Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

martedì 27 luglio 2010

Giudici indegni, moralità soffocata

Anche domani dovremo registrare un nuovo voto di fiducia del Governo sul Decreto sulla stretta economica. Per chi non lo avesse compreso, la cosiddetta "fiducia" è un'operazione che l'istituzione democratica ammette solo come "ultima possibilità", mentre questo governo la usa solo per annullare il dibattito, cancellare gli emendamenti dell'opposizione ed impedire un voto davvero espressione della volontà dei rappresentanti eletti. Malgrado la grande maggioranza di cui gode, non perde occasione di mettersi al riparo da eventuali soprese nell'urna, come spesso capita nelle votazioni semplici.
Chi critica l'opposizione, spesso a ragione, talvolta dimentica questo piccolo, ma fondamentale aspetto del confronto democratico, ovvero la possibilità di chi si oppone alle disposizioni della maggioranza di poter argomentare nell'aula parlamentare le proprie tesi.
Invece, troppo spesso si ricorre poi alla stampa, alla televisione, ai media per comunicare il proprio pensiero. Questo fa scivolare purtroppo i contenuti, anche di spessore, sotto il modo di comunicare: il "gridato" di certe scene nasconde il vuoto delle idee.
Quante volte i parlamentari intervistati replicano ad osservazioni puntuali solo con affermazioni volte a denigrare in modo gratuito e violento l'avversario politico. Campioni di questo spettacolo sono di solito i "portavoce" dei partiti, e tra questi certamente vi sono persone come Bonaiuti, Cicchitto e Capezzone che, liberi di esprimersi davanti al microfono, puntano più a mettere in evidenza aspetti di colore o direttamente a denigrare le affermazioni dell'opposizione, senza quasi mai avere un dato, un numero, un riscontro che avvalori le proprie tesi.
Dico questo perchè immagino le repliche di costoro alle notizie odierne che arrivano dai palazzi di giustizia, dopo gli interrogatori di Verdini e di Dell'Utri e l'avviso di garanzia a Caliendo, Sottosegretario alla Giustizia. La P3, figlia o sorella della P2, chiuderà la carriera politica di Berlusconi, insieme a Cicchitto ed altri già presente in quella organizzazione segreta, ma prima di questo epilogo già scritto ci sarà una lunga agonia che rischierà di rendere ancora più straziante la fine di questa era politica.
Per capire quanto sia profonda la ferita che affligge oggi la Giustizia e la democrazia in questo particolare momento, riprendo quanto afferma il magistrato Adriano Sansa su Famiglia Cristiana di questa settimana: "Parlano. Linguaggio da malavitosi, frasi in codice. Volgari, arroganti, sprezzanti. Sono faccendieri, talvolta pregiudicati. Trattano di nomine in grandi uffici giudiziari, di ispezioni ministeriali ai tribunali che non li assecondano, di come influenzare la Corte Costituzionale. Ma non conversano soltanto tra loro. Si intrattengono con magistrati in servizio o in aspettativa per incarichi politici e amministrativi. Con Presidenti di regione, dirigenti di partito. Usano il 'tu', si chiamano a vicenda 'caro'; diventano minacciosi quando toccano chi si oppone ai loro disegni.
Ho provato a leggere i fogli non più segreti delle intercettazioni. Non avrei dovuto sorprendermi, se il paese declina ed è corrotto: il marcio penetra ovunque. Ma quei magistrati traditori! Certo, altri giudici conducono le inchieste, svelano i reati, mostrano che il sistema esiste e resiste. Però la scoperta è dolorosa... La giustizia è presidio della democrazia. Da anni la si trascura, la si attacca proprio quando meglio serve la legge e i cittadini, e intanto si cercano gli anelli deboli per corrompere quando conviene... Come possono grandi regioni tenere un Governatore che colloquia con faccendieri in toni di disgustosa complicità? Come possono stare al governo uomini dai soprannomi ridicoli che si prestano al gioco? La legge sulle intercettazioni vuole impedire che si scoprano queste malefatte. Non ho tanto paura di costoro, dunque, quanto di noi cittadini incapaci di reagire. Ma sono i giorni dell'anniversario dell'assassinio di Giorgio Ambrosoli. Leggo un libro che raccoglie le parole limpide di Antonio Caponnetto. Possiamo farcela, ma solo se non saremo vili".
Ebbene, se queste parole non lasciano nel vostro cuore e nella vostra mente almeno un alito di dubbio, di incertezza sulla costruzione di un sistema di governo parallelo ed alternativo alla democrazia, basato sulla mistificazione e sulla manipolazione della Giustizia, allora davvero chi ha vissuto, combattuto e donato la vita per la libertà di questo Paese verrebbe tradito dai propri figli e nipoti. Non possiamo permetterlo.
Un'ultima osservazione sul Presidente Gianfranco Fini: scusi, ma dov'è stato lei finora? Con chi ha governato negli anni passati, con chi ha diviso incarichi di Governo? Si prenda anche lei le sue responsabilità, quando parla di questione morale.

venerdì 23 luglio 2010

Ghe pensi mi

"Ghe pensi mi", aveva detto pubblicamente due settimane fa Berlusconi al ritorno dal suo viaggio istituzionale, dove diceva di aver ottenuto straordinari successi per il nostro Paese: siamo qui ancora oggi a cercare di capire di quali successi egli parlasse in realtà.
Le sue dichiarazioni lapidarie sono ogni giorno più lontane dalla realtà, tanto che perfino qualcuno dei suoi comincia a dare chiari segnali di insofferenza e a pensare che forse Fini non abbia tutti i torti nel cercare di salvare il salvabile cercando di recuperare una dignità politica ormai perduta da tempo.
Le frasi ad effetto possono aiutare a mascherare un disagio per qualche tempo, ma quando il male è profondo, serve molto di più di una semplice promessa o di uno scioglilingua. Servono fatti.
Il PdL si sta sfasciando, e per quanto questo possa solo farmi piacere, dall'altra parte mi preoccupa non poco l'eventuale vuoto di governo ed amministrativo che si verrà a creare, anche per il fatto di non avere una vera opposizione che riesca a catalizzare l'interesse del Paese, e dal momento che il Monarca Berlusconi non ha dato spazio a quello che una volta veniva definito "il delfino", colui che sarebbe stato destinato a seguire le orme del leader.
Questa cultura si è persa da tempo, ammazzata dalla necessità di avere "un uomo solo al comando", uccisa dal Leaderismo. Uno dei tanti effetti collaterali negativi di questo modo di sviluppare la politica è proprio quello di fare terra bruciata intorno, di non far crescere persone capaci ma solo servi fedeli, di non dare profondità all'azione politica ma creare solo "effetti demo" derivati da un inquietante marketing politico.
"Ghe pensi mi", questa volta, rischiano di essere le "ultime parole" politiche di un leader agonizzante dentro il suo magnifico partito di plastica, dove non esistono le correnti, non vi sono pareri diversi, dove tutti aderiscono alla linea del Premier. Stante che se anche tutto questo fosse vero, mi verrebbe qualche dubbio di non essere stato catapultato a mia insaputa in qualche paese dell'Est Europa di qualche decennio fa; ma considerato che non è vero, proprio ieri sentivo a Radio24 qualcuno, che non sono riuscito ad identificare, ma sicuramente senatore PdL, affermare che l'attuale PdL altro non sarebbe che la riedizione moderna della vecchia DC.
Ora, se quella formula avesse funzionato, sarebbe ancora in auge adesso, invece essa non funziona nemmeno per l'opposizione, figurarsi per questa maggioranza realizzata col collage di tanti vecchi partiti e partitini (una volta definiti cespugli - Bush in inglese, per la cronaca - ), a cui se ne sono aggiunti tanti altri di diversa definizione.
Qualche esempio? La Nuova DC di Rotondi, i Popolari Liberali (che strano, PL!) di Giovanardi, gli ex Socialisti di Cicchitto (pure ex-P2), un manipolo di ex Socialdemocratici, i cattolici di CL con il loro rappresentante di sempre, Formigoni, ma anche tanti altri sparsi qua e là. E la lista potrebbe continuare.
"Ghe pensi mi", ormai sta diventando un'ossessione, quasi una maledizione, per chi ha voluto rubare una frase dell'umorismo storico di Tino Scotti. I più giovani faranno perfino fatica a ricordare chi fosse costui, ai meno giovani forse tornerà in mente il Confetto Falqui e gli effetti che induceva la sua assunzione: faceva cagare! Lo stesso effetto a cui induce oggi il suo replicante.

