Alessandro Berteotti

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martedì 27 dicembre 2011

Il sogno della pensione

Oggi è il mio compleanno e ringrazio tutti coloro che si sono ricordati di farmi gli auguri. Oggi, per chi non lo sapesse, compio 53 anni. Un'età che ormai non saprei come definire, se una tarda giovinezza o una vecchiaia ad uno stadio molto embrionale.
Questo perchè ormai si resta giovani per decreto, come anni fa l'acqua inquinata a causa dell'atrazina ritornò potabile per decreto. Ma qualche volta i conti non tornano. Cosa voglio dire? Semplice. Ho cominciato a lavorare nel 1981 a meno di 23 anni, e da poco ho compiuto i 30 anni effettivi di lavoro. Prima ho fatto anche il mio regolare anno di militare, alla mia epoca obbligatorio, e pertanto valido come anno figurativo per la pensione.
Se lo avessi riscattato appena fossi andato al lavoro, ora avrei 31 anni effettivi di lavoro e, per le regole vigenti al momento in cui iniziai la mia carriera di lavoro, oggi avrei meno di 4 anni prima di potere fare domanda di pensione. Mio padre alla mia stessa età vi andò con 38 anni di contribuiti a fronte di oltre 40 lavorati: almeno tre anni gli furono "rubati" in quanto l'allora datore di lavoro non gli versò i contributi. Ma nell'immediato dopoguerra questo era quasi normale.
Con la riforma delle pensioni voluta da Dini nel 1996, coloro che non aveva maturato almeno 17 anni di lavoro furono passati al nuovo sistema di calcolo della pensione basato sul criterio retributivo, mentre prima era contributivo, e si introducevano i vari sistemi di calcolo eta lavorativa + età effettiva con sommatoria che nel tempo tendeva a crescere, 94, 95, 96 ... verso i 100. Io mi sentivo discriminato perchè, conti alla mano, passavo al nuovo sistema per circa sei mesi di anzianità.
Saltando tutte le variazioni introdotte sul tema, come ad esempio lo scalone Maroni, siamo arrivati bellamente ai 65/67 anni di età e non meno di 41/43 anni di anzianità lavorativa dell'attuale decreto di questo ultimo Governo. Di conseguenza, secondo i calcoli che mi vengono proposti in automatico da alcuni siti, la data più probabile per il mio possibile pensionamento sarà il 2024, quindi tra tredici anni. Almeno nove in più di quanto previsto ad inizio carriera, e sempre sperando che non vengano introdotte altre novità peggiorative di questa situazione.
Ora, io vorrei capire una cosa: perchè la nostra fascia di età, parlo dei nati nel decennio che va dal 1952 al 1961, deve farsi completamente carico di questa situazione? Lo scivolamento della pensione per qualcuno è una tragica burla che si perpetra da quasi dieci anni: si arriva ad un passo dal maturare i diritti, ed ecco che con un bel decreto ti scippano e ti allungano gli anni di lavoro.
Ma alle aziende, chi lo dice che adesso si ritrovano delle persone che sono anziane per l'esperienza aziendale, ma ancora giovani, nel senso che hanno davanti ancora 15 e più anni di lavoro? A me venne detto una decina d'anni fa che la mia azienda non poteva fare calcoli di carriera per me perchè ormai ero prossimo alla fascia di età che rientra nella posizione pensionabile. Capite? Allora avrei avuto sulle spalle ancora quasi 25 anni di lavoro, eppure non mi era possibile sperare in una possibilità di carriera.
Ai signori sindacalisti e a coloro che nel Governo hanno ora determinato questa situazione faccio una proposta: aumentate di un congruo numero gli scatti di anzianità possibili, da tre a cinque. Se questo non lo farete subito, con ricalcolo dell'anzianità effettiva già maturata, non sarà possibile riequilibrare la delicata situazione economica che si viene a determinare a seguito di questo intervento.
Il costo del lavoro in Italia è tra i più bassi dei paesi occidentali, peccato che quasi tutto il lavoro manufatturiero sia stato esportato e delegato ai paesi come India, Cina, Brasile, Est Europa. 
Ma anche questi mercati sono in fermento e presto ci saranno rivendicazioni salariali e richiesta di aumenti, lieviteranno i costi di produzione noi non ci saremo per riprenderci quella parte di lavoro che necessita per poter andare avanti in queste condizioni.
Il lavoro serve qui, e alle condizioni necessarie per portare le persone a maturare quella pensione che finora ci ha permesso solo di poter assicurare il trattamento pensionistico ai nostri genitori.
Per noi, con i figli a cui non è dato spazio per entrare nel mondo del lavoro, la pensione assomiglia sempre più ad una chimera, ad un sogno che è passato davanti a noi da giovani, ci ha accompagnati nella maturità, ma adesso ci abbandona senza speranza, ci tradisce per una nuova giovinezza lavorativa ed anagrafica. Avremo anche diritto ad avere qualche indennizzo per tutto questo?

