Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

domenica 31 agosto 2008

Ripartire dalla semplificazione nell'Amministrazione

Ho presentato una interrogazione in Consiglio comunale per conoscere, alla luce delle "disposizioni urgenti" del decreto legge n.112, art.31, del 25.6.2008, quale sia la posizione dell'Amministrazione in merito alla semplificazione burocratica e, in particolare, quale sia la sua intenzione rispetto alla Carta di Identità Elettronica (CIE).
Perchè interessarsi di questi temi?
Perchè dopo le tante parole spese in queste settimane estive su temi più da gossip che da Pubblica Amministrazione, credo sia arrivato il momento di riprendere seriamente a lavorare per la città, e credo che, per quelle che sono le mie competenze, questo terreno costituisca la base della mia azione.
Cosa si intende per CIE Carta di Identità Elettronica?
La CIE ha la consistenza e le dimensioni di un bancomat. Viene emessa certificata dall'Istituto Poligrafico di Stato, equivalente a un documento in bianco. A tale procedura segue la formazione, che è la fase in cui il Comune imprime sulla carta i dati identificativi del titolare.
Per conoscere l'identità della persona non sarà necessario introdurre la carta in un lettore: le generalità e la fototessera del titolare saranno stampate sulla carta e saranno quindi leggibili chiaramente.
La carta è dotata di una banda ottica a lettura laser e di un microprocessore, contenente delle chiavi che permettono al titolare della carta di identificarsi in maniera sicura presso sistemi automatici. Una migliore protezione dei dati presenti è assicurata dal PIN, il codice personale di sicurezza.
Il processore potrà contenere in futuro anche dati e servizi aggiuntivi, in particolare un servizio di firma digitale. Portanno inoltre essere registrati sulla CIE dati sanitari del soggetto, come il gruppo sanguigno e informazioni su eventuali malattie o allergie, o indicazioni preziose per un trattamento sanitario d'urgenza.
Senza contare che questo documento potrà anche contenere le impronte digitali dell'intestatario!

venerdì 29 agosto 2008

Alitalia vola sopra un mare di debiti

Ai primi di aprile del 2008, Berlusconi chiede a Prodi di tirar fuori 300 milioni di euro altrimenti Alitalia fallisce; il governo concede il prestito ponte e per aggirare le norme europee sugli aiuti di stato, lo motiva con "ragioni di ordine pubblico". Con questi 300 milioni, il totale dei "prestiti" concessi alla compagnia sale a 4 miliardi e 600 milioni.
Proprio oggi il Ministro Matteoli ha detto che i 300 milioni sono ancora nelle casse di Alitalia: allora perchè fu concesso quel prestito?
Stamattina ho letto le dichiarazioni di Colaninno e, dal suo punto di vista, le comprendo: come imprenditore (sia pure di sinistra) ha il diritto di tentare di portare a casa un affare che, comunque lo si metta, è estremamente favorevole.
Questi imprenditori non si trovano a dover sanare un'azienda, ma a lanciarne una nuova (forse questo non è del tutto chiaro agli italiani).
Quindi il problema è politico. Berlusconi aveva annunciato questa cordata 5 mesi fa come già bell'e pronta a partire: in realtà, in questi mesi sono stati reclutati gli imprenditori che dovevano favori al governo, basti leggere i nomi compresi in questo gruppo di affari per rendersi conto che siamo di fronte alla "nomenklatura" dell'imprenditoria italiana.
Quello che si deve tirar fuori adesso, non è tanto capire come viaggerà la Nuova Alitalia e quali saranno i suoi nuovi partner (anche se, alle nostre latitudini, c'è l'altro aspetto di Malpensa da chiarire, con tutto il suo bagaglio di problemi locali), ma comprendere per bene (questo sì!) come verrà gestita la "bad company", il lato oscuro di Alitalia, quello dei suoi debiti, e che fine faranno gli esuberi, ora contabilizzati in 7.000 dipendenti, dopo aver messo nel calderone anche AirOne (il tutto in gran silenzio).
Ieri ho commentato la prima notizia degli esuberi indirizzati verso le Poste, il Demanio e il Catasto; oggi le agenzie indicano una retromarcia del Governo, il quale afferma che ciò non sarà possibile, in quanto si creerebbe un pericoloso precedente. Quindi tutti i lavoratori passeranno dalle forche caudine della mobilità che, come dichiarato ieri sera, sarà di sette anni. Ma nel frattempo c'è il fermo impegno di garantire l'occupazione...
Vista la stagnazione economica, inutile farsi illusioni: una volta espulsi dal mondo del lavoro, sarà ben difficile che questi lavoratori possano tornare in servizio alle medesime condizioni di oggi.
Intanto incalza già il prossimo tema che attirerà l'attenzione degli italiani, la prossima settimana parleremo di federalismo o di giustizia, e alla situazione di Alitalia continueranno a pensarci solo i lavoratori coinvolti.

I miei primi 100 post

Questo è il mio centesimo post da quando ho iniziato questa avventura di comunicazione. Lo dedico quindi ad una piccola autocelebrazione, me lo consentirete. Anche per trarre un primo bilancio di questi 3 mesi e mezzo di attività.
Ho cominciato il 13 maggio 2008, e da allora ho ricevuto 35 commenti (che accompagnano i post) e decine di mail: come ho già avuto modo di dire, rispetto ai 9 messaggi in 8 anni dei precedenti siti personali gestiti, la musica è cambiata.
Un rapporto più stretto che può migliorare solo grazie a voi, se vorrete preferire il commento (anche anonimo, non è necessario dichiararsi con nome e cognome, anche se formalmente sarebbe meglio), alla mail personale, perchè il nostro tipo di rapporto possa essere più familiare e meno confidenziale. Questo è anche parte delle sfida che ho voluto mettere in questo blog: uscire da una dimensione "privatistica" della politica ed entrare nella dimensione della partecipazione vera, della discussione e del confronto, le uniche vere armi della democrazia partecipativa.
Per questo vi chiedo di essere voi stessi motore di questo pensiero, divoulgandone il più possibile la conoscenza a parenti, amici e conoscenti, invitandoli a partecipare per migliorare questo rapporto. Da parte mia, assicuro il massimo impegno per un dialogo aperto con tutti.
Se avrete ancora voglia e tempo per leggere le mie riflessioni, facciamo in modo che esse possano diventare memoria storica di questo frammento di vita pubblica.
Un ringraziamento ancora a tutti voi e continuiamo a sentirci.

giovedì 28 agosto 2008

Il libro elettronico: esiste già tutto!

Devo ringraziare di cuore due amici che hanno voluto subito dare un aggiornamento al post che ho pubblicato ieri con il titolo "La fine del libro di testo". Il "videolibro" esiste già, è realizzato da diverse case produttrici, ed il suo prezzo varia, ad oggi, tra i 300 ed i 1.200 euro (non avevo sbagliato di molto!). Vi propongo anche un'immagine di un prodotto, senza ovviamente voler fare alcuna pubblicità, ma solo a titolo esemplificativo.
Tecnicamente essi sono definiti “lettori rigidi dedicati”, cioè degli “strumenti nati con la funzione specifica o prioritaria di consentire la lettura di e-book e generalmente ispirati a un normale libro a stampa per quanto riguarda forma e dimensioni".
Attualmente sono annunciati sul mercato dei modelli che avranno caratteristiche ancora più potenti ed ergonomiche rispetto a quelli attualmente sul mercato, mantenendo una fascia di prezzo accessibile.
Si tratta ora di capire se questa possa essere la strada da seguire per innovare tecnologicamente l'approccio allo studio dei nostri ragazzi.

Alitalia o Alitaglia? Di certo Alivergogna!