martedì 20 luglio 2010

Una mamma contro la Gelmini

Non occorre avere una laurea in pedagogia per capire che il periodo di tempo riservato alle mamme lavoratrici, chiamato “astenisone obbligatoria post partum”, retribuito per i primi mesi, non sia un privilegio ma un diritto inalienabile , obbligatorio e previsto dalla legge.
Questo il senso delle prime parole con cui una donna, mamma e pedagoga, ha iniziato una lettera aperta al ministro Gelmini per confutare la tesi di questa, che aveva dichiarato di aver sospeso solo per pochi giorni la propria attività istituzionale dopo il parto e definendo di conseguenza un “privilegio” l’astensione che spetta invece al resto delle mamme lavoratrici.
La lettera mi ha colpito particolarmente, e prima di me aveva già colpito migliaia di persone che hanno avuto modo di leggerla e commentarla, per la serietà delle argomentazioni e per la fiera difesa dei diritti delle mamme e delle donne in generale.
Mia moglie non lavora, ma ha avuto tre figli, ed ho potuto apprezzare (senza oneri né per lo Stato né per l’eventuale datore di lavoro di mia moglie) come questi periodi siano stati particolarmente intensi dal punto di vista emotivo, sia mio che suo.
Ritengo, da maschio che non partorisce, ma segue tutta l’evoluzione del figlio dal concepimento a quando termina lo svezzamento, che sono tantissime le cose che accadono dentro la vita di una famiglia, determinate dalla nascita di un figlio.
Dagli stravolgimenti delle abitudini, dei tempi (soprattutto del riposo notturno), degli equilibri psicologici e di coppia, ma soprattutto di quanto sia intenso il legame fra madre e figlio in quel periodo.
Afferma in proposito Rosalinda Gianguzzi, autrice della lettera: “Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le specie non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta. Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA”.
Ora, il ministro Gelmini, donna, può decidere che per lei sia più importante la sua carriera politica che la vita da madre, ma ciò non implica che lei abbia il diritto di dettare regole di vita e comportamentali a tutto il genere femminile.
Ed un altro passaggio intenso è dedicato proprio alla famiglia: “Sbaglia chi crede che l'arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita. Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo. Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé. Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita. L'idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materno e un biberon della tata, è solo nostra. Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati. Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l'acido folico, per prevenire la "spina bifida".
Ora mi chiedo: a che pro la Gemini ha potuto fare un’uscita di questo tenore? Per procacciarsi l’attenzione dei media, per dimostrare di essere capace di intendere al proprio compito pur avendo una famiglia da tirare avanti? Mi auguro e le auguro intensamente che lo abbia fatto soprattutto per questo secondo motivo, più di modo che di contenuto, altrimenti dovremo seriamente porre il problema di quanto possano valere le lotte di emancipazione delle donne, tese al riconoscimento dei loro diritti sociali ed economici.
Ma certo, di fronte ad una società che usa del corpo femminile in ogni contesto, per pubblicizzare un cemento edile, ad esempio, o di qualsiasi altro tipo che pure abbia come ricettore finale un uomo, o quel che ne resta, dobbiamo seriamente porci anche il problema dell’uso dell’immagine femminile.
E dovremo anche imparare ad avere una diversa dipendenza dal denaro, perché se una donna butta alle ortiche la propria femminilità, il proprio corpo, la propria maternità, questo ha un nome che riconduce alla professione più antica del mondo.
Chiudo ancora con le parole di Rosalinda (alla fine mi sembra di essere diventato un po’ suo amico): “Si dovrebbe impegnare signor ministro di più nell'analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il Paese. Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, "non poteva arrecare grossi danni", soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un'intera generazione. Un'ultima cosa, lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola”.

lunedì 19 luglio 2010

Un rischio per la Democrazia?

In questi giorni si vanno accavallando notizie devastanti sullo stato di salute della democrazia. Non alludo solo ai recenti fatti che toccano esponenti (ex, per la verità) del Governo come Cosentino, Brancher e Scajola, che si sono inseguiti in un crescendo rossiniano di squallido orrore istituzionale, il ritorno di figure inquietanti come Flavio Carboni e perfino le tensioni all’interno di una maggioranza sempre più lacerata, che dimostra una volta di più che ad un qualificato consenso elettorale non fa poi un’altrettanto qualificata capacità di governo.
Il dubbio che mi pongo è, più specificatamente, su cosa avverrà dopo questi laceranti momenti. Uno dei punti di maggiore urgenza politica (segnalato fin dal suo primo apparire) è l’attuale legge elettorale. Una legge definita “porcellum”, ma rivalutata dall’ultimo voto, visto che non si è ripetuto l’appiattimento elettorale tra maggioranza e minoranza, ma ha favorito la definizione dei numeri, garantendo al vincitore uno schiacciante vantaggio in parlamento. Il problema ora resta quello di poter garantire, come dice la Costituzione e l’ordinamento di tutti i paesi occidentali democratici, un adeguato livello di rappresentanza alle minoranze. Tutte le cariche parlamentari di nomina, infatti, sono in mano al Centrodestra, e viene così a mancare una adeguata opera di controllo delle minoranze, come invece dovrebbe essere.
Il Porcellum, dunque, che doveva essere un’urgenza istituzionale, ora non lo è più. Anche se l’azione più perfida di questa legge elettorale è dentro la sua stessa natura, che di fatto non assicura alcuna trasparenza e partecipazione democratica, essendovi alla base un concetto di spartizione politica all’origine delle poltrone in gioco, assegnata alle segreterie politiche dei partiti, tagliando fuori ogni possibile scelta vera sui candidati da parte dei cittadini.
Il sistema infatti assicura, sulla base di criteri storici del voto e delle proiezioni sulle intenzioni di voto, un certo numero di candidati sicuramente eletti ai vari partiti, e in questa fascia si vanno a porre i candidati “sicuri”, quelli che “devono” essere eletti.
Vi è quindi una fascia (piuttosto piccola per ogni partito) di indecisi, dove l’elezione si gioca sul mezzo punto percentuale in più o in meno. Gli altri candidati, a questo punto, sono solo dei riempitivi, nomi da spendere alla causa dell’inutile presenza, se non forse per soddisfare un proprio bisogno di affermare ai posteri: sono stato candidato al Senato o alla Camera dei Deputati della Repubblica, sanando un egoistico bisogno di affermazione personale.
Già, ma il cittadino che votando una lista ne valida automaticamente la sequenza di candidati proposti ed eleggibili solo per numero progressivo di lista sino a capienza dei seggi assegnati, resta un elemento appassionato alla competizione solo partitica.
Perché i partiti hanno adottato, ed ora, implicitamente, difendono questa modalità elettiva? Perché sono al sicuro da sorprese. Negli ultimi anni alle elezioni “libere” da questo meccanismo non ne sono mancate di clamorose; dentro questo sistema, invece, può essere solo decisa la quantità, ma non la priorità.
La spaccatura tra società e classe politica diventa ancora più netta. La Casta delineata da Gian Antonio Stella risulta, a questo punto, determinata in modo incontestabile dalle singole segreterie di partito; entrare in una competizione elettorale da indipendente diventa impossibile e perfino la libertà di espressione di voto in dissenso dei singoli parlamentari si annulla, in quanto essi verrebbero immancabilmente defenestrati da una candidatura successiva; ed infine, si verrebbe ancora di più a delineare una coatta dipendenza partitica e non politica, che non comprende più il voto secondo coscienza.
E allora? Allora saremo costretti a tenerci questo sistema ancora per un pezzo. Non servono però meccanismi come le primarie per giustificare una scelta così poco compatibile con la logica e la ragione. Se si vuole mantenere la filosofia del maggioritario si dovranno controbilanciare i maggiori poteri della maggioranza con cariche di controllo istituzionale assegnate alla minoranza; diversamente, il sistema proporzionale con uno sbarramento significativo (almeno 5%) resta l’unica vera alternativa.
In ogni caso, però, si dovrà tornare ad assegnare ai cittadini la possibilità di decidere i nomi dei candidati. Se questo è difficile per il maggioritario secco, sarà invece più praticabile con il proporzionale.