sabato 24 dicembre 2011

Buone Feste?

Perchè queste dovrebbero essere delle Buone Feste? Che motivo ci sarebbe per dire che queste saranno Buone Feste? Guardatevi attorno. Vedete gente felice che sprizza gioia e sorrisi? Io non ne vedo molta, ed hanno ragione.
Perchè ci sia gioia e felicità occorrerebbe almeno che la nostra vita potesse essere serena e ricca di valori, di significati, di testimonianze. Quali sono i valori della nostra società, oggi? Non dite bugie. Se guardate detnro voi stessi, dentro noi (non mi esculdo dal numero) troviamo ipocrisia e falsità almeno quanto ce n'è in chi critichiamo e diciamo di non apprezzare.
Lavoro è ua parola che spesso non trova possibilità di applicazione. Ci si adegua, in alcuni casi ci si umilia pur di avere un lavoro, ma più spesso ci si accontenta di avere uno stipendio. Conosco troppi ragazzi che si sono adeguati a fare cose per le quali non hanno studiato, ma che almeno qualcosa portano a casa uno stipendio. Ci dà felicità questo?
Abbiamo tirato la cinghia negli ultimi tempi, ma adesso scopriamo che non basta, bisognerà tirarla ancora un po', almeno chi può. Chi può sfuggire alle spire del fisco, continua a far finta di niente e naviga in barca o gira in Porsche o ha tre ville oltre a quella dove abita.
Chi insegue un sogno sfuggendo da una terra di guerra e di fame vede ancora nella nostra Italia una possibile riva felice e non esita ad attraversare terre ostili, deserti e mari per arrivare, magari stremato, fino da noi. Molti non ci arrivano nemmeno. Loro stanno anche peggio di noi, ma noi li continuiamo a trattare come potenziali criminali, quasi dei nemici. Dove si esprime il Vangelo nei loro confronti? Ricordate le Beatitudini? Non ve le rammento qui, andatevele a cercare. Poi, però, ricordatevene quando si parla di immigrati e clandestini.
Avete visto quante persone vi hanno chiesto l'elemosina in questi giorni? Non mi sembravano fossero tutti zingari. Alcuni erano italiani, sicuramente.
Ecco, quest'anno diremo che la crisi ha colpito il nostro benessere, ma il nostro benessere è da sempre costruito sulla povertà di altri. Se non cambiamo qualcosa, la nostra società non sarà più in grado di sostenersi e non ci sarà più futuro, almeno come lo conosciamo ora.
Senza un patto generazionale, senza un patto di fratellanza, non ci sarà nulla da festeggiare.
Solo dopo avervi offerto questa riflessione, posso dirvi con affetto Buone Feste ed augurarvi di guardare con amore a chi avete intorno e anche a chi è lontano. Solo così potremo cristianamente pensare al Natale.