Mai come in questi giorni mi sembra di essere tornato indietro nel tempo di quasi trent'anni: dalla guerra fredda tra Russia e blocco occidentale, alla politica che lotta contro i giudici, ai salvataggi pubblici di mega aziende fatiscenti.
Oggi vi parlo del salvataggio di Alitalia. Come avrete visto, non ne ho più trattato da dopo le elezioni di aprile per capire, senza ulteriori polemiche, come si volesse operare. E soprattutto capire quanto di ciò che era stato detto in campagna elettorale fosse vero, nel tentare un serio salvataggio di Alitalia.
La mia posizione di sei mesi fa era scettica circa un salvataggio imprenditoriale della compagnia e intollerante verso un tentativo di salvataggio pubblico, come in effetti anche l'Europa ci ha diffidato dal compiere.
Malpensa ha assistito impotente a questo delirio politico, ed ancora una volta l'indotto e l'occupazione dello scalo sono rimasti prigionieri della cattiva gestione politica. In troppi hanno voluto guadagnare su Malpensa, impedendone un vero e proprio sviluppo, che invece è fondamentale per il Nord Italia e non solo. Ma su Malpensa sono da sempre positivo.
Tornando ad Alitalia, questo barbaro tentativo di salvataggio si realizza attraverso tre macro mosse: lo scorporo delle negatività attraverso una "bad company" che asserbe tutti i debiti e le inefficenze, la nascita della nuova Alitalia, affidata ad una dozzina di imprenditori (molti dei quali noti "affaristi" del panorama nazionale da vari lustri) e l'espulsione di circa 7.000 esuberi che avviene attraverso Enti Pubblici, come le Poste, il demanio o il catasto.
Qui siamo al delirio puro.
Come qualche persona ha commentato oggi in treno, di prendere le schifezze di Alitalia e buttarle nella pattumiera dei conti pubblici italiani era capace anche quello "che mena il gesso", come si dice dalle nostre parti.
Il fatto di aver regalato a qualche "pezzo grosso" dell'economia italiana l'ennesimo gioiello da far fruttare, una volta lavato e ripulito di tutte le sconcezze che lo rivestivano, mi sembra la solita azione da faccendieri intrallazzatori legati a logge piduiste di massonica memoria.
Infine l'esplusione dei 7.000 esuberi spostati ad Enti Pubblici è quanto di più degradante possa avvenire per gli stessi lavoratori. Condivido il parere di alcuni che dicono: abbiamo solo spostato il problema, domani dovremo affrontare quello degli esuberi alle Poste (non hanno appena lasciato a casa 5.000 precari perchè inutili?), al demanio e al catasto.
In tutto ciò però non perdiamo di vista la dignità di chi è lavoratore serio ed onesto. Sono sicuro che in Alitalia vi sia una massa enorme di fannulloni, ma i primi da condannare sono i loro capi e chi li ha assunti. Ho già espesso il mio parere sulle uscite di Brunetta, ricordo solo che in Italia c'è una cronica e profonda carenza della cultura del controllo, e del controllo di gestione in particolare. Lo denuncio da anni anche nel nostro comune di Busto Arsizio, ma pare che questo non importi a nessuno, in particolare a coloro che dovrebbero controllare e non lo fanno.
Infine ho il dubbio che quella cattivona della Comuntià Europea, che qualcuno insiste nel volerci indicare come "il nemico" (dal momento che i controlli li fa), arrivi a dire che questa operazione così "spregiudicata" non è nemmeno tanto lecita, e che quindi metta il suo veto su tutto. Fantaeconomia politica? Vedremo...

mercoledì 27 agosto 2008

La fine del libro di testo

Ogni anno, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre (e quest'anno, causa il ritorno agli esami di riparazione, a maggior ragione) si ripete il rito dei libri di testo per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori. Le famiglie devono procurarsi per tempo i libri ed i più accorti attingono alle librerie che permettono lo scambio di testi da una classe all'altra, consentendo un buon risparmio. Chi invece decide di acquistare il nuovo, spesso ha brutte sorperse, sia per i costi che da un'edizione all'altra aumentano spesso senza una evidente ragione, sia per l'esigiutà di molte nuove edizioni, che in realtà sono fatte solo per annullare la precedente versione.
Per i ragazzi, al di là dell'antipatia che diventa pura allergia per molti, i testi rappresentano un peso talora ingente da trasportare ogni giorno avanti e indietro, tanto che alcune scuole hanno predisposto degli spazi per consentire di "parcheggiare" direttamente in aula i libri di testo.
A fronte di queste considerazioni economiche, sociali e mediche, mi chiedo: possibile che non vi sia, con tutta la tecnologia che ci circonda, una soluzione a questi problemi?
Mentre me lo chiedo, guardo lo schermo del mio PC portatile e mi accorgo che ruotandolo di 90 gradi e guardandolo quindi con il lato stretto in alto, esso ha esattamente la dimensione di un foglio A4, un classico foglio di carta bianca, della medesima dimensione della maggior parte dei libri di testo.
Comincio a ragionare e mi dico che se avessi una tastiera sensibile al tatto, i cosiddetti "Touch Screen", togliendo via la tastiera ed utilizzando un po' di grafica, potrei gestire facilmente (cosa che accade ad esempio con i "palmari") dei comandi e leggere agevolmente direttamente dal formato a tutta pagina.
La componentistica permette di avere ormai, in spazi assai ridotti, tutto ciò che serve per gestire sia la parte hardware che software, ad esempio usando la parte retrostante del video per mettere nello spessore di un centimetro tutto ciò che serve per memorizzare centinaia di libri.
Un interruttore per accendere il libro elettronico, ci appare un menù con i testi contenuti e toccando il titolo il libro si apre, pagina per pagina, andando avanti ed indietro toccando gli angoli a destra e sinistra, evitando perfino di fare la fine dei monaci del libro di Eco, "Il nome della rosa". Una o più porte USB sul fianco per dialogare con altri dispositivi, come ad esempio una stampante che potrebbe essere anche collegata senza cavo, in wireless. perchè non tutti riescono a fare a meno della carta...
Per caricare nuovi libri basta una connessione ad un PC o con una qualsiasi supporto magnetico oggi ne esistono davvero tanti. E così avremmo risolto il problema del peso. Il costo dei libri a questo punto dovrà calare di conseguenza, e non si porrebbe più il problema della nuove edizioni.
Utilizzeremmo molta meno carta, solo quella necessaria per stampare gli eserciziari presenti nei testi elettronici. Potremmo perfino pensare di sottolineare e prendere appunti direttamente sui testi, come facciamo oggi. Ed il diario potrebbe diventare elettronico, così come i libretti di comunicazione scuola-famiglia, le assenze, i ritardi...
Resta da definire il costo del contenitore elettronico, ma questo non dovrebbe essere eccessivo, penso che con una produzione ragionevole non dovremmo essere oltre i 200/250 euro. Poi, come tutte le cose, vi saranno anche i modelli superlusso che arriveranno a 1.000 euro...
Volendo le soluzioni ci sono o ci potranno essere. Qualcuno di voi vuole raccogliere questa sfida? Sentiamoci!

Prosegue la distruzione del patrimonio verde

Hanno tagliato altre 130 robinie in via Valle Olona. Prosegue a Busto Arsizio lo sterminio degli alberi lungo i viali alberati che una volta erano una delle caratteristiche della nostra città.
Quando non ci pensano gli uomini con le motoseghe, ci pensa poi il vento ad abbattere gli ultimi alberi "intoccabili", come il cedro centenario al Cinque Ponti, abbattuto dalla tempesta la sera di Ferragosto, insieme a tante decine di piccoli e grandi alberi caduti in quella notte.
La tesi dell'Amministrazione è che gli alberi sono malati ed inadatti, in queste specie, ad essere albertature da viale: peccato lo siano stati per decine di anni. In effetti, gli alberelli che ne hanno preso il posto non hanno niente a che fare con i precedenti, essendo questi molto più piccoli e con una chioma molto ridotta rispetto alle vecchie alberature.
In realtà, andando a curiosare su ciò che resta degli alberi tagliati, solo una piccola parte risulta visibilmente attaccata da parassiti o realmente malata, comunque nella norma. Inoltre, un agronomo che ci aveva già segnalato la cosa tempo fa, ci ricorda che le tipologie di alberature prescelte per la sostituzione, in alcuni casi già presenti lungo le vie, non sono adatte allo scopo.
L'Amministrazione però prosegue imperterrita nella sua operazione.
Io non sono un tecnico agronomo e di piante ne capisco tecnicamente poco, ma se qualche tecnico qualificato ci volesse spiegare come stanno le cose, credo gliene saremmo tutti molto grati.
La mia personale interpretazione è quella del cittadino scettico: hanno tagliato perchè così ci sarà meno fogliame in autunno da raccogliere, meno oscuramento stradale sotto i lampioni, meno manutenzione alle alberature, tutte cose che pesano sulle casse comunali.
Così come pesano i costi per tutte queste operazioni di taglio e rimpiazzo, ma pare essi siano più tollerabili, inutile chiedersi perchè.