domenica 18 luglio 2010

Ciao Mino

Oggi ho solo un breve pensiero per Mino Damato, un grande che ci ha lasciati. In silenzio, nel siuo stile. Anche nel suo lavoro, è stato uno dei pochi giornalisti che, pur avendo avuto ruoli da anchor man, non si è mai atteggiato a divo, non ha mai posto la sua persona sopra i fatti e le situazioni.
Oggi molti lo ricordano per la sua passeggiata sui carboni ardenti di Domenica In; pochi ricordano la sua figura di giornalista cronista di guerra, inviato nei posti più pericolosi a parlarci di cosa era in quel momento la guerra per le persone che ne erano coinvole, in modo cortese.
Ma io lo ricordo per la trasmissione televisiva che mi ha fatto passare dalla fanciullezza all'adolescienza: Avventura. Oggi ripensavo a quanto cose mi sono rimaste addosso da quelle puntate, quanto di quello che sono oggi lo debba anche a lui. Chi mi conosce da molti anni sa quale sia la mia canzone preferita in assoluto: A Salty Dog dei Procol Harum, la sigla di chiusura di quel programma.
Immagino tutti sappiate cosa significa per un ragazzo di 14 anni avere una canzone preferita, una canzone di cui per anni non ho saputo nemmeno il titolo, ma quella canzone da allora fa parte del mio DNA.
E le immagini di In viaggio fra le stelle hanno fatto volare la mia fantasia, mi hanno fatto innammorare della scienza e della fantascienza, un'altra cosa che è parte essenziale della mia vita. No, io a Mino ho voluto bene da sempre, ma bene davvero. E gli sono grato per quello che lui mi ha donato.
Sì, lui non lo ha fatto per me direttamente, lo ha fatto per tutti quei ragazzi che come me avevano bisogno di avere un punto di riferimento, una certezza per attraversare l'adolescenza e diventare poi uomini adulti. E anche di sognare. Per questo ti saluto, Mino: ciao. Sei stato un grande, per me lo sei ancora e lo sarai per sempre.

sabato 17 luglio 2010

Intercettatemi, sono pulito. Una settimana dopo

Abbiamo cominciato una settimana fa, con una proposta che veniva più dal cuore che da un ragionamento politico: offrire ai giudici e alle forze dell'ordine di essere intercettati per dimostrare che la trasparenza non è un'utopia, che certi valori sono ancora presenti in questa società, anche se una forza occulta (non troppo, per la vertià) vorrebbe cancellarli come segni di gesso sulla lavagna.
In una settimana 350 persone si sono iscritte a questo gruppo di Facebook, al quale ho dato l'immagine di Roberto Saviano a rappresentare la sintesi di questo impegno e di questa trasparenza. Perchè? Saviano per me interpreta la coscienza civile che si oppone al silenzio, alla violenza, alla paura. Una cimice umana che entra nel tessuto della criminalità per descriverla e sconfiggerla, per fare conoscere ai cittadini in pantofole cosa accada appena fuori dal loro uscio di casa. Una persona che ha perso la sua libertà per donarla a tutti noi.
Proprio in questi ultimissimi giorni anche la prospera Lombardia ha scoperto di avere colonne di malavitosi calabresi dentro questa fetta di territorio, che ritenevamo sacra ed inviolata da tali attacchi. Possibile che però nessuno si sia chiesto come mai si sentivano nelle intercettazioni sui rifiuti della Campania le voci di imprenditori del Nord (in particolare gli accenti erano veneti e milanesi) definire i particolari raccapriccianti per lo sversamento in quella terra di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici? Perchè il Nord dovrebbe essere diverso dal Sud?
Durante questa settimana ho avuto modo di vivere una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Pur senza conoscere la maggior parte delle persone che si sono iscritte al gruppo, ho avuto da subito una sensazione di familiarità con loro, di consivisione profonda su quello che si stava facendo.
Prendere una decisione che tocca solo noi, senza rimandare ad altri, senza incaricare altri di fare una cosa che noi abbiamo a cuore, può essere provocatorio. Al punto da scatenare prese di posizione ostili proprio da chi non avresti mai creduto. Ho parlato con queste persone di Ministero della Paura, rifacendomi al personaggio di Antonio Albanese, interpretato a Che tempo che fa. Un personaggio talmente fantastico da risultare pefino reale. Non copio lo slogan di una compagnia di assicurazioni, è che il teatro dell'assurdo nel quale viviamo può portare a queste iperboli.
Abbiamo il coraggio di vivere una nuova Resistenza, per la libertà e la verità. Una lotta a tratti assurda, perchè trasversale, senza un fronte dove stare "al di quà o al di là". Un amico che diventa avversario (mai nemico), e un avversario che diventa amico.
Ma cosa pensano i nostri amici che si sono uniti in questa meravigliosa impresa? Riporto solo qualche commento, la versione integrale la lascio a chi fra voi è già su Facebook e vuole vedere tutti i commenti accedendo al gruppo "Intercettatemi, sono pulito".
Romina: intercettateci tutti per favore! forse vi farete un'idea di quanto è bello essere persone oneste e di cosa è fatta la vita quotidiana delle persone comuni!
Gabriella: come premio x aver presentato il gruppo e aver fatto iscrivere i miei amici voglio essere intercettata x prima!
Anna: si potrebbe usare come formula, ma non solo formale,nei giuramenti di tutte le cariche pubbliche... anzi si "dovrebbe"!
Angela: Fatelo... magari vi passo la lista della spesa!
Mariangela: Chi non teme non ha paura di essere intercettato...
Maria Grazia: Chiunque mi può intercettare: non ho problemi. Questa legge sulle intercettazioni e' un attentato alla libertà. Lo dice anche la Costituzione.

