacolo che è vero solo se ci sei... Ma dove stiamo vivendo?
Un continuo gioco al massacro per negare intenzioni presenti e passate, per usare il fatto del giorno ora a favore e domani contro, cambiando parere di continuo. Un esempio: Il caso FIAT.
La FIAT annuncia il matrimonio con Chrisler? Merito del Governo che elargisce denaro pubblico a sostegno dell'imprenditoria italiana; la FIAT resta fuori dall'affare OPEL? Colpa di quei governi che si sono scherati politicamente per favorire i propri pupilli. Si dice e si nega, come se fossimo alle giostre dei bambini.
Sul caso di Noemi ora si stanno costruendo le favole più immaginifiche: dall'amante che Veronica ha da anni, alle foto di Silvio a Capodanno, alle proposte fatte a settimanali per notizie "bufale" che diventano veri boomerang contro chi le ha scagliate, confusione di ruoli, stampa che disinforma, governanti che non governano (già, ma in definitiva cosa fanno?), cittadini che boccheggiano dietro a tutto questo ben di dio, che rende indispensabile l'esistenza di giornali scandalistici e di notizie da pattumiera.
Nel frattempo il Paese si arrovella dentro questa crisi che ogni giorno lascia a casa qualche nuovo cassintegrato, anche quando le aziende paiono avere mercato e forza di proseguire, come per l'IBICI, marchio storico della nostra città. Sette milioni di italiani hanno un reddito inferiore alle necessità primarie e vitali: vanno avanti per la carità di chi ha senso della solidarietà e con qualche aiuto straodinario.
Alla ripresa o ci pensano le imprese da sole, o non ci pensa nessuno. Il quadro internazionale dà qualche speranza, ma le misure necessarie alla ristrutturazione complessiva del nostro tessuto industriale e sociale non si percepiscono.
Questa crisi, tanto per essere chiari, sta mettendo fine alle grandi multinazionali, soprattutto nel settore agroalimentare. Sarà la vittoria del "food miles", il cibo prodotto vicino a te, che non ha bisogno di essere prodotto in Cile per essere consumato in Italia; sarà la vittoria di Internet che governerà traffici e notizie, anche se questo finirà con il renderlo meno libero di quanto lo sia oggi.
Sarà la fine della società organizzata con i tempi delle sirene per entrare nelle fabbriche, ma sarà l'inizio della vita che dura 24 ore, che piaccia o no.
Sarà la vita che segue il sole e il vento, perchè saranno loro che ci daranno vita ed energia. Sarà la fine dell'economia creativa basata solo sui soldi che non ci sono, che Tremonti voleva farci credere essere la sua ricetta ai nostri mali economici, e che invece ci ha portato al collasso economico.
Ci aspettano anni duri, non mesi o settimane. Questa crisi richiede persone capaci di governare con competenza le diverse situazioni nelle quali ci troveremo, che saranno completamente nuove rispetto a quello che conosciamo, non vecchi babbioni capaci solo di tenersi giovani signorine sulle ginocchia e di bearsi di essere così potenti da poterselo permettere.
E guardate che, alla fine, questi personaggi non fanno altro che sfruttare l'immenso potere che hanno tra le mani: vedete il caso Sicilia? Uno della squadra sfugge al controllo, si propone immediatamente una regola per togliergli potere. Indecente.
Ciò che questa società sta perdendo è la coscienza di popolo che sia in grado di far sentire a chi governa che sono sempre sotto controllo, e per fare questo non servono i sondaggi. Avete votato un candidato che è stato eletto? Seguitelo, chiedetegli come si comporta e qual è il suo intendimento su di un certo punto di programma. Se non lo fate voi, lo farà di sicuro il suo padrone, e non certo per il vostro benessere.
A poco serve ridurne il numero se poi essi non sono al servizio del popolo che li ha eletti, ma del primo sgherro che se li prende...

giovedì 28 maggio 2009

Il Tutor in autostrada, un nuovo Grande Fratello

La notizia di oggi è "Attenzione al tutor in Autolaghi" e la domanda che sorge spontanea è: perchè? Perchè ci si dovrebbe preoccupare di questo tutor? Per chi non lo sapesse, il tutor è un apparecchio che legge le targhe e rileva il tempo di passaggio fino ad un altro apparecchio identico che rilegge la targa ed il momento di passaggio. Essendo la velocità media determinata dal tempo impiegato per percorrete un certo tratto di strada, se la velocità media è superiore rispetto a quella attesa, vi è la certezza che il mezzo abbia viaggiato sopra il limite e quindi è perseguibile.
Ora, proprio per questo principio scientifico, e per la conoscenza diretta di qualsiasi persona che abbia percorso quell'autostrada, tranne che per le ore centrali della notte e qualche raro momento nell'arco del giorno, l'Autolaghi è sicuramente l'autostrada più intasata d'Italia e forse del mondo.
Basta ascoltare l'Onda Verde alla radio per rendersi conto che non c'è mattina nè sera dell'anno in cui il tratto tra Busto Arsizio e Milano non sia impregnato di auto, ed in questo caso sarebbe anche auspicato che si potesse tenere una media oraria almeno prossima ai 90 all'ora, e non ai 30/40, come di fatto è.
E questa non è l'unica perla di questo tratto stradale, per cui si paga un casello ogni 25 chilometri (facendo pure altra coda) ed il cui costo cresce sempre incredibilmente più delle altre autostrade. Alla faccia del Nord! Alla faccia di quei presidenti di provincia di Varese che avevano minacciato cose turche (sic!) per il penultimo aumento, ma che non hanno ricevuto nemmeno l'attenzione dei propri compagni di partito al parlamento romano (e perciò ladrone).
In compenso, nessuno sistema le protezioni in modo adeguato, in caso di necessità, anche per un piccolo incidente, le code diventano bibliche e i tempi di percorrenza eterni. Certe volte basta la presenza di una pattuglia della stradale a rendere congestionato il transito, e questo non è bello.
Insomma signori, qualcuno doveva vendere questi Tutor come prima qualcuno aveva venduto i TRed, i semafori che facevano le foto col rosso. Invece di puntare all'educazione stradale, alla cura delle persone, lavoriamo sempre di più col Grande Fratello, l'occhio elettronico, la morbosità dentro la tua vita. Non mi piace. Io mi considero un po' più liberale di questo modello. Ed amo la responsabilità delle persone assunta in piena coscienza, anche e soprattutto sulla strada.

