Alessandro Berteotti

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domenica 24 gennaio 2010

Il lavoro che cambia

Il 2009 è un anno molto difficile per il lavoro: pochi giorni fa l’Istat ha pubblicato i dati sulla disoccupazione: 7,4 per cento. I dati sono riferiti al secondo semestre 2009 ed hanno visto un netto peggioramento rispetto allo stesso periodo del 2008, in cui la percentuale dei senza lavoro era il 6,7.
Nel terzo trimestre del 2009, ma c’era da aspettarselo, il numero dei disoccupati nel nostro Paese è aumentato; a fornire la stima ufficiale in merito è l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, che ha rilevato per il terzo quarto di quest’anno un calo delle forze lavoro di 222 mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Pesante è il bilancio su base annua, visto che i posti di lavoro persi superano quota 500 mila; per l’esattezza, sono 508 mila, frutto della contrazione sia dei dipendenti a tempo indeterminato, sia dei collaboratori e lavoratori autonomi. Contestualmente, sale il numero di persone alla ricerca di un lavoro: nel terzo trimestre 2009 sono infatti pari a 1,814 milioni con un incremento del 18,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Per il 2010, accanto alla “timida ripresa” di cui ogni tanto parla il Governo, è previsto un continuo aumento della disoccupazione che potrebbe innescare tensioni sociali significative.
Intanto cambia anche il rapporto tra operai e impiegati: se fino alla metà degli anni '70 i primi erano numericamente 3 su 5 rispetto ai secondi, ora il rapporto si è più che invertito: gli impiegati sono molti di più degli operai.
Eppure anche questa tendenza di lungo termine, sembra avere dinamiche interne più complesse: negli ultimi tre/quattro anni è aumentata l'occupazione meno qualificata spinta dagli immigrati e tra i colletti bianchi prevale l'occupazione femminile (+4,2% su base biennale) nelle professioni tecniche e manageriali.
Tutte queste cose hanno una grande importanza per disegnare l'esatto quadro della socialità in generale e capire come alcune di questi fattori possa incidere verso molti altri, dai consumi alla sicurezza, dalla sanità al commercio e perfino sulle politiche scolastiche.
Ora, nel giugno 2009 il Ministro del TesoroGiulio Tremonti – usò parole delegittimanti nei confronti dell’istituto nazionale (Istat) e del sistema di rivelazioni utilizzato. Motivo dell’attacco, a cui si affiancarono Scajola (ministro dello Sviluppo Economico) e Sacconi (ministro del Lavoro), furono i dati sulla diminuzione dell’occupazione dopo 14 anni, secondo il ministro non corrispondenti della realtà.
Bene guardatevi attorno e rispondete voi a questa domanda: vi è più o meno disoccupazione, precarietà, cassa integrazione, malessere sociale rispetto ad un paio di anni fa, oppure no?
Soprattutto in momenti come questi l’affidabilità, l’imparzialità e l’accessibilità delle rilevazioni statistiche sono di fondamentale importanza per un sistema d’informazione democratico.
Ora, non so quanta gente lo sappia, dallo scorso mese di ottobre, anche grazie alle velleitarie accuse di questi ministri, L’Ente Nazionale di Statistica ISTAT, istituto pubblico, collaborerà con l’Ipsos, l’istituto di ricerche privato di Nando Pagnoncelli, per la raccolta dei dati sulla forza lavoro in Italia. Praticamente la rilevazione dei numeri sarà compito dell’ente privato mentre l’elaborazione e pubblicazione dei dati resterà affidata all’Istat.
La fiducia nelle istituzioni è alla base della vita di un paese democratico e, piaccia o non piaccia, avere dati freschi e veri sull'andamento dei vari organi della Nazione è di fondamentale importanza anche per chi governa, oltre che per tutte le categorie sociali che di questi dati sono utenti. Perchè il lavoro cambia, cambiano i modelli di partecipazione ma non cambiano le dinamiche economiche e fiscali collegate al lavoro.
Da questo parte la mia riflessione di approfondimento.