martedì 26 agosto 2008

La precisione svizzera alle FNM è solo negli aumenti

Con una tempestività degna di Superman, le Ferrovie Nord Milano, ora semplicemente LeNord, adeguano le proprie tariffe dal 1. di settembre. Uso il presente e non il futuro perchè tale aumento è già operativo da ieri, diversamente da quanto accadeva in passato dove, fino al giorno precedente la decorrenza dell'aumento, venivano emessi i biglietti ancora con la vecchia tarifazzione. Per la cronaca, l'aumento di una abbonamento mensile di seconda classe sulla tratta Milano-Busto Arsizio è pari ad €1,50.
Bell'esempio di efficienza simil-elvetica delle Ferrovie Nord per quanto concerne l'applicazione delle nuove tariffe, ma che resta invece deficitaria per tutto il resto. Facciamo qualche esempio.
Le emettitrici automatiche non hanno annullato le code, ma hanno elevato il livello di esasperazione delle persone, poco informate e per nulla pratiche delle nuove procedure. Stupendo il fatto di dover abilitare elettronicamente il biglietto appena acquistato: per che cosa?
La comunicazione non rappresenta certo l'eccellenza per LeNord: viene distribuito un opuscoletto mensile ("Andata e Ritorno"), nel quale si leggono talvolta storie fantastiche, ma con pochi agganci alla realtà quotidiana. Si sarebbe potuto usare questo strumento per preparare gli ignari utenti a questa novità.
Ma la cosa fantastica è comprendere perchè si sia arrivati a questa innovazione, se nessuna delle sue corrispondenti, in realtà, è operativa. LeNord avevano intimato di convertire tutte le precedenti tessere elettroniche al nuovo formato di Itinero entro il mese di agosto 2007, sono state poste le barriere di ingresso a Cadorna (lo dico a beneficio di chi non transita da quella stazione), ma a distanza di un anno ancora i varchi non funzionano (per fortuna!!! Altrimenti al mattino ci vorrebbe mezz'ora solo per uscire dalla stazione). La tessera Itinero non può, almeno per la nostra tratta, essere utilizzata come pass per accedere ai mezzi ATM anche se si effettua un abbonamento integrato. Allora a che serve? Tenete presente che le vecchie tessere sono state per la stragrande maggiornaza rinnovate in anticipo rispetto alla naturale scadenza e le nuove emesse scadono alla fine del 2008: esse sono costate 4 euro l'una, inutilmente. A chi serve?
Il servizio non è per nulla migliorato, i treni sono sempre gli stessi. E verrebbe da dire di nuovo "per fortuna", perchè i nuovi treni sono orribili, scomodissimi ed ancora meno capienti dei precedenti TAFF. Ma è possibile che non se ne azzecchi una?
Se fossero così precisi come nell'applicazione degli aumenti, dovremmo avere un servizio straordinariamente preciso e puntuale, mentre non è così. Basti vedere cosa accade alle stazioni, che crollano ancora prima di essere terminate... speriamo bene! Nel prossimo futuro dovremo buttarci sottoterra per due volte al giorno per attraversare Castellanza ed io odio la metropolitana ed i tunnel inutili, tanto che avevo proposto di sopraelevare la linea anzichè interrarla, con minori costi e minori tempi per la realizzazione dell'opera. Ma tant'è... chi se lo fila un Berteotti qualsiasi?
Padroni a casa nostra, Lumbard paga e tas... mi verrebbe voglia di snocciolare qualche antico slogan padano, ma temo che sarei frainteso, che qualcuno intendesse che voglia aderire alla causa leghista quando il mio intento sarebbe invece solamente ironico.
Nuove tariffe in vigore dal 1.settembre sulla tratta Milano-Busto Arsizio:
Biglietto ordinario di sola andata..: 1.classe €4,55 ...... 2.classe €3,05
Abbonamento settimanale.............: 1.classe €22,90 .... 2.classe €15,20
Abbonamento mensile....................: 1.classe €80,00 ... 2.classe €53,50
Cambio classe per Malpensa Express: €1,50

Costruire il nemico, un saggio di Umberto Eco

Il titolo era troppo invitante per ignorare la provocazione, così l'ho letto.
I fatti di questi giorni ci presentano una società in fermento, in attesa forse di forti cambiamenti. Dalla Georgia giungono messaggi di confronto tra Russia e blocco atlantico, dall'India non si tollera l'intromissione cristiana nella società indiana divisa in caste, che ne minaccia la millenaria struttura. L'ufficializzazione della candidatura alla presidenza degli Stati Uniti di Barak Obama risveglia la volontà di una parte di quella complessa società di non voler accettare la "prima volta" di un nero ed il cambio sempre più probabile della guida da Repubblicani a Democratici, che potrà aprire nuove prospettive per il prossimo decennio del Mondo.
Anche noi in Italia abbiamo il nostro bel daffare: negli ultimi quindici anni non si è fatto altro che costruire rapporti improntati alla violenta denigrazione dell'avversario, senza un atteggiamento di confronto serio e costruttivo. Si è cercata la rissa per confondere, per non far capire, per evitare il ricordo ed il ragionamento sui fatti.
Il testo "Costruire il nemico" di Umberto Eco ha in se molti spunti di riflessione, e per questo ve lo propongo nella sua versione integrale. Occorre però leggerlo come si deve, per cui non scorretelo velocemente alla ricerca della frase ad effetto, ma se non avete tempo, stampatelo e leggetelo poi con calma. Dobbiamo tornare ad usare del nostro tempo e della nostra testa, e ci occorre anche qualche guida che ci consenta di entrare meglio nei contesti che, finora, abbiamo troppo a lungo accettato senza una vera critica.
Vi propongo, come estratto, solo le prime righe del testo, riportate qui sotto. Buona lettura.
"Anni fa a New York sono capitato con un tassista dal nome di difficile decifrazione, e mi ha chiarito che era pakistano. Mi ha chiesto da dove venivo, gli ho detto dall'Italia, mi ha chiesto quanti siamo ed è stato colpito che fossimo così pochi e che la nostra lingua non fosse l'inglese.
Infine mi ha chiesto quali sono i nostri nemici. Al mio "prego?" ha chiarito pazientemente che voleva sapere con quali popoli fossimo da secoli in guerra per rivendicazioni territoriali, odi etnici, continue violazioni di confine, e così via. Gli ho detto che non siamo in guerra con nessuno.
Pazientemente mi ha spiegato che voleva sapere quali sono i nostri avversari storici, quelli che loro ammazzano noi e noi ammazziamo loro. Gli ho ripetuto che non ne abbiamo, che l'ultima guerra l'abbiamo fatta cinquanta e passa anni fa, e tra l'altro iniziandola con un nemico e finendola con un altro. Non era soddisfatto. Come è possibile che ci sia un popolo che non ha nemici? Sono sceso lasciandogli due dollari di mancia per compensarlo del nostro indolente pacifismo, poi mi è venuto in mente che cosa avrei dovuto rispondergli, e cioè che non è vero che gli italiani non hanno nemici.
Non hanno nemici esterni, e in ogni caso non sono mai in grado di mettersi d'accordo per stabilire quali siano, perché sono continuamente in guerra tra di loro, Pisa contro Livorno, Guelfi contro Ghibellini, nordisti contro sudisti, fascisti contro partigiani, mafia contro stato, governo contro magistratura – e peccato che all'epoca non ci fosse ancora stata la caduta del secondo governo Prodi altrimenti avrei potuto spiegargli meglio cosa significa perdere una guerra per colpa del fuoco amico.
Però, riflettendo meglio su quell'episodio, mi sono convinto che una delle disgrazie del nostro
paese, negli ultimi sessant'anni, è stata proprio di non avere avuto veri nemici."

lunedì 25 agosto 2008

Dalla poesia, al ricordo, alla riflessione

Martin Niemöller scriveva:

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Capita spesso di leggere questa poesia, attribuita da molti a Bertold Brecht ma in realtà di Martin Niemöller, morto nel 1984. Un personaggio discusso e non privo di contraddizioni: nasce in Germania, a Lippstadt, il 14 gennaio 1892. Il padre è un pastore luterano. Intraprende gli studi di teologia evangelica a Münster. E’ convinto che solo riattualizzando il messaggio cristiano originario si possa mettere ordine a una società instabile e scossa dalle fondamenta come quella tedesca all’indomani della Prima guerra mondiale. Però a partire dal 1924 vota il partito nazionalsocialista di Hitler. Verso la fine della Repubblica di Weimar, nel 1931, lo ritroviamo pastore della comunità evangelica di Berlino-Dahlem. Intorno infuria la crisi economica - sono gli effetti del ‘29 - la disoccupazione raggiunge livelli mai visti. Quando Hitler sale al potere, Niemöller è entusiasta del nuovo Stato del Führer. Ma l’entusiasmo dura poco. Nella chiesa evangelica e tra i cristiani tedeschi inizia un dibattito tormentato. I nazisti fomentano una scissione e favoriscono la nascita di una nuova organizzazione della chiesa protestante tedesca, i Deutschen Christen , su una linea di totale acquiescenza alla politica del regime. Sotto questa sigla una parte del protestantesimo tedesco aderisce alla filosofia razziale e antisemita. Arrivano le leggi ariane e, nelle comunità evangeliche, si comincia a parlare di affratellamento fra i pastori che si oppongono all’hitlerismo. Nel settembre del 1933 i non-ariani vengono cacciati dagli uffici ecclesiastici. Niemöller lancia l’appello a formare una lega dei pastori protestanti su base nazionale. Un terzo dei pastori aderisce.
Niemöller è, in buona sostanza, un conservatore nazionalista, non troppo distante dal nazionalsocialismo, ma la battaglia nell’universo del protestantesimo è sufficiente a metterlo in rotta di collisione col regime nazista e a farlo scivolare nell’illegalità. A nulla vale l’autodifesa di fronte a Hitler che incontra nel gennaio del ‘34. Vorrebbe tenere le questioni religiose fuori dalla contesa politica. L’anno successivo non si trattiene dal criticare Alfred Rosenberg, nientemeno che uno dei massimi ideologi nazisti. Lo arrestano una prima volta, lo liberano e infine lo arrestano di nuovo. Viene processato e mandato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, alle porte di Berlino, considerato il lager dei “prigionieri personali” di Hitler. Nel 1938 la sua condanna a morte viene sventata solo grazie a una campagna d’informazione organizzata da un vescovo britannico, George Kennedy Allen Bell. Ancora un anno e scoppia la guerra. Niemöller fa appello al suo passato di ufficiale della marina, un corpo che mantiene uno spirito prussiano ligio alle tradizioni - una sorta di zona franca nelle forze armate. Viene trasferito a Dachau. Sarà liberato nel 1945 dall’esercito americano.
La sua biografia non si arresta qui. Nel dopoguerra contrasta la restaurazione clericale nella parte occidentale della Germania. Si apre un nuovo capitolo che lo vedrà impegnato in tutte le battaglie progressiste e democratiche nella nuova Bundesrepublik di Konrad Adenauer, prima fra tutte quella contro il riarmo e la bomba atomica. Da autorità religiosa del protestantesimo sarà in prima linea per molti anni a venire. Contro l’aggressione americana in Vietnam. E, ancora, nei primi anni 80, sarà lì, a firmare appelli contro le testate nucleari degli Usa in Europa.