mercoledì 27 maggio 2009

L'Europa critica molto duramente Berlusconi

L'Europa intera attacca Berlusconi, non più solo qualche giornale di centrosinistra. Oggi, per chi ha la possbilità di leggere qualcosa nel mondo della stampa libera e indipendente, ci sono pesanti attacchi contro il nostro Premier che, naturalmente, in Italia viene difesa da una cortina impenetrabile di omertà e silenzio.
Tutto va bene, alle domande basta non rispondere; ma non viviamo più nell'era dell'oscurantismo conservatore e sebbene oggi si stia assistendo a fenomeni di analfabetismo di ritorno (si tratta di milioni di persone!) anche nel nostro avanzatissimo paese, a qualcuno la curiosità e l'intelligenza rimane per capire da solo come stanno le cose.
Così accade che due grandi giornali inglesi, il Financial Times e l'Independent, usino oggi la medesima espressione parlando del Premier: Silvio Berlusconi "non è chiaramente un altro Mussolini" e il suo potere non comporta il rischio di un ritorno al fascismo, "ma è un pericolo per l'Italia e un maligno esempio". Perchè? Secondo il Finacial Times per il modo con cui tratta la stampa ed in particolare Repubblica, il quotidiano che ha posto 10 domande a Berlusconi (come fanno tutti i maggiori giornali in Europa con personaggi pubblici), ricevendo in cambio l'accusa che queste sono viziate da un pregiudizio politico; per "come ha attacato i magistrati che lo hanno giudicato corruttore dell'avvocato inglese David Mills, definendoli militanti di sinistra, sebbene il parlamento lo abbia reso immune dall'essere processato. E insoddisfatto anche di un così utile parlamento, ha detto che dovrebbe essere drasticamente ridotto a 100 deputati, mentre il potere del premier dovrebbe essere accresciuto".
L'Indipendent invece ricostruisce la storia recente di Berlusconi ed avvicina il caso Noemi al Watergate di Nixon, anch'esso nato da un piccolo fatto di cronaca, apparentemente insignificante.
La questione dei suoi rapporti con Noemi Letizia, afferma il giornale, "non è triviale". Vivere in Italia oggi è "come essere intrappolati in un campo di lava che sta lentamente ma inesorabilmente scivolando giù da un pendio".
Ma sono solo questi giornali a parlare del caso? Niente affatto.
Nei giorni scorsi sono apparsi due editoriali molto critici sul Times (conservatore) e sul Guardian (laburista) di Londra, sempre molto critici nei confronti del Premier italiano, e altrettanto lo sono i giornali del resto d'Europa.
In Spagna, oggi spara a zero "El Pais", "ABC News" riporta le disavventure con Noemi sul proprio blog; la Reuters riporta la notizia dell'attacco della Chiesa cattolica a Berlusconi e sempre su questo fatto scrivono sia "Die Welt", tedesco, che "El Clarin" argentino.
Ormai l'affare ha una dimensione mondiale, anche se da noi, tranne qualche chiara presa di posizione di giornali come Famiglia Cristiana, per il resto si fa finta solo di fare cronaca.
Con qualche giornalista che arriva a chiedersi perchè parlare di un fatto personale del Premier quando esistono problemi più gravi che affliggono la nostra società: esattamente per questo!
Malgrado tutti i problemi e le disgrazie che affliggono il popolo italiano, colui che ci governa è troppo impegnato in affari personali per dedicare la necessaria attenzione al paese. Per molto meno, in un paese civile, lo avrebbero già cacciato.

martedì 26 maggio 2009

Busto Arsizio su RaiUno, non per merito

L'introduzione alla trasmissione dice: "milioni di euro sprecati, per opere ardite, spesso inutili, a volte perfino curiose, che restano (sempre e comunque) inutilizzate…".
Se non lo avete ancora visto, guardate il filmato cliccando qui

domenica 24 maggio 2009

Saviano e Cantone, letture dure ma vere

Non so quanti di voi abbiano letto entrambi i libri di Saviano e di Cantone, che parlano della camorra campana. Sembra di leggere due libri allo specchio: ciò che uno afferma con gli atti di cronaca trova riscontro nell'altro sotto forma di atti giudiziari.
Se non li avete letti, fate uno sforzo e cercate di leggerli, ora che viene estate e forse avrete tempo. Ma vi avverto: dovrete anche confrontarvi con la vostra coscienza.
Già perchè credo che nessuno di noi possa dire che il Nord sia estraneo alle malefatte del Sud. Se ne volete una prova, andate al'ultimo capitolo di Gomorra, il libro di Saviano, e leggete cosa dice degli "stakeholder", ovvero quei personaggi in giacca e cravatta che trattano "l'imbucamento" dei rifiuti, soprattutto quelli più pericolosi, a costi molto più bassi di quelli necessari per lo smaltimento in sicurezza.
Si legge nel libro: "Molte aziende settentrionali erano riuscite a crescere, assumere, erano riuscite a rendere competitivo l'intero tessuto industriale del paese al punto da poterlo spingere in Europa, liberando le aziende dalla zavorra del costo dei rifiuti che gli era stato alleggerita dai clan napoletani e casertani...". L'operazione Cassiopea del 2003 dimostrò che ogni settimana partivano dal Nord al Sud quaranta TIR ricolmi di rifiuti, ma questa non è stata l'unica strada: altri ne arrivavano da Toscana, Umbria e Molise.
L'operazione "Mosca", coordinata nel 2004 dalla piccola procura di Larino, ha dimostrato lo smaltimento illecito di 120 tonnellate di rifiuti speciali provenienti da industrie metallurgiche e siderurgiche di fonderie settentrionali.
"Vicino a Grazzanise era stata accumulata tutta la terra di spazzamento della città di Milano", afferma Saviano, ma soprattutto i più grandi traffici avvengono tra Veneto e Sud. L'operazione "Houdini" del 2004 che un unico impianto in Veneto gestiva illegalmente circa 200 tonnellate di rifiuti l'anno. Per dirla sempre come lui, lo smaltimento è un costo che nessun imprenditore italiano sente necessario.
Per questa ragione lo stakeolder di cui Saviano racconta ad un tratto afferma: "Ma lo sai che gli stakeholder hanno fatto andare in Europa questo paese di merda? Lo sai sì o no? Ma lo sai quanti operai hanno avuto il culo salvato dal fatto che io non facevo spendere un cazzo alle loro aziende?". Ci sarebbe quasi da ringraziare queste persone.
Ma se la legge, la legalità, la salute delle persone, l'integrità di una nazione fosse in mano a gente così, io preferirei mille volte essere illegale. Se i rifiuti di Napoli dicono qualcosa è che sono stati elemento, causa e determinante di una elezione politica nazionale, dove i valori ed i riferimenti sono stati stravolti e chi era illegale è diventato un galantuomo.
Essi infatti, come ha dimostrato anche recentissimamente la trasmissione Report, non sono per nulla spariti, ma sono semplicemente stati fatti sparire. L'inceneritore di Acerra è l'ultimo anello di questa catena della menzogna: inaugurato due mesi fa, di fatto non lavora. Mancano ancora delle parti e sarà completato solo dopo giugno, ma era importante dare questo segnale in chiave di messaggio elettorale.
Sul sito www.emergenzarifiuticampania.it è possibile controllare le webcam in funzione ma in molti che hanno visitato il sito osservano camini con assenza di fumo e vapori e nessun passaggio nei corridoi di camion che sversano rifiuti. Ogni tanto è possibile notate una jeep della protezione civile e pochi tecnici negli ingressi. Secondo il Presidente Berlusconi "il sito funziona benissimo e l’inquinamento è vicino allo zero nonostante non stia sempre funzionando e che gli stop sono dovuti alla complessità dell’impianto che partirà a pieno regime solo a fine giugno". Sono sfortunati i cittadini che guardano l’inceneritore solo quando non funziona?
Noi abbiamo bisogno di tornare a credere alla verità, non ad una piacevole menzogna e a ciò che qualcuno vuole farci credere, ma per fare questo abbiamo bisogno di tornare a pensare col nostro cervello e non con quello del Grande Fratello.

sabato 23 maggio 2009

Ricordo di Falcone e Borsellino

Oggi è il giorno del ricordo di Giovanni Falcone, e con lui è impossibile dimenticarsi dell'amico Borsellino. La loro morte deve ricordarci ogni giorno che le mafie sono attorno a noi in moltissimi modi, non tutti visibili, ma ognuno di loro uccide la nostra libertà e con essa, la nostra vita.
Ricordiamo insieme a loro anche tutti i loro angeli custodi che non li hanno abbandonati nemmeno nel momento del sacrificio estremo.
Vi vogliamo bene.