venerdì 16 dicembre 2011

La democrazia tradita

Se questa crisi economica e politica ha un merito, è quello di portare alla luce i nervi scoperti che in questi ultimi quattro anni hanno avvelenato e quasi ucciso la nostra democrazia.
Lo scellerato patto politico tra Lega e Pdl per il governo del Paese, ha portato a risultati decisamente catastrofali per la nostra economia, fiaccata e drogata per puri interessi di poltrona. Da parte di Berlusconi, per potere avere finalmente una liberatoria per tutti i malaffari combinati negli anni, puntualmente registrati e perseguiti dai magistrati; da parte della Lega, per un'interesse di corporazioni e di categorie, oltre che di dirigenza di partito, che poco o nulla hanno a che fare con una base militante che crede in certi valori.
Il condizionamento operato tramite i media, nella gran parte controllati dal centrodestra e non, come dice il suo capo, dal centrosinistra (a cui deve essere semmai riconosciuto un ruolo di "resistenza" e di contestazione alle populistiche iniziative di questa mal assortita compagine), ha fatto sì che la trasparenza e l'indipendenza dell'informazione giornalistica, di per se garanzia primaria per la democrazia, sia stata messa in dubbio proprio tramite questi sistemi.
La gente è stata condizionata a ragionare per fronti opposti, prima inculcando la pratica del bipolarismo come scienza esatta, poi fornendo, proprio tramite la stampa, le ragioni e le giustificazioni all'azione di partito e di governo, anche quando le azioni erano inefficaci, inefficienti e soprattutto distruggevano quello che di buono il nostro Paese era riuscito faticosamente a costruire in questi anni dal dopoguerra in qua.
L'azione è sicuramente cominciata molto tempo prima, ma gli effetti peggiori si sono manifestati proprio in questi anni. Ricordo un'affermazione di Di Pietro che disse all'indomani del voto del 2008: "Siamo di fronte ad una dittatura dolce". Di Pietro si è sbagliato solo su di una cosa: non è stata dolce.
Il Governo di Berlusconi ha operato contro la volontà parlamentare, imponendo il voto di fiducia ad ogni sintomo di malessere interno. L'imposizione dei candidati e degli eletti, attraverso la preselezione di segreteria politica, il "Porcellum" di Calderoli, è stato il grimaldello col quale si sono fatti i danni peggiori a questo sistema democratico. Per questo ritengo che la sua eliminazione debba essere la priorità di questo attuale Governo Tecnico, subito dopo la sistemazione dei conti pubblici. Le manovre in atto proprio in queste ore mandano un segnale chiaro di minaccia di intoccabilità, cosa che non deve succedere.
L'esito è, piaccia oppure no, quello che abbiamo visto su LA7 nelle scene con Razzi. Vedere un deputato vendersi alla maggioranza solo per conquistare un effimero beneficio personale, mettendo in ginocchio il Paese e l'economia è squallido e disonorevole. Faccio spesso raffronti col Giappone, un paese distrutto dalle bombe atomiche alla fine della seconda guerra mondiale e che ha saputo rinascere, ma anche alla sua logica del dovere e della civiltà, tanto distanti da noi, quanto invece dovremmo essere a loro vicini. Se fosse successo là quello che diceva il parlamentare nel video, quello avrebbe fatto harakiri la sera del video. Qui invece continua a sperare di prendere il vitalizio.
Non so se la magistratura vorrà riscontrare un reato in quello che quell'uomo afferma, ma forse lo dovrebbe fare. Lo dovrebbe fare con lui e per tutti quelli che ora stanno imponendo agli italiani un giro di vite che colpirà i più deboli, i più indifesi dalla tasse e dalla cospirazione che era in atto con quel modello di antidemocrazia.
A quei leghisti che ora protestano in aula si dovrebbe dire, al di là delle battute, che spieghino ai loro elettori perchè li hanno traditi fino a questo punto, li hanno venduti a questo sistema e ora agitano simboli e adottano atteggiamenti da bambini dell'asilo. Spieghino loro agli elettori perchè l'ignoranza e l'interesse personale dovrebbero stare o restare al Governo, grazie alla loro legge balorda e agli interessi che hanno sostenuto a danno dei veri poveri, dei veri operai.
Non basta vestirsi da operaio per esserlo veramente, bisognerebbe vivere con il loro stipendio anzichè prenderne solo le vesti. Avrebbe fatto meglio la signora Numerato a vestirsi da pagliaccio, forse le sarebbe stato più consono il travestimento.

domenica 11 dicembre 2011

Paghino anche loro, che cavolo!

