Alessandro Berteotti

La mia foto
Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

lunedì 30 agosto 2010

Soldi per fede

Io non so cosa ci si possa aspettare da uno come Geddafi. Di certo che venga qui in visita di Stato portandosi appresso odalische, cavalli berberi, amazzoni, hostess e altro, che si permetta di fare il divulgatore religioso... beh, anche le parole arrivano a non avere più alcun senso.
Come può il nostro Presidente del Consiglio accogliere e giustificare un atteggiamento del genere? Come potè accettare di essere ricevuto, nella visita che egli fece in terra Libica, da un dittatore che portava appesa alla divisa militare una foto sicuramente ingiuriosa della libertà passata, ma anche sfida ignorante alla fratellanza fra popoli che guardano ad un futuro di pace?
Parole senza senso, allora come oggi.
Definire pagliacciate delle offese profonde alla nostra coscienza sociale, storica e religiosa, questo non è accettabile, nemmeno alla luce della ragion di Stato che deve portare a casa energia a basso costo per mantenere competitivo il nostro Paese.
A quali compromessi dovremo scendere ancora?
Putin non è un comunista, per quanto formalmente ex? Però ha gas e petrolio a basso costo, ed allora va bene trovarsi nelle sue dacie a prendere il fresco. Già, dimenticavo: adesso in Russia fa così caldo che per domare gli incendi dobbiamo mandare i nostri Canadair, lasciando sguarnite alcune zone italiche. Ma va bene lo stesso....
Siamo il Paese delle contraddizioni e del compromesso, dove la dignità è stata venduta da tempo.
Durante gli anni della Guerra Fredda c'era la Gladio Bianca, coperta anche da eminenti personaggi politici e religiosi pronta ad intervenire nel caso di aggressione Russa; oggi chi ci difende da un ateo islamico che viene a fare proseliti in terra nostrana?
Mi rivolgo ai signori che pontificavano al Meeting di Rimini: avete più paura dello spettro delle elezioni o di un alleato che farnetica l'Europa Islamica? Perchè quello vi siete scelti per partner. Ed io, sinceramente, di uno così, un po' di problemi me li farei....

mercoledì 25 agosto 2010

La negazione dell'evidenza

Ormai siamo alla negazione dell'evidenza. L'editoriale di Famiglia Cristiana che attacca Berlusconi ed il Berlusconismo è il grido del bambino che afferma "Il Re è nudo", dell'antica favola.
A difendere il Premier ecco schierata tutta la prima linea dei Ciellini del PdL, pronti ad onorare e rivendicare l'assoluta mancanza di prevaricazione da parte dell'Ottimo e a dare subito epiteti e minacce a don Sciortino. Esattamente come nel "caso Boffo", richiamato dal settimanale cattolico.
Stanno confermando l'evidenza e lo negano.
A somma tutela di tutti poi si erge la figura stentorea di cattolico illuminato di Bondi. Che, vale la pena di ricordarlo, fu sindaco PCI (quelli che una volta erano detti comunisti, sapete...) di un paesino toscano, prima di avere la rivelazione di imbarcarsi con L'Unto del Signore.
Cos'altro dovrà succedere perchè la gente capisca?
Che Bossi dia dello stronzo a Casini ci sta, non si sono mai amati.
Avrà anche davvero finito il Senatùr di prendere caffè con Fini, cosa che doveva già fare parecchi anni fa e questo gli ha fatto male alla salute. Malgrado tutto, continua imperterrito a fumare il suo sigaro in ogni occasione, anche al chiuso dove sarebbe vietato. Bell'esempio da parte di un Ministro della Repubblica (del Nord?).
Ma ormai dal "Ghe pensi mi" siamo passati al "Ghe pensen lùr". A distruggere la maggioranza, intendo. Questa continua erosione interna ormai ha avuto l'effetto di scavare come un tarlo tutta la polpa di questo esecutivo.
Pensate solo ai numeri che hanno avuto solo due anni fa, sia in termini di consenso elettorale, sia in termini di distacco numerico di parlamentari inflitto alle minoranze. Avrebbe potuto governare senza problemi per tutta la legislatura, se non altro avremmo avuto la possibilità di poter misurare una volta per tutte l'incapacità a governare di Berlusconi. Questo Governo poteva essere granitico, ora è pura carta straccia, senz'anima, destinato a consumare gli ultimi giorni di vita alla ricerca di una mascherina di ossigento (UDC) che non potrà mai arrivare, pena la definitiva rottura anche con Bossi. Ora sappiamo che per distruggere l'immagine di Berlusconi non ci sono voluti nemmeno tutti e 5 gli anni della legislatura, si è autodistrutto, disintegrato.
Tutto questo alle spalle degli italiani, i quali voltandosi dalla parte dell'opposizione vorrebbero vedere almeno un minimo di coesione e di programma politico. Allora, anche correndo il rischio di passare per delirante, ben venga una fase di chiarimento che porti allo scoperto le candidature di Vendola e Chiamparino, se si devono fare si facciano in fretta queste primarie (entro settembre) e poi si vada a votare, se proprio non si riesce a mettere in pista un governo tecnico.
Ma si faccia qualcosa anche nell'opposizione di centrosinistra...

sabato 21 agosto 2010

Verso le elezioni

Con il vertice del PdL di ieri sera, si è posta la parola "fine" a questa maggioranza. I motivi sono essenzialmente due: 1. con la condizione capestro sul "Processo Breve" si è voluto mettere i Finiani all'opposizione, forzando la mano su di un tema dal quale essi non potranno più tirarsi indietro, pena la perdita di ogni credibilità nei confronti dei nuovi possibili elettori; 2. si torna a parlare di riduzione delle tasse, dopo che è stato dimostrato che questo Governo è impossibilitato a farlo (la fonte è lo stesso Tremonti).
Con l'uscita sulle tasse, Berlusconi inizia la sua campagna elettorale. Questo tema è sempre stato il suo cavallo di battaglia, che però ha sempre mancato. L'abolizione dell'ICI è stata devastante per le finanze degli enti locali, ed il suo Governo non è riuscito certo a sopperire con misure adeguate a questa mancanza.
Ora Bossi preme per le elezioni. E' chiaro: lui è uno che su queste cose vede lungo. D'altra parte questo per lui sarebbe solo manna: in un momento di debolezza del PdL, potrebbe accaparrarsi un buon numero di nuovi elettori provenienti da quell'area, e forse al Nord potrebbe addirittura arrivare ad essere il primo partito. Fantapolitica?
Non credo, vista la debolezza attuale dell'opposizione, resa anche più evidente dal fatto di essere stata spazzata via dalle cronache politiche (la maggiore fonte di informazione all'elettorato) dal duello fra i due cofondatori del PdL.
Fini farà il suo nuovo partito. Ne ha tutte le connotazioni, può tranquillamente arrivare oltre il 10%. Il vero problema è dove vorrà collocare l'ago della bussola politica, dal momento che in questo quadro è difficile dare una collocazione a chiunque.
Non esiste più una Destra o una Sinistra come poteva essere ai tempi di Berlinguer e Almirante; d'altra parte, tutti coloro che non hanno una collocazione certa si definiscono di "Centro", senza sapere bene nemmeno quale sia l'indicazione da dare per raggiungere questo Centro.
Tutti vanno alla ricerca del voto riformista e moderato, altre due etichette che rischiano di diventare inutili e stantie. Nessuno pensa più al bene comune, con la politica diventata una professione a tutti gli effetti, con gente che vi naviga senza coraggio e senza idee, o smentendosi clamorosamente con le loro stesse parole (leggi Capezzone).
Personaggi inutili, come Rotondi o Pizza, un sottosegretario di rango solo perchè detentore del simbolo della DC, persone che qualsiasi cosa dicano ha valore solo per se. Personaggi d'agosto, che escono dall'anonimato per un'intervista agostana quando i leader sono in vacanza e dopo pochi giorni ripiombano del più cupo grigiore, dove ciò che conta è solo dare il proprio voto in sintonia col partito.
Un partito sempre più padrone. Non solo il PdL, che unico della storia della Repubblica si ritrova non in una sede pubblica o istituzionale, ma a casa privata del proprio padre-padrone. Ma anche agli altri partiti manca la stoffa per dire basta ad un tipo di gestione patriarcale, leaderistica del partito, con primarie di cartone o con consultazioni ridicole della base.
Mi viene in mente Dante: "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello". Possono oggi versi del 1300 essere così attuali, quando escort (prostritute, in lingua italiana) girano pubblicamente nel letto di persone di alto profilo istituzionale, e questi anzichè esserne afflitti, quasi se ne vantano?
In America ci sono stati fior di candidati Presidenti, e perfino qualche Presidente che hanno perso ruolo e reputazione per molto meno. Da noi li osannano. Certo, il puritanesimo americano è carico di ipocrisia, ma la dignità di un politico, di un ministro o peggio, non dovrebbe essere motivo di attenzione anche per i singoli e onesti cittadini?
Cosa ci potrà capitare di peggio in questa situazione? Molte cose, prima fra tutte la perdita della dignità della rappresentanza politica, che farebbe di conseguenza tracollare ogni ulteriore speranza di un rinnovamento in questo senso.
Poi la necessità di un cambiamento di rotta, non solo ideologico/filosofico, ma soprattutto di approccio, di trasparenza e partecipazione. Resto fermo nella mia idea che occorre un rinnovamento radicale nella classe politica, che occorre tornare alla ricerca delle radici della Verità e che motore dell'azione politica deve essere la solidarietà.
Sono perfettamente d'accorodo con quanto afferma il Cardinal Bagnasco: sì al Federalismo che unisce, no a quello che divide. In quello nordista della Lega, vi sono solo i prodromi di un federalismo egoista che tende a mantenere i soldi dove c'è ricchezza.
Un'ultima nota: mi sono capitati fre le mani alcuni titoli di giornali e quotidiani di 15 anni fa, maggio 1995. I nomi che si leggevano in prima pagina erano: Bossi, Berlusconi, D'Alema, Fini. Nessun altro paese in Europa e forse nel mondo può vantare una così longeva presenza dei "soliti noti", siano essi di maggioranza o di opposizione, tra gli scranni del potere.