venerdì 22 maggio 2009

la storia della libertà

Vi sono momenti in cui la storia ci mette davanti a fatti che non vogliamo ricordare e su cui non vogliamo adeguatamente riflettere. Penso ai segnali che precedettero e seguirono il movimento del '68, i fatti di Praga, di Parigi, i giovani americani che chiedono pace ed ottengono il Vietnam.
Poi l'Italia che incontra un percorso di stragi fasciste e di agguati rivoluzionari che seminano il terrore e la morte. Passando attraverso questi momenti il popolo italiano ha trovato la sua vera identità, la voglia di dimostrarsi orgoglioso ed unito di fronte ad un nemico interno invisibile e spietato.
E' stata sconfitta la logica del terrore dal rifiuto di un modello di società che ha messo fianco a fianco proletari e neoborghesi, contro un disfacimento dei valori e dell'identità nazionale.
Io ho attraversato ragazzo questi anni, e ne ho colto il valore profondo, l'insegnamento che la forza di un popolo è quella di non piegarsi di fronte alla forza, di rispondere con la ragione a chi mostra le armi.
Anche oggi dovremo ricordare questa esperienza e fare in modo che il peso che sentiamo sulle nostre spalle possa essere portato ricordando che i nostri nonni hanno combattuto per la libertà, che i nostri padri hanno difeso la democrazia.
Figli, non pensiate che il vostro futuro dipenda solo da cosa avete oggi. Quello che avete come bene materiale può sparire dalle vostre mani in un momento, solo i valori restano. Ma per questi bisogna lottare in ogni momento, anche e soprattutto quando pensiamo che si possa essere sereni e rilassarsi, credere che la storia interrompa il proprio cammino per lasciarci in pace.
No, la storia non lascia in pace, e la storia non la scrive chi vince, se non nel breve periodo. Alla lunga la storia la scrivono i fatti, le pietre, i libri. Non la scrivono i potenti perchè essi, come tutti gli uomini, sono parte della stessa storia.
Per chi ha la possibilità di vivere il momento, la storia diventa memoria e questa non può cambiarla nessun revisionismo. I fatti si stampano nella memoria, scritte sulla pietra dell'anima.
Potrà cambiare lo sguardo di chi osserva, non ciò che si vede.
Ecco allora perchè vi chiedo di guardare con attenzione e un briciolo di timore a questi giorni che stiamo passando. L'esperienza ci dice che di una persona, di un'emozione, di una cosa sentiamo la mancanza quando essa non c'è più.
E' fondamentale che riusciamo a non perdere la nostra libertà, la nostra capacità di osservazione, il nostro senso critico. Dobbiamo restare fermi sulle posizioni del diritto e con fierezza ribadire che non siamo disposti a perdere la nostra libertà. Soprattutto di fronte a chi questa Libertà l'ha già fatta diventare un semplice sostantivo dentro una sigla politica.
La ricchezza è sempre stata di pochi a danno dei molti che la generavano. Non possiamo essere tutti ricchi, non dobbiamo essere tutti poveri; ma a che serve essere ricchi in un mondo che non è vivo, che non è civile, che non è libero?
Il popolo non delega il potere all'imperatore, egli se lo prende. Ripartire il potere tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario ha un significato straordinario: nessuno può essere sopra le parti, nessuno può essere il Potere. Ma se qualcuno vuole prendere il sopravvento sulle altre parti inizierà proprio screditando gli altri poteri, oppure prendendone via via il controllo, eliminando il dissenso, amplificando il consenso anche quando esso è flebile, ingigantendolo con lo strumento che da sempre l'uomo dispone per accrescere il proprio potere: la paura.
L'uomo è per natura egoista, non bisogna fare molto per scatenare il suo timore verso qualcuno o verso molti, i diversi. Tutti i tipi di diverso.
Ecco figli, a voi chiedo di non farvi vincere dalla paura, di difendere la vostra vita da chi vi vuole divisi e angosciati, poveri di valori in un contesto di ricchezza di menzogna. Non vi chiedo di stare attenti, sarebbe usare in egual modo la paura, anzi: vi chiedo di essere vivi, di essere aperti, di rifiutare chi vi vuole cambiare, di cercare la gioia e la giustizia perchè nulla di ciò che ci appartiene è realmente nostro.
Nemmeno voi, o figli, siete dei vostri genitori, voi appartenete al mondo.

giovedì 21 maggio 2009

L'incubo derivati ed i sogni dei bustocchi

L'incubo dei derivati insiste sopra le nostre teste. Poco a poco, anche le persone meno ferrate sul tema hanno cominciato a capire cosa siano questi benedetti derivati: una spece di slot-machine, partita da una idea positiva, terminata con una roulette russa per le amminsitrazioni locali che hanno intravisto in questa soluzione la possibilità di risolvere buona parte dei propri problemi finanziari a breve.
Cosa significa questo, ad esempio, per la realtà di Busto Arsizio? Il tentativo iniziale era semplice: spalmare i debiti acquisiti dalla gestione un po' corsara della Lega (che aveva portato il debito da 36 a 150 miliardi di lire tra il 1994 ed il 2002), in un periodo di circa 25 anni. Allungare il brodo, insomma, permettendo da un lato di avere a disposizione maggiori risorse ma, dall'altro, aggravare il debito per le amministrazioni future.
In pratica, i nostri figli che amministreranno la città tra 15/20 anni dovranno pagare i nostri debiti, mentre noi oggi ci godiamo un minore carico. Ma poi abbiamo voluto esagerare, siamo andati verso la parte più difficile da cogliere di questa operazione, arrivando a scommettere che avremmo avuto una forbice (con un tetto, "cap", ed un minimo, "floor") entro la quale si sarebbero mossi i tassi di interesse.
Abbiamo perso la scommessa. Purtroppo le cose (come tutti sappiamo) sono andate in modo diverso ed ora stiamo perdendo un bel po' di soldi, per cui uscire da quella operazione ci costerà parecchio, almeno qualche centinaio di migliaia di euro.
E considerando lo stato delle nostre finanze, questo significherà che ancora di più pagheremo gli errori del passato, non solo in termini di investimenti sbagliati, di scelte fuori dalla realtà, di errori tattici e strategici.
I Cinque Ponti, le passerelle, lo stadio di atletica, il Borri, la ex caserma della Finanza: solo questi sono costati alle casse della città 10 milioni di euro. Letteralmente buttati via.

mercoledì 20 maggio 2009

Condannato Mills, ma Berlusconi era il mandante

Io avrei qualche difficoltà a descrivere questo schifo, per cui mi affido alle parole di chi, meglio di me, conosce il problema: Marco Travaglio. Prendo in prestito dal suo blog questo articolo, e vi invito a visionare gli approfondimenti che propone, qualora siate interessati a saperne di più.

