Alessandro Berteotti

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lunedì 19 gennaio 2009

Il Governo (e non solo) in crisi di gradimento

La prima riflessione odierna arriva dalla lettura dei dati di gradimento dell'azione del Governo: per la prima volta dall'insediamento, infatti, secondo gli istituti di statistica, cala (e di molto) il consenso, attestandosi al 46%. Dall'altra parte, l'opposizione non migliora: perde ancora il PD, che arriva al -11% rispetto ad un anno fa.
Questi numeri devono fare riflettere tutti. In particolare l'opposizione, che per dirla tutta, ci ha messo molto del suo per farsi compatire, rendendo quasi impossibile qualsiasi azione di reazione su base locale. Anche il Governo e la maggioranza hanno seri problemi, anche se sanno mascherarli bene: dai dissidi con la Lega sulla questione Federalismo/Gisutizia, al confronto istituzionale fra Fini e Berlusconi, al voto di fiducia sul provvedimento contro la crisi che ha blindato la stessa Lega e finanche alla querelle (non ancora chiarita) sui soldi chiesti agli extracomunitari, sui quali perfino la Chiesa inizia a mostrare qualche segno di contrarietà all'azione del Governo.
Malgrado tutto ciò, però, non si vede ancora da parte di nessuno, una vera azione di cambiamento dei quadri dirigenti e delle posizioni in capo ai partiti, ed in particolare questo dovrebbe essere evidente nelle minoranze che hanno subito la sconfitta elettorale. Non ci sono invece proposte, aperture, ricerca di nuovi quadri da avviare alla politica di prima linea; nessuna scuola di politica viene aperta, nessun segnale di una qualsiasi volontà di andare a proporre un coinvolgimento nella futura conduzione del partito e, fors'anche, di un futuro governo.
Tutto ciò è grave, soprattutto se pensiamo davvero che una opposizione sia possibile. Difficile che l'elettorato di centrosinistra, che ha chiaramente espresso (o non espresso, il che nel risultato è lo stesso) il suo voto, possa accettare una "minestra riscaldata".
Solo una domanda, forse retorica, per chiudere l'argomento: la riforma elettorale era un'urgenza tre anni fa (si fece il patrocchio di Calderoli con grandi mal di testa di tutti); era una necessità lo scorso anno (tutti misero il punto in capo ad una eventuale riforma istituzionale), non ha più spazio in mezzo a tutti i problemi economici di oggi. Ma allora noi per che cosa votiamo?

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