Alessandro Berteotti

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giovedì 15 gennaio 2009

Il ruolo dell'opposizione nelle moderne democrazie

Antefatto: La Russa, reggente di An in vista del congresso del Pdl, sulla questione del DL Giustizia: "Siamo d'accordo sulle grandi linee, ma ancora non ho avuto un testo"; il Senatur precisa: "Per adesso non c'è stato alcun accordo tra il premier e il Carroccio sull'argomento". "Non possiamo condividere proposte che non conosciamo": così il Pd, con Donatella Ferranti. (14.1.2009)
Sintesi: Una opposizione in profonda crisi è un problema del Paese, esattamente come lo è Alitalia o l'inefficenza dell'apparato giudiziario. Nelle moderne democrazie l'assenza di una opposizione forte e credibile significa, nel medio periodo, scarsa trasparenza, perdita di coesione nazionale e in ultimo, minore competitività del sistema paese. Immaginate il premier che si dice allegro per il caos a Fiumicino o per la lentezza delle cause civili. Impensabile.
Eppure: "Problemi tra di noi? Nessuno, abbiamo riso e scherzato su tutto. E poi, con l'opposizione ridotta in queste condizioni, come possiamo non essere allegri?". Siamo in Transatlantico, parla il presidente del Consiglio.
Non si tratta di gridare al rischio di regime e alle velleità di dittatura dolce. Il nodo è la navigazione a vista del premier e l'assenza di prospettiva. Una opposizione che funzioni, con la crisi economica che morde, e un paese diviso e impaurito, non solo sfarina il Paese, ma alimenta le tensioni dentro la sua stessa compagine. Questo, che gli piaccia o no, non può che interessare anche lui. (Libero riadattamento da brani di articoli di La Repubblica)

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