Il processo Berlusconi-Mills (noto a tutti, grazie a un’informazione serva, soltanto come il “processo Mills”: si diceva il corrotto, ma non il corruttore) non ha nulla di spirituale né di trascendente. E’ una sporca storia di corruzione, il paradigma del modus operandi di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Un grande corruttore che ha sempre comprato tutto e tutti, avendo sempre avuto la fortuna di incontrare gente comprabile.
lI suo gruppo comprava la Guardia di Finanza perché chiudesse gli occhi sui libri contabili taroccati. Comprava politici, da Craxi in giù, in cambio di leggi à la carte. Comprava giudici, da Vittorio Metta in giù, per vincere cause civili perdute in partenza, come quella che scippò la Mondadori a De Benedetti per dirottarla nelle mani del Cavaliere. Pagava persino la mafia, per motivi facilmente immaginabili. Per sapere tutto questo non era necessario attendere la sentenza di ieri: bastavano tutte le altre, emesse negli ultimi 15 anni nella beata indifferenza della quasi totalità della stampa e della totalità della televisione, per non parlare della cosiddetta opposizione. Ora il Tribunale di Milano ci informa che il Cavaliere comprò con 600 mila dollari anche un falso testimone, il suo ex consulente inglese David Mackenzie Mills (che gli aveva costruito un sistema di 64 società occulte, nei paradisi fiscali), per garantirsi “l’impunità e i profitti” nei processi Guardia di Finanza e All Iberian.
Il tutto nel 1998-99, quando era già travestito da politico, aveva già guidato un governo e si accingeva a guidarne altri due. Ma anche questo si sapeva da anni. O meglio: lo sapeva chiunque avesse dato un’occhiata alle carte del processo o ne fosse stato informato. La sentenza doveva semplicemente sanzionare penalmente una condotta già assodata. Perché uno dei due protagonisti, David Mills, aveva confessato tutto al suo commercialista Bob Drennan, in una lettera che pensava sarebbe rimasta top secret: “… la mia testimonianza (non ho mentito ma ho superato curve pericolose, per dirla in modo delicato) aveva tenuto Mr B. fuori da un mare di guai nei quali l’avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo… Nel 1999 mi fu detto che avrei ricevuto dei soldi… 600 mila dollari furono messi in un hedge fund… a mia disposizione…”. Purtroppo per lui (e per “Mr B.”), Drennan lo denunciò al fisco inglese, così la lettera finì sul tavolo dei pm milanesi. Interrogato a botta calda, Mills confessò a verbale che era tutto vero, salvo poi ritrattare con una tragicomica e incredibile retromarcia.
La sentenza di ieri aggiunge la sanzione a ciò che chi voleva o poteva sapere già sapeva: il nostro presidente del Consiglio è, per l’ennesima volta, un corruttore, per giunta impunito per legge. Ha comprato un testimone in cambio di una falsa testimonianza. Un reato commesso per occultarne altri, a loro volta commessi per nasconderne altri ancora. Ora che è di nuovo al governo, per garantirsi l’impunità non ha più bisogno di corrompere nessuno: gli basta violare la Costituzione con leggi come la Alfano, approvata e promulgata nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto contrastarla e respingerla. La stessa indifferenza, salvo rare eccezioni, ieri ha accolto un verdetto che in qualunque altro paese avrebbe portato su due piedi all’impeachment. Lo stesso silenzio di Mills. Che però, almeno, si faceva pagare bene.

domenica 17 maggio 2009

La crisi c'è, eccome. Ecco i numeri.

In queste ultime settimane tutti gli indicatori finanziari ed industriali danno chiarissimi segni che la crisi è ancora molto lontana dall'essere risolta. L'ultima notizia riguarda il potere di acquisto dei salari in Italia: con un salario netto di 21.374 dollari, l'Italia si colloca al 23/o posto della classifica dei 30 paesi dell'Ocse.
Questo significa che il costo del lavoro nel nostro paese è già sotto la media internazionale, mentre il costo dei beni è decisamente più alto. Questo significa anche che in qualche modo i lavoratori italiani si barcamenano quando hanno un lavoro, ma sono davvero in difficoltà quando il lavoro non c'è più.
In queste condizioni dovrebbe essere interessante per investitori di altri paesi venire ad investire in Italia, se non fosse per le tasse che si pagano, visto che la manodopera è tra le più qualificate del mondo e la produzione ha nicchie di assoluta eccellenza; eppure tutto questo non sembra bastare per farci restare ai bordi della crisi.
Un altro fattore che ha fatto da ammortizzatore per la nostra economia è la situazione del credito delle nostre banche, le quali hanno avuto difficoltà anche grandi solo perchè nei loro portafogli erano presenti notevoli quantità di titoli "spazzatura", quelli sui quali tutte hanno fatto speculazione e che adesso sono solo carta straccia. Ma in Italia il credito era da sempre a basso rischio proprio perchè le banche hanno sempre avuto un atteggiamento molto cauto (ed uso un eufemismo) nei confronti degli investitori.
Ma questi sono gli unici indicatori positivi, ammesso che prendere una paga inferiore agli altri paesi possa essere positivo... Tutto il resto dice solo di un pauroso arretramento ad ogni verifica degli indici sia interni che internazionali.
Il PIL, il prodotto interno lordo crolla nei primi tre mesi dell'anno. Va giù del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2008 e del 2,4% nel confronto con i tre mesi precedenti. E' il peggior risultato da 29 anni a questa parte ed esattamente dal 1980, quando ha inizio la nuova serie storica confrontabile. E' il quarto calo consecutivo per l' economia. Secondo i calcoli dell'Istat, il ribasso già acquisito per l' intero anno è del 4,6%: significa che questa sarà la performance finale del Pil se le variazioni dei prossimi trimestri saranno nulle.
Pesante anche il crollo delle entrate fiscali nei primi due mesi dell'anno. Azzoppato dalla crisi economica e dalla recessione, il gettito di gennaio e febbraio è diminuito, rispetto allo stesso periodo del 2008, del 6,6 per cento: all'appello delle casse dello Stato mancano 4 miliardi riducendo gli incassi a 56,8 miliardi. L' Iva, l'indicatore più sensibile al calo dei consumi (ma potrebbe risentire anche di un aumento dell' evasione), è crollata del 9,7 per cento perdendo 1,3 miliardi. L'Ires, pagata dalle imprese, è precipitata del 64,2 per cento. Regge l'Irpef, sostenuta soprattutto dal lavoro dipendente, con un calo del 2,2 per cento. Calo generale comunque per tutte le voci legate in qualche modo al tenore di vita: dall' imposta di consumo sul gas metano (9,5%) all' imposta di registro (14,9%).
Tutti questi dati dovrebbero far tremare le vene ai polsi dei nostri governanti, se aggiungiamo l'onere derivante dal terremoto in Abruzzo. Anche qui l'altalena politica sui contributi della Comunità Europea è stata patetica: non li vogliamo, ma se ce li danno li prendiamo.
Ed i costi per la ricostruzione richiedono fondi che oggi non ci sono. Anzi, a questo proposito, la situazione del debito pubblico è assai preoccupante, anche perchè quasi tutti i paesi industrializzati hanno preso sulle spalle del debito pubblico buona parte degli oneri derivanti dai vari "buchi" creati da banche, assicurazioni e privati. Stando alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), il rapporto tra il debito pubblico e il Pil negli Stati Uniti passerà dal 63% del 2007 al 107% nel 2014; in Giappone, dal 188% al 234%; dal 66% al 91% in Eurolandia; e dal 103% al 129% in Italia. Sono solo stime, ma rendono l' idea dell'enorme espansione del debito che sta avvenendo contemporaneamente nel mondo.
Io credo che la crisi sia in realtà ora in una fase di stallo, che il prossimo passaggio possa essere una piccola ripresa, ma il fatto è che non ci sono segnali certi nè di quando nè per quanto essa possa avvenire. Di certo il 2009 non potrà rimontare tutto il disavanzo che abbiamo accumulato: sarà un anno di sofferenza e di speranza per il futuro, ma sarà anche il caso che il Governo Pinocchio la smetta di tenere questo atteggiamento nei confronti dell'Italia e degli italiani e si assuma fino in fondo le proprie responsabilità, attuando finalmente misure in grado di essere un correttivo efficace a questa situazione.