Come vedete, chi lascia messaggi sono in massima parte donne, ma ci sono anche maschietti, non dubitate. Di certo però le donne hanno meno problemi a dire ciò che pensano, si dovrebbe meditare anche su questo.

venerdì 16 luglio 2010

Il Governo dei Fatti

Quello attuale si definisce il Governo dei fatti, io direi che è il Governo dei "Fatti", probabilmente ubriachi che si divertono a portare allo sfascio sociale, culturale e morale questo paese.
Tra ministri che ne combinano di tutti i colori, come giullari di un gran Ciambellano di nome Cesare, secondo le ultime cronache, con il senso di responsabilità di una lucertola al sole o di un cucù sull'albero, tutto un paese tiene il fiato sospeso in attesa del suo domani.
Ma quali sono i fatti che avrebbe metto in atto questo Governo? Partiamo dalle promesse.
Dovevano calare le tasse. Sono aumentate. E senza l'effetto indotto dalla repressione dell'evasione, come accadde per il Governo Prodi. Semplicemente questo Governo non è riuscito, come già gli successe nei cinque anni tra il 2001 ed il 2006, a dare consistenza alla propria azione.
Il perchè è sotto gli occhi di tutti: troppe liti nella maggioranza, troppe differenze politiche tra le varie "correnti" all'interno del PdL, troppo personalismo in alcuni personaggi politici.
Gli stessi mali del Centrosinistra? Se guardiamo al Governo che li precedette, vi furono molte differenze: le liti del centrosinistra erano pubbliche, i ministri se ne andavano a protestare in piazza e per questo fu duramente punito alle successive elezioni, tanto che la Sinistra storica è sparita.
Ma con il margine risicato di un solo voto Prodi riuscì per mesi a mandare avanti un Paese che ottenne risultati straordinari viste le condizioni in cui lavorò. Addirittura riuscì a ridurre per la prima volta il debito pubblico, e molti economisti pensarono che forse era arrivato il tanto atteso momento del giro di boa definitivo.
Già, perchè una delle ragioni per cui perdiamo 75 miliardi di euro l'anno è proprio il dover pagare interessi sul debito pubblico. E ci va bene che i BOT non rendono più nulla, altrimenti....
Crisi economica a parte, noi facciamo per primi il nostro dovere: una finanziaria di metà anno da 24 miliardi, a cui si sommerà un altro salasso quando arriveremo a fine anno, togliendo risorse alla sanità e alle regioni. A farne le spese saranno quindi, una volta di più, i più piccoli ed i più deboli.
Così come si danno soldi e finanziamenti alle industrie, ma non viene concesso nemmeno un piccolo favore a lavoratori e famiglie, soprattutto quelle che fanno fatica a tirare fine mese; e sono sempre di più. Perfino le guglie del Duomo dovranno fare a meno del contributo promesso.
Ma ai figliuoli dei ministri una poltrona non si nega mai: quindi avanti con il Trota, il figlio intelligente di Bossi. Ma che diavolo....
E dei rifiuti, cosa possiamo dire a questo Governo dei Fatti? che si fece un clamore planetario per i rifiuti di Napoli, quando questi erano in mano a Bassolino e onestamente credo che vi furono enormi errori di quell'amministrazione, che venne giustamente punita dal risultato elettorale; ma la soluzione che venne poi con tanta forza proclamata nei primi mesi di questo governo, si dimostrò un clamoro bluff, molti rifiuti vennero semplicemente "ricollocati" fuori dalla città di Napoli, spalmati in provincia anche grazie all'aiuto della Camorra. Vogliamo parlare dell termovalorizzatore di Aversa, inaugurato in diretta tivvù? Adesso scoppia il caso Palermo, dopo che da mesi, anni, un po' tutta la bella Sicilia è oggetto di scandali come quello di Catania, ad esempio.
Governo dei fatti. Ma quali fatti?
Se potessimo avere una rassegna stampa più onesta e trasparente dei titoli che i principali quotidiani internazionali dedicano alla nostra nazione: il premier viene considerato un vitellone, per dirlo alla Fellini. Durante questo mandato ha avuto modo di chiudere definitivamente il proprio matrimonio con Veronica, di farsi ammirare con una ragazza di 18 anni di cui ancora ci si chiede quale possa essere la vera natura del rapporto; un caso vergognoso di un giro di "escort" che avrebbe fatto impallidire il caso Profumo, battute e barzellete che fanno pensare più che abbiamo a che fare con uno psicopatico piuttosto che con un uomo di enorme responsabilità.
Ma la criminalità e l'illegalità sfiora tutta la vicenda di questo Governo, sono davvero pochi queli che possono restarne fuori. Allora dài ai giudici, bloccali, lega loro le mani, metti il bavaglio anche a loro oltre che alla stampa, soprattutto quella che non rispetta il Capo, quella che cerca di scuotere le coscienze, quella che ancora cerca di porsi delle domande.
Così, tra ministri che distruggono la Scuola (a proposito, malgrado i tagli alla scuola pubblica, l'unica che ottiene ancora finanziamenti è proprio la scuola privata) ed altri che ammazzano il lavoro pubblico, denigrando il lavoro di tanti onesti e integerrimi lavoratori pubblici, ora non resta che tagliare gli stipendi, oltre che le professionalità.
I poliziotti si pagavano già la benzina per fare uscire le volanti, per garantire ai cittadini un minimo di sicurezza. E ora, giusto per non farci mancare niente, blocchiamo le intercettazioni per garantire la privacy ai mafiosi che parlano con la moglie. Che orrore.
Queste sono solo alcune delle perle di questo Governo dei Fatti.
Ebbene, io dico che in tutta onestà questi signori possono solo andare a casa e vergognarsi. Ma se chi li dovrebbe sostituire agirà seguendo ancora la medesima linea, a destra come a sinistra, quella dell'essere sopra tutto e sopra tutti, di non ascoltare i cittadini pretendendo un voto per sempre, senza controllo e senza censura, allora davvero saremo senza speranza.
Popolo di Internet, di Facebook, di Twitter, di ogni forma libera di comunicazione, fatevi sentire!

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mercoledì 14 luglio 2010

Guardando più in là

Salta Cosentino e con lui fanno tre: lui, Scajola e Brancher. Il momento è davvero difficile per Berlusconi, accerchiato dai suoi, con i Finiani a fargli la guerra dall'interno: se così si può dire, due parti di un insieme che ormai non si riconoscono più.
Tutti e tre i dimissionari sono più che altro dimissionati, visto che la loro presenza era diventata troppo ingombrante per l'opinione pubblica; ma non saranno gli ultimi.
Troppi infatti hanno copiato il capo, troppi si sono scoperti convinti che ci sarebbe stata una soluzione che avrebbe permesso di mettere un sigillo di garanzia ad ogni propria azione, per quanto illegale. Troppo profondo il trauma verso la nazione, e questo declino lento, inesorabile, assoluto è solo come visto al rallentatore per il fatto che non esiste un'opposizione compatta e credibile, non esiste una vera alternativa (ancora) a questo stato di cose.
Troppi affari, troppa corruzione, troppa criminalità dentro la politica, apparati condotti in modo superficiale, dilettantesco e talvolta perfino sfacciato. Fin troppo facile per la magistratura arrivare ad identificare le ragioni, i dati, i rilievi che permettono poi di inchiodare questi soggetti alle loro responsabilità.
Perfino Cosentino era diventato ingiustificabile. Le parole di consolazione sembrano come la sua definitiva condanna.
Su molte, troppe iniziative pubbliche la stampa si è messa il bavaglio prima ancora che il Governo lo mettesse alla stessa stampa. Noi poveri blogger, giornalisti da strapazzo senza nemmeno fonti sicure o gole profonde dentro il sistema, dobbiamo basare il nostro commento solo sulle nostre sensazioni e su ciò che altri ci dicono.
Non pretendiamo di essere la verità, ma di poter confrontare idee in modo libero, quello sì.
E definire che la Stampa, che già Orson Welles aveva immortalato in Quarto Potere, non sia un diritto assoluto, significa negare una delle libertà costituzionalmente definite.
D'altra parte, questa Costituzione il Nostro la vorrebbe appallottolare e gettare nel cestino per disfarsi di tanti fastidi. Ma non gli sarà possibile, perchè il popolo glielo impedirà con il sacro potere del voto.
La democrazia non è in vendita, l'Italia non è un'azienda e Berlusconi non ne è il padrone. Nè mai lo sarà.