Dunque, i parlamentari ritengono una ingerenza nelle loro specifiche competenze il fatto che il Governo abbia richiesto di adeguare il loro stipendio alle medie europee, con una conseguente riduzione di circa 5.000 euro mensili per questa azione. Con mille parlamentari che affollano la Camera e il Senato, questa semplice azione equivale, facendo due conti, a circa cinque milioni di euro al mese e sessanta milioni l’anno di risparmio. Una sciocchezza, verrebbe da dire. Per cui questo atto avrebbe più che altro una valenza simbolica… mi sia concesso: Col cavolo!
Percependo al minimo 14.000 euro al mese, toglierne 5.000 equivale a lasciare a questi nostri rappresentanti istituzionali 9.000 euro, che equivalgono allo stipendio di un ottimo dirigente aziendale privato. Che di solito lavora 10 o più ore al giorno per almeno 5 giorni alla settimana, se va bene ha l’auto come benefit e poche altre cose. Sempre molto di più di un lavoratore dipendente a stipendio fisso, che a sua volta ha molto di più di un giovane precario a stipendio variabile.
In questa sorta di “catena alimentare” dei valori, si rende evidente che i signori chiamati a rappresentarci lavorano poche ore alla settimana, a giudicare dalle aule parlamentari semivuote che si vedono sugli schermi dei telegiornali e dei canali digitali dedicati. Sono presenti tutti solo quando c’è un voto di fiducia o un atto dove le telecamere e i commentatori di tutte le televisioni si affollano a dimostrare quanto essi siano attivi nel sostenere o nell’opporsi alle misure proposte dal Governo di turno.
Ma mentre costoro, pur avendo un taglio del 30% del loro stipendio continuano a vantare un reddito ben sopra le necessità di una famiglia normale, oltre agli altri benefici che ricevono di rimorchio a questo loro ruolo (non dimentichiamoci che adesso che viene Natale ci sarà un proliferare di regali e regalini da parte di “simpatizzanti”, sostenitori e altro), ai pensionati al minimo, a coloro cui si propone di tagliare la rivalutazione della pensione, a tutti i cittadini che hanno una prima casa a cui viene rimessa l’ICI, a tutti coloro che stanno pagando ora ulteriori accise sul carburante e che vedranno di conseguenza aumentare i costi di beni di consumo dovuti all’aumento dei costi di trasporto, a tutte queste persone non è stato chiesto alcuna “specifica competenza”, si è chiesto di pagare per gli errori di questi anni di politicanti di bassissimo livello e basta. Che paghiamo profumatamente ancora oggi, però.
Abbiamo avuto per quasi quattro anni un Parlamento rissoso che si è occupato più di fare propaganda che non di amministrare un Paese; una maggioranza larghissima si è assottigliata  e si è dispersa in lotte intestine, camuffate in vario modo, ma che come hanno prodotto il solo risultato di metterci con il culo per terra. Le frasi del Ministro Fornero, più che le sue lacrime, relative alla questione economica, danno un quadro allucinante eppure estremamente chiaro e nitido di come il precedente Governo Berlusconi abbia creato un autentico cratere nei conti pubblici, tanto da averci portato alle condizioni attuali.
La precedente manovra da 60 miliardi infatti risulta spalmata su di un periodo troppo lungo per portare ad effetti evidenti, ha generato caos e incomprensibili interpretazioni di norme, non ha risanato la situazione economica, spingendo tutti gli indicatori della nostra stabilità economica al limite dei paesi del Terzo Mondo, senza offesa per questi.
L’intervento di Monti e del suo Governo, per quanto criticabilissimo per non essere equo, come dichiarato prima della presentazione della manovra, avendo chiesto ai “soliti noti” di stringere ancora un buco la cinta, senza incalzare sceicchi e ricconi a pagare il dovuto, senza avere posto in essere misure destinate al recupero di liquidità dai capitali scudati o dai redditi più alti, era comunque un intervento doloroso ma necessario perché chi era prima ha demolito lo stato sociale, ha rapinato l’Italia. E questo lo dicono i conti pubblici, l’Unione Europea e tutti i grandi istituti di misura dello stato dei vari Paesi.
Non ci sono giustificazioni: l’incompetenza e l’inefficacia del Governo Berlusconi è definitivamente sancita, anche se però questo non aiuta né l’attuale Governo, né la situazione dei nostri redditi, a sentirci risollevati.
Dovremo patire per anni, per recuperare questa situazione, come dopo Craxi ereditammo un debito pubblico catastrofico: questi fatti li vedo equiparabili alla caduta del muro di Berlino e della crisi mondiale del Comunismo. Questa è la crisi del Buongoverno, del mito della ricchezza per tutti, delle agevolazioni date agli amici e del “tiriamo a campare”. Questo è il risultato del Porcellum e del Parlamento eletto dalle segreterie di partito. Così non funziona, non ha funzionato e non funzionerà. Occorre una svolta, una sterzata decisa negli usi e nei costumi.
Ecco perché è importante allora che questi parlamentari si riducano lo stipendio e magari, come fanno in Giappone, vadano tutti in televisione a chiedere scusa a tutto il Popolo Sovrano degli errori commessi e del danno arrecato al Paese. Di questo, che sarebbe un atto di umiltà dovuto, non c’è però traccia nei programmi di nessuno, se non alla prossima occasione affermare che questo è stato colpa di un avversario politico scorretto.