venerdì 15 maggio 2009

Incidenti e lutti

Torno in città dopo un viaggio di lavoro di alcuni giorni e scopro che tutte e tre le signore coinvolte negli incidenti di domenica sono defunte. Provo profondo dolore per loro ma, soprattutto, per i loro parenti. Per quello che vale, porgo loro le mie più sentite condoglianze.
Ieri ero stato intervistato da una giornalista della Provincia che mi chiedeva cosa pensassi della proposta della consigliera Regionale Ruffinelli di abbassare il limite di velocità in città a 30 all'ora: per questioni di sintesi e di spazio forse non è stato colto del tutto il significato della mia risposta.
A ciò posso rimediare sfruttando questo spazio. Il concetto è molto semplice: imporre un limite inferiore potrebbe non essere una valida risposta la problema, anzi per certi versi potrebbe essere una sorta di innesco per nuovi e più gravi incidenti.
La questione è: perchè gli incidenti di questo tipo avvengono? Sicuramente nessuno pensa deliberatamente di crearli, ma altrettanto certamente vi sono alcune condizioni che ne facilitano l'innesco. Direi che nella guida in città vi sono principalmente due tipi di cause: la prima tocca il conducente, la seconda la viabilità.
Riflettiamo un attimo sulle condizioni in cui, in molti casi, ci sediamo al volante oggi: stanchi, stressati, sempre in corsa con noi e con gli altri: usiamo l'auto per comodità, ma spesso è un impiccio, soprattutto quando dobbiamo parcheggiare. Velocità è spazio diviso il tempo, quindi quando abbiamo poco tempo aumenta la velocità. L'attenzione è spesso dedicata, mentre siamo al volante, a tantissime cose tranne che alla guida: la ricerca dell'ultimo CD, la sintonia della radio, il cellulare che squilla, il navigatore che ci porta altrove, il cruscotto che ci parla... se abbiamo degli ospiti a bordo, possiamo parlare ma senza perdere la concentrazione nella guida.
Spesso siamo nervosi già prima di entrare in auto, preoccupazioni di lavoro o di famiglia ci tolgono attenzione e questo si somma alle tante situazioni simili che vivono le persone che abbiamo attorno, nelle loro scatole di metallo.
Queste cose le scuole guida non le insegnano, oppure solo un istruttore scrupoloso le introduce, ma l'allievo alle prime guide pratiche è più teso a controllare i propri movimenti e a tenere l'auto in strada che prestare attenzione alle parole. Quando finalmente si ottiene la patente, si diventa automaticamente piloti esperti, e nel giro di poche ore si guida spavaldi, sicuri, immortali. Ingenui!
Questo però accade anche a chi da anni guida tutti i giorni: la distrazione, il riflesso incondizionato può essere causa di gravi conseguenze. Anche l'automobilista più esperto deve metterlo in conto, ma qualche volta l'esperienza, se non può impedire l'incidente, almeno può aiutare a ridurne gli effetti. Le condizioni atmosferiche costituiscono un'altra importante variabile, soprattutto il ghiaccio e la pioggia, oltre alla nebbia, situazioni non improbabili dalle nostre parti.
A questo si uniscono gli elementi di una viabilità problematica, caotica, in alcuni casi devastante. Parlo delle condizioni di traffico, ma anche e soprattutto delle condizioni dell'asfalto. Guido da più di trent'anni, ma strade come negli ultimi dieci anni (non solo a Busto) non le ho mai viste: buche, rappezzi, seganletica mancante sia orizzontale che verticale... vi sono a Busto strade dove sembra di effettuare delle gimcane tra solchi, buchi e tombini.
Manca la segnaletica, ma non mancano i cartelloni pubblicitari, che talvolta distraggono la guida. Di sera o di notte le strade non sono sempre ben illuminate e gli attraversamenti pedonali non sono sicuri. Mancano i marciapiedi in molti luoghi anche particolarmente frequentati, le piste ciclabili sono ridicole e spesso anche quando ci sono, i ciclisti preferiscono la strada normale.
In definitiva a Busto (ma non solo, perchè spesso si finisce a fare le cose "perchè le fanno tutti così") manca una seria politica urbanistica e viabilistica che salvaguardi il bene più prezioso: la persona umana. Lo stesso Piano Urbano del Traffico, da un decennio da me invocato, potrebbe non bastare. Serve una coscienza delle cose e misure vere di sicurezza e protezione.
Voglio provare anche a dare qualche messaggio positivo: quando ci apprestiamo a salire in auto, proviamo a pensare a ciò che stiamo facendo. Da piccolo mio padre aveva sul cruscotto della Bianchina (la nostra prima auto) un portafoto magnetico con le effigi mie e di mia madre, dove in mezzo una targhettina diceva "Guida con prudenza". Facciamo che questa benedetta prudenza sieda sempre al nostro fianco, non gettiamola fuori alla prima curva come l'Armando di Jannacci.
Teniamo sempre in efficienza la nostra auto, soprattutto freni, fari e tergicristalli.
Spegnamo tutti i segnali sonori che ci distraggono, usiamo radio o lettori CD ma con un volume che ci consenta di sentire anche i rumori esterni, soprattutto spegnamo il cellulare o facciamo che se proprio lo dobbiamo usare, ci fermiamo e parliamo a bordo strada.
Se usiamo il navigatore facciamolo con perizia e comunque guardiamo i cartelli indicatori e la segnatica: se ci manda in un senso unico, non infiliamoci contromano.
Se le condizioni del fondo stradale sono critiche, si può anche rallentare. Non prendiamo sempre gli errori degli altri come giustificazione dei nostri.
E da ultimo, usate di più i mezzi pubblici, dove possibile. Chiediamo mezzi migliori e servizi più capillari, che consentano di rinunicare con maggiore facilità all'auto, soprattutto in città. E' possibile; inoltre, se usate la bicicletta o siete pedoni, rispettate le auto, se volete che loro rispettino voi. Vedo pedoni che si gettano sulle strisce pedonali senza dare tempo agli autisti di frenare: anche questo è un gesto incosciente. Biciclette e motorini stiano il più a destra possibile, senza occupare tutta la corsia.
E non aspettate di vedere una pattuglia per comportarvi bene al volante. Proviamo a farlo sempre.

martedì 12 maggio 2009

Coerenza e immigrazione

Una campagna fotografica di qualche anno fa di Oliviero Toscani per Benetton, davvero molto dura ma vera, mostrava le immagini di alcuni organi interni di uomini di diverse razze: erano tutti identici.
In questi giorni il nostro governo sta respingendo barconi di immigrati che arrivano sulle nostre coste. Clandestini, sì, ma anche rifugiati politici che vengono respinti contro tutte le convenzioni internazionali.
Ministri e Presidente si dannano l'anima per giustificare questi oltraggi al rispetto degli accordi internazionali, alle stesse regole della Comunità Europea, alla quale l'attuale Governo però ha sempre dedicato scarsa attenzione.
D'altra parte la Lega appartiene al gruppo degli euroscettici, però da quattro legislature il nostro concittadino Francesco Speroni si guadagna la pagnotta facendo avanti e indietro da Bruxelles.
La vita è piena di coerenza e soddisfazioni, per chi è in grado di reggere il gioco.
Ma la coerenza non è un argomento che fa guadagnare voti, anzi semmai li fa perdere.
La campagna contro l'immigrazione, l'immigrato come elemento pericoloso e, soprattutto, diverso da noi nei costumi e nella cultura: questi argomenti fanno guadagnare voti.
Due immigrati irregolari a Palermo hanno fermato un maniaco assassino che ha preso a martellate una coppia di anziani davanti alla stazione ferroviaria, mentre decine di persone stavano a guardare: a loro è stato concesso un permesso di soggiorno straordinario.
Quando accade un incidente sul lavoro ad un immigrato è sempre al primo giorno di lavoro, anche quando lavora lì da mesi o anni. Gli immigrati stanno tenendo alto il nostro tenore di vita, ma per noi sono sempre tutti irregolari, ladri, criminali.
Basta. E' ora di dire basta a queste fesserie, a questi luoghi comuni, a queste banalità che ci fanno sentire più tranquilli, più sicuri. Balle.
Adesso anche la Chiesa si sta preoccupando e prende posizione, ma potranno cambiare idea gli elettori cattolici che votano a destra? Sinceramente, non credo.
Vizi privati, pubbliche virtù è una legge antica ma sempre attuale.