venerdì 22 gennaio 2010

I problemi degli italiani

Il Senato approva la legge sul Processo Breve. Berlusconi è tornato; dopo un breve periodo dove sembrava potersi vedere uno spiraglio per il ritorno ad una politica fatta di confronti e non di scontri, ecco subito l'atto di forza che spegne la speranza.
Chiaramente per lui questo è un bisogno, una necessità: togliersi di torno questi fastidiosi giudici che non lo lasciano in pace, minacciando un giorno sì e l'altro pure la sua immagine di politico, costruita giorno per giorno sulla base di un marketing perfetto e costosissimo. E per fare questo non ha nemmeno la remora di concedere un regalo enorme, in questa operazione di cosmesi giudiziaria, a tanti altri che sicuramente sono molto meno "perseguitati" di lui, consolidando la percezione che in Italia l'unica cosa ad essere sicura è l'incertezza della pena.
In realtà, il problema è un altro: in questo quadro così elaborato e surreale, la politica del Governo è prigioniera del suo Capo, continuando a produrre leggi personalistiche, che poco hanno a che fare con i bisogni reali della gente, i quali appaiono e subito scompaiono dalla scena.
Faccio un paio di esempi molto concreti: la crisi non c'è o sta terminando, quando il Governo parla agli imprenditori e alle associazioni di categoria, ricompare in tutta la sua evidenza quando si parla dei conti dello Stato. Complimenti...
Un altro: il giorno prima le tasse vanno diminuite, il giorno dopo non possono essere diminuite. E per fortuna non si tira in ballo il Governo Prodi, perchè il punto diventerebbe ridicolo.
Eppure io credo che i bisogni reali degli italiani siano proprio su tre fronti ben visibili: Fisco, Famiglia e Lavoro. Se sei lavoratore dipendente, te li ritrovi tutti e tre insieme tutti i mesi, quando attiva il cedolino paga.
Ecco che allora su questo fronte io vorrei entrare più in dettaglio: allargare l'analisi, prospettare una tesi ed una soluzione. Dire a tutti, anche a quei pochi che mi leggono, che c'è un'alternativa da costruire, una realtà da riscoprire e da risistemare perchè essere riformisti, essere innovatori, vuol dire percorrere nuove strade, cercare nuove soluzioni, se quelle che ci sono non funzionano. E che vi sia malcontento nella società, è fuor di dubbio.
D'altra parte, esiste un giochino verbale che fanno i bambini: ti fanno ripetere dieci volte la parola "forchetta" e poi ti chiedono con cosa mangi la minestra. Meccanicamente, i più rispondono "con la forchetta". Questo meccanismo, ripetuto con persone che hanno imparato ad apprendere il mondo solo per quello che ci dice la televisione e non per i fatti e le persone reali che ci circondano, ci porta a pensare che, siccome al Parlamento si danno un gran daffare con questa storia della Giustizia, questo sia davvero il primo problema degli italiani, mentre per me semmai il vero dramma è l'indifferenza del Governo ad affrontare temi di largo respiro e l'abitudine a rispondere a sollecitazioni del momento, magari con misure sproporzionate o assurde, come nel caso delle ronde o della lotta all'alcoolismo alla guida.
Una nota a margine: ho letto che, a seguito dell'interrogazione sulle "Cartelle TARSU" presentata con la collega D'Adda, per conoscere come abbia agito l'amministrazione su questo tema, qualcuno ci ha accusato di difendere gli evasori. Nulla di più falso.
I consiglieri di opposizione possono solo svolgere il loro compito di controllori dell'azione di chi amminstra, ed è quello che abbiamo fatto con questa interrogazione. I fatti ci dicono che le cartelle colpiscono le tasche dei cittadini, le nostre domande chiedono la garanzia che ciò che avviene sia chiaro, trasparente e corretto, al di sopra di sospetti che, considerate le vicende anche recenti che hanno investito l'amministrazione, sia assolutamente nei termini di legge e garantisca un trattamento giusto ai cittadini.

mercoledì 20 gennaio 2010

Gabelle, gabelle,gabelle...

Questa notizia è davvero significativa di un atteggiamento vessatiorio del Governo, che pare forte con i deboli e debole con i forti. Leggete la notizia riportata dalle agenzie di stampa di tre giorni fa, ma di cui non si è sentito per nulla parlare i grandi organi di informazione:

Di solito l'high tech con il passare del tempo diminuire i prezzi. In tutto il mondo ma non in Italia dove il rischio per molti prodotti è esattamente l'opposto. Merito del decreto del 30 dicembre firmato da Sandro Bondi, ministro dei beni culturali, che alza, di parecchio, la gabella dell'equo compenso.
Si tratta della somma versata dai produttori di tecnologia alla Siae per compensare la Società italiana autori ed editori delle copie private legittimamente fatte da chi ha acquistato cd e film.
Il problema è che l'equo compenso italiano è il più alto d'Europa, e colpisce con la nuova versione, oltre a Cd, Dvd e masterizzatori tutti i dispositivi dotati di memoria. Cellulari, Mp3, chiavette Usb, hard disk esterni fino al decoder di Sky dotato di memoria.
Il risultato è che la Siae, senza muovere un dito, passerebbe da un incasso di circa 70 milioni a oltre 300.
Il decreto è molto dettagliato e per ogni prodotto stabilisce quale sia la nuova tassa. Così, per i Cd-r ci sono 0,15 cent ogni 700 Mb (il compenso è aumentato proporzionalmente per i supporti di capacità superiore). Per i cd-rw audio si va a 22 cent per ogni ora di registrazione, 0,41 per i Dvd da 4,7 Gb, mentre per i Blu-Ray ci sono 0,41 cent per ogni 25 Gb. Per i cellulari il decreto prevede 90 centesimi su ogni prodotto venduto, mentre per il decoder si passa da un minimo di 6,44 a un massimo di 29 euro.
Per la Siae si tratta della "solita tempesta in un bicchier d'acqua". E' improprio parlare di tassa (è diritto d'autore), i soldi non vanno alla Siae ma agli artisti, non si tratta di un freno alle nuove tecnologie e neanche di uno svantaggio per il consumatore.
Ovviamente non la pensano così le associazioni dei consumatori. Altroconsumo parla di provvedimento ingiusto e il Movimento dei consumatori intende avviare una petizione online contro il provvedimento che porterà a un aumento dei prezzi dei prodotti.
Critica anche l'Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) secondo la quale il provvedimento penalizza l'innovazione.
In pratica, non riuscendo a perseguire i pirati, ce la si prende con chi paga regolarmente, e chi acquista un prodotto legale paga anche per chi non paga. Così si fa lotta all'evasione in Italia, poche storie. Così come per mantenere un buon livello di profittabilità alle imprese viene lasciato un ampio margine per sfruttare il lavoro in nero, per vendere prodotti senza IVA, mentre si mette le mani nelle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati prelevando fino all'ultimo centesimo dovuto. E visto che siamo in scadenza, vogliamo parlare anche di canone RAI? No, lasciamo perdere...

martedì 19 gennaio 2010

La farsa della tassa

In questi giorni abbiamo fatto un gran parlare delle cartelle che stanno uscendo chiedendo pagamenti più o meno consistenti ai cittadini per gli arretrati degli ultimi 5 anni sulla tassa rifiuti.
Ruoli di pagamento emessi a fine dicembre, perchè da gennaio il 2004 non sarebbe più stato esigibile, scadendo i 5 anni di competenza amministrativa.
Ma come si è arrivati a questo scabroso incomodo? Partendo dal 1999, con la legge Ronchi.
Forse qualcuno si ricorda che quella legge prevedeva il passaggio della TARSU (tassa rifiuti solidi urbani) da tassa appunto a tariffa. Ma, a furia di rinvii, proroghe e cancellazioni, oggi di questo non si parla più.
Ecco che allora l'attuale Governo, che non permette di aumentare le tasse locali dopo la cancellazione dell'ICI, permette invece ai comuni di effettuare una ricognizione sul pregresso per verificare se i cittadini devono versare differenze (non mi risulta, infatti, anche se potrei sbagliare, che siano stati emessi ruoli in risarcimento agli utenti), e quindi portare a casa un po' di quattrini per le sgangherate casse di ormai buona parte dei comuni italiani, anche quelli ritenuti una volta virtuosi.
E' chiaro dunque che potremmo definire questo evento come la pioggia sul bagnato, nel senso che già oggi la tassa rifiuti è un onere accessorio della proprietà, non un costo per un servizio. Si paga in ragione della superficie catastale dell'abitazione e non in base al numero di persone del nucleo familiare o dei chili di rifiuti prodotti.
L'amministrazione comunale ha avuto anni e anni per verificare che i dati in suo possesso fossero corretti, soprattutto adesso che abbiamo, con l'informatizzazione del catasto e della pubblica amministrazione, la possibilità di effettuare le visure direttamente dagli uffici comunali.
Invece, Busto Arsizio ha scelto di affidarsi ad una società, frutto di un gioco di scatole cinesi, che sembra essere stata fatta apposta per un mordi e fuggi. Mordi le tasche del cittadino e fuggi, prima che qualcuno ti prenda.
Tutto questo lascia l'amaro in bocca. E quel che è peggio è che già la gente pare rassegnata al suo destino: che dobbiamo fare? La gente ti dice: devo comperare la carta da bollo, devo fare un ricorso (come si scrive un ricorso? Mi aiuta lei?), devo perdere tempo per andare nei giorni che mi dicono per prenotarmi e per avere il colloquio, poi mi spiegheranno cose che non capirò e alla fine dovrò comunuqe pagare... pago subito e non se ne parla più.
Ma è un'ingiustizia! Certo, ma tanto, chi se ne frega? Questa amministrazione? No di certo. Il cittadino? Subisce, si lamenta, ma domani li voterà ancora.
E allora? Allora rimane la farsa della tassa che non diventa tariffa e che ti tartassa...