venerdì 20 agosto 2010

La battaglia dei numeri sui clandestini

Come sempre, prima i fatti. Riprendo alcune agenzie di stampa di quest'anno, giusto per inquadrare il problema degli sbarchi clandestini.
Roma, 14 apr. 2010 (Adnkronos) - Dal 1 gennaio al 4 aprile di quest'anno, in Italia sono sbarcati solamente 170 immigrati clandestini, a fronte dei 4.573 sbarcati nello stesso periodo del 2009, una diminuzione pari al 96%. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso della sua audizione presso il Comitato Schengen.
La Stampa (9 agosto 2010) - «C’è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane sostanzialmente immutata se non aumentata al di là e a dispetto di tutti gli accordi presi tra Italia e Libia», spiegano dalla Caritas. «Rispetto ai mesi scorsi c’è stata infatti una ripresa degli sbarchi, soprattutto in Salento e in Sicilia - dice -. Il cambio di passo dei trafficanti di disperati è dimostrato proprio dal caso recente della Puglia, dove un paio di settimane fa una imbarcazione "anomala" di lusso trasportava 60 migranti irregolari stipati nelle cabine nella speranza di non essere intercettati dalla Capitaneria di Porto, come invece è avvenuto». «E nuova - aggiunge - sembra anche la procedura seguita la notte scorsa a Linosa dalla barca che ha scaricato i migranti (40) sulla spiaggia e poi si è allontanata».
Excite - (10 agosto 2010) Si parla di immigrazione. Secondo l'organizzazione cattolica Caritas dopo gli accordi con la Libia il flusso di sbarchi di immigrati verso le coste italiane è rimasto costante e la pressione migratoria è rimasta sostanzialmente immutata se non aumentata. Come si legge sulla Repubblica il responsabile nazionale della Caritas, Oliviero Forti, invita la politica a non trattare il tema dell'immigrazione 'in modo strumentale' perché 'questo significa non voler affrontare sul serio la questione'.
Il Sole 24 Ore (15 agosto 2010) - Gli sbarchi di clandestini, dal 1 agosto 2009, al 31 luglio di quest'anno sono diminuiti dell'88%, passando dai 29 mila del periodo agosto 2008-luglio 2009, ai 3.499 di fine luglio 2010. Lo ha detto il ministro degli Interni, Roberto Maroni, da Palermo dopo la riunione del Comitato per la sicurezza nazionale, a cui ha partecipato anche il collega di Governo e ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Nuovo Quotidiano di Puglia - PORTO BADISCO (18 agosto 2010) - Stavolta i clandestini hanno viaggiato a bordo di “Yasmine”, un’imbarcazione a vela di quindici metri, con due alberi, battente bandiera finlandese. Partita da un porto della Grecia, il veliero ha navigato per due giorni prima di sbarcare il suo carico di esseri umani. Ieri, intorno alle 3 di notte, i clandestini sono scesi sulla spiaggia di Porto Badisco.
Questa la cronaca recente sull'argomento immigrati clandestini. Da una parte il ministro dell'Interno Maroni, impegnato, in un momento di estrema tensione politica all'interno della maggioranza e nel paese, a dare un'immagine di solidità e credibilità del proprio dicastero nella gestione di accordi e nella sorveglianza delle coste per eliminare (o quanto meno ridurre) il fenomeno dell'immigrazione clandestina.
Dall'altra, Caritas e altre associazioni di primo piano a livello nazionale, siti internet e voci libere a rendere testimonianza, a dare un'altra chiave di lettura, ad indicare uno stato diverso delle cose, dovuto ad un'abile manipolazione della realtà e delle cifre.
Preciso: i numeri sono numeri, ci mancherebbe. Ma è come si arriva a quei numeri che lascia più di un dubbio.
Leggendo le varie relazioni (io vi ho fornito uno spaccato ben misero di quello che è l'area di commento su queste vicende), si apprende che dal 2009 l'accordo tra Italia e Libia ha iniziato a prendere corpo ed ora le forze dell'ordine Libiche controllano meglio le loro coste.
Inoltre, le forze di sorveglianza italiane hanno messo in atto una direttiva del Ministero circa i cosiddetti "respingimenti", cioè il fatto di impedire a barconi di disperati di approdare sulle coste italiane, spesso carichi di persone allo stremo delle forze, con molte donne e bambini a cui non è prestato il minimo soccorso.
Ancora, sono stati chiusi alcuni centri di prima accoglienza, come quello di Lampedusa, così che chi viene intercettato non finisce lì ma al centro di Porto Empedocle.
Il risultato della somma è quindi corretto, ma sono gli addendi a non essere corretti ed attendibili, come si configura da altre circostanze, spiegate dalla Caritas.
Mentre l'Italia prendeva accordi con la Libia, i trafficanti di esseri umani non sono rimasti con le mani in mano. Come purtroppo ben conosciamo, tutte le forme di malavita sono sempre avanti rispetto all'azione delle Forze dell'Ordine di qualsiasi paese, per definizione.
Quindi i flussi di clandestini provenienti dall'Africa hanno preso altre strade ed altri mezzi. Non si parte più dalle coste di un paese prima connivente e tollerante, come la Libia, che ha utilizzato i clandestini come arma di ricatto verso il Governo Italiano (quell'operazione ci è costata 11 miliardi di euro, non dimentichiamolo), ma da altri porti della costa araba del Mediterraneo, dalla Tunisia e dall'Egitto.
Quelli invece provenienti dalle regioni del Medio ed Estremo Oriente arrivano ora dalla Turchia e quindi dalla Grecia.
Sono cambiati anche i modi di trasportare questi clandestini: non più barconi alla deriva, facilmente identificabili anche da lunghe distanze e facilmente "respingibili"; ora arrivano con jacht, velieri, cabinati di lusso, anche di piccolo cabotaggio ma stipati come al solito fino all'inverosimile.
Per mesi questi sono passati sotto il naso delle motovedette, prima che qualcuno si accrogesse di questi nuovi mezzi e metodi. Nel frattempo, noi abbiamo avuto modo di credere alle fandonie di Maroni e dei suoi.
Solo chi opera sul territorio e viene a contatto con le persone protagoniste di storie dolorose, critiche, al limite della condizione umana, storie che ci riportano alla tratta degli schiavi come in realtà sono queste persone, possono dire parole di verità.
Le Forze dell'Ordine, la Marina Militare, la Guardia di Finanza operano in un territorio immenso e con relativamente pochi mezzi, dedicandosi scrupolosamente ad eseguire ordini che in qualche caso, forse in molti, non sono condivisi. Ma un militare non deve condividere, deve solo eseguire gli ordini ricevuti.
Queste sono storie di dolore e di morte che interessano, in questo tempo della storia ed in questo luogo geografico, persone che solo per il fatto di essere nati qualche migliao di chilometri più a Nord o più a Sud si vedono relegati a vite diametralmente opposte.
Ho già scritto altre volte, ma vorrei ribadire il concetto, che una vita umana è una vita umana, non ha colore di pelle, non ha religione, non ha sesso. La nostra coscienza ci chiede rispetto e compassione per loro e per noi. Rinchiuderci nel fortino per difendere le nostre cose ci fa perdere la nostra anima, la nostra cultura, il senso vero della vita.
Possiamo costruire false verità, tranquillizzare gli elettori, far finta che tutto vada bene, ma alla fine la verità ci sommergerà. Affrontarla viso aperto e con le braccia allargate in un gesto di abbraccio fraterno è quello che ci ricorda tutti i giorni quel Crocifisso a cui ogni tanto, perfino i Leghisti, rivolgono un pensiero per chiedere qualche voto in più.