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martedì 13 luglio 2010

L'ONU boccia la legge bavaglio: minaccia alla libertà

In queste ore, e parliamo solo della giornata di oggi, si vanno accavallando molte notizie che apparentemente hanno poco in comune, ma che in realtà hanno un grossissimo punto di contatto. Tra le diverse che si susseguono, prendo solo le tre più significative.
La prima viene nientepopodimeno che dall'ONU. L'organizzazione più famosa del mondo boccia la legge-bavaglio: non solo chiede al governo di "sopprimere o rivedere" il discusso ddl intercettazioni, ma annuncia una missione in Italia, nel 2011, per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione. A lanciare l'allarme è il relatore speciale sulla libertà di espressione delle Nazioni Unite, Frank La Rue, che in un comunicato chiede al governo italiano di "abolire o modificare" il disegno di legge sulle intercettazioni perché "se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia".
Questo fatto è tremendo, e non solo per l'autorevolezza di chi esprime questo giudizio, ma soprattutto perchè dimostra da solo che la nostra è oramai una nazione a rischio democrazia, non solo e non tanto perchè lo dicono persone che sono all'opposizione di questo Governo.
A questo proposito, apro una parentesi: avendo ormai più di cinquant'anni, posso esprimere un parere che deriva dalla mia esperienza e non dai libri di storia, ed è che mai nella storia della Repubblica è esistito uno stato di tensione e di insofferenza così forte come quello che percepiamo oggi. Il fatto che manchino i morti di piazza, come avvenne per i fatti di Reggio Calabria o di Reggio Emilia, non singifica nulla. Mi sconvolgono certi giudizi espressi in alcuni blog da parte di ragazzi che ormai hanno solo odio e disprezzo verso gli avversari politici.
Questa è una sconfitta per la nostra generazione, che non è riuscita ad insegnare come gestire i contrasti, come confrontarsi in modo civile, lasciando che in casi come questi a prendere il sopravvento sia solo il livello corticale del nostro io cosciente, a reagire siano solo le nostre emozioni e le nostre paure, sopprimendo il livello cosciente. Chiusa parentesi.
La seconda riguarda l'inchiesta sul'eolico, quella che ormai qualcuno ha ribattezzato "P3", visto il tornare in auge personaggi della P2 come Flavio Carboni, e che conferma cnche il filo logico che collega quegli avvenimenti, quelle persone, agli attuali eventi, compreso anche Silvio Berlusconi ed il suo ruolo.
Da Repubblica: "Quindicimila pagine, ore ed ore di intercettazioni, di conversazioni tra affaristi, magistrati e politici. E tra questi il coordinatore del Pdl, Denis Verdini ed il creatore di Forza Italia, il senatore Marcello Dell'Utri. Tutti insieme a tramare, ad organizzare convegni per pilotare affari, assunzioni ed anche candidature politiche. Sponsorizzandole oppure tentando di affossarle diffondendo false informazioni. Un'operazione mastodontica che fa tremare tanti palazzi e che i carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo, hanno chiamato "Operazione Insider".
Ora, la Magistratura potrà anche essere cattiva e perseguitare questi personaggi, ma alla fine se esistono riscontri oggettivi, diventa anche difficile sostenere di essere perseguitati. E chi offre questi "riscontri oggettivi"?
Passiamo quindi alla terza notizia: la maxi operazione contro la 'ndrangheta che ha portato all'arresto di 300 persone tra Lombardia e Calabria; una vicenda che nasce proprio dall'Altomilanese. Da Varesenews: "Gli inquirenti sono partiti dall'omicidio di Carmelo Novella, ammazzato da un killer a volto scoperto a San Vittore Olona (Mi) nel 2008, per disegnare la nuova mappa del potere mafioso in Lombardia. Novella, allora esponente di spicco della locale di 'ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, era il reggente lombardo della 'ndrangheta e sarebbe stato ucciso perchè voleva staccarsi dalla cosca madre in Calabria". A fornire le informazioni dall'interno della centrale operativa pare ci fossero anche 4 carabinieri ed uno di questi era stato citato in una intercettazione telefonica di una conversazione tra Emanuele De Castro e Alessandro Manno. Egli aveva più volte informato dell'indagine in corso da parte del pm Bocassini: «Con questa non ce la scampiamo» - avrebbe detto De Castro, considerato elemento di spicco della 'ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo.
Allora, mi chiedo: a chi giova impedire le intercettazioni? Al cittadino che può essere indebitamente o incidentalmente intercettato nelle comunicazioni private, o a garantire allo stesso che nessuno gli metterà domattina una bomba sotto casa, gli sparerà mentre va in banca o porta a scuola i figli? O a politici corrotti e affaristi corruttori, a criminali incalliti che possono sconvolgere il tessuto sociale di una regione produttiva per portarla lentamente ma inesorabilmente allo stato di prostrazione di alcune regioni del Sud?
E chi si allea con questi personaggi nel nome del federalismo o dello pseudo-secessionismo, favorendo l'inserimento nelle nostre regioni settentrionali di questo livello di criminalità, non ha forse le medesime responsabilità di questi figuri?
Credo allora che l'ONU, nel suo documento, voglia fare riferimento proprio a questo stato di cose: un conto è salvaguardare la privacy dei cittadini, un altro garantire loro l'integrità fisica ed impedire che organi deviati dello Stato possano arrivare a mettere a serio rischio la democrazia nel nostro paese. Su questo occorre riflettere e vigilare.

lunedì 12 luglio 2010

Il Governo delle menzogne

Ci sono cose che mi mandano in bestia. Altre ancora di più.
Se l'articolo 1 della Costituzione che, al signor Berlusconi e soci anche non piacendo, afferma ancora che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, si dovrebbe trovare il modo di dare lavoro e magari qualche agevolazione in più anche ai lavoratori e non solo ai padroni.
Stasera sono furibondo. Non sono mai stato per la lotta di classe, operai contro padroni, ed oggi come oggi essa mi sembrerebbe non solo fuori dal tempo, ma anche fuori dalla realtà, in quanto parlare di operai quando essi rappresentano ormai solo una parte minoritaria della forza lavoro complessiva, mi sembra eccessivamente condizionante.
Malgrado questo dettaglio, vedere con quanta facilità questo Governo del menga (e scusate l'eufemismo) continui a distribuire soldi e privilegi solo ed esclusivamente alle imprese (tra l'altro, solo quelle di una certa dimensione), mi fa dire e scrivere cose che difficilmente sarei riuscito ad immaginare in normali circostanze.
In Italia parlare di industria dell'auto significa parlare di una sola azienda, che può fare il bello e il cattivo tempo come le pare. Ha avuto miliardi di euro di agevolazione nel corso degli anni, eppure è riuscita a dire attraverso i suoi dirigenti, di non aver mai preso un centesimo dal Governo. Ma non ce l'ho tanto col questa sola impresa, quanto con coloro che pur con responsabilità di rappresentanza di tutto il popolo italiano, continuano ad ignorare chi fatica ad arrivare a fine mese, chi paga le tasse fino all'ultimo centesimo e non ha possibilità di avere altro reddito oltre a quello che, con qualche fortuna, ancora riesce a mantenere.
Di famiglia e di agevolazioni alle famiglie, numerose o meno, non se ne parla più da un pezzo ed anche quei partiti, come l'UDC, che ne avevano fatto la propria bandiera a scopo elettorale, già da mo' hanno disdetto ogni impegno in proposito, semmai cercano di arrangiarsi con un posto di supplenti al Governo per ricucire la possibile se non probabile dipartita dei Finiani.
Nessuno che parli di riequilibrio dei redditi, di agevolazioni per gli anziani, di modalità di uscita dall'ambito lavorativo che permettano di recuperare le conoscenze (o know-how per i leghisti che ormai capiscono solo il dialetto di Manchester) e di favorire l'ingresso dei giovani.
I quali, a loro volta, devono passare anni e anni per trovare un misero lavoro, sebbene laureati, prima attraverso stage non pagati, poi con lavori precari mal retribuiti, quindi con lavori a tempo determinato e solo verso i 30/35 anni riescono ad inserirsi adeguatamente in questo tortuoso percorso.
Eppure le aziende hanno continuamente bisogno di aiuti, di sostegni, di agevolazioni, altrimenti si chiude e allora tutti a casa. Quindi... No, mi dispiace, questo gioco al massacro, questo continuo ricatto deve finire!
Non ci sono le condizioni per continuare, non c'è la possibilità di insistere a dare agevolazioni sul lavoro nel paese europeo (ovvero l'Italia) che ha già oggi il costo del lavoro più basso del vecchio continente (ah, scusate: volevo dire Europa).
D'altra parte, se il livello educativo ci porta a dire che chi è pluribocciato alle scuole superiori, dopo qualche mese diventa consigliere regionale, basta avere un padre Ministro della Repubblica: scusate, ma questo non accade nemmeno in Burundi, mi perdonino gli abitanti di quel bellissimo paese.
Ha comunque ragione chi scrive sempre più nei blog, su Facebook e dove ancora ci si può esprimere con un minimo di libertà vera: italiani, avete votato questo Governo, adesso pensateci prima di farlo un'altra volta!

sabato 10 luglio 2010

Di chi è questo?