venerdì 15 gennaio 2010

Le novità del Consiglio, viste e da vedere

Ieri sera è andato in onda un nuovo consiglio comunale. Per la prima volta però, la gente lo potrebbe aver visto attraverso il web, da casa, con un semplice collegamento internet.
Questa iniziativa fa perte di un pacchetto di richieste che era stato sottoposto al consiglio ed approvato all'unanimità, e che comprendeva diverse misure: dalla nuova rassegna stampa, alla distribuzione delle convocazioni a mezzo posta elettronica (anche se poi è sempre richiesta la firma per ricezione da parte dell'interessato o persona delegata); la nuova organizzazione del sito del comune, molto più ricco di dati, informazioni e appuntamenti.
Poi si chiedeva la sistemazione della sala consiliare, con il cablaggio delle postazioni consiliari, sia elettrico che di LAN, e da ieri sera ogni consigliere può anche accedere alla rete via WiFi, senza fili (ma questo non è stato detto, perchè non fa grande impressione); sul banco della Presidenza si sono messi gli schermi in modo che anche Presidente, Sindaco, Segretario e Giunta possano vedere ciò che viene proiettato sullo schermo alle loro spalle.
Sempre ieri sera, senza nemmeno fare una richiesta formale, ma semplicemente con l'ausilio del personale addetto, abbiamo proiettato sullo schermo i testi dei punti in discussione, in modo da dare la possibilità di comprendere ciò che viene proposto in discussione, oltre che il solito quadro per il controllo delle prenotazioni per la parlare ed il tempo trascorso per l'intervento.
Se qualcuno fosse venuto in consiglio tre anni fa e fosse riapparso ieri sera, avrebbe trovato sicuramente qualche diversità, se non per la qualità dei temi trattati nella discussione, almeno per la tecnologia a supporto dello svolgimento del consiglio.
Mi sento di poter orgogliosamente affermare che questo balzo epocale si è realizzato per la concreta e non prevaricante collaborazione tra proponenti (il PD, attraverso la mia persona) di minoranza, la maggioranza, la giunta e il Sindaco.
Rivendico questo anche perchè, in parte anche giustamente, si è dato merito ai "Grillini" di avere fatto pressione, con la loro iniziativa di "Fiato sul collo" e la trasmissione differita delle sedute di consiglio via web, ma si è dimenticato che l'iniziativa è partita dall'istituzione ed è stata portata a compimento dalla stessa, pur con i tempi sempre un po' dilatati che è possibile riscontrare in particolare nella nostra amministrazione.
C'è chi dice che questo sia un punto positivo, perchè esistono margini di miglioramento: è certo. Tanto che da qui in avanti porterò avanti, fino al termine del mio mandato (ancora un anno circa) la seconda fase di questa iniziativa, che forse sarà attuata nei prossimi mesi.
Vorrei che questo mio passaggio tra i banchi consiliari venisse ricordato per l'insistenza e la costante intenzione di agire proponendo soluzioni praticabili, economiche, innovative e convincenti. Nello specifico, credo che resti un'unica azione da completare: portare il messaggio agli utenti veri di questo sistema, ovvero i cittadini.
Non più politica riferita, ma politica udita, inizative valutate, persone vere. Questa sarà la sfida.
E chi si è perso la diretta, può comunque rivedere l'evento sul sito: http://www.bustoarsizio.org/webtv/

