Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

mercoledì 22 dicembre 2010

Lettera aperta a Salomi

Leggo le dichiarazioni del collega Salomi in merito alla questione Malpensa Express e non avendo altra possibilità di pubblica risposta, uso le pagine del mio blog per rispondere.
Caro Enrico, stai sbagliando di grosso. Io non faccio demagogia nè campagna elettorale, tant'è che già da tempo tutti sanno che alle prossime elezioni io non sarò candidato. Quindi stai tranquillo che quello che dico lo dico solo da pendolare.
Tu, semmai, fai campagna elettorale, e difendi l'indifendibile, cioè l'azione che la Regione Lombardia sta progettando di mettere in atto contro i pendolari, mettendo per l'ennesima volta le mani dentro le tasche di coloro che risultano essere tuttora gli unici contribuenti che pagano tutte le tasse fino all'ultimo centesimo: i lavoratori dipendenti, che costituiscono il 95% dei lavoratori pendolari.
Noi non abbiamo auto in leasing o carte carburante su cui scaricare le nostre spese di viaggio, caro Enrico. E una Regione che non premia chi fa questa scelta non testimonia civiltà e progresso. Se l'Emilia farà pagare di più ci penseranno i pendolari emiliani a far sentire la loro voce, io vivo qui e faccio sentire la mia qui.
Mio padre, quando portavo a casa un brutto voto e per giustificarmi dicevo che tanti altri miei compagni avevano preso meno di me, mi diceva: tu studia per te, non per fare una gara. Io dò voce ai tanti che non possono farlo, che pagano per un servizio che spesso è carente.
Noi pagheremo di più quando il servizio sarà migliore, per ora tutte le promesse del 2004 non sono state mantenute, e sono passati sei anni. Da sei anni (e più) la Regione promette di dare un servizio migliore, ma finora ha solo aumentato le tariffe di trasporto.
Forse è ora di dimostrare di saper fare qualcosa quando le cose vanno male, senza doversi appellare solo alla sfortuna o alle incapacità altrui anche perchè, mi risulta, comune, provincia, regione e governo italiano sono tutti dello stesso orientamento politico di centrodestra!

lunedì 20 dicembre 2010

Meno risorse, meno civiltà

Siamo alla frutta. Con l'ultima manovra finanziaria, i tagli ai comuni comporteranno minori erogazioni dallo Stato alla Regione Lombardia per oltre 200 milioni di Euro, di cui 15 milioni a carico della provincia di Varese.
Al comune di Busto Arsizio verranno tagliati €1.960.460,64 una cifra estremamente significativa.
Tradotto, significa che ci saranno meno risorse per garantire i servizi ai cittadini e la buona amministrazione dei nostri comuni, con un aggravio secco di costi a danno delle famiglie, delle imprese e dei cittadini. Il governo di Bossi e Berlusconi sta affossando gli enti locali. Questi tagli contraddicono nei fatti tutti i proclami federalisti. Invece di colpire chi cerca di aiutare le comunità locali a superare questo momento di crisi, il governo farebbe bene a tagliare la spesa pubblica inefficiente dei ministeri romani che è cresciuta negli ultimi due anni del 10 per cento.
Tagli profondi anche per le politiche sociali: oltre 2 miliardi e 800 milioni di euro in meno a livello nazionale. Mettiamoci anche la riduzione d'ufficio dei soldi destinati per il 5 per mille al volontariato, e ci troviamo in prospettiva in una situazione decisamente precaria per tutto il mondo che gravita intorno ai deboli, alla povertà, alle emergenze.
La notizia di ieri della morte di un senza dimora a Varese dà un primo segno tangibile di questo discorso. In uno scenario come quello attuale, dove tutti tagliano e dove non esistono più risorse per le fasce sociali più deboli, sono proprio costoro quelli che rischiano di più.
Dobbiamo allora chiederci: siamo davvero una società che può definirsi "civile" se crediamo che solo chi è produttivo, solo chi ha forze autonome ce la può fare ad andare avanti? Anche dal punto di vista della sopravvivenza fisica delle persone?
O siamo invece alla legge della giungla, alle prove di sopravvivenza modello Isola del Famosi, alla soppressione dei rami secchi, includendo in questi anche le persone fisiche? Chi si batte per salvare cadaveri viventi, chi si strappa le vesti per persone che per anni e anni continuano a vivere solo grazie all'aiuto di macchine costosissime, ha in mente quante persone sono invece costrette a vivere ai margini della società, senza più casa nè cose, che rischia di morire assiderato o di schiattare di caldo d'estate? Quale vita vale di più? O la vita ha lo stesso valore per tutti?
Ha più valore la vita di un uomo o di una donna, di un italiano o di un extracomunitario? Ha più diritti un barbone o una persona che produce?
Io non voglio dare risposte, ognuno le dia per la sua parte e la sua coscienza, ma almeno una volta ponetevi queste domande nella vostra vita e smettetela di girarvi dall'altra parte quando qualcuno vi chiede di ragionarci sopra.