martedì 17 agosto 2010

In nome del Popolo Italiano

Stiamo vivendo un momento particolarmente delicato nella vita storica e politica del nostro Paese. Mai era successo, nella storia recente della Repubblica, che si vivesse un clima politico e polemico tanto rovente, oltretutto in una estate che poi tanto calda, almeno al Nord, di certo non è.
La polemica è, come al solito, tra chi a livello istituzionale provoca, con toni per nulla pacati e con affermazioni anche oltre il lecito, la reazione cauta e misurata di altri, per poi attaccare proprio questa con altre voci, in una sorta di "effetto tenaglia".
E' il caso di chi afferma la necessità di andare ad elezioni subito, senza verifica politica della situazione di governabilità del Paese, come invece indica la prassi. E dimentica il contenuto dell'articolo 88 della Costituzione: "Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse". Solo il Presidente della Repubblica ha questo potere, non i partiti politici o i loro portavoce.
E sempre la Costituzione, all'art.92 comma 2, afferma:"Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri". Quindi chi afferma che solo Berlusconi è legittimato a governare, è in errore. Chiunque abbia una maggioranza parlamentare può dare indicazione sul nome Presidente del Consiglio.
Inoltre, chi afferma che siamo in un ordinamento maggioritario, è smentito dai fatti: avete provato a contare quanti partiti sono rappresentati oggi in Parlamento? E quante correnti all'interno degli stessi partiti? Giusto per non essere vaghi abbiamo: PD, Italia dei Valori, UDC, PdL, Lega Nord, MpA, SvP, i "Finiani", Democrazia Cristiana per l'Autonomia di Rotondi, i Liberal Democratici di Dini, i Popolari Liberali di Giovanardi e sicuramente ho dimenticato qualcuno.
Questa complessità è anche confermata dal numero di ministri (24) che compongono questo Governo, appena due in meno dell'ultimo Prodi e che fu duramente contestato per questo. D'altra parte, se il portavoce del PdL è Capezzone (vedi post), dopo tutto quello che ha detto su Berlusconi ed i suoi Governi precedenti, credo che non vi siano dubbi sulla facciatostaggine di questa coalizione.
Sulla necessità di ricorrere ad una nuova legge elettorare, ne ho trattato in tempi non sospetti (vedi post) prima delle ultime vicende scandalistiche. Che per altro paiono non finire mai, se è vero che la Procura della Repubblica sta valutando una ipotesi di reato contro Verdini (coordinatore PdL) per riciclaggio, sulla base delle conclusioni dell'inchiesta Banca d'Italia sul Credito Cooperativo Fiorentino. Anche questi comunisti?
L'Italia passa già nell'immaginario planetario come il paese dei Furbi, e di Furbetti del Quartierino ne abbiamo già avuti fin troppi. Ma non si confonda la gente comune con questi tipastri. La gente è uguale dappertuto, in Italia come in Olanda, in Francia, in Germania, in Europa, in America e nel resto del mondo. Ci sono governanti scaltri e furbetti, in grado di mettersi al riparo da sorprese, grazie anche a fonti di informazione spudorate, che confondono, ad esempio, sette anni di galera con l'assoluzione o la prescrizione con l'assoluzione.
Per capire come questa politica sia oggi corrotta e collusa con le organizzazioni mafiosi e criminali, si dovrebbe guardare la puntata di Blu Notte del 14 settembre 2008, con la ricostruzione di Lucarelli chiarissima e dettagliata. In particolare sulla posizione di Andreotti e della sua "assoluzione", dove invece nel disposto di sentenza si afferma senza ombra di dubbio che Andreotti fu in contatto con ambienti mafiosi almeno fino all'inizio degli anni '80.
L'arcivescovo di Milano ha denunciato nell'omelia della Festa dell'Assunta l'esistenza nella politica italiana di «gruppi dove il bene dei singoli non è perseguito in relazione al bene comune». In un altro passaggio afferma il rischio di "guardare in basso, solo in basso, imprigionati e rovinati come siamo dal nostro “io”: un “io” spesso pesantemente segnato dall’individualismo e dall’egoismo, un “io” che ripiegandosi su se stesso tende ad assolutizzarsi, a configurarsi come un “idolo” da adorare e per il quale si è disposti a sacrificare tutto!". E non è il solo a lanciare questo allarme: anche Avvenire e Famiglia Cristiana condannano la situazione politica e chi la governa. Il giornale dei Paolini attacca sulla questione morale: "Disfattista è chi non rispetta le regole".
Insomma, vari corpi dello Stato e della società stanno attaccando con sempre maggiore decisione e precisione non solo il Governo ed il suo modo di porsi, ma un'intera classe dirigente, un modo di condurre la politica fuori dalla linea guida del bene comune.
Parrebbe che solo l'elettorato sia fedele a Berlusconi: lui continua ad affermare che chi è stato eletto non può essere mandato a casa dalla minoranza. Il fatto è che lui non si è ancora reso conto di essere ormai minoranza, che l'elettorato si è spostato in modo differente da quello che lui crede. I suoi amati sondaggi lo mettono ormai sotto sia come PdL che come coalizione di Destra, visto che il Centro ha assunto una propria fisionomia nell'asse Casini-Fini-Rutelli.
Non in senso bipolarista, ma proporzionalista perchè sono almeno quattro o cinque (dipende dalle alleanze) le formazioni che potrebbero concorrere a formare la maggioranza. E se, come ha spiegato bene Enrico Letta a La7, non si fa una nuova legge elettorale, si rischia di avere il premio di maggioranza che dà il 55% della Camera a chi oggi arriva a raccogliere meno del 30% dei voti! Questo è il rischio che corre la democrazia in questo momento.
Quello di avere un Governo di nuovo instabile dopo le elezioni, forse anche più di quello che potremmo avere oggi, incapace di rispondere in tempi rapidi alle incalzanti aspettative della politica finanziaria ed internazionale. L'accurata opera di disinformazione che anche organi pubblici stanno portando avanti, come ad esempio il TG1 ed il suo direttore, non rende giustizia ai fatti.
E' forse giunto il tempo, ed è questo, di una nuova iniziativa di Liberazione, che ci deve spingere, in quanto elettori, ad una nuova fase di ripartenza dal basso delle istituzioni, perchè chi guida l'Italia adesso non lo sta facendo (e non parlo solo della maggioranza) in nome del Popolo Italiano.

sabato 14 agosto 2010

Indovina indovinello....

Il post di oggi è un indovinello: citerò alcune frasi e date di un personaggio che voi dovrete indovinare. Se non sarete in grado di farlo, alla fine troverete la soluzione.

20/12/2003: ”Il primo ministro Berlusconi si è sdraiato per due ore sulla prima rete televisiva, riversando sugli spettatori la sua soddisfazione per trionfi, miracoli, successi che nessuno, ormai, scorge da nessuna parte, a parte i tenerissimi Emilio Fede e Sandro Bondi […] Ciascuno può vedere a che punto siamo dopo due anni emezzo nei quali Berlusconi ha avuto una maggioranza di 100 deputati alla Camera e di 50 senatori a Palazzo Madama: nulla diquanto fu promesso allora si vede oggi, e, per sovrammercato, sono state varate (o sono in via di perfezionamento) leggi letteralmente talebane”.

10/6/2004: ”Berlusconi ha un’ampia maggioranza, quindi dopo tredici o quattordici promesse di ridurre le tasse è tempo che lo faccia veramente“.

26/11/2005: ”Ho sentito che Silvio Berlusconi si è paragonato a don Luigi Sturzo, ma a me sembra che sia più l’erede di Don Lurio. Credo che gli elettori dovranno esprimere una valutazione sugli ultimi dodici anni dell’attività politica del premier. La campagna sulla verità la facciamo noi: quando è entrato in politica per combattere il mostro comunista, Berlusconi aveva 5 mila miliardi di vecchie lire di debiti, adesso ha un attivo di 29mila miliardi di lire. In fondo questo regime comunista non è stato così perfido con lui”.

15/1/2006: ”Il primo processo a cui Berlusconi si è presentato spontaneamente è quello di Biscardi, poi si è fatto prendere la mano e non si è più fermato

21/1/2006: ”Silvio Berlusconi assomiglia sempre di più ad un pugile suonato. Le sue braccia levate al cielo, ieri notte, alla fine di ‘Matrix’, ricordavano l’esultanza un pò patetica dei pugili che, pur gonfi per i colpi ricevuti, sono riusciti ad arrivare in piedi al termine delle 12 riprese, e cercano cosi’ di impressionare la giuria, o comunque di ingraziarsela

18/2/2006: ”Non si può, solo adesso, improvvisamente ‘scoprire’ cosa ha scelto di dire e fare in questi anni Calderoli, e cosa ha scelto di divenire una certa Lega. Ora, Berlusconi e la Cdl raccolgono quello che hanno seminato. Dopo gli insulti nei comizi ad immigrati e a meridionali; dopo i ‘blitz’ di Borghezio sui treni per ‘ripulire’ i seggiolini occupati da viaggiatori extracomunitari; dopo tutto questo, mi viene da dire che non e’ possibile, solo adesso, fare gli scandalizzati. Si è scherzato con il fuoco, troppo a lungo consentendo alla Lega scivolate pericolosissime. E ora arriva il conto, doloroso e salato”.