sabato 10 dicembre 2011

Italialand insegna

Dopo aver visto il pezzo di Crozza con Gasparri di venerdì 9 dicembre 2011 a Italialand, penso che forse ci sia in giro ancora qualcuno che crede alle favole, a Babbo Natale e perfino che a portare l'Italia sull'orlo del tracollo sia stata la Banda Bassotti. Perbacco, in quest'ultimo caso avrebbero anche ragione, ma peccato che il Bassotto sia uno solo, gli altri erano solo suoi amici come Gasparri.
Leggo poi che uno degli emendamenti che si vogliono proporre alla manovra che Monti sta portando avanti al Parlamento parla di eliminare i tagli alla casta. Spero che questa volta la gente sappia finalmente reagire nel modo che sarebbe più giusto al potere che impone condizioni senza appello a chi percepisce poche centinaia di euro di pensione dopo una vita passata in officina o dietro una scrivania, mentre emenda una norma che andrebbe a togliere privilegi economici a chi in realtà finora non ha fatto molto per meritarsi quello stipendio.
Questo modo di agire e di pensare sembra abbia ormai contaminato tutta la vita politica di questo povero Paese. Chi l'ha impoverito per incapacità comprovata in quasi nove anni di governo su undici, afferma che sarebbe stato in grado di fare le stesse cose che ha fatto l'attuale Governo Monti. Viene spontanea una domanda: perchè non lo ha fatto? Perchè, se fossero stati davvero così bravi, perchè non l'hanno fatto quando potevano?
Ma la casta non si ferma a Roma e non solo avvengono misfatti di grandezza cosmica.
Pensiamo alla nostra amata Milano: diamo un'occhiata al Consiglio Regionale che abbiamo eletto meno di due anni fa. Fare il vicepresidente pare che voglia dire finire in galera: sia Penati prima che Nicoli Cristiani si trovano indagati e incarcerati (almeno quest'ultimo, l'altro per ora è ancora fuori, ma non sappiamo fino a quando) per reati connessi alla loro attività politica. E si tratta di mazzette, di soldi presi per se o per il partito.
Oppure abbiamo figure come quella della Minetti, che più che colpirmi per il fatto (tristissimo) del gruppo delle "Olgettine", ormai passato nel vocabolario popolare come sinonimo di bordello, mi scandalizza per le motivazioni addotte e presenti nelle intercettazioni della Procura per diventare consigliere regionale e di cosa avrebbe voluto fare per salire ancora un gradino nella scala della politica. Senza esperienza specifica, senza valore concreto, senza intelligenza politica, solo grazie al buon uso delle sue parti intime. 
E infine abbiamo l'abuso del nepotismo più tetro, quello che la Lega degli albori contestava a Roma Ladrona e alla sua banda di affamatori: il mitico Trota, figlio del Senatùr, può vantare solo la genealogia e qualche aiuto criminale per essere diventato rappresentante del popolo lombardo alla massima istituzione regionale.
Ecco, amici, questo è il quadro da cui dobbiamo liberarci. Le tasse di Monti, alla fine, non sono il peggiore dei mali, se lui almeno riuscirà a tirarci indietro dal baratro che abbiamo sotto i piedi. Il vero male sono i politici che non sono riusciti a cambiare rotta dopo Tangentopoli e la Prima Repubblica, che di fatto ha continuato ad esistere, così come la P2 ha continuato a lavorare dietro le quinte e non si è nemmeno mascherata più di tanto, lasciando i suoi esponenti di spicco, da Berlusconi a Cicchitto, ai vertici del potere, riuscendo a combinare affari per centinaia di miliardi di euro alle spalle dei cittadini che ora si trovano a dover, ancora una volta, tirare la cinghia.
Caro Gasparri, la gente ieri sera l'ha fischiata non perchè lei sia del PdL, perchè sia anticomunista ed ex (solo ex?) fascista e lo spettacolo era di sinistra: no, Gasparri, la gente l'ha fischiata per l'arroganza ed il disprezzo con cui ha affrontato il problema dei problemi. L'idiozia di una classe politica che per quasi vent'anni si è ritenuta sopra le cose e le persone di questa nazione e che ancora continua a tenere questo atteggiamento. Ci pensi, Gasparri. Ah, scusi, forse le sto chiedendo troppo.