mercoledì 15 dicembre 2010

Dopo la fiducia

Dopo gli avvenimenti parlamentari di ieri, il voto di sfiducia negato al Premier Berlusconi, sembra che questo Governo abbia vinto i 200 milioni del SuperEnalotto.
In realtà abbiamo assistito per giorni, settimane, ad un teatrino insulso, al rincorrersi di ipotesi giornalistiche e voci di corridoio, vuoti istituzionali e chiusure di aule parlamentari in attesa che un pugno di deputati potesse essere vilmente comperato con trenta denari.
Nel frattempo, l'Italia ha visto in questi mesi salire il proprio debito pubblico fino a cifre che ormai ci fanno sentire sempre più deboli sul piano internazionale e soprattutto su quello della credibilità finanziaria.
Vorrei ricordare che il debito pubblico di oltre 1.800 miliardi di euro "ruba" alle risorse vere dello Stato italiano qualcosa come 80 miliardi di euro l'anno di interessi, e questo solo perchè i tassi sono in questo momento bassi causa crisi. Calcolando che la manovra di luglio è stata di circa 24 miliardi, possiamo avere un'idea di cosa significhi questo debito.
Sempre su questo piano, nel tentativo di mascherare la nave che affonda, il Governo ha applicato la legge dei tagli, sui quali il popolo non ha un'immediata sensazione di avere le mani nel portafoglio come con una tassa diretta o indiretta, ma se ne accorge quando accede ai servizi della pubblica amministrazione.
Parliamo di Sanità, Scuola, Sicurezza, di enti locali che non ce la fanno più ad andare avanti ed il Governo che dice che ora la mannaia colpisce gli enti che hanno sperperato. Abusi e sperperi ce ne sono sempre stati, ma ora più che mai la situazione si fa drammatica anche per gli enti più morigerati. I ticket aumentano e così i costi dei servizi. Ne sanno qualcosa i pendolari e i minacciati aumenti del prossimo mese...
Queste non sono tasse, ma possono incidere in modo decisivo sull'economia di una famiglia. Può voler dire sacrifici e non sempre questa parola piace, ma sta ritornando in voga.
E allora scopriamo che la pressione fiscale in Italia è cresciuta. Torno a dire, a costo di ripetermi, che Prodi fu messo in croce quando la pressione fiscale era al 42% e almeno un punto e mezzo di questa pressione era determinato dal recupero dell'evasione che la Guardia di Finanza stava riuscendo a portare a casa.
Notizia di oggi, la pressione fiscale è ad oltre il 43%, il terzo paese al mondo. Ma i servizi che otteniamo sono sicuramente per una posizione ben inferiore.
Allora, dobbiamo preoccuparci della sopravvivenza di un Governo che dice di fare ma non fa, o di pensare a mettere a posto i veri problemi della società italiana? Non è la giustizia il primo problema, sono le risorse economiche per il rilancio dell'economia, sono una pressione fiscale più giusta e meno incidente per le famiglie e le classi economiche più disagiate, sono servizi migliori per il cittadino e più efficaci, in linea con i tempi e le tecnologie, una scuola che finalmente impari ad anticipare le necessità del mondo economico/imprenditoriale e sappia formare giovani che sappiano essere professionisti seri e preparati, anche quando la preparazione è tecnica e non arriva alla laurea.
Dobbiamo dare risorse alle forze dell'ordine perchè i fatti come quelli di Roma ieri non si ripetano e perchè gruppi di mascalzoni e delinquenti non diventino dei provocatori che giocano solo la partita di chi detiene il potere. Genova 2001 docet.
Signori, aprite gli occhi e svegliatevi.