14/3/2006: “La prima impressione è che il grande venditore Berlusconi abbia esaurito la scorta dei suoi tappeti. E la piccola valanga di cifre sciorinate è sembrato un modo per non affrontare un tema reale, e cioè la situazione difficile del Paese che gli italiani hanno sotto gli occhi”.

1/4/2006: ”Berlusconi è come Wanna Marchi, e Giulio Tremonti è il suo Mago do Nascimento. Aveva detto: ‘Abolirò l’Irap e ridurrò a due le aliquote’. Non lo ha fatto, e invece ha aumentato tariffe, bolli, tasse sul gasolio. Tutte cose particolarmente odiose, perché colpiscono anche la parte più debole del paese”.

6/4/2006: ”Che ora Berlusconi, in una delle sue trasformazioni e dei suoi trasformismi, voglia anche vestire i panni del ‘defensor fidei’, appare francamente patetico. Ha ragione donna Veronica: più che Caimano lui è come Zelig o Fregoli, pronto a cambiare panni a seconda degli interlocutori e delle esigenze del momento. Allora, si scaglia contro il divorzio, ed è divorziato. Difende la famiglia e ne ha due. Se non parlassimo di cose tremendamente serie, ci sarebbe da sganasciarsi dal ridere dinanzi a tanta spregiudicatezza e ipocrisia
Anche e soprattutto sulla giustizia, Berlusconi è il solito disco rotto, vittimista sempre e garantista a targhe alterne, solo quando fa comodo”.

26/8/2006: ”Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi contro l’immigrazione, contro l’Italia multietnica e multirazziale, sono preoccupanti e gravi. Non solo perché rischiano di spostare la Cdl su un terreno rischioso e sdrucciolevole, ma perché dimenticano che anche all’apertura sull’immigrazione gli Stati Uniti devono una parte importante della loro grandezza”.

(fonte: archivio Ansa)

Avete indovinato chi è l'autore di queste dichiarazioni? No? Eppure è facile: DANIELE CAPEZZONE. Se non ci credete, verificate da soli! La fonte è citata.

giovedì 12 agosto 2010

Come deveicolarizzare la città - quinta parte

Nessuna città potrà mai essere completamente deveicolarizzata senza una rete integrata di trasporti alternativi pubblici. Ciò che ritengo essere la chiave di volta per realizzare questo progetto è l'integrazione fra diverse possibilità di trasporto e una nuova concezione di città.
In questo quadro assume una particolare rilevanza il trasporto pubblico "tradizionale", quello fatto da linee di mezzi atti al trasporto di persone a trazione elettrica. La rete dovrà essere ampia e articolata, tenere presente la copertura di servizi offerta dagli altri mezzi di mobilità.
Ulteriore variante è data dalle diverse necessità in termini di copertura di servizio e di orari che il sistema dovrà supportare. Ad esempio, la mattina si dovrà tenere conto della quantità di studenti che si dovranno spostare per raggiungere le scuole, così come dei pendolari che dovranno raggiungere le stazioni. Alle stesse stazioni arrivano studenti che dovranno sparpagliarsi nelle diverse scuole.
Tenete presente una cosa, che può facilmente sfuggire: in una città deveicolarizzata gli orari di passaggio dei mezzi pubblici sarà precisa al secondo. non ci sarà infatti traffico a limitare o ritardare la circolazione dei mezzi pubblici, che saranno anzi i veri padroni della città e della mobilità. Uscire di casa con una bicicletta, lasciarla presso una fermata del bus e raggiungere la scuola o la stazione potrà essere facilissimo e con tempi ragionevolmente brevi.
Questo porta ad elaborare un concetto: linee specializzate per le scuole, linee circolari cadenzate per il resto della città. Queste ultime dovranno anche collegare tutti i principali punti di interesse: ospedale, municipio, cimiteri, stazioni ferroviarie, uffici pubblici, scuole, caserme e carceri. In particolare, il centro cittadino sarà completamente pedonalizzato ed il perimetro sarà servito da una circolare di mezzi filoguidati. In relazione ai principali punti nodali, vi saranno stazioni di partenza e arrivo delle linee circolari. Per le linee specializzate ad uso scolastico, vi saranno punti di raccolta specifici all'interno della città e presso le stazioni.
Tutto questo disegno, per aver successo, dovrà però essere accettato e ben compreso dalla gente. Nulla è più difficile da combattere se non l'abitudine, quel tranquillo senso di protezione che dà la consuetudine, il riconoscere tempi e modi della nostra vita come "nostri".
Qualsiasi tentativo di cambiare genera resistenza, resistenza al cambiamento. Ma ci sono cose che se non cambiamo e non cambieremo, saranno loro a cambiare noi. Solo nell'ultimo mezzo secolo sono avvenute tante cose che, se avessimo usato con maggiore intelligenza le risorse che ci venivamo messe a disposizione, avrebbero potuto generare benessere in misura maggiore e per un ben più grande numero di persone.
Ma l'arroganza e l'egoismo del potere ce l'hanno impedito. Il mondo che oggi ci accoglie non è così bello e buono come avrebbe potuto essere, ma solo come ci è stato permesso di poter avere. Quando l'avere vince sull'essere succede che non facciamo le cose migliori per noi e per gli altri, ma solo quelle che stanno alla distanza dei nostri sensi. Ciò che non vediamo, non percepiamo, non esistono, nello spazio e nel tempo.
Abbiamo molte volte detto, anche con convinzione, che il mondo non è nostro, ma che l'abbiamo avuto in prestito dai nostri figli, e che a loro lo dovremo rendere intatto: chi ha fatto qualcosa pensando seriamente a questa frase nella propria vita? Se lo ha fatto, non ha avuto successo.
Consumiamo risorse come se fossero infinite, ma sappiamo che tra 30/50 anni molte delle risorse che oggi sono alla base del nostro benessere saranno esaurite. "Ma la ricerca e la scienza avranno trovato soluzioni a questo problema". Ne siete sicuri?

mercoledì 11 agosto 2010

Come deveicolarizzare la città - quarta parte

Dunque, finora abbiamo tracciato l'immagine di una città dove non ci sono auto e mezzi pesanti a percorrere le strade, ma solo biciclette, auto elettriche e mezzi pubblici totalmente ecologici. Solo occasionalmente le auto possono entrare in città ed unicamente per andare dall'abitazione al varco più vicino o viceversa. Nessuna auto privata a motore a combustione interna può girare per la città.
Mezzi pesanti possono circolare solo se autorizzati e assistiti in modo idoneo.
C'è un'osservazione che mi aspetto, come quando parlavamo dell'uso dell'auto privata: "ma se giro solo in bicicletta, quando piove o fa freddo mi bagno e poi mi ammalo".
Certo, è possibile. D'altra parte, questo succede anche oggi a chi ha solo questo mezzo a disposizione. Ma è possibile fare qualcosa di innovativo per cercare di ridurre questo disagio. Come?
Coprendo alcune vie, in particolare quelle che non saranno raggiungibili da un altro tipo di mezzo pubblico. La copertura potrà essere trasparente e fatta in modo da favorire la circolazione dell'aria, al punto che, anche durante un forte temporale, non solo la struttura resterà al suo posto, ma potranno essere azionate a quel punto delle ventole che potranno produrre energia elettrica. In caso di pioggia, l'acqua raccolta dalla copertura andrà ad azionare un altro meccanismo che sarà in grado produrre a sua volta energia elettrica.
Il tetto della copertura potrà infine essere dotato di pannelli fotovoltaici che potranno assorbire l'energia solare e produrre energia elettrica. Tutta l'energia prodotta andrà ad alimentare i mezzi che circolano e, durante la notte o quando se ne ha bisogno, illuminare le strade con lampade a led e a basso impatto di inquainamento luminoso.
Tutti i tratti coperti da queste strutture avranno l'illuminazione inserita nelle pareti e nella parte superiore; durante le ore meno trafficate della notte, l'illuminazione ridurrà la propria intensità, che potrà ritornare normale al passaggio di persone o mezzi per un tratto di strada sufficientemente ampio per assicurare sicurezza e tranquillità. Il tutto attraverso sensori di movimento, opportunamente posizionati lungo tutto il percorso.
Nel caso di viali alberati, la copertura sarà realizzata tenendo conto degli spazi necessari alla loro vita normale e nel periodo autunnale, potrà essere più facilmente recuperato lo strato a verde delle foglie cadute.
A questo punto, potrete agevolmente percorrere le vostre strade anche in bicicletta elettrica con pedalata assistita: potrà perfino essere divertente!
E i mezzi pubblici? Parliamone...