domenica 4 dicembre 2011

L'importanza di chiamarsi Carlo

Vorrei, prima di addentrarmi in altri temi, ringraziare il signor Carlo che ha commentato il mio blog di ieri sulle misure che il Governo sta per prendere. Signor Carlo, mi rivolgo direttamente a lei: grazie. Lei rende più forte la mia determinazione nel continuare a dare forma al mio pensiero. Non solo perchè lei lo ha voluto benevolmente commentare, ma soprattutto perchè ha trovato la forza di farlo, anche se, come lei dice, non è suo costume farlo. Vede, signor Carlo, lei ha fatto una cosa importante per sè e per tutte le persone che come lei hanno delle proprie opinioni: le ha espresse. Quello che oggi manca a molte persone è la volontà di esprimere in pubblico le proprie convinzioni, la propria opinione e manifestare la propria idea anche quando questa non è in linea con quella che va per la maggiore.
Tra le tante cose che ci hanno portato via in questi anni, oltre alla politica vera, è anche questo modo di difendere con fermezza i nostri principi ed i nostri pensieri. Per questo mi auguro che altre persone seguano il suo esempio, non solo per commentare ciò che ormai non più quotidianamente scrivo, ma per esprimere il proprio libero pensiero come e dove meglio credono, senza doversi sentire un corpo estraneo alla società, perchè è soprattutto su questo che vive la nostra democrazia.
Questo ringraziamento mi fa anche da preambolo a quanto mi sento di scrivere oggi. Ho ricevuto diverse richieste dalle persone più disparate per sapere ciò che sia accaduto tra il Capogruppo PD in consiglio comunale, Carlo Stelluti, ed il resto del partito. In pratica, il perchè delle sue dimissioni. Alcuni me lo hanno chiesto dicendo "tu che sei in consiglio comunale". Io non sono più in consiglio comunale da sei mesi, e per certi versi sono felice di non esserci più. Non sono più nemmeno attivo all'interno del partito, non ho partecipato a molte delle ultime riunioni di direzione o segreteria, avendo dato da alcuni mesi le dimissioni anche da precedenti incarichi interni al partito. Questo per poter vivere da esterno per un po' di tempo quello che, ritengo, stando dentro ad un sistema politico e partitico, risulta particolarmente difficile da cogliere, in quanto "drogato" dall'animosità della contesa.
Ora, ciò che accade lo deduco solo dai commenti che ho ricevuto e dalla mia esperienza personale. Non ho parlato con Carlo Stelluti, ma ho letto qualche suo precedente commento. Credo Carlo si sia trovato in una realtà locale molto diversa da quelle che era abituato a frequentare, e non credo che ne abbia ricevuto un ritorno positivo. Forse ancor più dagli amici che dagli avversari.
Conosco quelli che sono gli stereotipi che guidano il partito, o almeno una parte di esso, senza dimenticare che il PD è relativamente nuovo e, in particolare a Busto, particolarmente incentrato su di un'unica vera ossatura politica, quella di derivazione più antica, quella fatta dalla trasformazione di PCI-PDS-DS-PD.  