martedì 12 gennaio 2010

Benvenuti a Rosarno

Io a Rosarno non c'ero, non ho visto nulla direttamente e non mi fido delle cronache giornalistiche. Però conosco qualcuno che può dire qualcosa di più personale essendo più vicino alla realtà locale e volendo condividere con altri amici la sua impressione sui fatti.
Questa la sua riflessione.
Benvenuti a Rosarno
Chi arriva a Rosarno è accolto alle porte del paese da un cartellone stradale emblematico, al tempo orgogliosamente installato dalle istituzioni locali: “Rosarno, città videosorvegliata”.
Proprio così. Qui si va dritti al sodo, ed attribuzioni culturali tipo “città d'arte” o simili non sono di casa.
Benvenuti in terra di 'ndrangheta. Non è che gli altri comuni del reggino se la passino meglio, anzi. E' una “fenomenologia della criminalità” ormai consolidata da tempo: cassonetti con evidenti segni di danneggiamento, strade eternamente dissestate con crateri che farebbero arrossire anche un geyser islandese, palazzine con mattoni a vista, cartellonistica stradale nei migliori dei casi divelta, ma di consuetudine crivellata da lupare e P38 a mo' di groviera.
E' così che qui i mafiosi marcano il territorio. Un po' come i cani quando fanno la pipì per strada. Le molotov inesplose si contano ormai come fossimo tornati negli anni Trenta e la sera si lasciavano i vuoti del latte davanti alla porta di casa. Poi c'è il tritolo, raffinatissimo, che ieri ha fatto saltare per aria un negozio di informatica, oggi un bar o una pescheria, domani chi lo sa.
Da un lato una potenza militare spietata e molto più avanti in strategia anche di organizzazioni terroristiche come l'Eta o Al Quaeda, dall'altra una classe dirigente in gran parte culturalmente e politicamente indietro di più di quarant'anni rispetto al resto d'Italia. Nel mezzo i cittadini, per lo più gente umile e che vorrebbe vivere onestamente, ma comunque facilmente inclini alla reverenza a questo o a quel padrone di turno.
E questo è un problema patologico, non certo occasionale. La prima vera dimostrazione pratica di cosa volesse dire la parola “dignità” ce l'hanno data poco più di un anno fa gli africani, quando contro due di loro furono esplosi diversi colpi di pistola. Sì, proprio quegli stessi immigrati che da sempre sono pagati meno di un pacchetto si sigarette e che ora sembrano aver perso la testa. Vessati, malnutriti, picchiati, minacciati, e per di più ostaggio di quegli stessi caporalati 'ndranghetistici che in molte occasioni paradossalmente si saranno subdolamente finanche fatti scudo delle leggi dello Stato per costringerli nuovamente al silenzio ogni qual volta avranno accennato ad alzare la testa: “Se vuoi stare qui così è, altrimenti denuncia ed espulsione immediata”.
Per questo io voglio continuare a credere nella buona fede degli immigrati, che ora cominciano a venire deportati lontano da Rosarno. E anche se hanno sbagliato nel modo di reagire, un po' invidio il loro senso di solidarietà civile. Perché se la 'ndrangheta oggi o domani sparasse ad un povero cristo calabrese, quello stesso popolo che si ritiene più civile di questi sporchi negri, si volterebbe dall'altra parte.
E' l'eterna condanna di questa terra, e purtroppo noi abbiamo già letto e riletto pagine come queste.
Aldo Pecora - Presidente "Ammazzateci Tutti"