Una delle pubblicità più belle che sono mai state fatte (guarda il video) è quella di un professore che entra in aula di una scuola superiore per una lezione e trova sul pavimento un preservativo nuovo. Lo sguardo è intimidatorio e la domanda secca: "Di chi è questo?". Lo sgomento è comprensibile sul volto degli studenti, che si guardano angosciati, fino a quando uno non prende il coraggio a due mani ed alzandosi in piedi afferma: "E' mio!", e subito dopo, uno ad uno, anche gli altri compagni si alzano e ripetono "E' mio", fino a quando la frase non diventa quasi un coro.
Immagino che l'intenzione del marketing dell'azienda fosse quella di suggerire un largo consumo di quel tipo di prodotto; ma dal punto di vista dell'impressione che si ricavava osservando la scena, il pubblico ha la percezione che di fronte al potere tradizionale e un po' bigotto rappresentato dal professore, il quale nella domanda e nel tono con cui la poneva metteva tutta l'intolleranza verso "quella cosa" ripugnante (guardate come la tiene in mano), i giovani erano in grado di assumersi le proprie responsabilità, di essere solidali, di dimostrarsi più maturi di lui stesso e dell'istituzione che comunque non era in grado di capire ed educare, ma solo di reprimere, di minacciare.
Se quel professore oggi avesse le sembianze di Berlusconi e la domanda venisse posta verso chi ieri ha partecipato allo sciopero dei giornalisti contro il bavaglio che il Governo intende mettere alla stampa e alla comunicazione in genere, avremmo una scena più o meno come questa. Il professore a chiedere chi avesse scritto articoli di stampa riguardo alle intercettazioni su mafia, criminalità, malaffare, corruzione, escort, televisione di Stato, ed altre amenità di questo tipo e i giornalisti, per un giorno ancora studenti, alzarsi e dichiarare: "Sono miei!".
Ma la forza di quei giornalisti potrà essere tale solo se il pubblico, la gente, gli elettori smetteranno di credere a ciò che un regime dolce come quello attuale vuole far credere, ed uniti formeranno una diga contro questo bavaglio all'informazione, lasciando agli editori decidere cosa pubblicare, assumendosi le responsabilità di ciò che pubblicano e anche di ciò che non pubblicano.
E sempre in tema scolastico, lasciatemi una battuta: non vorrei che chi "promuove la Libertà" non lo facesso altro che per "rimandare la Galera".
Iscriviti al gruppo di Facebook: INTERCETTATEMI, SONO PULITO

venerdì 9 luglio 2010

Intercettatemi, sono pulito

Ci sono stati due eventi, in questi ultimi giorni, che hanno catturato la mia attenzione. Sono eventi apparentemente diversi, eppure mi sembra che qualche punto di contatto lo possano avere.
Il primo è quello del polpo Paul che azzecca i pronostici del mondiale di calcio. Gli mettono nella vasca che lo ospita due scatole trasparenti con dentro un mollusco a lui gradito come pasto e sopra vi sono le bandiere delle nazionali che andranno a sfidarsi da lì a poco. Finora ha sempre aperto la scatola con la bandiera della nazionale che poi ha vinto la sfida.
Adesso però c'è qualcuno che afferma che il caro Paul non voterebbe (a modo suo) per chi vince, ma per chi è candidato alla sconfitta, tant'è che ne depreda le spoglie.
Allora vuoi vedere che le ha sbagliate tutte? E chi ci garantisce adesso se dice la verità o meno? Chi è in grado di parlare con un polpo? Chi sa cosa voleva indicare veramente il polpo? Aveva semplicemente fame?
L'altro fatto si è svolto due giorni fa a Roma: era la protesta dei cittadini dell'Aquila per la ripresa delle tassazioni nell'area colpita dal terremoto del 6 aprile 2009 e per i ritardi nella ricostruzione.
Fandonie! Annuncia il Premier, che poi si dedica ai proclami televisivi in vista del voto sulla stretta finanziaria. Intanto la manifestazione finisce tra le botte e ci sono dei feriti, immortalati da foto più sui blog e su Youtube che nei telegiornali. Per non disturbare la cena delle persone perbene, si dirà. Ma di fatto poi ci fanno vedere alla stessa ora 6 tonnellate di pesce spada rancido con tanto di interiora talmente puzzolenti che per la prima volta pare si sia attivata la televisione olfattiva.
Ieri sera l'annuncio che negli scontri di Roma erano presenti nella manifestazione dei provocatori esterni che hanno innescato gli scontri. Provocatori. E la RAI documenta in esclusiva.
Mi viene un dubbio.
Chi erano quei provocatori? Ragazzi dei centri sociali o agenti speciali in borghese? Chi ci dice la verità? E chi ci racconta come vanno le cose? RAInvest?
Questa mi sembra la verità del polpo. Paul il polpo sceglie, ma che cosa scelga lo sa solo lui. I provocatori provocano, ma per conto di chi lo sanno solo loro.
In entrambi i casi ci raccontano una presunta verità, e siccome non è possibile stabilire da dietro un video come stanno effettivamente le cose, dobbiamo dedurre che chi ci indottrina sappia quel che afferma. Ma come ben sappiamo, diventa poi quasi impossibile smentire ciò che è stato affermato, per cui la prima affermazione resta vera per molto più tempo e per molta più gente, anche quando vi fosse una secca smentita della prima.
Oggi è la giornata del silenzio della stampa contro le misure che stanno per essere approntate dal Governo in materia di intercettazioni telefoniche, che minano la libertà degli italiani.
Ebbene io autorizzo ora, pubblicamente e per iscritto le Forze dell'Ordine ed i magistrati ad intercettare liberamente le mie conversazioni telefoniche. Io vorrei lanciare l'iniziativa: "Intercettatemi, sono pulito". Io non ho nulla da nascondere, nessun segreto da occultare.
Vorrei lo facessero anche tutti i nostri Presidenti, Ministri, Deputati e Senatori, Consiglieri Regionali, Provinciali e Comunali, Sindaci e Assessori, tutti coloro che hanno una carica pubblica.
Perchè giurando di servire il Popolo Italiano e di rispettare la Costituzione devono eseguire la volontà popolare e non perseguire i loro interessi personali e particolari. Non si nascondano dietro un voto che li ha eletti, ma ascoltino il popolo che non vuole ciò che solo una piccola parte dei potenti pretende. Fermiamo lo spettacolo indecente della Politica contrapposta alla Giustizia perchè i poteri dello Stato sono a garanzia della Democrazia e quindi di tutti.
Perchè essi siano trasparenti come l'acqua dove sguazza il polpo Paul.