martedì 10 agosto 2010

Come deveicolarizzare la città - terza parte

La mobilità interna alla città diventa, nell'ottica di questo progetto, affidata in modo pressocchè totale a veicoli leggeri ed ad una diversa concezione anche del piano viabile.
Faccio subito questa osservazione: il fondo stradale non avrà più la necessità di essere asfltato e consumato dal passaggio di auto e mezzi pesanti, ma di accogliere mezzi leggeri, che deformano o consumano poco il fondo stradale. Quindi, in prospettiva, diminuisce la necessità di manutenzione stradale, riducendo i costi e mantenendo più a lungo la qualità del fondo di percorrenza.
Ma quali sono questi mezzi leggeri? Esistono già diverse iniziative che possono rispondere a questo stimolo, prima di tutto le biciclette a pedalata assistita. Ricordo che queste biciclette possono garantire il movimento quasi senza alcun sforzo, essendo dotate di una batteria elettrica e di un servomotore alla ruota. Nelle grandi città esistono già servizi di biciclette a noleggio, etichettate bike sharing. Società specializzate ne curano la manutenzione, permettono la continuità e la qualità del servizio.
Ottime per muoversi in questo contesto, una volta totalmente eliminato il traffico veicolare tradizionale, diventeranno il mezzo migliore per raggiungere qualsiasi punto della città. Una rete capillare di punti di presa e riconsegna dei mezzi, permetterà di accedere in modo estremamente semplice a questo servizio.
Può invece essere necessario muoversi in modo diverso, dove la mobilità si somma alla necessità di viaggiare con un carico, che possono essere le borse della spesa piuttosto che un pacco o oggetti ingombranti e pesanti. In questo caso si potrà usufruire, in funzione del tipo di necessità, a piccole auto elettriche di diversa grandezza, che possano trasportare dal piccolo pacco all'armadio ingombrante. Queste potranno essere prenotate attraverso un semplice SMS o attraverso un sito dedicato; in funzione della zona dove si abita, possono essere prelevate direttamente o possono essere portate a domicilio. La restituzione del mezzo avverrà secondo la medesima modalità.
Pensate poi a coloro che abbiano bisogno di una mobilità particolare, come quella di una carrozzella elettrica: potranno tranquillamente girare in tutta sicurezza per la città. Finalmente una città accogliente anche per loro!
So che qualcuno tra voi ha un paio di osservazioni e domande da fare: tenterò di rispondere al prossimo post. con qualche altra sorpresa...

domenica 8 agosto 2010

Come deveicolarizzare la città - seconda parte

Nella prima parte ho cercato di spiegare come il traffico veicolare privato possa essere gestito all'interno di una città deveicolarizzata, ovvero il primo motivo per cui tutti ci troveremmo a protestare se ci venisse sottoposta una simile possibilità.
Ma c'è un altro aspetto assai impegnativo nella costruzione di una città deveicolarizzata: quello del libero movimento delle merci al suo interno. Pensate infatti a tutti i negozi, i bar, i ristoranti, i servizi che quotidianamente devono essere in grado di essere raggiunti da merci e prodotti da vendere o distribuire. Davvero un volume molto elevato per qualsiasi città.
Come può fare allora a mantenere questi servizi in una città così organizzata? Un sistema c'è.
Si tratta una volta di più di sfruttare il concetto di intermodalità. In città abbiamo già due centri intermodali, uno a Sant'Anna e uno a Sacconago. Lì il concetto è quello di scambiare il tipo di trasporto in un punto sufficientemente ampio, dove possano arrivare contemporaneamente camion e treni per raggiungere le varie destinazioni.
Ora provate a pensare che tutti i punti di destinazione delle merci che devono raggiungere la città, sia su gomma che su ferro, possano essere concentrati in uno di questi due punti e da lì tutte le merci opportunamente indirizzate possano raggiungere la destinazione finale. Questo punto dovrà essere per forza di cose presso un terminale ferroviario, presso cui far convergere i mezzi pesanti su gomma per lo scambio intermodale.
Una rete di camion elettrici opportunamente indirizzati attraverso una teleguida satellitare in grado di effettuare queste consegne in modo assolutamente certo e puntuale sarà in grado di assicurare un servizio completo e preciso. Chi ha ordinato la merce potrà essere avvisato entro pochi minuti dal ricevimento presso il punto di smistamento e preavvertito di quando gli sarà recapitata la merce presso il punto di ricezione finale. In caso di assenza il destinatario potrà chiedere di spostare la consegna o indicare un nuovo punto di ricezione per quel carico. Tutto attraverso un SMS o messaggio sulla posta elettronica del vostro computer.
Un altro tema interessante può essere quello delle macchine da costruzione, camion movimento terra, scavatrici o simili. Ovviamente dentro le aree di cantiere, a meno che nei prossimi mesi la tecnologia non metta a disposizione nuovi mezzi capaci di effettuare questi lavori senza ricorrere a motori a combustione interna, si dovrà operare con tali strumenti. Anche qui però qualcosa si potrà fare, ottimizzando la raccolta della terra di scavo o dei detriti da demolizione ed organizzando il loro smaltimento attraverso contenitori diversi dai cassoni dei mezzi pesanti, magari in contenitori in grado di compattare i residui e di conferirli in modo più pulito, senza inquinare o sporcare le strade.
Solo in caso di estrema necessità e per carichi eccezionali, non destinabili diversamente, si farà ricorso all'accompagnamento di sicurezza, che permetterà ai mezzi di giungere fino all'interno della città, opportunamente scortati.
Una ulteriore deroga potrebbe essere messa in atto, senza particolari accorgimenti, per coloro che hanno necessità di accedere come venditori alle aree di mercato centrale o rionale. Il permesso sarà equivalente a quello dei residenti, solo che avrà valenze temporali limitate ai giorni e alle ore di mercato.