lunedì 11 maggio 2009

Un anno vissuto insieme

Mercoledì 13 maggio questo blog festeggerà il suo primo anno di vita. Per questo primo anno avevo promesso di fare un commento al giorno, questo che sto scrivendo è il 360.mo post: credo di aver mantenuto la promessa dal punto di vista numerico.
Ma la scommessa che mi promettevo era soprattutto qualitativa, e questo lo potete dire solo voi se è vinta oppure no.
Io posso solo dire che spesso i miei commenti sono stati ripresi dalla stampa locale, non sono passati inosservati; ma devo anche dire che ciò che spesso io credevo potesse essere davvero di interesse, è passato ai più praticamente inosservato.
Adesso però vorrei cambiare genere, anche perchè il mio lavoro chiede sempre più tempo e quindi il mio mio impegno sul blog dovrà diventare ancora più qualitativo.
Quindi prossimamente spero potrete trovare qualcosa di interessante anche qui.

venerdì 8 maggio 2009

Il bilancio sociale

Una delle grandi novità promesse dalla Giunta Farioli era il Bilancio Sociale. Non abbiamo mai capito bene cosa fosse, ma il solo nome è affascinante. Allora perchè non provare a leggere il bilancio in una forma diversa, come potrebbe essere quella di verificare, oltre ai numeri, se le attese della città sono riscontrate da questa giunta, o quanto meno, di capire cosa pensano i cittadini di questa città.

Ogni giunta eredita ciò che le precedenti, nel bene o nel male, hanno lasciato alla città. In questi ultimi 15 anni abbiamo assistito a giunte che, in un modo o nell'altro, sono sempre riuscite a lamentarsi di ciò che chi li aveva preceduti aveva lasciato.

Stabilito che nessuno di questa parte della minoranza ha mai fatto parte di maggioranze in questo periodo, possiamo parlare di questo periodo dicendo un generico “voi” per indicare chi governava.

Un bilancio è fatto da numeri, ma non solo.

Abbiamo assistito, come corollario a questo bilancio, alla polemica con la giunta di Gallarate, che lasciamo tutta ai protagonisti, che dimostrano di non riuscire ad intendersi nemmeno stando dalla stessa parte della barricata.

Ma una cosa è innegabile: Busto Arsizio, a differenza di Varese, Gallarate o Legnano, potrà avere una minore imposizione fiscale, ma offre ai propri cittadini un'immagine di gran lunga inferiore a quelli di queste città, che stanno cambiando completamente il loro aspetto, nel bene o nel male.

Se quindi valutiamo il vostro operato partendo da queste due prime considerazioni, dal punto di vista sociale, possiamo dire senza timore di smentite che il debito assunto nel passato è ora un macigno che pesa ora sui nostri conti, ora aggravato dal peso dei derivati, che impedisce di sviluppare un concetto diverso di città, anche quando potremo avere una città più bella, vivibile e pulita. Dal punto di vista sociale queste sono le cose che contano.

Invece abbiamo strade piene di buche come una forma di groviera. I nostri badilanti sono ormai specializzati nel gettare qui e là un po' di bitume per riempire quelle che questa primavera sono ormai delle voragini sull'asfalto.

Ma non è solo questo: provate ad esempio a percorrere via Lonate. Qualche tempo fa l'ho definita un surrogato di Gardaland, l'attrazione “Camel Trophy”, e questo mio giudizio è stato anche condiviso da qualche elemento di spicco della maggioranza, ma non è stato fatto nulla da quasi due anni a questa parte. Così come Via Vespri Siciliani, che ha ospitato migliaia di persone le quali hanno potuto constatare che quella che avevano sotto i piedi a malapena poteva essere definita un viottolo di campagna in cattive condizioni. Così valorizziamo le nostre tradizioni e le nostre bellezze artistiche!

E per quanto riguarda la viabilità, ricordo le opere che attendono da tempo di essere realizzate: le rotonde sul Sempione, il sottopasso di Sant'Anna e tra qualche tempo potremmo mettere anche il sottopasso di Sacconago presso la zona industriale; ma soprattutto, anche perchè è stata una promessa ai cittadini del quartiere Santi Apostoli, la sistemazione dei due sottopassi di via Tasso e XX settembre. Un intervento che ha un costo limitato e che l'Assessore Girola mi ha confermato poter essere realizzato a breve. Certo, a breve, altrimenti i prossimi temporali potranno di nuovo proporre l'allagamento dei sottopassi ed allora potrebbe davvero essere difficile giustificarsi. E questo non lo sto dicendo solo a Girola, ma a tutti coloro che hanno responsabilità in materia.

Gli oneri di urbanizzazione rappresentano una entrata, ma anche l'indice di avanzamento della cementificazione nell'area urbana. Abbiamo tanto discusso lo scorso anno dei piani integrati di intervento, ed oggi non possiamo che constatarne il blocco. Abbiamo una città che sembra sospesa tra ciò che era e ciò che non è ancora e forse non sarà mai. Così come l'intervento sul Campus di Beata Giuliana, che oggi più che mai appare come una chimera elettorale.

Ampie zone del centro città urlano vendetta, ma a parte qualche sistemazione temporanea, regna il degrado. Un esempio per tutti, la zona di San Michele: il prosciuttone. Ma è la stessa storia per tutti i centri storici. E, quasi una legge del contrappasso, la situazione del verde pubblico? Il parco Busto 2000, che fine ha fatto?

La bonifica delle aree presso l'incenitore ACCAM? E su questo punto mi fermo qui, anche se si sarebbe ancora molto da dire.

Ma perfino quando si è fatto qualcosa la situazione è stata deficitaria: basti parlare della zona dei Cinque Ponti e delle passerelle. La gente ricorda i disagi, i commercianti i danni subiti.

Noi oggi ci rattristiamo per i soldi costati quei monumenti all'inutilità. Oppure lo stadio di atletica...

E da ultimo, ma non per ultimo, ecco le vicende che toccano in modo più profondo le nostre convinzioni di cittadini del Profondo Nord: vivere, o meglio convivere, con la criminalità organizzata, scoprirci di botto non più pervasi da qualche birbanteria rintuzzabile con la ronda di turno, ma eufemisticamente “minacciati” da una incombente cappa di criminalità organizzata.

Perfino la nostra sacra ProPatria è stata in pochi mesi gettata nella serie inferiore, riabilita, portata in vetta ed ora in bilico, con il vecchio presidente finito in galera.

Qual è il peso sociale di queste cose, come le sente su di se il cittadino?

La gente vorrebbe sapere cosa vuole fare questa città e chi la governa. Un bilancio consuntivo tira delle somme, e in questo bilancio mi sembra evidente un eccesso di parole ed un difetto di azioni concrete.

mercoledì 6 maggio 2009

Non tutte le buche vengono per nuocere

Mi permetto una segnalazione: da una buca apparsa in fondo a piazza Manzoni, quasi di fronte alla farmacia, si può osservare che il vecchio selciato della piazza fatto di cubetti di porfido rosso esiste ancora.
Della cosa dovrebbe essere conservata notizia, insieme ad una eventuale mappatura di tutti i tratti stradali che, in precedenza fatti di quel materiale, possano un giorno essere riportati, a fronte di una diversa interpretazione urbanistica, ad antico splendore.
A mio modesto parere, la città avrebbe tutt'altro valore ed eleganza se almeno il centro e le zone pedonali o a traffico limitato potessero essere tutte contraddistinte da una pavimentazione in porfido. Non trovate?