giovedì 8 luglio 2010

I viaggi di Grulliver

Ogni tanto bisogna rinnovarsi e quindi ho cambiato leggermente l'aspetto del mio blog. Come "Internauta", viaggiatore di internet e della società, mi sono messo uno sfondo che richiamasse i viaggi, le avventure, la ricerca di nuove cose, della o delle verità, della vita. Impresa difficile?
Anche a tutti gli esploratori dell'era moderna, da Cristoforo Colombo a Vasco De Gama, a James Cook, tutte le persone dell'epoca avrebbero dato dell'incosciente, del visionario o peggio; il loro equipaggio era costituito per lo più da criminali che avrebbero presto incontrato la forca e che quindi non parteciparono volontariamente, nella maggior parte, all'impresa, ma vi furono costretti da ragioni di sopravvivenza.
Voi invece non siete costretti da nessuno. Se non vi piace il mio girovagare tra le isole della società, trasportati dalla corrente della ragione, non correte nessun rischio: vi basta cambiare sito per essere al sicuro. Ma questa riflessione sul viaggio, anche quello che si fa ogni volta che accediamo ad internet, rischia di indicare quale sia il porto di partenza, ma di non sapere quale potrà essere l'approdo. Per questo forse, in troppi trovano poco interessante chi propone, oggi, qualche riflessione che vada al di là dell'effimero, della battuta, del conformismo.
Siamo sempre più abituati alla confortante "normalità" della vita, al mare calmo come l'olio che si apre tra cucina e salotto, per cui facciamo fatica a prendere coscienza delle tante cose che cambiano attorno a noi. Ad alzare lo sguardo sul nostro orizzonte, che forse così piatto non è.
Ad esempio, vi siete mai chiesti chi andrà ad abitare le tante nuove case che sorgono dalle decine di gru che vedete in costruzione, che disegnano il profilo della città di Busto Arsizio, dal momento che vi sono già centinaia e centinaia (dicono oltre tremila!) appartementi sfitti?
Perchè si continua a costruire, mentre per tanti è così difficile trovare casa? Perchè vi sono persone, famiglie sfrattate che non trovano casa? Chi costruisce e perchè? Solo per tenere in vita quella catena che costringe il costruttore a creare nuove case per poter pagare quelle precedentemente costruite? Perchè tanti soldi (magari di incerta natura) sono a disposizione e non si sa deve metterli o come riciclarli? Può darsi...
Come un mozzo imbranato seguo la linea del mare e del pensiero libero, seguo i gabbiani della fantasia e al largo del centro città vedo al lavoro tanti mezzi che stanno risistemando e riasflaltando strade comunali, come non succedeva da anni. Non vorrei azzardare, ma direi che sono almeno cinque anni. Bene, cosa succederà la prosima primavera? Lo so, l'ho già detto altre volte: si andrà a votare. Quindi? Un bel nastro d'asfalto può aiutare a conservare la fascia di sindaco, giusto per poi lasciare ancora per altri cinque anni la città piena di buche.
Nuoto fra onde più alte di me per raggiungere una certezza: la Pro Patria si potrebbe salvare dalla retrocessione. Per l'ennesima volta? Per fare che cosa? Un anno si va allo spareggio per la B, quello dopo si retrocede. Dopo tutto quello che è successo in questi ultimi anni, c'è ancora una squadra che si chiama Pro Patria? Io non credo.
Se sono vagamente ironico sulle certezze, vorrei essere certamente ironico sulle vaghezze di questa città, che per anni e anni ignora tasse e tariffe, vantandosi di essere quella che sul territorio impone le gabelle più basse, per poi far partire tramite terzi una raffica di cartelle esattoriali sulla TARSU così esose in certi casi, da risultare perfino patetiche. Qualcuno si è visto recapitare cartelle per 1.800 euro per case non abitate. Quale è il limite del lecito e dell'opportuno, se mai ve ne è uno? Perchè i cittadini dovrebbero ricorrere a perizie costose per contestare cartelle di poche decine di euro o poco più? Ma quando diventano di migliaia, alla pazienza subentra la rabbia per un'amministrazione passata nel giro di una notte da madre a matrigna. E che si è messa in una situazione ambigua e ipocrita, dove molto spesso è lei stessa il vettore che porta agli errori, alle mancanze e alle incomprensioni che ora ci fanno sussultare nel portafoglio. Nel mare ora è apparsa la pinna della squalo Comune...
Basta, sono esausto. Mi adagio sulla rena umida del bagnasciuga in attesa della prossima onda. Sempre che non sia l'onda di uno tsunami che mi porta via da questo blog e mi scaglia sulla bacheca di BustoWeb su Facebook. Ahhh, finalmente i cittadini possono parlare con l'amministrazione, il sito del Comune si è rinnovato, insomma la comunicazione gira. Uhmmm... non sarà che di nuovo dietro a tutto questo ci sta il fatto che ci stiamo preparando alla prossima primavera?
Sono sempre più contento di aver deciso di abbandonare la ciurma e di mettermi a navigare in disparte: potrebbe essere che finalmente approdi al mare della tranquillità. Me ne parlava Peter Pan, ma poi mi ha confidato che non è di questa terra...