lunedì 11 gennaio 2010

Voglio correre il rischio di essere informato

Per fortuna c'è Famiglia Cristiana. Perchè se fosse per altre fonti di informazione, di certe cose ne sapremmo poco, davvero poco. Nel numero di questa settimana ci sono molte cose interessanti, come il dibattito tra un parroco ed un missionario che apre uno scenario sconcertante tra chi vive la realtà qui, comodamente adagiato nella rilassante tranquillità occidentale, e chi vive tutti i giorni lungo il confine più evidente tra la vita e la morte.
Ma è l'articolo di Franca Zambonini che attira la mia attenzione. Dice la giornalista: "Sui giornali e in Tv è apparso l’abituale ripasso delle notizie più notevoli del 2009, una carrellata di storie e immagini utile a rivisitare fatti, personaggi, dolori, delitti, processi, scandali, pettegolezzi. Insomma, tutto ciò che ha segnato l’anno appena concluso. Dalla rassegna mancano, si capisce, le notizie dimenticate. Sono quelle escluse dalle cronache. Non per qualche misterioso complotto o accordi sottobanco dei signori dell’informazione. E neppure per censura, che da noi esiste soltanto come autocensura, una forma di limitazione cui si ricorre per non scontentare il potere o procurarsi nemici. Ma semplicemente perché non provocano scalpore, non mettono ansia e non fanno vendere più copie.
Un esempio di informazione ansiogena è stata quella sull’influenza detta "suina", presentata come una tragicommedia in due atti. Atto primo: un diluvio di paginate e servizi televisivi sull’incubo della prevista pandemia. Atto secondo: una pioggerella di smentite ci ha fatto sapere che l’influenza non era più pandemica e neppure "suina", ma la solita di ogni autunno. Così la grancassa aveva diffuso l’allarme, poche righe l’hanno fatto rientrare, tra le proteste dei lettori, le spiegazioni impacciate dei virologi e i guadagni miliardari delle aziende che producono i vaccini".
Ecco. Inutile dire che sono perfettamente d'accordo, che non è vero che viviamo in un paese libero finchè non potremo avere la possibilità di scegliere anche che tipo di informazione vogliamo.
E proprio nel momento in cui più di ogni altra epoca vengono evocate anche nei nomi dei partiti aspirazioni fondamentali dell'Uomo, come la Libertà e l'Amore, ci ritroviamo schiavi della nostra pigrizia e dell'irrequietezza morale che ci fa sempre agitare per le cose che hanno meno significato per la nostra vita.
Sembra ogni tanto di essere in un teatro dove il burattinaio di turno dica: "Tutti in piedi", oppure "Tutti seduti", e noi lesti a dargli corda e soddisfare la sua lucida follia, convinti però che stiamo solo agendo "liberamente", sulla base del nostro libero arbitrio, che è ciò che consente a tutti, laici e confessionali, di sentirci comunque nel giusto.
Perchè quando cade un aereo all'estero con duecento persone a bordo, senza superstiti, la prima notizia che viene data e che ci fa tirare il fiato è che "non c'erano italiani a bordo"; ma se c'erano duecento persone, ciò significa che ci sono duecento esseri umani morti. Poverini. Ma non erano italiani.
Quanto conta la razza, la nazionalità, il colore nella nostra scala dei valori? Tantissimo.
Consentitemi di pubblicare anche il resto dell'articolo, e di lasciarvi liberi di trarne un vostro parere personale. Ringraziando Famiglia Cristiana di esistere.
"Un altro esempio di notizie dimenticate riguarda ciò che succede fuori del pollaio di casa nostra. Quest’anno l’Africa farà tanto rumore perché ospiterà per la prima volta i Mondiali di calcio. Sapremo tutto sui trionfi o le sconfitte, ma resteranno ancora una volta ignorate le piaghe del continente, come lo sono state nel 2009. Tra le dimenticanze più colpevoli c’è il dramma della Somalia, dove la violenza tra le fazioni islamiste provoca lutti paurosi e la fame colpisce il 40 per cento della popolazione. È uno dei Paesi più travagliati del mondo, però fa notizia solo per i pirati che assaltano le navi nel golfo di Aden e chiedono il riscatto. Il resto è silenzio.
Lo stesso silenzio ha coperto l’anno scorso molte crisi umanitarie. Veniamo a sapere dei milioni di bambini che muoiono di denutrizione e altri flagelli quando c’è un convegno della Fao che comunica le cifre, a malapena riprese dai giornali come è successo a novembre scorso.
Il rapporto annuale di Medici senza frontiere denuncia che i Governi hanno fermato gli aiuti nello Sri Lanka e nello Yemen, dove i conflitti armati sono aumentati nel 2009. Intanto sono diminuiti i fondi per contrastare l’Aids, la tubercolosi, la malaria; nel Sudan meridionale, nel Darfur, in Somalia i malati non hanno accesso alle cure.
A volte è la pubblicità a informarci meglio. Così è successo con l’appello "Magia nera", promosso dall’Associazione Amici dei bambini. Il bravo attore Silvio Orlando è apparso in efficaci spot televisivi a chiedere un aiuto per i bambini africani accusati di stregoneria e perciò abbandonati sulla strada. Di questa orrenda usanza non sapevamo niente, solo Benedetto XVI ne aveva parlato durante il suo viaggio in Angola, a maggio. All’appello di Orlando hanno risposto con un contributo più di 50 mila persone, finalmente informate.
Medici senza frontiere ha lanciato la campagna "Adotta una crisi dimenticata", rivolta ai media italiani affinché si interessino di ciò che succede al di là del nostro pollaio. Per non perdere di vista lo sfondo, che ci appartiene come tutto il resto
".

giovedì 7 gennaio 2010

Non disturbare il manovratore

La Pubblica Amministrazione non naviga nell'oro, anzi. Anche le ultime misure adottate dal recente Decreto Legge di Calderoli sul contenimento della spesa pubblica colpisce in particolare i comuni, con la riduzione del numero di consiglieri (la prossima tornata elettorale farà passare il numero dei consiglieri di Busto Arsizio dagli attuali 30+sindaco a 24+sindaco).
Viene anche cancellato il Difensore Civico, che viene assunta a livello provinciale: lo stabilisce un emendamento alla Finanziaria presentato dal governo. Le funzione dei difensori civici comunali potranno essere attribuite ai difensori civici della Provincia nel cui territorio rientra il relativo Comune, che assumono la denominazione di 'difensori civici territoriali'.
Il difensore civico è una figura di garanzia a tutela del cittadino, che ha il compito di accogliere i reclami non accolti in prima istanza dall'ufficio reclami del soggetto che eroga un servizio. È detto anche ombudsman, termine che deriva da un ufficio di garanzia costituzionale istituito in Svezia nel 1809 e letteralmente significa «uomo che funge da tramite» (da Wikipedia).
In una società come la nsotra, spesso distratta rispetto ad argomenti di rilevanza sociale e sempre alla ricerca di un punto di confronto con una pubblica amministrazione assai deficitaria per una serie di problemi che, chiaramente, non possono essere tutti ascritti solamente a chi opera in questo momento, assumere queste decisioni per un risparmio irrisorio rischia solo di limitare ancora di più la partecipazione dei cittadini.
Una quindicina di anni fa, quando ho iniziato ad interessarmi di politica, questa era un cavallo di battaglia di chi voleva uscire dalle trame diaboliche della Prima Repubblica e di Mani Pulite; Partecipazione, Trasparenza e Semplificazione Amministrativa erano parole chiave.
Ad oggi, possiamo dire che l'effetto che si è avuto da quella stagione sia ormai avvizzito e dimenticato. Non vorrei sembrare pessimista, ma mi sembra evidente che in questo periodo abbiano vinto le politiche della Delega, Immobilismo e Scorporo.
I consigli comunali sono diventati organi privi di reale potere di indirizzo e controllo, ormai tutto in mano alla Giunta che non vuole essere intralciata nel proprio agire. Pochissimi sono i casi di comuni illuminati in cui vi sia un dialogo proficuo tra maggioranza ed opposizione e tra Consiglio Comunale e Giunta, e solitamente sono maggioranza e Giunta ad accusare la minoranza di non voler partecipare alla gestione amministrativa, se non di essere freno o addirittura ostacolo alla gestione amministrativa. Barzellette.
Le misure di cui dicevo prima rappresentano un ennesimo tassello di quello che rappresenta la sintesi del pensiero della classe politica italiana: non disturbare il manovratore...