Aggiungo una bella riflessione di Quasimodo:

«Io non credo alla poesia come “consolazione”, ma come moto a operare in una certa direzione in seno alla vita, cioè “dentro” l’uomo. Il poeta non può consolare nessuno, non può “abituare” l’uomo all’idea della morte non può diminuire la sua sofferenza fisica, non può promettere un eden, né un inferno più mite… Oggi poi, dopo due guerre nelle quali l’”eroe” è diventato un numero sterminato di morti, l’impegno del poeta è ancora più grave, perché deve “rifare” l’uomo, quest’uomo disperso sulla terra, del quale conosce i più oscuri pensieri, quest’uomo che giustifica il male come una necessità, un bisogno al quale non ci si può sottrarre… Rifare l’uomo, è questo il problema capitale. Per quelli che credono alla poesia come a un gioco letterario, che considerano ancora il poeta un estraneo alla vita, uno che sale di notte le scalette della sua torre per speculare il cosmo, diciamo che il tempo delle speculazioni è finito. Rifare l’uomo, questo è l’impegno.»
Salvatore Quasimodo, La Fiera Letteraria, giugno 1947.

Ogni tanto è bello cercare di ricordare quali valori ci hanno lasciato coloro che ci hanno preceduti.

I dolori del Sindaco Farioli

La situazione è drammatica, ma non seria. Il Sindaco di Busto Arsizio ritiene più importante presenziare alla mostra del cinema di Venezia, allo scopo di sponsorizzare il BAFF, ed ignora la crisi di governo della città. Tanto qualcuno gliela risolverà, visto che lui non lo vuole (o può) fare.
Ho già espresso nei giorni scorsi il mio punto di vista e, semmai, oggi lo ribadisco: uno dei cardini e dei punti di forza della legge 267, detta Testo Unico degli Enti Locali, è il mandato ed il potere conferito a Sindaco e Presidente di Provincia in merito all'autonomia gestionale ed amministrativa, per cui è data loro disponibilità di gestire le deleghe assessorili.
Tradire questo principio è tradire l'essenza stessa della legge che, a mio parere, è il risultato di una delle poche riforme (quella degli Enti Locali) che ha funzionato, in questi anni. Introduce al federalismo più di tanti altri discorsi: i difetti stanno nel manico.
Ricordate la legge elettorale di Calderoli, il "Porcellum"? Dopo le ultime elezioni politiche è stata rivalutata, tanto che oggi non se ne parla più come una delle urgenze del nostro paese. Segno che i problemi non esistevano? No, solo che sono cambiati alcuni elementi di contesto: la nascita del PD ha costretto, per forza di cose, a semplificare il quadro politico di riferimento ed a rivedere alcune alleanze politiche.
Il Sindaco Farioli è bravissimo a parole, ma non altrettanto nei fatti. E' lui, insisto nel concetto, che doveva prendere in mano il problema di tessere la nuova giunta, al più tardi entro le fine di giugno. Non lo ha fatto ed ha dimostrato la sua debolezza e l'incapacità di essere coagulo di una coalizione. Non mi stupirei se, continuando così le cose, non gli venisse preclusa la possibilità di ripresentarsi per un secondo mandato, ammesso che arrivi alla fine di questo.
Fantapolitica? Vedremo...

domenica 24 agosto 2008

Cavaliere, chi ci ricorda questa parola?

I giornalisti (seri) e gli storici hanno un punto in comune: l'accertamento delle fonti. Ecco perchè credo sia necessario riuscire sempre a distinguere in un rapporto corretto, sia di commento ad un fatto che di studio della storia, avere chiaro il momento ed il quadro in cui si colloca un evento.
Oggi vorrei fare un commento che riguarda il Cavaliere: da dove si origina questo appellativo dato al dottor Silvio Berlusconi? Tutti lo utilizzano, chi in modo ironico, chi per rendergli merito. Ma chi ricorda in che modo egli divenne "Cavaliere del Lavoro"?
Iniziamo dicendo cosa sia questa onorificenza: l'Ordine al Merito del Lavoro è un'istituzione della Repubblica Italiana ereditata dal Regno d'Italia, avente a capo Il Presidente della Repubblica.
I requisiti per ottenere le decorazioni sono:
  • aver tenuto una specchiata condotta civile e sociale;
  • aver operato nel settore per il quale la decorazione è proposta in via continuativa e per almeno vent'anni con autonoma responsabilità;
  • aver adempiuto agli obblighi tributari ed aver soddisfatto ogni obbligo previdenziale e assistenziale a favore dei lavoratori;
  • non aver svolto né in Italia, né all'estero attività economiche e commerciali lesive della economia nazionale.

Sono destinate esclusivamente a soggetti con cittadinanza italiana, anche se residenti all'estero. Incorre nella perdita delle onorificenze l'insignito che se ne renda indegno. Il presidente della Repubblica Giovanni Leone (amico personale di Licio Gelli), fregiò Silvio Berlusconi del titolo di “Cavaliere del lavoro” insieme a Gianni Agnelli, a soli 40 anni e nonostante egli si fosse sempre dichiarato estraneo alle proprietà delle società presso le quali orbitava.
Di certo Berlusconi non aveva maturato tutti i requisiti necessari per la nomina a Cavaliere del Lavoro, stando al suo curriculum personale che lo vede avviarsi al mondo del lavoro nel 1962.
Molteplici possono essere le domande che si originano da questo fatto. Ad esempio: perchè questa onorificenza fu attribuita a Berlusconi e, stanti le precise regole della sua attribuzione, si può ancora fregiare, con merito, di questo titolo?
Ecco, io vorrei riuscire a trovare qualche risposta a queste domande. A modo mio.

Fonti di questo post:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_al_Merito_del_Lavoro
http://gigionetworking.wordpress.com/dalla-p2-a-forza-italia-la-vergogna-berlusconi/

sabato 23 agosto 2008

Gardaland? No, Busto Arsizio, via Lonate

Il tormentone dei ragazzi questa estate è stato: papà, ci porti a Gardaland? Bene, i cittadini di Busto Arsizio hanno la possibilità di risparmiare almeno su questo. Certo, non ci sono tutte le attrazioni del famoso centro di divertimenti, ma un po' di montagne russe se le possono godere quasi gratis.
Basta un'auto, meglio se di quelle con le sospensioni morbide, un po' di benzina per farla camminare e raggiungere via Lonate, percorrendola dall'ingresso del cimitero centrale alla rotonda della Busto-Molinelli e ritorno.
Non si paga il biglietto e l'unica avvertenza è di rispettare il limite di velocità. D'altra parte, superarlo potrebbe essere pericoloso e non solo per la possibilità di prendersi una multa salata.
Una sorta di Camel Trophy dei bei tempi andati, su e giù dalle dune cittadine create dagli avvallamenti stradali dopo la sistemazione del tratto fognario, che tornano al livello originale in vicinanza del tombino.
Scherzi a parte, questo fondo stradale è estremamente pericoloso, soprattutto in condizioni di pioggia; quindi attenzione alla sua percorrenza, procedete con prudenza.
La sistemazione di questo tratto stradale doveva essere fatta un anno fa, ma ancora non è dato sapere quando ciò avverrà. Il quartiere di Madonna Regina attende da tempo la sistemazione del tratto di via Lonate e la definizione dell'asse di quartiere: le strade del quartiere che fronteggia l'entrata del Cimitero centrale sono un groviglio di strade talora prive di un senso, con vie che si interrompono e riprendono nella numerazione senza una logica e senza una geometria.
Viste dall'alto sembrano uno scarabocchio di un bambino, ma finora l'Amministrazione comunale, oltre che raccogliere un consenso spropositato per l'attenzione effettivamente riservata al quartiere, non ha fatto molto di più. Ma si vede che va bene così.