venerdì 6 agosto 2010

Come deveicolarizzare la città - parte prima

Una città senza auto e camion che la attraversano, solo con mezzi ZEV (Zero Emission Vehicle, mezzi che non emettono alcuna sostanza inquinante per l'ambiente), una città a misura di uomo, di pedone, di ciclista, di bambino e di anziano.
Una città dove improvvisamente le strade bastino e avanzino per la mobilità delle persone, dove andare in centro non significa passare la vita in attesa di trovare un parcheggio, dove finalmente poter trovare il proprio equilibrio psico-fisico, una città dove il rumore della strada improvvisamente sparisce e l'inquietudine della nostra vita scompare.
Un sogno? No, secondo me. Lo dicevo ieri, da parecchio tempo sto lavorando su questa idea e credo sia venuto il momento di esporla ufficialmente.
Un'idea che tenta di coniugare tecnologia e urbanistica, anche se di quest'ultima ne capisco poco e potrei anche fare affermazioni errate: se sbaglierò, mi correggerete, disse qualcuno molto più importante di me.
Come vedete, ho già messo le mani avanti: questa è solo la prima parte. In questo post cercherò di mettere in chiaro i contenuti teorici del mio progetto, partendo dai presupposti di fondo, quelli che ho cercato di illustrare con le prime pennellate di colore all'inizio del pezzo. Ma come si arriva a questo risultato?
Certamente sarebbe illusorio pensare che domattina ci si potrà svegliare in una città di questo tipo, forse ci vorranno anni, decenni perchè si concretizzi tutto questo. Ma con la fantasia lo si potrà vedere crescere un pezzo alla volta fino ad assaporarne l'interezza solo chiudendo gli occhi.
Dunque ci muoviamo su due assi: uno, quello temporale, che implica l'analisi della situazione di fatto ad oggi, ipotizzando una serie di avvenimenti nel tempo; l'altro quello dei contenuti, delle soluzioni, alcune delle quali potrebbero essere disponibili o migliorate ai nostri fini magari grazie all'interessamento di industrie e servizi che vogliano implementare il nostro modello.
Cominciamo quindi da ciò che siamo. Oggi ognuno di noi privilegia il trasporto privato, soprattutto su gomma, per la propria mobilità. Il risultato sono strade intasate, soprattutto in quelle che sono le ore di punta, quando tutti ci muoviamo per andare al posto di lavoro, a scuola, o per raggiungere un punto di interscambio, ad esempio una stazione ferroviaria, un aeroporto o un porto, marittimo o lacustre.
Tutto questo si basa su due principi: la comodità e la rapidità di servizio. "Se vado in auto, parto da un punto e raggiungo un altro punto in modo da rendermi indipendente, posso muovermi velocemente su strade sicure": questo probabilmente il pensiero di molti, ma la realtà è ben diversa. Quando si arriva alla destinazione, non sempre è possibile trovare parcheggio pubblico o a pagamento nelle immediate vicinanze, magari un viaggio di pochi minuti deventa eterno se inizia la caccia al parcheggio, e assai costoso se poi si parcheggia in modo non idoneo. Inoltre, siccome in molti hanno lo stesso pensiero, il traffico resta intenso nelle grandi città per buona parte della giornata, così che non è possibile muoversi con disinvoltura, come si vorrebbe. Arrivare in ritardo è un classico, così come un classico la scusa: "Ho trovato traffico".
In questo scenario è facile imbattersi in qualche ulteriore problema: lavori in corso, piccoli incidenti di poco conto che però ostacolano la circolazione, eventi, manifestazioni, cortei, pattuglie che effettuano controlli, funerali. Di tutto, e l'evento meno ipotizzabile succede sempre quando noi abbiamo più fretta. Anche perchè abbiamo sempre fretta.
Proviamo ad immaginare come eliminare questo traffico.
Credo vi siano diversi tipi di traffico, ma per semplicità diciamo che ne esistono prevalentemente due: quello locale, che si sviluppa tutto all'interno di un bacino urbano o conurbano (la vicinanza tra le città che rende impossibile vedere il limite tra due o più città, come può essere Viale Borri alla confluenza di Busto Arsizio, Castellanza e Legnano), ed uno extraurbano, che si sviluppa su strade regionali o statali o su autostrade o strade di collegamento veloce come la 336 della Malpensa.
Parlando di un sistema di deveicolarizzazione urbana, punto ad approfondire soprattutto il primo tipo di traffico. E' comunque certo che esso è influenzato da entrambe le tipologie, in quanto il punto origine o destinazione di un viaggio si trova comunque all'interno di una città.
Busto Arsizio si presta bene per questo esercizio, in quanto essa ha un ricchissimo ventaglio di possibilità per quanto riguarda la mobilità: due stazioni ferroviarie e mezzo, due linee ferroviarie, un sistema di trasporto pubblico locale su gomma, un sistema di trasporto pubblico extraurbano, due punti intermodali per le merci (scalo Hupac), la vicinanza dell'aeroporto della Malpensa ed un'autostrada assai trafficata. E' inoltre percorsa da diverse strade di importanza primaria come la statale 33 del Sempione, la già citata 336 e la rete di strade distrettuali che si raccordano con queste.
Vi è poi un'altra caratteristica particolare: la città ha tre centri storici. Oltre a quello di Busto Arsizio abbiamo quelli delle sue città sorelle, Borsano e Sacconago.
Ma se chiediamo ad un cittadino qualsiasi di Busto Arsizio tra i 18 e i 75 anni, automunito, se si muoverebbe con i mezzi pubblici o con un mezzo alternativo all'auto all'interno della propria città, nella gran parte dei casi otterremmo una risposta negativa.
"A piedi mi intossicano, in bici mi stirano", queste le risposte più comuni che mi sono sentito dare da alcuni amici. come si sa sono un pendolare, eppure il primo tratto del mio viaggio, da casa alla stazione, anch'io lo faccio la mattina con l'auto. Quindi non voglio fare la predica a nessuno, sono anch'io parte di questo sistema.
Il documento di analisi di Piano Urbano del Traffico recentemente visto in Consiglio Comunale dava chiare indicazioni sul numero di veicoli che circolano nella città, le principali direttrici, il numero delle auto, i parcheggi a disposizione e la loro occupazione oraria: una serie di dati che danno un'idea chiara di come siamo ogni giorno vittime di noi stessi.
Ma un dato mi ha colpito: l'elevatissimo numero di auto che arrivano in città e che vi transitano: circa 13.000 al giorno. Un numero impressionante. Cosa succederebbe se queste auto sparissero? Milano, al pari di altre città eurpoee, come Londra, Oslo o Copenaghen, sperimenta da tempo l'Eco-pass, con valutazioni contrdditorie proprio perchè da qualcuno è indicato come strumento deterrente del traffico urbano, da altri come strumento di tassazione nemmeno troppo occulta dei cittadini. Diretta per chi lo paga correttamente, indiretta per chi si trova a dover pagare salate multe.
E' questo allora il sistema? No.
A mio parere, per fermare il traffico diretto in città è necessario dividere il traffico che scorre lungo le strade di percorrenza primaria ed intercettare quello diretto in città, obbligandolo a fermarsi prima di entrare nel percorso urbano, a meno che non si tratti di residenti.
Come risolvere tecnicamente il problema? Analizzando la mappa stradale della città, creando dei percorsi di entrata (varchi) obbligati e mettendo sistemi tipo telepass legati all'auto in transito e permettendo di proseguire per il centro città solo alle auto autorizzate. Queste potranno muoversi all'interno della città solo per raggiungere la casa del proprietario e sostare nel posto macchina assegnato. Nessuna macchina potrà restare in sosta nella strada, ma ogni macchina dovrà avere un proprio posto auto assegnato ed identificato (normale garage o posto auto pubblico).
Per tutti gli altri mezzi diventa obbligatorio fermarsi presso strutture di sosta. Aree di parcheggio o silos, in funzione della disponibilità derivante dalle aree adiacenti. All'uscita della struttura, gli utenti troveranno un servizio di navette (con funzione anche di bus di città) con frequenza di 5 minuti, a disposizione per raggiungere qualsiasi punto della città. Le navette saranno elettriche e filoguidate, senza autista. L'accesso avverrà da strutture chiuse di accoglienza, riscaldate d'inverno e raffrescate d'estate. All'arrivo dell'autobus, le porte del mezzo si appaieranno a quelle della struttura ospitante ed il passaggio degli utenti dal mezzo alla stazione e viceversa sarà semplice e a livello del piano, anche per i portatori di handicap.
Tutta l'energia elettrica per alimentare il sistema di navette e mantenere alla giusta temperatura la struttursa sarà generata da fonti rinnovabili (solare e geotermico).
Le navette viaggeranno lungo percorsi dedicati e sicuri.
I costi? Ne parleremo alla fine. Per una volta proviamo ad immaginare un mondo a risorse infinite, come quelle della fantasia.

giovedì 5 agosto 2010

Una città deveicolarizzata

Anche ieri si è consumato un dramma della strada: una persona in bicicletta uccisa da un'auto. Un lutto ed un dolore che accomuna tutti, che ci interroga sul senso di queste cose, che fa sprofondare nella disperazione anche chi involontariamente si trova a rendersi responsabile di questi incidenti. Vittime innocenti di una delirante e perversa modalità di concepire la vita, la modernità, il progresso.
Come vi possa essere progresso vero e rispetto della vita quando ancora oggi una decina di persone nella nostra città, ogni anno, perdono la vita in incidenti stradali, questo me lo chiedo da troppo tempo senza trovare il modo di fare qualcosa. Anche perchè prima di fare occorre pensare.
Ed allora ecco un paio di riflessioni su questo tema. La prima è quasi tecnica: se due mezzi si scontrano, è sempre il più debole a rimetterci di più. Così si registrano più vittime tra pedoni, ciclisti e motociclisti che fra automobilisti e guidatori di mezzi pesanti. Questi ultimi, però, sono spesso coloro che fortuitamente generano questi incidenti e ne sono responsabili.
Si dà molta importanza e rilevanza alla velocità, ma personalmente sono convinto che sia molto peggio la distrazione e la disattenzione alla guida, come afferma una campagna pubblicitaria in corso in questi giorni.
Occorre rendersi conto che mettersi al volante di un automezzo oggi vuol dire prendersi una gravissima responsabilità civile e talvolta anche penale, per le conseguenze della propria guida. Ed altrettanto spesso si viene coinvolti in incidenti non per la propria guida, ma per l'incoscienza e la distrazione di altri, ad esempio di coloro che parcheggiano mezzi in luoghi o posizioni che assolutamente non si conciliano con il tipo di traffico che regna nelle nostre città. Ma ne parliamo adesso, oggi perchè c'è un grave motivo e domani riprendiamo il solito stile di guida.
La seconda cosa che mi fa riflettere è invece più morale. In città opera, e credo venga universalmente riconosciuto merito ai suoi volontari (al di là di sterili polemiche politiche) il CAV, Centro Aiuto alla Vita. Esso si occupa di trovare risorse e rifugio per donne in attesa di un figlio in difficoltà, affinchè non pratichino l'aborto, non siano preda di follie assurde e vigliacche, a tutela loro e del bimbo nascente. Perchè faccio questo riferimento? Perchè sento la necessità di avere un identico ente o associazione che si proponga di salvare la vita a tutti coloro che viaggiano sulle strade della nostra città.
Come? Forse è prematuro approfondirlo, servirebbe uno studio più preciso, dettagliato e professionale, ma un'idea ce l'avrei. Prima di esporla, però, mi si faccia dire un'altra cosa, anche se so che qualcuno dirà che sono noioso: abbiamo speso come comune di Busto Arsizio una cifra ragguardevole per elaborare, dopo quindici anni, un Piano Urbano del Traffico (PUT), valido nell'analisi, ma assolutamente inutile e inefficce nell'attuazione perchè riadattato in chiave politica, volta a salvaguardare interessi di bottega più che per risolvere i problemi veri del traffico cittadino.
Così non va. E sarebbe un ennesimo motivo per cui i cittadini di Busto Arsizio dovrebbero svegliarsi da quel torpore politico che li attanaglia per capire come sono effettivamente le cose.
Quindi, ripartendo da quanto afferma questo PUT, credo che la nostra città, sia per l'estensione del territorio (sono circa 30 chilometri quadrati), che per il numero degli abitanti (oltre 80.000) possa costituire un buon banco di prova per arrivare alla realizzazione della "città deveicolarizzata". E' un'idea che ho da tempo, e che si sta componendo faticosamente pezzo dopo pezzo, vedendo come in un puzzle i singoli tasselli andare a posto e configurarsi l'idea finale.
Qui la voglio solamente annunciare, probabilmente ci vorranno diversi post per riuscire ad esporla tutta chiaramente, ma il concetto di base è che non necessariamente il rapporto di vita tra la persona e la città debbe passare attraverso il mezzo privato per eccellenza, l'auto.
Di conseguenza, dovrebbero restare esterni alla città tutti i mezzi pesanti che vi transitano, a qualsiasi titolo. Impossibile? Questa parola non esiste, siamo solo noi uomini a non credere nelle nostre possibilità ed essere schiavi delle nostre abitudini.
Ecco perchè abbiamo tanti insuccessi: perchè giudichiamo prima ancora di aver compreso e sperimentato.
Il mio obiettivo è di salvare la vita o una invalidità o anche solo una lieve ferita a centinaia di persone della mia città, ogni anno. Se non avessi questa pretesa, vi sarà sempre chi continuerà a pensare che il prossimo a cui capiterà qualcosa di grave sarà un altro, mentre invece quel "prossimo" sarà proprio lui.