martedì 5 gennaio 2010

Una pressione fiscale reale elevatissima

Mi è appena giunto, e ve lo pubblico integralmente, un comunicato di AssoEdilizia, che ritengo estremamente importante. Anche se un po' lunghetto, vi invito a leggerlo con attenzione!
________________________
DENUNCIA: Le anomalie della fiscalita' italiana - PRESSIONE FISCALE REALE AL 51,1 %
  • I cittadini di alcune Regioni, per mantenere il livello di vita medio che si riscontra nel Paese, devono guadagnare di più perche' più caro è il costo della vita: ma in tal modo, con il sistema della progressivita' delle aliquote marginali nella tassazione del reddito, pagano proporzionalmente maggiori imposte.
  • Mantenere un cittadino costa allo Stato più o meno la stessa cifra a Torino ed a Bari, a Bologna ed a Napoli. Ma in Italia alcuni cittadini, a seconda delle diverse aree geografiche, danno allo Stato molto di più di quanto ricevono, mentre per altri è l'inverso.
  • Il federalismo distorto: lo stato trasferisce funzioni e competenze agli enti locali senza trasferire parallelamente agli stessi parte del prelievo fiscale erariale (il 95 % del prelievo fiscale avviene a favore dello Stato) per consentire lo svolgimento del compito.
In tal modo lo Stato costringe gli enti locali a calcare la mano con le tasse e con gli oneri parafiscali di cui hanno la disponibilita' propria. Ed allora ecco nei diversi comuni l'aumento del carico ICI, degli oneri di urbanizzazione e dei contributi di costruzione, delle tasse per l'occupazione del suolo pubblico e per i passi carrabili, della Tarsu, le addizionali Irpef, i riclassamenti catastali, l'ecopass, il ricorso sempre più frequente al project financing, i pedaggi sulle tangenziali, la rigida politica delle contravvenzioni comunali e via dicendo.
Tra imposizione fiscale locale ed oneri parafiscali, si realizza dunque un vero e proprio raddoppiamento delle tasse: una volta allo Stato ed in aggiunta, una volta agli enti locali. Occorrerebbe quanto meno che le imposte locali fossero rese detraibili da quelle erariali.
Una pressione fiscale reale elevatissima.
Essa è pari al 51,1 %. Per il calcolo, infatti, il PIL va depurato della quota presunta di sommerso. Al contribuente italiano a regime, non interessa tanto il dato della pressione fiscale ufficiale, che è ricavato in rapporto ad un PIL teorico (comprendente una quota presunta di economia sommersa), per cui siamo al paradosso che, più alta è l'evasione e minore è il dato indicatore della pressione fiscale.
Questa conclusione si ricava analizzando i criteri esplicitati dall'ISTAT, in relazione alla determinazione del dato indicante la misura del PIL. Al contribuente interessa viceversa il rapporto tra il carico complessivo del prelievo fiscale (imposte dirette ed indirette) e dei contributi sociali da un lato, ed il PIL reale -depurato della quota presunta di sommerso- d'altro lato.
Questo dato è, secondo i calcoli del Centro Studi Economia e Fisco di Assoedilizia, pari al 51,1%.
A determinarlo concorrono peraltro solo coloro che pagano le tasse (gli evasori pagano solo parte di IVA relativa ai consumi correnti) e, fra loro, non tutti allo stesso modo. Alcune categorie sono colpite maggiormente dalla pressione fiscale, a seconda del regime tributario che le riguarda.
Altra anomalia del sistema fiscale italiano rispetto a quelli del resto dell’Europa (ricerca del Centro studi Economia e Fisco) è il rapporto invertito, tra il gettito delle imposte dirette e quello delle imposte indirette. Il primo supera l’altro del 20%; mentre in Francia è l’opposto: il secondo supera il primo di circa il 30%; in Germania di quasi il 50%; in Spagna del 15%; in Portogallo del 100%.La questione non si riduce ad un mero rilievo statistico, ma presenta riflessi pratici di grande portata. Semplificando concettualmente, possiamo dire che nelle imposte dirette rileva la capacità contributiva legata alla produzione, più che al consumo del reddito. Esse, in altri termini, colpiscono nel contribuente non la capacità di spendere, ma quella di guadagnare. Con la conseguenza che, se i redditi non vengono dichiarati o lo sono in modo irregolare, si dà luogo all’evasione fiscale.
Ricordiamo incidentalmente che il nero in Italia è stimato nell’ordine del 24% del PIL; contro il 16% della Germania, il 14% della Francia, il 12% della Gran Bretagna. Solo il Portogallo ci supera con il 30%. (Dati Banca Mondiale). Con le indirette, viceversa, è più facile bypassare i fenomeni di evasione o di elusione, in quanto il reddito viene inciso fiscalmente, non all’atto della sua produzione ed in relazione alla sua dichiarazione da parte del contribuente, ma quando emerge in sede di spesa, di trasferimenti o di investimenti economici.