venerdì 22 agosto 2008

Fare il passo come si ha la gamba

La notizia odierna è che nel giro di 5 anni (2002-2007) gli italiani hanno aumentato il loro indebitamento familiare del 97% (che quindi è raddoppiato), e che purtroppo la provincia di Varese è in Italia la dodicesima in termini assoluti e la settima come indice di crescita. Oggi ho ascoltato il commento anche di eminenti economisti in alcune trasmissioni radiofoniche e devo dire che non sono assolutamente d'accordo con molti di loro che affermano che questo non sia un indice negativo.
Io ragiono col criterio del buon padre di famiglia, almeno spero, e quindi mi rifaccio all'insegnamento dei vecchi: fai il passo come hai la gamba. Avere 19.120 euro di indebitamento medio a famiglia mi fa un po' paura, non tanto per la cifra in se stessa, quanto per le prospettive di breve-medio termine ed il fatto che l'indebitamento non sia destinato a beni durevoli (la casa, un terreno, l'avviamento di una impresa e via dicendo), ma per beni di consumo, alcuni anche voluttuari (viaggi, auto, moto, ecc.).
A mio giudizio questo indica che pur non avendo le disponibilità di qualche anno fa, vogliamo continuare a vivere sopra le nostre possibilità, perchè è aumentata la forbice tra ricchi e poveri. Sappiamo che in molti casi, quando non si riesce più a far fronte alle necessità con impegni "normali", qualcuno si rivolge a persone senza scrupoli che propongono soldi subito con interessi altissimi. Così si finisce nei giri degli strozzini, e allora sì che finisce male.
In alcuni casi essi hanno l'apparenza di finanziarie per bene, ma alla fine il trattamento è lo stesso: lo chiamano "recupero del credito", in realtà sono ricatti, minacce e botte, se non di peggio.
Non seguiamo l'esempio dello Stato italiano, che perseguendo l'ideale di uno sviluppo "facile" triplicò a metà degli anni '80 con il governo Craxi, in soli 5 anni, il debito pubblico, e per questo oggi portiamo sulle nostre spalle un fardello di oltre 70 miliardi di euro di debiti l'anno, che affliggono la nostra politica economica.
Questo è il mio pensiero. Ovviamente siete liberi di pensarla diversamente, e mi farebbe piacere ricevere i vostri commenti in proposito, le vostre esperienze, se ne avete. Perchè in queste situazioni si corre sempre il rischio di rimanere da soli, in tutti i sensi.

giovedì 21 agosto 2008

Governo in confusione? Peggio!

All’annuncio di Bossi di voler rimettere l’ICI sulla prima casa per sostenere il federalismo, gli oppositori hanno commentato che il Governo era in stato confusionale. In realtà la situazione è ben peggiore, e richiedono un’analisi più seria e composta. Un conto è la comunicazione mediatica che richiede tre secondi per commentare un fatto, altro è comprendere e spiegare gli avvenimenti.
Questo è anche lo scopo per cui ho aperto questo blog, per cui se vorrete seguire il mio ragionamento e commentarlo, forse riusciremo insieme a capire un po’ meglio come vanno le cose, in verità, in questo nostro povero paese.
Vorrei introdurre l’argomento con la dichiarazione odierna di Brunetta: “Sui fannulloni io tiro dritto, sessanta milioni di italiani sono con me”. Evidentemente la dichiarazione non è oggettiva, per diversi fattori: 1) nel nostro paese vi sono solo 58 milioni di italiani e non 60; 2) Brunetta comprende nel novero delle persone anche lattanti e bambini, ancora incapaci di un proprio giudizio critico; 3) perfino i fannulloni, di cui è impossibile stimare il numero, sono però con lui, essendo compresi nel totale.
Come ho già scritto nel post di lunedì 18 agosto, i presunti fannulloni hanno già detto come la pensano, ma forse il ministro intende mettere in discussione il contratto del lavoro pubblico, oggi molto più protezionista del passato rispetto al privato.
Arriviamo dunque a Bossi e alla sua uscita sull’ICI. Nella battaglia elettorale della scorsa primavera, hanno a mio giudizio pesato molto due fatti: l’attesa della gente per una tassazione meno aggressiva e lo sconforto causato dal vedere ministri del Governo Prodi in piazza a protestare contro se stessi.
Anche se il Centrodestra è in grado di gestire meglio la propria comunicazione, resta il fatto che le affermazioni del Senatùr ripetono esattamente questi due errori.
L’ICI è stata la prima tassa veramente federale che sia stata introdotta, perché colpisce la ricchezza immobiliare comunale. E’ stato giusto eliminarla dalla prima casa perché essa è un diritto costituzionale. Ma l’ICI è rimasta per tutti gli altri immobili, quindi non vi può essere fraintendimento: ciò che si vuole reintrodurre è proprio la tassa sulla prima casa! Ma come: abbiamo brigato tanto per farla togliere, ed ora il capo del partito più localista che c’è la vuole rimette, alla stregua dei più beceri statalisti pro-meridionali? Questo è un fatto, e non è certo la smentita di Calderoli a ridare credito alla politica del Centrodestra.
Di qui la considerazione che Bossi sia il ministro che parla contro il Governo. Altro che messaggio subliminale per Berlusconi! Bossi non ha l’abitudine di parlare per sottintesi, non ne è capace, e questa è anche la sua forza. Rimescola le carte, e per farlo non ci pensa due volte ad andare giù pesante, anche perché le amministrazioni locali sono oggettivamente in difficoltà con questa strategia del Governo. Quindi il Nord soffre per questa tattica e la conferma di questo stato di agitazione della Lega lo si percepisce evidente anche alle nostre latitudini.

mercoledì 20 agosto 2008

Nessuna notizia della nuova giunta

Siamo alle comiche. Il Sindaco Farioli annuncia per sabato 16 agosto la presentazione della sua "giunta ombra", quella che per lui potrebbe essere la nuova giunta da proporre ai partiti; però nessuno ne ha avuto notizie. Gli stessi funzionari di partito hanno chiamato la stampa per sapere se i giornalisti ne sapessero più di loro.
La questione grave è dunque questa: il Sindaco, come prevede il Testo unico degli enti locali (TUEL), ha il potere di dare e togliere le deleghe ai suoi assessori. Questo è stato fatto per dare più potere al Sindaco, ma oggi torniamo ad una situazione precedente al 1990, quando il sindaco era espresso dalla sua maggioranza e quindi non aveva possibilità di scelte autonome.
Negli ultimi sei anni, dall'elezione di Rosa in poi, la maggioranza della nostra città versa in uno stato confusionale, ma pare che la gente non se ne renda conto. Rosa ha amministrato per un mese, nel maggio del 2005, in completa solitudine, senza nemmeno un assessore, poi gli venne costruita addosso la famosa "cabina di regia", un modo elegante per dire che si tornava proprio a quel modo di governare vecchio di vent'anni.
Questo è il risultato di una maggioranza fatta da persone e partiti che non si stimano, che hanno l'unico fattor comune nella voglia di governare per dividersi il potere, ma non hanno a cuore le scelte migliori per la città. Perfino le linee politiche si sono dimostrate molto diverse fra Lega e FI, anche da prima delle recenti provinciali: in queste condizioni non si governa.
Invece a soffrire è la città, che ha bisogno di essere governata con sensibilità ed attenzione per i tanti, troppi segnali negativi che la stanno soffocando.

La crisi NATO-Russia mette in ginocchio la politica estera italiana

Durante le Olimpiadi dell'antichità, le guerre si fermavano. Oggi i fronti di guerra si aprono proprio con l'inizio delle Olimpiadi. Fortuna che siamo più civili di 2.500 anni fa...
Il fronte in Georgia sta aprendo una crisi gravissima tra NATO e Russia; proprio quella Russia di Putin, grande amico di Berlusconi, il quale ieri ha fatto una "amichevole" telefonata al suo corrispondente.
Begli amici che ha il Silvio! Già lo sapevamo, ma fuori dal gossip ed in termini stretti di politica internazionale, la posizione italiana diventa critica proprio per queste "amicizie". L'Italia è parte della NATO e dovrà fare la sua parte all'interno dell'alleanza, Chi crede che la nostra sia una posizione privilegiata, visti i rapporti con Putin, si sbaglia: qui non si tratta di organizzare vacanze per discutere su come spartirsi i proventi delle risorse energetiche naturali della grande Russia, ma di trovare il bandolo della matassa di una situazione da sempre in bilico in un territorio conteso e controverso, già teatro di gravi scontri e fatti tragici come quello della scuola di Beslan, in Ossezia, oggetto di un folle attacco terroristico che causò circa 500 morti.

Chi determina il prezzo dei carburanti?

Questa ve la devo raccontare. Questa mattina è stato annunciato in aumento di 0,50 dollari al barile il prezzo del petrolio in Asia rispetto a ieri. Il commentatore radiofonico, citando fonti delle agenzie petrolifere, diceva che questo causerà l'arresto della discesa dei prezzi dei carburanti alla pompa, calato di qualche centesimo nelle ultime settimane.
Proprio ieri, sempre sui canali della radio, l'intervista ad un rappresentante dei petrolieri affermava che il prezzo e le partite di petrolio vengono contrattati con mesi di anticipo rispetto alla messa in vendita finale dei carburanti. Insomma, noi adesso stiamo pagando la benzina e il gasolio derivati dal petrolio acquistato a maggio/giugno, quando era vicino ai 150 dollari al barile.
Personalmente non credo a nessuna di queste due teorie.
Di fatto in Italia, ma come nel resto d'Europa, i carburanti sono una delle maggiori voci del gettito per le casse dell'erario, quindi non vi è alcuna intenzione da parte dei governi di agire da freno sui prezzi.
Dall'altra, i petrolieri hanno margini enormi all'interno di queste fluttuazioni, che usano come fisarmonica, sempre agendo a loro favore e a danno dei clienti, i quali non hanno alcuna possibilità di opporsi. Paga, pantalone!

martedì 19 agosto 2008

Un’Italia a colori

Continuano le Olimpiadi, i nostri atleti si stanno facendo valere, per quanto possibile in una Olimpiade dominata, sportivamente e politicamente, dalla Cina e dalle nazioni che pesano nel CIO; fra queste non c’è l’Italia.
Per rendersi conto di questo, basti vedere quante medaglie sono state “rubate” ai nostri atleti nei concorsi dove c’è una giuria che assegna il titolo e non una linea di traguardo.
La notizia bella di oggi arriva dalla vela, con il bronzo ottenuto da Diego Romero, atleta italiano oriundo argentino. Forse non ci si sarà resi conto, ma gli atleti italiani oriundi o naturalizzati sono davvero tanti. Provo a farne una lista, non credo completa.

