Alessandro Berteotti

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venerdì 12 marzo 2010

Alla base della partecipazione democratica

Ci sono cose che sono difficili da capire e andrebbero spiegate bene perchè la gente capisca. Ieri sera si è svolto un consiglio comunale anomalo, primo perchè si teneva a 56 giorni dal precedente (14 gennaio), secondo perchè la parte sostanziale dell'ordine del giorno, quella deliberativa su ACCAM e preparatoria al bilancio di previsione, è stata cancellata in modo quanto meno inusuale, di certo non democratico.
Per questo mi vorrei permettere di spiegare il perchè della pratica inusuale prima di parlare dei contenuti che sono, per certi versi, addirittura secondari rispetto ad una questione procedurale che però è, in questo caso, la vera sostanzialità del discorso.
Il consiglio comunale è eletto dai cittadini che hanno attribuito voti alle liste e preferenze ai candidati: essi sono dunque i veri rappresentanti del volere della città. O almeno dovrebbero.
Il Sindaco è anch'esso eletto, ma per svolgere efficacemente la sua funzione ha bisogno di una Giunta comunale che nomina, e questo significa che le persone sono scelte, non elette democraticamente. Il lavoro di Sindaco e Giunta è quello di dare esecuzione alle volontà del consiglio comunale, in quanto organo legislatore per la città, che dà le politiche di indirizzo sulle quali l'organo esecutivo deve lavorare. Meglio però dire "dovrebbe".
Il massimo rappresentante del Consiglio è il Presidente, il quale ne guida le attività sia in corso di dibattimento, applicando il regolamento, che per l'organizzazione delle sedute, convocando il consiglio e redigendo l'ordine del giorno.
Cosa è dunque successo in questi giorni? Questo. Una settimana fa, il Presidente Speroni ha legittimamente convocato il consiglio comunale, ponendo all'ordine del giorno una serie di punti deliberativi di massima importanza, tra cui ACCAM e il bilancio preventivo. Vista l'entità del progetto di revamping su ACCAM e l'impegno economico derivante, è ovvio che esso diventi preliminare alla discussione del bilancio.
Tre giorni fa la Lega scopre di non avere sufficienti informazioni per dibattere il tema, pensa che vi possano essere delle implicazioni anche legali nella decisioni di voto, per cui "chiede" al Sindaco di annullare la discussione consiliare sul punto e di annullare il consiglio. Peccato la lettera non sia indirizzata anche al Presidente (nota formale), ma possiamo anche ritenere che essendo egli dello stesso partito politico, possa essere stato comunque informato dei fatti.
Si deve però precisare che la Lega non è mai apparsa ufficialmente ai tavoli e alle commissioni dove si è parlato di questo fondamentale tema. Perchè? Dov'era fino a tre giorni fa? Ma andiamo avanti.
Il Sindaco, dopo le discussioni di rito, prende il coraggio a due mani (si fa per dire) e scrive a Speroni dicendo di annullare i consigli comunali già indetti e "suggerisce" perfino la data del prossimo: 31 marzo. Alla faccia dell'indipendenza del potere legislativo, il Sindaco si permette di fare questa affermazione addirittura adducendo motivi di risparmio per il mancato svolgimento delle sedute di consiglio. Ma si è chiesto il signor Sindaco quanto costi alla città questa operazione ACCAM, così come progettata (milioni di euro), prima di parlare di qualche centinaio di euro che potrebbe costare il consiglio comunale?
Arriviamo a ieri sera: Speroni ha fatto valere il diritto del Presidente a convocare l'assemblea civica, ma si è piegato in maniera umiliante (per il consiglio nella sua interezza) alla volontà di una parte politica, per quanto la sua parte politica. Il sindaco ha poi pensato bene di non farsi nemmeno vedere, inventando una giustificazione che è inconcepibile per chi ha fatto della politica, e del rispetto delle regole democratiche, la sua ragione di vita: visto che ha chiesto di rinviare il consiglio, se ne va ad una cena per trattare dell'illuminazione a led del palazzo comunale e del tempio civico.
Speroni rifiuta perfino di accettare una mozione d'ordine proposta dalla minoranza, prima ancora di conoscerne il contenuto, e su questo si decreta la definitiva morte della democrazia partecipativa nella nostra città. In altre stanze e con un numero ristretto di persone si decide di non decidere, il consiglio comunale viene espropriato della facoltà di discutere dei temi politici della città, il Presidente occulta le proprie responsabilità e nega un diritto, togliendo la parola ai vari esponenti della minoranza che cercano di chiedere spiegazioni su questi comportamenti.
A che serve discutere ancora, se la democrazia viene calpestata, fino ad annullarsi nella volontà pochi? Perchè restare in una assemblea che ormai non aveva più nulla da dire, ci saremmo trovati ancora una volta a parlare di buche nelle strade o di cancelli che non si chiudono!
I problemi della città sono ben più gravi, ben più urgenti e portati al pubblico dominio solo dalla stampa locale; ai partiti di minoranza non viene dato nemmeno il minimo di informazione che verrebbe richiesto dalla cortesia politica, prima ancora che dai regolamenti.
Ma ormai pensare alla politica come un servizio, come una "agorà", la piazza del confronto sui temi della città, sembra solo utopia. Per questo mi ero impegnato in politica, se questo è il risultato è giunto il tempo di porre termine ad un inutile mandato.

giovedì 11 marzo 2010

Cose da non credere

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini...

giovedì 4 marzo 2010

Come le foglie al vento

Non mi sono dimenticato che ho promesso di terminare il mio lungo (in termini di tempo) ragionamento su famiglia-lavoro-fisco, ma un fatto di questi giorni mi ha particolarmente colpito.
Mi riferisco all’esclusione del PdL nel Lazio e del listino Formigoni in Lombardia dalla competizione elettorale. Non voglio entrare nel merito giudiziario, e dal punto di vista politico non godo di una competizione falsata dall’assenza dei simboli e delle persone di un partito che è il maggiore a livello nazionale.
Ma proprio per questo è ancora meno comprensibile l’errore amministrativo, ammissibile solo per listarelle dilettantesche sorte all’ultimo momento per tentare di prendere qualche voto senza né arte né parte.
Come si fa ad amministrare una regione (tra l’altro, Lazio e Lombardia, forse le due regioni più importanti d’Italia) senza conoscere, ma soprattutto senza saper rispettare le normali regole della disciplina elettorale?
Attenzione, Formigoni è al quarto mandato: come ha fatto negli altri tre? Non è che la faida è interna al PdL e ancora una volta ci si appella a malasorte o si fanno riferimenti da parte di Ministri della Repubblica a trame pseudo-eversive con minacce da gruppi armati anni ’70 solo per mascherare la propria incapacità o, come per la vecchia DC, il PdL ora non dovrebbe ragionare sulle sue tante piccole divisioni interne che possono aver portato a questo infausto risultato?
Se lo chiedano soprattutto Formigoni e Polverini…

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