lunedì 4 gennaio 2010

Essere o Avere?

Anno nuovo... vita nuova, dice il proverbio, ma mi sa che da queste parti vige un altro proverbio: niente di nuovo sotto il sole. Per il 2010 vorrei fare un proposito: niente commenti "contro" (d'altra parte non mi sembra di averne mai fatti, se non eccezionalmente) e solo buone novità, goodnews. Mi piacerebbe anche scrivere qualche post in inglese, ma qui rischio grosso...
Allora mi limiterò per ora all'italiano, così che tutti (quelli che mi leggono) possano capire.
Volevo oggi proporvi una breve riflessione sulle parole di Monsignor Agnesi, prevosto di Busto Arsizio, proclamate durante l'ultimo Te Deum del 31 dicembre 2009.
Egli chiedeva che la società non si dimenticasse degli ultimi più ultimi, i senzatetto, coloro che sono più a rischio proprio durante questo periodo dell'anno; ed in questo caso stiamo proprio parlando di sopravvivenza. Chiedeva che restasse aperta la stazione ferroviaria, l'unica struttura in grado di accoglierli in un luogo caldo per la notte; chiedeva che a nessuno mancasse un tetto sopra la testa e che la fiera dell'edilizia (Ediltec) potesse essere in grado di trovare una possibile soluzione edilizia per questi casi.
Ed aggiungeva due cose che da tempo anch'io affermo: che il bisogno di chi abita in città non è solo e tutto quello che si manifesta presso gli uffici comunali, in particolare i servizi sociali; che vi sono troppe case nella ricca Busto Arsizio, vuote, senza nessuno che le abiti.
Certo, nessuno affitterebbe a persone che non sono in grado di pagare un affitto adeguato e che potrebbero distruggere un appartamento in poche settimane; ma allora, perchè tante case vuote?
Non voglio rispondere adesso a questa domanda, ma se qualcuno fosse interessato, recuperi una recente puntata di Report dove si parlava del perverso meccanismo finanziario che alimenta l'edilizia. Senza dimenticare che la bolla finanziaria della crisi mondiale è scoppiata proprio per le questioni legate ai mutui per la casa.
Tornando al nostro tema, chi si occupa degli ultimi all'inizio del nuovo anno? Caritas, San Vincenzo, parrocchie, associazioni come "Ali d'Aquila", e poi? Chi produce ricchezza non può pensare agli ultimi, anzi questi sono una zavorra che non permette al sistema di viaggiare alla massima velocità. Non ci servono poveri, zingari, emarginati, handicappati, persone problematiche, malati, vecchi... sono un peso per la società: non hanno risorse economiche rilevanti, non consumano, richiedono risorse che potrebbero essere impegnate diversamente.
La stazione ferroviaria è una struttura che prima di tutto deve servire per i passeggeri, i quali durante la notte viaggiano pochissimo: perchè spendere soldi per scaldare un ambiente che non serve a nessuno? Ah, per evitare fraintendimenti: questa vuole essere una domanda retorica, non priva di sarcasmo...
Concludo con questa riflessione: quanto vale una vita umana? Ci sono vite che valgono di più e vite che valgono di meno? Ci sono vite che possono essere salvate e altre che possono essere sacrificate? Il valore della vita dipende più dal colore della pelle o dal conto in banca?
I neri in America hanno iniziato a significare qualcosa da quando hanno migliorato il proprio tenore di vita, fino a diventare (alcuni) perfino più ricchi degli stessi bianchi... e da noi lo stesso sta succedendo con gli extracomunitari.
Allora, il dilemma è: essere o avere?

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