Taismary Aguero, pallavolista, nata a Sancti Spiritus (Cuba);
Audrey Alloh, atletica (100 m.), nata a Abidjan (Costa D'Avorio);
Zahra Bani, atletica (giavellotto), nata a Mogadiscio (Somalia);
Noemi Batki, nuoto (tuffi), nata a Budapest (Ungheria);
Mihai Bobocica, tennistavolo, nato a Craiova (Romania);
Libania Grenot, atletica (400 m.), nata a Santiago de Cuba (Cuba);
Andrew Howe, atletica (lungo), nato a Los Angeles (Stati Uniti);
Josefa Idem, canoa, nata a Goch (Germania);
Magdelin Martinez, atletica (triplo), nata a Camaguey (Cuba);
Diego Romero, vela, nato a Cordoba (Argentina);
Angelica Savrajuk, ginnastica, nata a Lutsk (Ucraina);
Wenling Tan Monfardini, tennistavolo, nata a Hunan (Cina);
Natalia Valeva, tiro con l’arco, nata a Tirnauca (Moldavia);
Erzsebet Vallai, pallanuoto, nata a Lajosmizse (Ungheria);
Jiri Vlcek, canottaggio, nato a Mladà Boleslav (Repubblica Ceca);
Hristo Zlatanov, pallavolo, nato a Sofia (Bulgaria).

Ho considerato solo gli atleti che per nome e nascita sono chiaramente “stranieri” , ma esistono altri casi come quello di Jean Jacques Nkouloukidi, giovane marciatore della 20 km., nato a Roma o Giuseppe Rossi, attaccante della nazionale di calcio, nato a Clifton (USA), oppure gli altoatesini dai nomi tedeschi come Silvia Weissteiner o Hannes Kircler.
Personalmente trovo questo bellissimo. Trovo che l’Italia a colori sia una fotografia fantastica del nostro futuro, mentre trovo disgustoso l’atteggiamento di chi vuole mantenere privilegi solo per il fatto di essere italiano e bianco, magari meglio se padano.
La teoria dell’evoluzione insegna che non è la razza più forte a sopravvivere, ma quella che meglio si adegua alle modificazioni della natura.
I dinosauri si sono estinti, anche se erano i più forti ed i più grossi.

lunedì 18 agosto 2008

L'effetto Brunetta potrebbe essere un fuoco di paglia

Il ministro Brunetta ha emanato la circolare n.7/2008, la quale determina il comportamento della pubblica amministrazione (Decreto legge 112 art.71 - assenze dal servizio dei pubblici dipendenti) nei confronti dei dipendenti pubblici assenteisti: ad essi deve essere richiesta visita fiscale anche per le assenze di un solo giorno.
L’effetto, ripreso con grande attenzione e larga pubblicità dai mezzi di comunicazione, è stata la riduzione di oltre il 30% delle giornate di assenza dei lavoratori pubblici durante il mese di luglio.
Tutto bene? Direi di no.
Premetto che un giro di vite sulle assenze dal lavoro per motivi di salute doveva essere data, prima o poi: a fronte di tanti casi leciti ve ne sono purtroppo anche di illeciti, e sappiamo bene che il senso di responsabilità degli italiani non sempre è così limpido e cristallino.
Però ritengo questo risultato poco significativo in rapporto a quelle che sono le esigenze vere degli utenti della Pubblica Amministrazione, addirittura potrebbe avere un effetto negativo sulla bilancia dell’efficienza complessiva della macchina amministrativa, se da questa decisione dovessero nascere poi elementi peggiorativi per quanto riguarda la valutazione ed i premi di tutti i dipendenti pubblici.
Il cittadino chiede una amministrazione pubblica più efficace e questo si traduce in minore burocrazia, maggiore efficienza e conoscenze da parte di chi opera allo sportello, unite ad una più sensibile attenzione all’utente, sopratutto nei rapporti interpersonali.
Una maggiore presenza fisica del personale non dà nessuna garanzia in merito al miglioramento del livello di servizio della pubblica amministrazione; serve invece una riforma della Pubblica Amministrazione, strutturale ed organizzativa, che comporti una reale maggiore efficienza, a tutti i livelli, del sistema pubblico.
Ho avuto già modo di sottolineare in tempi non sospetti (13 giugno 2008, articolo pubblicato su questo blog http://berteotti.blogspot.com/2008/06/rinviata-fine-anno-la-chiusura-degli.html) la questione che senza una riduzione degli enti inutili non si possono reimmettere energie nel sistema, siano esse tanto economiche quanto umane.
La circolare Brunetta fa leva sull’emotività, ma la razionalità dice altre cose.
Dice, ad esempio, che richiedere una visita fiscale domiciliare per chi lamenta anche solo un giorno di assenza rischia di essere un costo enorme per le pubbliche amministrazioni, che finiranno con l’ignorare questo provvedimento nel giro di poco tempo.
Non interviene invece il DL, nel suo complesso, su quello che è il recupero di efficienza legato all’addestramento delle risorse pubbliche, all’adeguamento delle strutture tecnologiche e sulla possibilità di ammodernare gli Enti Pubblici locali e centrali, di dare banche dati ed informazioni più precise a chi amministra il patrimonio pubblico, per arrivare ad una migliore qualità generale del servizio all’utenza.
La comunicazione mediatica ancora una volta ha dato prova di fermarsi all’aspetto emotivo della notizia, senza scavare, senza cercare di capire i veri contenuti. Basti leggere a tale proposito i tantissimi commenti presenti in internet a questa notizia, reperibili sia su blog che su siti pubblici e privati. Alcuni sono estremamente particolareggiati e ricchi di osservazioni che dovrebbero essere colte proprio dagli organi di stampa.
Il recupero vero di risorse è dato, se non altro, da un minor numero di giornate di lavoro rimborsate dall’ENPDEP, ma il resto è tutto da verificare.
Mi piacerebbe che le Amministrazioni Pubbliche indicassero, oltre al numero di giornate di lavoro recuperate, quante ore di coda in meno abbiano fatto i propri utenti, quante pratiche in più siano state portate a compimento nei tempi attesi, come sia migliorata la qualità dei servizi erogati per un minor numero di reclami/contestazioni.
Se questo avvenisse sarebbe davvero un ottimo risultato.

domenica 17 agosto 2008

Famiglia Cristiana, un esempio di stampa libera

In questi giorni di Ferragosto ha tenuto banco la polemica circa la posizione fortemente critica assunta da Famiglia Cristiana nei confronti del Governo. I rilievi mossi dal settimanale sono molto precisi e circostanziati, forse per questo hanno fatto più male ai governanti politici, tanto che sono subito ricorsi alla Curia romana a chiedere di essere tutelati. E così è stato.
Prima di esprimere un parere, ho voluto leggere per intero il numero di questa settimana di Famiglia Cristiana. Devo dire che nei mesi scorsi, quando il governo era di centrosinistra, lo stesso settimanale non aveva risparmiato critiche per le posizioni assunte contro i DICO ed a stimolare provvedimenti seri e innovativi a favore della famiglia che tardavano ad arrivare.
Quali sono allora questi rilievi che vengono sollevati?
Appare forte il sospetto che quando è al potere la Destra i ricchi si rimpinguano e le famiglie impoveriscono. E quanto accaduto durante il precedente governo Berlusconi dal 2001 al 2006 lo dimostra: tutte le misure assunte, nel medio e lungo termine, sono state solo a favore dei ricchi, come ad esempio il cambio delle aliquote che hanno dato somme ingenti solo ai (pochi) redditi molto alti, mentre hanno dato solo spiccioli alle fasce più basse.
FC accusa poi Meloni e Gasparri di irresponsabilità, vista la richiesta fatta agli atleti italiani presenti alle Olimpiadi di non partecipare alla cerimonia di inaugurazione: saremmo stati l'unico paese al mondo! Ma perchè non lo fanno loro che sono politici, si chiede il settimanale, e me lo chiedo anch'io: perchè le iniziative concrete non le prendono direttamente loro?
Eppure non mancano i rilievi positivi: aver ripulito Napoli, cercare di tenere la prostituzione lontano dalle strade, sono elementi positivi che sono sotto gli occhi di tutti.
Forse è proprio questo che dà fastidio al Governo, un elemento che il Centrodestra non può sopportare: in un quadro di controllo pressocchè totale della stampa nazionale, avere una voce estremamente critica e libera, che si rivolge direttamente al cuore del Paese, che parla a quel "centro moderato" che determina il peso del voto nazionale, è più che una spina nel fianco.
Allora ecco il tentativo di delegittimare la redazione, facendo percepire che questa sia nella linea della Chiesa, a cui don Sciortino, direttore della testata, ha dato a mio giudizio una risposta chiara e senza tentennamenti. Ecco il vero problema: non si riesce a piegare chi ha dalla sua la forza delle proprie idee.
Il Centrodestra plaudiva alle critiche ai DICO, ha cavalcato a lungo questo timore dell'elettorato moderato, non invocava l'intervento della Curia in quel caso.
Allora non si possono usare due pesi e due misure, questo almeno non è l'atteggiamento di un settimanale, a mio parere serio anche nelle critiche, come Famiglia Cristiana. Semmai questo dovrebbe essere l'atteggiamento di tutto il mondo della comunicazione sociale, che invece è troppo spesso prona la potere politico.

venerdì 15 agosto 2008

VIVA Cup: perchè tacere il dissenso?