Il bilancio dei numeri e il bilancio dei servizi

In certe occasioni mi sembra di essere come il peggiore telegiornale: commento solo le notizie negative, le aspettative della gente disillusa da tante cattive performance delle amministrazioni pubbliche. Purtroppo c'è chi ne dà occasione in modo sconsiderato. Venerdì sera parleremo di bilancio in consiglio comunale, ed oggi i commenti sono tutti improntati alla esaltazione di un bilancio che diminuisce l'incidenza dei mutui e fa calare il costo della politica.
Mi permetto di affermare che sono due falsi in atto pubblico. Il primo, perchè riporta di un ragionamento al netto dell'effetto (devastante) dei derivati sui nostri conti, il secondo perchè fatto in termini assoluti, senza considerare che il "risparmio" è dovuto ai mesi in cui il Sindaco era anche consigliere regionale (e fino a prova contraria, i cittadini che pagano l'IRPEF Regionali mantengono anche quelle persone) ed ai periodi in cui mancavano due assessori, che per mesi non sono stati sostituiti.
Quello che si dovrebbe in realtà misurare è l'efficienza dei costi della politica, in rapporto ai giorni lavorati. In pratica, si dovrebbe ragionare prendendo i costi di assessori e sindaco e dividendoli per la somma dei giorni da loro lavorati, confrontandoli con un indice di gradimento del lavoro svolto. Un indice, sono sicuro, che sarebbe molto basso. Tralascio il lunghissimo elenco che dovrebbe comprendere le condizioni delle strade, del verde pubblico, dei tempi attesi per la burocrazia, la mobilità infernale e le opere buffe e dispendiose. Mi limiterò ad un solo caso, quello dei mezzi pubblici passati da AGESP Trasporti a STIE.
Una cosa che mi ha sempre incuriosito è capire come mai un servizio che alla città (attraverso AGESP) costava un capitale in perdite, ora passato alla gestione di STIE, che già ne era partner (al di là di ritirare con una manciata di euro tutto il parco vetture, un capitale di gran lunga maggiore), come si poteva sperare che il servizio miracolosamente cambiasse. Mi sembra quanto meno surreale.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti (i genitori che hanno figli che usano il servizio scuole): bus in ritardo o che non passano, presidi che si lamentano e si coalizzano per ottenere maggiore attenzione, per chiedere che i ragazzi (che poi con queste cose ci giocano) possano arrivare a scuola per tempo. In alcuni casi, e lo posso testimoniare per esperienza diretta, i ragazzi sono stati lasciati letteralmente per strada: ho un figlio all'ITIS ed una all'Artistico, non è la prima volta che per tornare a casa devono chiamare qualcuno che li vada a recuperare. Oppure che i passaggi delle corse avvengano senza rispettare le coincidenze, con persone che si sbracciano a fermare il bus che sta lasciando la fermata mentre questi scendono dall'altra parte della strada (scena vista qualche giorno fa in via Foscolo).
I fatti riportati in cronaca dai quotidiani non sono che una parte dei tanti casi che accadono; altri spariscono nella rassegnazione di un servizio che viene definito "eufemisticamente non eccezionale". Bisogna fare gli acrobati della lingua italiana per evitare di scivolare nello sconcio per descrivere la situazione.

martedì 5 maggio 2009

Divorzi all'italiana: quale stile di famiglia?

Sarebbe fin troppo facile in questo momento fare illazioni e sparare a zero sulla serietà del nostro Primo Ministro, ma se a farlo è l'Avvenire, quotidiano dei cattolici italiani, la cosa cambia d'aspetto.
In realtà, non ricordo che alcun Presidente del Consiglio nella storia repubblicana abbia portato la propria vita privata così in vetrina come l'attuale Premier.
In precedenza, ma parliamo della prima metà del secolo scorso, chi fece diventare pubbliche le proprie passioni extraconiugali, fu un certo Benito Mussolini, che diede tantissimi dolori alla moglie, donna Rachele, fino ad arrivare a morire di fianco ad un'altra donna, Claretta Petacci.
Altri tempi, si potrà dire. Già. Ma non so fino a che punto questa può essere un'attenuante per un uomo che da quindici anni pretende di governare l'Italia. E che come primo messaggio alla nazione afferma immediatamente che questo fatto non gli farà perdere consenso.
Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i latini: la giustificazione non richiesta rende veritiera l'accusa.
L'Avvenire in passato chiuse un occhio, forse perfino entrambi, su certi atteggiamenti del Berlusca, e quando lui fece quel famoso tabloid che distribuì, non richiesto, nelle case di tutti gli italiani, all'interno vi erano riportate affermazioni di stima e di apprezzamento per la sua famiglia formulate perfino da vescovi. Dimenticando di dire che quel "modello di famiglia" proveniva da un precedente matrimonio fallito e nel quale comunque erano nati Piersilvio e Marina.
Inutile aggrapparsi alle vicende personali del suo collega Sarkoszy (molto più giovane di lui) per avere una giustificazione morale: a 73 anni sarebbe naturale per quasiasi persona, ormai plurinonno, assumere comportamenti più responsabili ed adulti, figurarsi quando questa persona ha anche un ruolo istituzionale di primo piano.
Ed allora come non apprezzare persone come Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, che da oltre 50 anni vive felice con la signora Clio? E tutti i personaggi più in vista della sinistra italiana? Facciamo qualche nome: Bertinotti, Prodi, Veltroni, Fassino, Franceschini, Bersani, D'Alema: tutti con la propria prima ed unica moglie.
Non ci sono compagne, la famiglia è una e vera. Adesso mi dite perchè quando sento parlare di difesa dei valori della famiglia mi debba sempre cadere davanti l'immagine di Casini, che di famiglie ne ha due? Non sarebbe il caso di smetterla con certe fandonie e cominciare a valutare le persone per quello che sono, e non per quello che dicono di essere?

lunedì 4 maggio 2009

Giovani ed anziani i meno protetti dalla società

In questi giorni la città è stata percorsa da una serie di sagre e feste di quartiere, che hanno fatto affluire moltissima gente anche da fuori, segno di una vivacità locale, di un fermento che a livello di quartiere o parrocchia ha messo in gioco molte risorse umane, ottenendo grande successo, soprattutto quando c'è stato tempo buono.
Questo segno di attiva partecipazione viene oggi smorzato da alcuni segnali riportati dai quotidiani: alcuni quartieri lamentano un senso di insicurezza, quasi di paura, soprattutto verso alcune aree (parchi) e fasce di età (giovani, persone anziane).
Nel contempo, abbiamo anche un altro segnale che si pone in una via intermedia tra questi due: l'iniziativa "Siticibo" promossa dal Rotary, ma supportata da diverse associazioni di volontariato che si pone l'obiettivo di raccogliere cibo cotto e fresco, diversamente destinato a finire tra l'immondizia, da destinare ai più bisognosi, pronto per il consumo.
In tempo di crisi, questo fatto è un segnale di attenzione che va elogiato perchè permette di lavorare nella linea del recupero, della riduzione dello spreco, affinchè le fasce sociali più deboli possano godere di un poco di benessere.
Viene però da chiedersi come mai si debba arrivare in fondo alla "catena alimentare" per dare sollievo a chi non ha la possibilità di porsi più avanti nella scala sociale. Viene da chiedersi chi sono queste persone e perchè debbano essere "costrette" a mendicare cibo per poter sopravvivere.
I numeri riportati nell'articolo della Provincia di oggi 4 maggio 2009 sono drammatici, si parla di 3.500 persone che potranno godere di questo servizio e le parole del Presidente del Rotary dovrebbero essere come lame che trafiggono le nostre coscienze: "...una delle aree più ricche d'Italia nasconde nicchie di povertà insospettabili".
Dunque, egli conferma la mia tesi che coloro che troviamo presso gli uffici pubblici a chiedere assistenza non sono che una parte di coloro che effettivamente necessitano di assistenza, a cominciare dal supporto alimentare.
La forbice che si è scavata in questi anni tra chi è ricco e chi è povero è davvero impressionante: la filosofia liberista (più che liberale in senso stretto) afferma che chi non ce la fa è fuori dal mercato, e non si pone troppo il problema di come recuperare queste persone nel ciclo produttivo ed economico. Esso relega la povertà ad un sottoprodotto della società consumistica, quasi una sorta di effetto collaterale inalienabile.
Ad essere maggiormente esposte a questo rischio sono le persone che non sono ancora o non sono più nel percorso attivo, quindi giovani e anziani. Allora mi viene un dubbio: che le affermazioni di coloro che si lamentano della sicurezza in alcuni quartieri (ma un po' tutti alla fine, a rotazione) ed indicano giovani ed anziani come oggetto di ogni potenziale rischio fisico di aggressione, furto o violenza, in realtà non percepiscano anche questo effetto di latente violenza ed abbandono delle istituzioni nei loro confronti, come elemento fondante della loro insicurezza odierna? Penso allora che sarebbe quanto mai opportuno fermarsi a ragionare su questi rapporti di causa-effetto, magari ne potremmo trarre qualche sorprendente riflessione.