A mio parere mancano molti degli elementi innovativi del partito, manca lo "spirito" che dovrebbe guidare questa trasformazione a rendersi evidente, manca la voglia di ribaltare le cose, mentre vince la decisione di tenere tutto ancorato a vecchi schemi e a vecchie letture, anche se le persone che praticano questa lettura sono relativamente giovani anagraficamente.
I personalismi, che hanno invaso questa fase della politica a tutti i livelli e in tutti i partiti, non sono estranei al PD di Busto Arsizio. Questo è stato uno dei motivi principali per cui avevo deciso molto tempo fa di lasciare la polica attiva. Voglio poter dire ciò che penso senza avere addosso etichette, nè briglie imposte da signori e signore di partito.
Non sono sicuro che Carlo Stelluti sia esente anch'egli da errori e personalismi, ma mi è sembrato di capire, fin dalle fasi iniziali della sua campagna elettorale, che non si sarebbe fatto mettere il bavaglio da nessuno, e credo che abbia reagito a qualche censura di questo tipo, come egli stesso afferma nelle interviste pubblicate.
Io credo che però così non si faccia il bene di alcuno, nè del PD, nè delle persone che lo animano e lo sostengono. Essere in consiglio comunale da minoranza e opposizione, non vi sono doppie terminologie possibili, rende la vita difficile a chiunque, io l'ho vissuta per oltre 13 anni. Ma so anche che alcune delle cose migliori che sono state fatte dalle varie maggiranze che si sono avvicendate, sono stato frutto delle nostre sollecitazioni: voglio qui citare il tentativo di dare dignità alle politiche familiari, avendo noi richiesto per primi la formazione di una commissione permanente sulla Famiglia, di aver richiesto una maggiore trasparenza per i cittadini, con il miglioramento continuo del sito del comune (il mio primo progetto in merito data 1999), per primi abbiamo spinto verso un'idea nuova di sfruttamento delle energie rinnovabili, abbiamo proposto bike e car sharing, abbiamo avviato la rivoluzione tecnologica dentro il comune, abbiamo portato la sala consiliare ad un livello accettabile di funzionalità, abbiamo reso possibile la rassegna stampa online. Ed altro ancora, sono decine e decine le cose per cui ci siamo spesi insieme agli altri consiglieri del gruppo di centrosinistra.
E' in onore ed in rispetto di questi ricordi e delle battaglie condotte che affermo che ciò che è successo mi sembra del tutto fuori da ogni logica e che i protagonisti farebbero bene a riconsiderare le proprie posizioni e i propri atteggiamenti. Non è serio ciò che sta succedendo e lo dico non per far perdere credibilità al PD, ma per affermare che mai come ora c'è bisogno di un partito come quello che in teoria dovrebbe essere il PD, se le persone che lo compongono avessero davvero la convinzione che il futuro di Busto Arsizio e dell'Italia intera passa da queste idee. E non solo dalle proprie.