Era la sera di domenica 27 luglio 2008, rientrati dalla spiaggia intorno alle 19, ci siamo messi a guardare la televisione. Purtroppo la ricezione era scarsa e quindi bisognava accontentarsi dei canali che si riusciva a vedere. In quel momento si vedeva bene RAIDUE e siamo rimasti sintonizzati.
Il servizio era su un evento sportivo particolare, un torneo di calcio in Lapponia, la VIVA world cup, ovvero una sorta di campionato del mondo fra "nazionali" non riconosciute, come la stessa Lapponia, la Provenza, il Kurdistan. E la Padania! Ma da quando la Padania è una nazione ed ha una nazionale?
Per quasi mezz'ora va avanti questa farsa, e rifletto: ci sono degli inviati, la RAI sicuramente ha mandato delle persone per fare questo servizio fondamentale per documentare un campionato mondiale vinto. Inoltre vi erano certamente altri cronisti, di sicuro ho appurato che vi era un inviato del Corriere della Sera. Ora, se i soldi per fare certi servizi ce li mette un privato come l'editore del Corriere, sono fatti suoi; se ce li mette un ente pubblico come la RAI, sono anche soldi miei e sinceramente preferirei che venissero spesi meglio. E si potrebbe andare avanti su questi ragionamenti.
Ma quale non è il mio stupore nello scoprire, qualche tempo dopo, che pure l'amico Marantelli ha avuto parole prima di incoraggiamento e poi di complimenti per "l'impresa" della nazionale di calcio Padana, che tra parentesi si è anche aggiudicata il torneo.
Ritengo l'uscita di Daniele una espressione personale che non condivido. Non ritengo la Padania una nazione, nè una regione. Nell'accezione in cui è stata presentata è solo l'espressione di una parte politica di un'area geografica, della quale non è nemmeno maggioranza.
Hanno partecipato, va bene, ma che si debba anche fare auguri e salamelecchi mi sembra troppo. Anche a costo di essere io la voce che stona, dico che queste cose sono poco più che una sagra paesana e dedicare tutto questo spazio sulla televisione nazionale è un delirio.
Già tutta la televisione è politicizzata e, oltre a Rete4, da dieci anni RAIDUE è espressione della Lega e della lottizzazione politica, quella lottizzazione a cui la Lega si è sempre dichiarata contraria, ma che ormai è diventata ormai parte del DNA anche di questo partito. Ora sì che è un partito "nazionale".

giovedì 14 agosto 2008

La crisi in Ossezia è anche una nostra preoccupazione

Oggi parliamo di politica internazionale. Questo non accade in consiglio comunale e a mio parere è un grosso limite, dovuto al fatto che la Lega ha imposto alla nostra assise discussioni solo di problemi locali.
In questi giorni assistiamo ai drammatici fatti dell'Ossezia e della Georgia. La diplomazia internazionale ha tentato un intervento immediato, dettato anche dalla concomitanza dell'inizio della crisi con l'inaugurazione dei Giochi Olimpici.
Però questa crisi sta mettendo in luce alcuni aspetti estremamente importanti. Il primo è che gli Stati Uniti, ed in particolare la figura del Presidente Bush, non sono in grado di poter gestire questa crisi, malgrado la voce grossa fatta nelle ultime dichiarazioni. Il secondo è che l'Europa è il vero mediatore di questa situazione, anche grazie all'azione della Francia ed il terzo è che l'Italia, ed in particolare il Ministro Frattini, sono rimasti assenti da questo importantissimo frangente.
Ieri sera al telegiornale delle 20.00 di RaiUno, Frattini ha dichiarato di aver seguito la crisi dalle Maldive tramite i moderni mezzi di telecomunicazione: una giustificazione accettabile solo da chi ci vuole credere comunque. In realtà, la presenza fisica personale è fondamentale, sia per l'immagine che per la sostanza, per avere il supporto degli uffici e poter tenere efficacemente i contatti con gli interlocutori internazionali.
Il commento di Le Monde verso il Presidente Bush è maligno: "Mentre scambiava alcuni colpi in spiaggia con le ragazze della squadra americana di beach-volley alle Olimpiadi di Pechino, la Georgia - la migliore amica degli Stati Uniti nell'ex blocco dell'Est, salutata come 'faro della liberta' durante una visita del 2005 a Tbilisi - veniva schiacciata dalla Russia", si legge nel commento del giornale parigino. Se a Bush e Pechino sostituiamo Frattini e Maldive, l'equazione si risolve con lo stesso risultato.
La Georgia in argomento non è lo stato americano, ma un stato indipendente della ex URSS nel quale passa il più grande oleodotto russo, quindi ha una posizione strategica nello scacchiere delle energie mondiali. L'Europa dipende in buona parte dalle energie russe, basti ricordare il peso della crisi tra Russia ed Ucraina per il gas naturale negli ultimi due inverni e le minacce di quest'ultima di chiusura dei gasdotti.
L'Europa ha una grande occasione di diventare mediatore di questa crisi e di governare il futuro delle relazioni internazionali; per i prossimi sei mesi l'America non potrà essere incisiva sul piano internazionale, trovandosi nel momento delle elezioni del nuovo Presidente. Esserci è essenziale, restare in vacanza alle Maldive è demenziale. L'Italia e l'Europa dipendono dall'energia russa, ma devono riuscire a difendere la democrazia a tutti i costi, perchè il futuro a lungo termine dipende più dagli assetti politici che dallo sfruttamento dell'energia.

martedì 12 agosto 2008

No al monumento chiuso in una gabbia di palazzi

Non sono un architetto, ma il monumento di Piazza Vittorio Emanuele nella collocazione futura proposta di piazza Trento e Trieste non mi piace assolutamente.
Non ho votato la delibera del 25 luglio, ed ho anche spiegato da queste pagine il perchè. Ma ciò non significa che la partita sia chiusa ed apprezzo l'apertura del Presidente Speroni in merito al fatto di poter tornare a parlare della futura collocazione.
Piazza Trento è una piazza chiusa, già definita nel suo perimetro con palazzi che sono alti almeno quanto il monumento stesso: nessun effetto prospettiva, per vederlo bisogna essere sulla piazza.
A mio modesto avviso quel monumento va posto in uno spazio ampio, aperto, dove tutto il simbolismo richiamato dalla sua slanciata struttura torni ad essere immagine attuale, che sovrappone alla figura che si rialza dopo la prova, l'immagine di Busto che esce da questa fase storico-politica e finalmente torna a godere della sua vera collocazione nel panorama provinciale e nazionale.

Politica economica occidentale al capolinea?