mercoledì 4 agosto 2010

Quattro tesi sulla situazione politica

In queste ore si sta consumando uno degli atti più importanti per le sorti di questa legislatura. Probabilmente stasera sapremo se si andrà presto a votare o se inizierà la lenta agonia di un Governo ormai non più in grado di esprimere la propria azione in modo chiaro e convincente. Ammesso che ci sia mai riuscito.
Tutto questo avviene in uno scenario politico alluncinante ed allucianto, quasi tutti avessero assunto in massa una droga chiamata Potere. Questo non permette quindi di capire fino in fondo quanto ciò che sta succedendo sia frutto di un disegno logico e consapevole, quanto invece sia improvvisazione e stress. Tutto questo alle spalle degli italiani.
Malgrado questa necessaria premessa, quattro tesi sono per me chiare e sotto gli occhi di tutti coloro che le vogliono vedere, e vado ad elencarle:
1. Berlusconi non è più il padrone della situazione politica italiana;
2. E' finito il bipolarismo e il bipartitismo;
3. Occorre che qualsiasi decisione venga presa sui prossimi atti della politica cambi la legge elettorale;
4. E' necessario che il Governo torni presto in grado di portare il Paese fuori dalle secche attuali e prenda iniziative decisive in materia finanziaria.
Ed ora analizziamo il contenuto di queste affermazioni.
Berlusconi, nel bene e nel male, per quindici anni ha dettato i tempi della politica italiana ed i suoi scenari in modo talvolta clownesco, spesso spavaldo ed arrogante, ma sempre riuscendo a colpire ed entusiasmare il suo elettorato, fatto anche di persone semplici che volevano avere la possibilità di credere che forse qualcuno sarebbe stato davvero in grado di cambiare la vita e le abitudini di un Paese sempre più rassegnato.
Ma anche per i più grandi (ed il nostro Silvio grande non è nè per statura fisica nè politica, almeno per me), viene il momento della verità, dove si deve dimostrare di essere e non di sembrare. Quel "Ghe pensi mi" pronunciato in modo ieratico, quasi profetico, da salvatore della Patria, risuona ora alle orecchie di molti come una specie di epitaffio del personaggio Berlusconi.
In realtà, da quel momento (ma forse la fase era già avviata da tempo, credo da prima della statuetta del Duomo di Milano che, in tutta onestà, mi è sembrata una montatura) si è cominciato a vedere che la saldezza della struttura intorno a lui scricchiolava, che il suo personaggio "Invincibile" (ma ha perso due volte alle elezioni contro Prodi!) non lo era poi tanto, tanto che anche i suoi più fedeli collaboratori hanno cominciato a vacillare. Fini è troppo intelligente per essere lì a dire cose per caso. Ha preparato questo momento con altri da tempo.
Casini, Fini e Rutelli si frequentano da mesi, anni: la loro alleanza non è nemmeno troppo "segreta", solo che spesso la gente che legge i giornali non memorizza, non elabora, cerca solo certezze ai propri pensieri e così facendo si tranquillizza. Stolti!
La cosa peggiore per Berlusconi è che ormai non è più nemmeno il padrone del partito. L'era del partito-azienda è finita. A proposito, sapete il vero significato di PdL? Posto di Lavoro. Basterebbe contare quanti parlamentari del PdL e di istituzioni sono o sono stati dipendenti del Cavaliere (che si fregia del titolo senza averne maturato le caratteristiche). Decine e decine. Il suo medico, il commercialista, l'avvocato e diversi dirigenti di Fininvest. E cosa fa un lavoratore dipendente quando la ditta scricchiola? Se ne va prima che la baracca affondi. Almeno i più svegli, gli altri non sopravvivono.
Questa è la ragione della seconda tesi. Non è tanto la nascita (o più precisamente, il battesimo) del terzo Polo, quanto piuttosto il ritorno alla trattativa politica, agli accordi espliciti, e non sottobanco come sono avvenuti negli ultimi anni, a sostegno di alleanze mai consolidate. I partiti non nascono nè da collanti ideologici nè da predellini automobilistici. La Politica è ben altra cosa.
Altri "movimenti" stanno per tornare sulla scena politica, magari sotto altre sigle, ma ben pronti a riprendere foga con volgare eloquenza: temo che ci toccherà tornare a sentire sermoni e aneddoti, battibecchi e profezie politiche di nessun valore concreto, se non quello di conquistare quell'uno per cento che permette di governare. Ecco perchè da sempre sono fautore di un sistema elettorale proporzionale con sbarramento "alto", dal 5% in su, e con un sistema di alleanze dichiarate e blindate sul programma, non sugli eletti. Solo questo può dare un minimo di garanzie all'elettore, oltre al ritorno al voto di preferenza. Questa è la sintesi della terza tesi: la legge elettorale serve per non perdere ulteriore tempo, perchè la prossima volta dovremo cambiare non solo un Governo, ma un modo di governare. Dobbiamo far termianre questa pazzia: vincere le elezioni e poi non riuscire a governare un Paese che ha bisogno di essere profondamente rinnovato e riformato.
Rinnovato nella classe poltica di Destra e di Sinistra, così come al Centro. Certi Soloni che ancora si aggirano tra i banchi del Parlamento e del Governo vi erano già ai tempi della Prima Repubblica, hanno fallito allora e continuano a fallire adesso.
Il voto di protesta non ha mai cambiato nulla a lungo andare. La Lega è diventato partito di governo, ma non è riuscita ad assolvere anche solo uno dei obiettivi che si era data più di venti anni fa. Anzi, è diventata lei stessa parte di questo meccanismo politico contorto e perverso, dove ormai ci si fa la guerra tra Nord e Sud ancor più che negli anni Cinquanta e Sessanta, non più chiamando Terroni coloro che arrivavano al Nord in cerca di lavoro, ma volendo perdere addirittura quell'unità d'Italia che permette al Nord di sopravvivere. E su questo dovremmo necessariamente tornare a discutere.
Governare la finanza pubblica sarà la grande sfida del prossimo Governo. Ormai dico prossimo perchè quello attuale non esiste più. Di fatto. Anche se i numeri e la prassi continuerà a dire che non è così. Ma se Bersani arriva a proporre Tremonti per guidare la prossima fase di transizione, vuol dire che senza voler alzare i toni a livello di allarme pubblico, la questione finanziaria potrà diventare addirittura condizione di sopravvivenza della Nazione.
No è solo la questione occupazione, lo strappo contrattuale che FIAT vuole imporre, una certa accondiscendenza sindacale a parlarne, una ripartenza industriale che si affaccia in modo ancora troppo timido e non supportato adeguatamente dalle istutizioni; ci sono centinaia di miliardi di buoni del Tesoro in scadenza a settembre che potrebbero far vacillare la nostra bilancia economica e finanziaria. Molto dipenderà da quello ed una crisi al buio senza possibilità di rilanciare un'azione che renda interessanti i nostri titoli, senza metterci in ginocchio con gli interessi, è d'obbligo. Altrimenti potremo solo seguire la Grecia in misure di contenimento economico che potrebbero spedirci nella serie B del mondo.
Già in passato siamo arrivati a questi limiti, nel 1992 ci pensò Amato, nel 1998 ci pensò Prodi e per quanto la gente possa aver odiato quelle misure, a loro dobbiamo il nostro attuale tenore di vita. Non agire potrebbe essere disastroso.
Queste sono le mie quattro tesi sul quadro odierno della situazione. Consiglio a qualche persona di verificare tra qualche tempo se quello che scrivo ora potrà avere un riscontro nel futuro. Potrebe essere un esercizio interessante.
Ma prima di concludere lasciatemi dire un'ultima cosa, che vuole essere anche un po' il contenitore di tutte queste idee: Berlusconi ha usato nelle ultime settimane il termine "nemico" per parlare di avversari e perfino di alleati (Fini ed i suoi). Credo che questo sia la prova che si sia passato il segno. Se il capo del Governo usa termini di questo tenore senza che qualcuno provi disgusto, senza che chi deve fare informazione non sottolinei nel modo adeguato questo concetto nefasto, significa che hanno anestetizzato così bene i nostri ricettori di pensiero da non riuscire neanche a capire il senso devastante di una frase di questo tipo.
La politica come servizio, la politica espressione della carità, la politica strumento di crescita della democrazia e della persona umana: tutte queste affermazioni, che sono tratte dall'insegnamento di decenni di democrazia, sono spazzate via di colpo se si arriva a definire "nemico" chi ci è politicamente avversario.
Nemico significa radicalmente ostile, avverso a qualcuno e intenzionato a fargli del male: come è possibile questo se l'intenzione è quella di servire lo Stato ed il Popolo? Nemiche potevano essere i NAR, le Brigate Rosse, tutte le mafie, ma non chi a viso aperto affronta il pubblico dibattito.
Tutto ciò non è degno di chi dovrebbe guidare un Paese libero e democratico.

