Alessandro Berteotti

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giovedì 22 gennaio 2009

La provincia che non ti aspetti

Il tema odierno è vecchio come il mondo, pardòn, come la provincia. I numeri dicono che manca una manciata di cittadini e poi la nostra Busto supererà per numero di abitanti il capoluogo Varese. Certo che non si diventa capoluogo solo per il numero di abitanti (il caso più eclatante del mondo, da questo punto di vista, è New York, la quale non è il capoluogo dell'omonimo stato, bensì Albany che ha appena 100.000 abitanti!), bensì per storia, prestigio, cultura e appoggi politici. Visto che per i primi tre pareggiamo abbondantemente con i cugini del capoluogo, vuol dire che ciò che ci manca è proprio l'ultima voce dell'elenco.
Sia al momento dell'istituzione della provincia, avvenuta il 2 gennaio 1927, sia per l'opportunità avuta negli anni '90 di poter porre la propria candidatura ad una nuova provincia, a Busto è mancato proprio quel tanto di politico che le permettesse di assurgere a capoluogo.
Nel 1927 eravamo in pieno regime fascista ed allora Busto aveva (a differenza di quanto accade oggi) una forte componente operaia e socialista, visto l'altissimo numero di occupati che erano in città, e forse allora più che oggi avrebbe avuto senso dare a Busto il legittimo riconoscimento di provincia.
Oggi questo è più appannato, anche se non meno giustificato. L'alta densità di popolazione della città e del comprensorio (conurbazione, più precisamente), la concentrazione di tecnologia e know-how, di industrie e di scuole, il Tribunale e tutte le istituzioni che sono sempre state presenti in città, la vicinanza con Malpensa di cui auspichiamo un rapido rilancio, la rete di comunicazioni stradale, autostradale e ferroviaria che fanno nodo con lo scalo, rendono Busto oggettivamente candidata ad essere provincia.
Resta il fatto che l'asse Gallarate-Busto Arsizio-Saronno rappresenta il 75% della ricchezza della provincia e che senza questa porzione di territorio Varese resterebbe confinata a comunità montana (sia chiaro, lo dico senza intenzione di offesa per gli amici del nord, è una pura constatazione sui numeri).
Ma qualsiasi disquisizione su questo fatto dovrebbe avere come presupposto cosa fare delle province. Non dovevano essere abolite? Invece pare di no. Anzi, per qualcuni che un anno fa sparavano a zero su queste istituzioni, adesso dovrebbero essere potenziate. Allora, in attesa che il mondo decida in che verso debba girare, personalmente ritengo che due positività non necessariamente debbano respingersi: perchè non pensare, come ad esempio hanno fatto Forlì e Cesena, che certe contrapposizioni possano diventare ricchezze e non si possa pensare ad una provincia di Varese-Busto Arsizio, che permetterebbe di dividere equamente il peso istituzionale tra nord e sud della provincia? Magari si potrebbe anche avere maggiore incidenza verso Milano, in considerazione dell'area metropolitana che prima o poi tornerà a farsi sentire, anche se ultimamente è stata messa anch'essa nel limbo delle cose non urgenti.
E perchè non includere anche Legnano ed il legnanese in questa rivisitazione? Per storia, tradizione e cultura vi è molto in comune, forse più che con la stessa metropoli.

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