Le cronache odierne ci raccontano ancora una storia di sofferenza economica per il nostro paese, con una inflazione che torna sopra il 4% dopo tredici anni. Ma leggendo bene, ci si rende conto che la crisi è quanto meno europea. I costi di produzione sono aumentati dal 6 al 10 per cento in Germania e Inghilterra: un segnale molto negativo.
Diventa allora importante capire chi e cosa determina questo momento, che non è più solo un frangente passeggero.
La crisi del petrolio è pesantissima per tutto il mondo occidentale, ed ad innalzarne il costo sono la speculazione internazionale e le richieste crescenti da parte dei paesi emergenti, India e Cina. In questi paesi le produzioni sono però in buona parte originate dai produttori occidentali, Nord Americani ed Europei. La Cina e l'India non hanno prodotti di grande esportazione verso l'Occidente; anche la Tata, azienda del settore auto compartecipata FIAT, non ha ancora mercato nè in Italia nè nel resto d'Europa. In India però vi è una concentrazione di cervelli impressionante, molte aziende multinazionali si affidano a centrali di servizi operanti in India, soprattutto nel settore delle telecomunicazioni e tecnologie informatiche.
Se percorriamo questo ragionamento fino in fondo, otteniamo che il grande sviluppo di questa parte del mondo è stata voluta dal mondo occidentale, costantemente alla ricerca di mercati in grado di produrre a basso costo gli stessi prodotti che faremmo noi. Naturalmente le tecnologie sono state introdotte dalle nostre imprese, mentre le materie prime sono per lo più reperite in loco. Ecco quindi che anche la filiera della qualità ogni tanto denuncia qualche episodio di gravissima rilevanza, come nel caso dello scorso anno delle vernici al piombo usate per un notissimo modello di bambola, molto in voga anche tra le nostre bambine.
Chissà quanti e quali altri tipi di danno o inefficienza lamentano questi prodotti, ma non è questo l'argomento che volevo trattare. Restiamo nel tema economico: abbiamo espulso molte produzioni dal nostro paese per rincorrere il sogno di una maggiore competitività internazionale, costi produttivi più bassi, per tenere presso di noi la ricerca e sviluppo. Però poi si realizza la "fuga di cervelli" che spesso denuncia Piero Angela nelle sue trasmissioni, facendoci intendere che così perdiamo un capitale ed una ricchezza, anche solo potenziale, enorme.
Rispetto a quarant'anni fa, si è invertito il rapporto tra impiegati e operai, e questo anche perchè molte produzioni ormai sono fatte con macchinari che richiedono tecnici sulle linee produttive.
Però sulle impalcature edili, dove è impossibile esportare la produzione all'estero, importiamo mano d'opera straniera, per lo più extracomunitaria, troppo spesso non in regola e clandestina.
Nelle fonderie, ma anche nelle aziende meccaniche e chimiche, così come nel tessile e nei trasporti, sempre più vediamo persone extracomunitarie ricoprire soprattutto le mansioni più umili, faticose e pericolose, mentre noi siamo sempre più reticenti a lasciare che i nostri figli facciano un'esperienza lavorativa di questo tipo.
Queste persone ormai fanno parte del nostro tessuto civile, anche se continuiamo a tenerle ai margini della società, producono parte non indifferente del nostro PIL, il Prodotto interno lordo, quello che determina la nostra ricchezza. Chi oggi ha trent'anni di lavoro, molto probabilmente tra vent'anni dovrà dire grazie a queste persone se potrà continuare ad avere una pensione.
Non si può sintetizzare in poche righe un argomento così difficile, c0mplicato, complesso e delicato, ma mi piacerebbe avere una risposta da coloro che più di vent'anni fa iniziarono questo percorso verso l'industrializzazione dell'Estremo Oriente e contro l'immigrazione: oggi fareste ancora le stesse scelte, oppure questa corsa disperata al paese che lavora a prezzi sempre più bassi può ancora continuare senza una nuova forma di orientamento dell'economia globale?
La globalizzazione ed il capitalsmo sono definitivamente falliti e si può cominicare a ragionare in termini di società solidale e società a rete? Aspetto graditi commenti...

sabato 9 agosto 2008

Cara Busto, non farti illusioni

Che tristezza tornare nella mia città dopo circa tre settimane e trovarla in queste condizioni! Forse la mia è una fortuna, quella di essere stato assente in questi giorni e non aver partecipato alle discussioni, che spesso sfociano in polemica, generatesi intorno a fatti importanti come le novità sull'area delle Nord o il rimpasto di Giunta.
Cerchiamo di approfondire. L'area delle Nord fa parte del progetto d'area di Malpensa che è stato deliberato da Stato e Regione Lombardia nel 1998 (oltre che dal nsotro comune) e che avrebbe dovuto portare a ben altri risultati fin da molto tempo fa. Da allora vi sono stati almeno due progetti sulla scena cittadina: il primo proposto da due professionisti locali, che hanno presentato anche un plastico che prevedeva soluzioni degne dei migliori sceneggiatori di Hollywood. Il progetto, nato in epoca Tosi, è stato abbandano dal suo successore, che ha invece presentato un secondo progetto per la rinascita di questo territorio, per cui è stato scomodato il famoso architetto svizzero Mario Botta, costato alla città qualche decina di migliaia di euro, ma senza essere arrivato a produrre nemmeno un plastico comparabile con il primo. Due progetti annunciati entrambi con toni trionfalistici e con prospettive di breve termine, di fatto tante promesse e solo parecchi soldi buttati senza risultati.
Ora siamo a questa terza fase, dieci anni dopo il nulla; annunciata al mese di agosto, quando la città ed i suoi "corpi sociali" sono assenti o si dedicano di malavoglia all'esercizio di funzioni cerebrali. Non solo: questo progetto viene annunciato alla stampa senza averne dato la benchè minima visibilità al consiglio comunale e alle parti politiche, almeno alle minoranze, costringendo per forza di cose ad un atteggiamento quanto meno "prudente" il tono delle dichiarazioni dei suoi rappresentanti. Per quello che può valere, dico che non si fa così. Voi cosa ne pensate?
Anche perchè, la storia politica della nostra città ce lo racconta, esiste una situazione talmente contorta anche nella maggioranza al punto che ormai dobbiamo parlare di "maggioranze", esattamente come prima ho parlato di minoranze, al plurale.
Semmai questa soluzione dovesse arrivare ad un risultato, sarà quasi obbligatorio che la nuova giunta che si andrà a realizzare (forse) nei prossimi giorni (e anche qui, basti pensare che si parla di rimpasto da oltre un anno!), resista nella sua collocazione politica di maggioranza almeno il tempo necessario a rendere operativi i propri programmi e progetti. Altrimenti, come dice il proverbio, non ci sarà due senza tre e mi sembra di capire che, anche per le proposte che si avanzano con la nuova composizione di giunta, vi saranno grossi problemi alle viste, fin dal primo consiglio comunale.

domenica 3 agosto 2008

Si riparte dopo le ferie

E rieccomi qui, con qualche giorno di anticipo, di ritorno dalle ferie. Un periodo davvero molto bello perchè trascorso con la mia famiglia e per questo sarebbe stato magnifico ovunque fossimo andati. Ancora meglio essere stati su di un'isola particolare come l'Elba, a cui sono particolarmente legato.
Sono state anche vacanze di letture e riflessioni, che spero potranno arricchire queste pagine e proporre anche qualche approfondimento particolare: mai come in questo periodo ho potuto rendermi conto di quanti errori siano stati fatti in questi ultimi anni, sia nell'approccio culturale che, soprattutto, da quello politico e di quanto poco ci siamo soffermati a riflettere su alcune cose che pure avrebbero dovuto richiamare la nostra attenzione, sia come politici che come cittadini.
Ho potuto avere qualche incontro "speciale", come quello di sabato 26 luglio con Gian Antonio Stella, il giornalista del Corriere autore di "La Casta" e "La Deriva", ma anche di un altro testo che dovrebbe essere ripreso con maggiore attenzione, "L'Orda", ovvero quando i clandestini e gli immigrati non graditi eravamo noi italiani.
Ho potuto sperimentare l'assurdità dei pressi presso gli stabilimenti balnerari (da 15 a 17 euro per un ombrellone e un lettino) e pure quelli per comprare gli stessi prodotti di tutti i giorni presso la medesima catena di supermercati dove acquistiamo abitualmente i prodotti per la vita di tutti i giorni. Farò solo un esempio: un sacchetto di Gocciole Pavesi da 500 gr. a Busto costa 1,96 euro, a Portoferraio 2,26 e a Procchio 2,52. La stessa differenza è visibile anche su decine di altri prodotti, alimentari e non, con una forbice di costi maggiori che va quindi dal 10 al 20 per cento e anche più.
Vorrei soffermarmi un attimo a riflettere proprio su questo caso specifico: essere su di un'isola, di fatto, pone il turista nella condizione di non avere potere contrattuale, ammesso che da qualche altra parte questo sia possibile e plausibile. Puoi lamentarti che i prezzi sono alti, ma se si parla con la gente del posto il ritornello è che loro lavorano per quei pochi mesi quando c'è turismo, per il resto dell'anno non lavorano. Quindi è giusto guadagnare come fanno le formiche, mettendo via il più possibile, quando si può. Voi cosa dite?
Le ferie sono già una benedizione quando le si può godere in pace a casa propria, ma anche cambiare aria per qualche giorno giova alla salute. Sulla strada del ritorno abbiamo visto tante auto viaggiare nella direzione opposta e auguriamo a tutti di poter avere un periodo sereno e lieto, in compagnia o da soli, al mare o in montagna o anche a casa propria. Ma non staccate la spina del cervello, mai.
Chiudo questo articolo di "riapertura" con una nota: venerdì 25 luglio c'è stato consiglio comunale a Busto Arsizio. Ho visto il lungo elenco di persone assenti e credo che dato il periodo fosse quasi scontato che alcuni avrebbero potuto essere via. Ho letto anche di polemiche su questo punto: voglio solo precisare che ho comunicato la mio periodo di assenza al Presidente Speroni e al Sindaco dal mese di maggio 2008. Come lavoratore dipendente devo programmare le ferie con largo anticipo e non posso nemmeno fare calcoli opportunistici circa la mia presenza o assenza in consiglio. Mi spiace solo che vi sia una natuale propensione alla polemica anche quando non vi è alcun fondato motivo per farla.
Non sono in grado di garantire un articolo quotidiano fino a giovedì 7 agosto, perchè sarò lontano per lavoro e non so se potrò pubblicare. Nel caso, lo potrete vedere da soli...

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