lunedì 2 agosto 2010

Bologna: 30 anni per non dimenticare

Due agosto 1980 e 500 post. Sembra una convergenza cosmica, forse solo un caso, senz'altro un po' pilotato da parte mia negli ultimi giorni. Ma è poi così importante? Non credo.
Anch'io ho un a piccola storia da raccontare su quel giorno. Inizia dalla mattina di sabato 2 agosto 1980, in caserma a Mantova, dove svolgevo il mio servizio militare di leva. Cosa che oggi non si fa più.
Ero andato a fare il mio solito servizio del sabato mattina, aprire il Comando dove lavoravo come dattilografo, poi alle 9.00 mi hanno dato un "permessino" (si chiamava così il permesso anticipato di uscita di 4 ore), che unito ad un più classico "36 ore" mi dava la possibilità di essere fuori fino alla domenica sera.
Avevo a disposizione la mitica Fiat 850 Special, con la quale abitualmente gestivo un pendolariato estremo, da Mantova a Busto Arsizio, sfruttando ogni libera uscita domenicale per unt ritorno, anche di poche ore, a casa, condividendo il percorso con alcuni amici di Milano e Saronno.
Ma quel giorno non sono partito subito per Busto Arsizio. Sono andato a Salò. Mmmhh, perchè? Perchè Paola, mia moglie, allora solo fidanzata, tornava dalla Gracia dopo una crociera, e la sua nave era attraccata al mattino al porto turistico di Venezia. Poi, con un pulmann, i croceristi avrebbero avuto modo di fermarsi sulla strada di ritorno ad un ristorante a Salò. Ed io ero lì ad aspettare che la mia felicità arrivasse.
Arrivai a Salò dunque intorno alle ore 11.00, quando ormai a Bologna il disastro era successo. Sulla macchina non avevo la radio, per cui non sapevo nulla dell'accaduto. Avevo solo voglia di vedere Paola, non prestavo attenzione nemmeno tanto a quanto accadeva intorno a me, a quello che si diceva. Eppure verso mezzogiorno ricordo che qualcuno stava commentando la notizia, appena passata alla televisione, sull'attentato alla stazione di Bologna.
I minuti non passavano mai, ma poi vidi Paola e per me il mondo poteva anche sparire, non ne avevo più bisogno. Eppure da quel momento mi chiedo e mi sono chiesto per trent'anni se quella felicità avrebbe potuto essere diversa se quel giorno, quello stesso giorno, non fosse avvenuta la strage di Bologna.
Quanto la nostra vita si intreccia con fatti che apparentemente non hanno nessuna relazione tra loro e con noi, ma poi scopri che la tua vita poteva, forse doveva essere diversa? E quanto poi lo sia stata, diversa, a seguito di quei fatti?
Un ragazzo di quasi 22 anni, militare di leva, forse non poteva cambiare il mondo, non poteva impedire che quella bomba scoppiasse, ma da quel giorno e per i 30 anni successivi quel ragazzo ha sentito sempre più forte il dovere di indignarsi, di combatttere l'omertà, di non girarsi dall'altra parte, di difendere i diritti umani e politici di ogni persona. Il diritto alla vita, il diritto alla libertà.
Come cittadino italiano credo che l'attentato di Bologna sia stato un punto intermedio di un piano di eversione che ancora accompagna la nostra nazione e che inizia dalla stessa fine della seconda guerra mondiale, forse anche da prima.
Da quando ho visto a Blu Notte la ricostruzione del gruppo OSS e della strage di Portella della Ginestra, in Sicilia, avvenuta il 1 maggio 1947, attribuita a Salvatore Giuliano, tutto quanto da allora accaduto e reso noto poi nel tempo, con i fatti della Gladio, con le bombe che scoppiano sempre nel momento in cui fatti importanti accadono quasi a ricordare, ad intimidire, a voler cambiare il senso politico delle cose, un certo tipo di realtà ha iniziato ad essere abbastanza chiara per me.
Oggi non si buttano più le bombe in piazza perchè non c'è più il rischio comunista da combattere e a cui opporsi, ma chi ha imparato bene la lezione, la ripropone in modo diverso, adeguando la "strategia della tensione" ai fatti di attualità, con un panorama meno intenso e severo, ma ugualmente valido per raccogliere voti e consenso da chi è sempre pronto ad opporsi ad un nemico, che sia vero o immaginario poco importa.
Il bandito Giuliano, a cui venne attribuita la strage di Portella della Ginestra, è stato ucciso in circostanze misteriose dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta, a sua volta misteriosamente assassinato in carcere con la stricnina 4 anni dopo, subito dopo aver dichiarato di voler rivelare i nomi dei veri mandanti della strage e come effettivamente andarono le cose.
Un fatto simile accadde ad un altro siciliano che aveva anche lui un rapporto con quegli avvenimenti. Il suo nome era Michele Sindona. Operò attivamente durante lo sbarco degli alleati in Sicilia, al punto da diventare membro della CIA e di avere poi ottenuto favori e riconoscimenti per questo, divenne noto banchiere e affarista, fu protagonista del caso Calvi e delle attività dello IOR, fino ad essere incarcerato a Voghera; venne ucciso in carcere nel 1986 con il cianuro, esattamente come Gaspare Pisciotta.
Potere e denaro sono un binomio indissolubile. Fatti apparentemente lontani diventano improvvisamente saldamente legati se si riesce a riannodare il filo della storia che li unisce. Piazza Fontana, l'Italicus, Ustica, la strage di Bologna, Piazza della Loggia a Brescia e tanti altri drammatici e spaventosi eventi della nostra storia di Paese democratico, liberale e civile rendono una terribile testimonianza di crudele cinismo e apparente collusione di alcune parti istituzionali con eventi che non furono mai chiariti forse perchè generati non da forze esterne ed estranee allo Stato, ma da parti che oggi definiamo "deviate", quasi a rassicurare il popolo che altro fu rispetto al volere legittimamente costituito.
Quasi inconsciamente da quel 2 agosto 1980 è nata in me la voglia di conoscere, di approfondire, quella che per me è la Storia, di capire la società in cui viviamo e di non accontentarmi di ciò che appare attraverso i media o che qualcuno tenta di addomesticare.
Alla luce di questi fatti noi dobbiamo guardare agli 85 morti di Bologna e di tutte le stragi come a dei martiri dello Stato, a cui dovrebbero essere resi tutti gli onori possibili da qualsiasi Governo che voglia davvero servire il Popolo e la Costituzione. Ritengo indegno il fatto odierno di non avere avuto rappresentanti dell'attuale Governo ad una manifestazione che, se negli anni precedenti ha manifestato la propria insofferenza nei confronti delle istituzioni, è stato per il fatto che esse non hanno mantenuto le promesse di chiarezza, di giustizia, di spiegazione dei fatti e di tutela delle vittime e della loro memoria.
Oggi possiamo affermare con certezza che l'opinione pubblica conosce di questi fatti solo ciò che è stato possibile conoscere nella versione ufficiale, cui ancora oggi il Segreto di Stato toglie buona parte della verità. E' forse venuto il momento che la Verità si manifesti: che chi sa parli, che chi Governa si prenda la responsabilità di togliere tutti i vincoli artatamente costituiti per mettere a tacere le coscienze e finalmente liberare da questo peso la memoria della nazione.

METEO