domenica 3 maggio 2009

Veronica dice basta e chiede il divorzio

In questi giorni sono successe alcune cose che dovrebbero far capire meglio agli italiani in che razza di pasticcio si sono cacciati credendo ancora una volta alle promesse di Silvio Berlusconi.
Prima che accadesse il terremoto in Abruzzo, Silvio stava perdendo consensi a botte di 4% al mese.
Ma quella disgrazia per l'intero paese si è dimostrata un toccasana per il Presidente il quale ha potuto ancora una volta fare leva sul fascino indiscreto delle promesse, ovvero il campo dove il nostro è un vero campione. Peccato che pochi si ricordino a distanza di tempo di verificare se le cose che ha detto siano poi diventate realtà.
Proprio "il fare" gli ha permesso di riguadagnare parte del consenso che lo portato a riguadagnare posizioni, che poi lui ha immediatamente moltiplicato fino ad un fantastico 75%, nel senso che una tale percentuale esiste solo nella sua fantasia.
Ma poi sono iniziate a succedere alcune cose che oggi rischiano davvero di sommergere la sua immagine: l'agenzia Freedom Press che dice che l'informazione in Italia oggi è meno libera, condizionata proprio dal fatto che il premier sia anche uno dei maggiori detentori di controllo diretto sui media, quindi la moglie Veronica che denuncia lo scandalo delle veline che il marito vuole fare eleggere in Europa, alla fine la stessa Veronica che decide, forse non senza un pizzico di interesse personale, di troncare una situazione che da troppo tempo la vede in una situazione di estrema tensione familiare, ed oggi chiede pubblicamente il divorzio da Silvio.
Non voglio commentare questo fatto, solo prenderne atto, cosa che faranno senz'altro anche gli italiani. una buona fetta di credibilità di Berlusconi poggiava proprio sulla sua famiglia, anche se molti dimenticano di dire che questa è la sua seconda famiglia. Anzi era.
Purtroppo si rischia di vedere concentrata in una questione di famiglia una questione nazionale, e questo non lo trovo giusto.

sabato 2 maggio 2009

Una proposta per l'uso intelligente dell'auto

Il quotidiano "Il Giorno", nell'edizione del primo maggio a pagina 11, riportava il titolo "Serve il car-pooling per ridurre i veicoli", ed il riferimento era alle auto che ogni giorno frequentano la A8 da Varese a Milano. Ho già avuto modo di ricordare la mia proposta "LIBERALASTRADA", che va in questo senso, e che per me costituisce una base di lavoro molto valida per questo tipo di problema.
Riprendo brevemente i contenuti. Attraverso una campagna di sensibilizzazione, reclutare gli interessati alla proposta fornendo loro una alternativa alla percorrenza quotidiana in solitario dell'autostrada. Gli enti che partecipano (comuni, province, regione) dovrebbero formare un ente apposito, dotato di forma giuridica, in grado di provvedere alla raccolta delle iscrizioni e alla formazione delle persone che chiedono di entrare a far parte dell'iniziativa.
Gli utenti verrebbero formati all'uso corretto degli strumenti da applicare all'iniziativa e quindi formati al rispetto di alcune regole di base (comportamentali e funzionali), fornito loro un tesserino di riconoscimento e create le infrastrutture (parcheggi, coordinamento dei mezzi pubblici sul territorio) che permettano l'uso di questo sistema.
I benefici si misurerebbero in minor utilizzo dei mezzi privati (se ne riduce il numero sulle autostrade), minor numero di incidenti, meno morti e feriti sulle strade, maggior prudenza (ai guidatori verrebbe data la possibilità di seguire corsi di guida sicura).
Io mi auguro solo che tra tutte queste proposte ne esca finalmente una che sia in grado di aiutare a risolvere il problema del traffico autostradale e del miglior utilizzo possibile di questa risorsa, affinchè non sia solo un sogno quello di trovarci un giorno a disporre intelligentemente delle risorse che abbiamo a disposizione.

venerdì 1 maggio 2009

Il lavoro può cambiarti

Una volta mi piaceva guardare i film di Fantozzi: quando sono usciti ero un ragazzo e quello che vedevo mi sembrava talmente grottesco che mi divertiva tutta quella esagerazione.
Oggi non li guardo più, non mi diverto più a guardare una cosa che era ed è vera. Quelle esagerazioni adolescenziali sono diventate la realtà quotidiana: dalla lotta col mezzo che ti deve portare al posto di lavoro, al capo che impone le sue idee e, quando vanno bene il merito è suo, quando vanno male la colpa è tua.
Da capo ho cercato di non prendere mai questi atteggiamenti, il risultato è stato che il mio capo (quello con le poltrone di pelle umana) mi ha sempre detto che io ero troppo tenero e che dovevo cambiare il mio atteggiamento nei confronti dei sottoposti, cosa che ho puntualmente rifiutato.
Non ho permesso, infatti, e non permetterò che il mio responsabile cambi le mie convinzioni etiche e morali sul lavoro, sulla dignità del lavoro e sulle motivazioni del lavoro, mie personali e di coloro che collaborano con me (non li ho mai chiamati dipendenti, lo sono nei confronti dell'azienda, nei miei confronti collaborano alle comuni attività).
Ho avuto in questi anni persone fantastiche che hanno lavorato con me, e molti di coloro che non sono più nel mio gruppo continuano a ricordarmi e ricordare i momenti del passato. Questo per me è un grande onore, una vera vittoria.
Alla faccia di coloro che dicono che il capo deve essere odioso e odiato; mi capitò tempo fa di avere di fianco un dirigente dell'azienda ad una festa per gli auguri di Natale, che era davvero simpatico e divertente, direi "alla mano". La mattina dopo entrando in azienda l'ho salutato cordialmente, lui non ha fatto finta di vedermi. Siccome non lascio mai le cose a metà, nel pomeriggio sono passato nel suo ufficio (avevamo già prima un minimo di confidenza) e gli ho chiesto il perchè di quel comportamento: "E' la mia maschera aziendale", mi disse, continuando sulla necessità di assumere un profilo distaccato e neutro nei confronti delle persone.
Gli dissi che era molto triste. "Non farai carriera, altrimenti", fu la sua replica, ed infatti carriera così come la intendeva lui non l'ho fatta. Ma non lo rimpiango.
Oggi, primo maggio, mi piace ricordare questi episodi della mia vita professionale. Sono i momenti in cui mi manca di più la famiglia, dal momento che passo più tempo in ufficio che con loro. Su questo nessun contratto lavorativo potrà mai fare qualcosa...

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