martedì 6 luglio 2010

Più virtuale che reale

Cari amici del web, di internet, di Facebook, oggi mi voglio rivolgere a voi. Da tempo pensavo di farlo, ma non ho mai avuto la percezione chiara di ciò che volevo dirvi. Oggi invece, penso di averla e ve la voglio dire.
La maggior parte di chi oggi gode delle meraviglie della tecnologia è, per forza di cose, giovane, se non nell'età (di fatto questo non è un prerequisito obbligatorio), almeno nello spirito; e lo spirito dei giovani è quello della ricerca, dell'imparare, del cercare, del curiosare fra le cose del mondo, senza mai ritenersi soddisfatti.
Questa tecnologia ha del meraviglioso, ma anche dei pericoli, delle parzialità, delle minacce al nostro stesso modo di pensare e, poi, di agire. Indago, scruto e assimilo questo mondo da una dozzina d'anni, dopo non poche titubanze e non senza dubbi e incertezza, ma alla fine è stata la curiosità, unita alla necessità di cambiare anche il mio modo di lavorare, ad avere il sopravvento.
Questo mondo della rete pone problemi etici, morali ed esistenziali, perchè tocca in modo profondo l'aspetto delle relazioni umane e propone in modo serio il tema della realtà virtuale: quelli che una volta erano solo sogni, adesso possono diventare realtà alternative o finzioni realistiche.
Può così succedere che certe persone assumano indentità diverse da quelle che realmente hanno, si creino profili immaginari o volutamente diversi dalla realtà, i primi per cercare di essere qualcosa di diverso e forse di meglio di ciò che credono di essere, gli altri per ingannare o intercettare possibilità di espandere perversioni e attuare finalità criminali. Entrambi però fanno leva sull'ambiguità che lascia la rete, su identità celate, omesse o distorte.
Ecco, un primo sano principio potrebbe essere quello di "certificare l'identità dell'utente" attraverso mezzi e sistemi che non siano solamente in essere per garantire le transazioni bancarie o l'iscrizione a siti di contenuto.
Ma ci sono altri e ancora più sottili intrecci di ragionamento che possono distorcere l'uso degli strumenti come i social network, primo fra tutti Facebook. Incontrare amici nuovi o riavvicinarne di vecchi ci porta a costitutire una sorta di piccola comunità che, in una società che impoverisce sempre più il panorama delle relazioni umane, diventa il nostro riferimento, il nostro piccolo universo nel quale arriviamo quasi inconsapevolmente a riconoscerci come un assoluto.
Viviamo in un mondo che espande sempre più i propri confini, ma in realtà tendiamo a stringerci dentro la nostra piccola comunità: se ci accade qualcosa nella vita di tutti i giorni, lo confidiamo a lui, al web, al piccolo Grande Fratello; se leggiamo un libro che ci piace, se sentiamo una canzone che ci stimola ricordi, se il nostro amore ci dà il due di picche, lo dicamo sempre a lui.
Dalle piccole alle grandi cose, facciamo outing con il mondo, quasi a scaricare dentro il tubo di internet tutte le nostre paure, la nostra rabbia, la nostra solitudine cibernetica.
Quando poi le notizie non arrivano direttamente da questo canale. Quando Internet e Facebook piuttosto che Sorella Mail non ci portano l'ultima novità, la notizia del secolo, l'amarezza o la gioia, quasi che ogni click ci possa cambiare la vita.
Sempre più l'informazione arriva attraverso questo strumento, e forse davvero oggi l'informazione è ancora viva e libera solo attraverso internet, anche se non ne sono completamente sicuro. Di certo è libera questa idea che vi comunico, o almeno la sto personalmente esprimendo in modo libero, ma io stesso non so valutare in modo obiettivo e serio quanto ciò che scrivo non sia in parte o in tutto condizionato dal contesto in cui mi trovo, cioè dal sapere che, almeno in teoria milioni di persone potrebbero leggere ciò che sto scrivendo. In ultima analisi, se ciò che scrivo lo scrivo per me o per il mio ego che ha bisogno di sentirsi vivo.
Ed ampliando questa riflessione, viene da chiedersi se nella selezione di coloro che faccio accedere al mio profilo di social network non mi ponga, in qualche modo, il problema del chi fare accedere e della condivisione delle idee, se nell'essere presente tra le amicizie di altre persone o nell'accettare nuove amicizie alla fine non segua un mio fine, magari nemmeno dichiarato a me stesso.
Quale? Banalmente, quello di avere tanti amici solo per poter dire che io posso misurare, controllare e verificare quante amicizie abbia nella vita, quanto sia conosciuto o quanto conosca persone. Sovvertire al realtà, dove una persona assolutamente priva di contatti umani possa distribuire richieste di amicizia a destra e a manca, "tanto alla fine qualcuno mi accetta". E sulla base di questo costruire nuove amicizie, fittizie, virtuali, dove non avrò mai un contatto con queste persone, ma dentro di me ho realizzato un obiettivo: avere 100 amici, quando nessuno mi conosce. Grande!
Ancora, dentro queste piccole comunità cercare e forse anche trovare una risposta alle mie frustrazioni. Questo Governo non mi piace, seleziono amici a cui questo Governo non piace e quindi scrivo contro questo Governo, gli amici mi rispondono che neanche a loro piace e tutti siamo contenti, convinti che al mondo intero questo Governo non piaccia. Ma la realtà è diversa.
Ecco allora che vorrei invitare tutti a passare a fase-2: se avete in qualche modo trovato che in alcuni passaggi abbia detto qualcosa che non condividete oppure, al contrario, che condividete, cosa fate? Nulla. Solo in rarissime occasioni qualcuno prende e scrive ad un signor nessuno che magari non so nemmeno chi sia e non so se quello che scrive sia riflessione saggia o farneticazione. Ma una cosa potete fare: misurare queste cose nella vostra vita reale.
Se non siete Avatar, se non siete uomini e donne blu modello puffi cresciutelli, cercate di comunicare nella vita reale ciò che sentite, manifestate nella vita reale i vostri sentimenti a persone reali, non accontentatevi di sopravvivere in un mondo virtuale.
E' come nelle pubblicità: avete mai visto qualcosa di brutto, violento, criminale o scandaloso in una pubblicità? No, se escludete le vecchie e splendide pubblicità di Benetton di Oliviero Toscani. Ma la vita reale cosa ci propone tutti i giorni? Le pubblicità devono essere belle, divertenti, comunicare positività, voglia di vivere, soddisfare esigenze più o meno di massa, più o meno di lusso. Avete notato come tutti i comici facciano pubblicità alle società di telefonia? Ci fanno prima ridere e poi piangere...
Su internet sta per arrivare anche la televisione: Sony lancia la internet TV, la RAI ci offre una dozzina di canali su Internet. Personalmente sono contento, ma vorrei che qualcuno poi mi spiegasse come mai si devono spendere 30 euro al mese per avere una ADSL quando in Finlandia dal primo luglio tutti possono avere ADSL gratis. E in Italia paghiamo pure il canone... più reale che virtuale.

giovedì 1 luglio 2010

Nepotismo

Quando mi fermo a riflettere sulla mia condizione odierna di cittadino, italiano o bustocco che sia, mi viene quasi un nodo alla gola, a metà tra rabbia e rassegnazione. Rabbia per quello che vorrei poter fare per la mia città ed il mio Paese, rassegnazione perchè so che questa mia aspirazione non portà mai essere portata a conclusione, stante l'attuale livello di inciviltà e di coercizione che popola l'animo di troppi concittadini e connazionali.
Perchè dico questo?
Per diversi eventi che sono sotto i nostri occhi, ma che la gente non vuole vedere, preferisce ignorare, oppure semplicemente si dichiara insofferente e quindi disinteressata, senza così riflettere che se davvero si trova in questa condizione, dovrebbe essere stimolata e propensa proprio ad avviare con vigore una fase di vero cambiamento.
Chissà a quante persone è capitato di parlare con amici, conoscenti o semplici passanti, i quali si lamentano della politica e dei politici, si lamentano di chi governa, delle istituzioni, e magari confessano pure il proprio voto per queste persone, ma poi quando si torna a votare, tutta quella massa di proteste sfocia nella riconferma (e certe volte anche con esiti perfino migliori del turno precedente) delle stesse figure.
Il gioco della casta porta allora i politici a confermarsi nel ruolo, senza nemmeno più un filo di vergogna, senza doversi mai dimettere o ammettere i propri errori, senza sentirsi responsabili di ciò che fanno (o non fanno), lasciando quanto mai frustrati coloro che invece sono costretti quotidianamente a lottare per mantere il proprio impiego, il proprio reddito e (purtroppo) la propria dignità di persona.
Affiora persino una vecchia tradizione, già nota ai tempi dei romani ed anche prima, definita nepotismo, che poi diventa cognatismo, generismo, fratellismo e altre forme verbali ad indicare un rapporto tra la carica assunta ed un parente protettore che ne facilita la carriera all'interno della Casta.
Può valere questo ragionamento per il figlo di Bossi, ad esempio, definito "la trota" dallo stesso padre (e non indaghiamo il perchè); un somaro pluribocciato, che definisce Milano come "una delle più importanti città della Lombardia", uno a cui però non piacciono la droga ed i culatoni.
Certo, da questo punto di vista meglio lui di certi personaggi che sono transitati dalle cronache recenti, da Marrazzo a Mele, all'odierno caso del consigliere provinciale di Roma Zaccai, che credendosi novello Duce blaterava in mutande ad una ipotetica massa osannante da un balconcino del quartiere Tuscolano, dopo una notte brava a base di sesso, droga e trans.
Bell'esempio! Quasi da invidiare le escort del Presidente...
Avviacinandoci a casa nostra vediamo che nel suo piccolo anche l'onorevole Marco Reguzzoni è stato capace di restare in scia al suocero Speroni Francesco Enrico, per poi uscire dall'anonimato della provincia per arrivare in pochissimo tempo a bruciare le tappe ed essere ora vicepresidente dei deputati della Lega Nord. Una volta ci volevano anni e anni per fare una carriera del genere, si dovevano avere carisma e capacità umane e politiche non indifferenti, oggi basta essere ben introdotti.
Arriviamo ancora più nel piccolo, a casa nostra, nella cronaca odierna. La sostituzione di Cicero alla Presidenza di ACCAM con Roberto Antonelli è stata voluta dal fratello di questi, Emanuele, commissario PdL in città. Che questo fatto abbia infastidito molte persone all'interno del centrodestra è evidente perfino dalle dichiarazioni sui giornali di oggi, al punto che tra chi si dichiara amareggiato e chi sorpreso o deluso, potremmo fare un album di figurine Panini.
Ma tant'è. Questo ci offre il convento. Ma senza una bella bufera, il cielo non portà tornare sereno...

METEO