giovedì 2 dicembre 2010

Un calcio al bilancio

Nell'ultimo consiglio comunale del 30 novembre ho tenuto due brevi interventi che evidentemente non interessano le cronache, ma che credo e spero possano essere di utilità per i cittadini. Il primo era molto semplice, sul fatto che via Vespri Siciliani sia chiusa al traffico da quasi sei mesi. Sembra molto difficile auspicare una rapida chiusura dei lavori che hanno riguardato la realizzazione del nuovo tratto di fognatura atteso da trent'anni. Ricordo che il sindaco Farioli aveva promesso, nell'assemblea di inizio giugno tenuta presso la casa parrocchiale di via Guido d'Arezzo che i lavori sarebbero terminati entro la ripresa dell'anno scolastico, quindi ai primi di settembre. Forse si è scordato di dire di quale anno.
Lo stesso interessato ha commentato questa osservazione dicendo che non ha mai promesso questo. Io non ero solo quella sera, c'erano almeno 80 persone ad ascoltare e proprio alcune di queste mi hanno chiesto di ricordare al sindaco le sue parole, cosa che ho fatto. Agli altri suggerisco di prendere carta e penna e per una volta agire in proprio nei confronti di chi non sa mantenere, se non le promesse, almeno gli impegni.
Il secondo intervento è figlio del primo, anche se tocca il bilancio. Il mio ragionamento parte dal famoso "Bilancio Sociale" che all'inizio di questo mandato l'allora assessore al bilancio Cattaneo ha ipotizzato ma mai concretizzato. Per questo il Comune di Busto Arsizio ha pure preso un premio, senza che mai nessuno abbia visto e compreso di cosa si trattasse. Un premio sulla fiducia.
Di fatto il mio ragionamento è molto concreto: possiamo discutere di capitoli di spesa e di aggiustamenti tecnici finchè vogliamo, ma se alla fine la città va peggio di prima, vuol dire che chi ha amministrato non lo ha raggiunto il proprio obiettivo. Poco contano i risultati economici, se poi mettono in ginocchio una città, il suo tessuto imprenditoriale, civile e storico. Se dobbiamo rincorrere i miti della Pro Patria, giunta all'ennesimo capolinea, per trovare un po' di orgoglio, siamo davvero messi male.
Talmente male che proprio questo tema, quello della consorteria nata per tentare di salvare il salvabile, ha scavalcato i temi del bilancio ed ha trascinato il consiglio in una discussione di un'ora e mezzo dove poi si è arrivati al solito compromesso salvatutto e salvatutti. Anche su questo tema (che non considero di consiglio perchè altrimenti il consiglio si dovrebbe occupare, con molto più coraggio, anche del salvataggio di tutte le aziende che operano sul territorio e danno lavoro a migliaia di persone, ad esempio) si manifesta lo scempio della politica, derivato dal fatto che il tifo per la Pro Patria canalizza centinaia di voti e sarebbe davvero un peccato perderli senza muovere un dito, no?
Così continuiamo a tenerci le buche nelle strade, l'illuminazione fatiscente, le luminarie natalizie solo in centro e la desolazione in periferia, senza che nessuno trovi il coraggio di dire basta a questa situazione. Peccato per l'ennesima buona occasione persa...

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