sabato 3 dicembre 2011

Equità, equità

In questi giorni, in queste ore sentiamo una sola parola sulla bocca di tutti: equità. La gente chiede, pretende che la nuova supermanovra che il governo sta per varare abbia questa precisa caratteristica. D'altra parte, lo stesso Monti nei primi discorsi dopo l'insediamento affermava che le nuove misure avrebbero dovuto far pagare chi finora non lo ha fatto o non lo ha fatto in modo equo.
Così, la pretesa che i parlamentari si riducano in modo consistente sia il vitalizio che lo stipendio, riportandoli a valori almeno allineati agli altri paesi europei maggiori, proprio quella Francia o Germania con cui stiamo trattando le sorti dell'Euro e dell'Europa, non è lontana dal principio che se volete che i vostri cittadini siano in grado di supportare il prossimo massacro che la manovra proporrà, voi per primi dovrete dare l'esempio, anche se con i vostri denari non salverete l'economia dell'Italia. Ma la sua immagine e la sua credibilità, sì.
Questo però è solo l'inizio. Già, perchè a sentire le prime notizie sulla manovra, viene da chiedersi quanto questa abbia la caratteristica di equità. Se parliamo di rimettere l'ICI alla prima casa, stiamo dicendo di colpire milioni di famiglie che avevano trovato giusto, una volta tanto, che l'abitazione presso cui si vive non venga pagata di nuovo con le tasse, dopo che la si è pagata col sudore di anni di lavoro. A questo proposito, i comuni hanno messo anche altre tasse per lenire l'effetto negativo del mancato gettito dell'ICI: non vorrei che questa misura non annullasse le altre. Ad esempio, per Busto Arsizio, che non venga cancellata l'IRPEF Comunale. Non sarebbe equo.
Non è equo alzare l'IVA, per chi ha redditi fissi, come i lavoratori dipendenti pubblici e privati, i pensionati, dal momento che non la possono scaricare; mentre altri, con la partita IVA, scaricano perfino il panino al bar. Non sarebbe equo alzare l'IRPEF, almeno per i redditi fino a 80/100 mila euro, perchè quelli sono i redditi che permettono ad una famiglia di sopravvivere in modo decoroso. Si dovrebbe poi fare l'altro discorso sulla distribuzione del reddito sul numero di familiari presenti, perchè sono stufo di dire che famiglie monoreddito numerose sono quelle più tartassate in assoluto.
Non sarebbe equo non tassare i capitali scudati da una infame legge sul rientro dei capitali. Quelli hanno impoverito l'Italia e sarebbe giusto imporre una tassa di compensazione sui capitali rientrati scudati e riaprire ad altri capitali finora non dichiarati, ma con una tassa minima del 20% e con l'imposizione di reato per chi non apporfittasse di questa ulteriore occasione, ponendo una condanna fino a 5 anni di carcere per coloro che venissero trovati poi con capitali all'estero.
Questo è il momento del sacrificio e del tirare la cinghia, ma non può e non deve essere in carico solo alle famiglie, ai lavoratori dipendendi e ai pensionati. ORA BASTA!
Se si vogliono aiutare le aziende, lo si potrà fare, ma imponendo un rientro dei capitali pubblici offerti come aiuto, attraverso piani concordati a medio e lungo termine. In partica, se ad una azienda viene dato un beneficio fiscale pari ad un milione di euro, essa dovrà risarcire allo Stato (cioè ai cittadini) una quota dei propri utili realizzati dopo questa operazione, fino al raggiungimento del beneficio avuto. 
Il lusso deve essere colpito. Non deve essere un diritto, come dice un ignobile spot pubblicitario, che in questi tempi è perfino uno schiaffo alla moralità. E' finita l'ora del marketing al governo, siamo alle cose concrete e sulle cose concrete si deve basare questa azione di rilancio del Paese.
Non dimentichiamo, sempre per equità, che solo quattro mesi fa è stata fatta una manovra da oltre 60 miliardi di euro. Ci si è per anni scandalizzati per la manovra Amato del 1992 o del piano Prodi per entrare in Europa, adesso avremo il piano Monti per restarci, ma banchieri o non banchieri, queste persone devono ricordarsi che governano nel nome del Popolo Italiano e non delle loro lobby. 
Altrimenti il popolo potrebbe anche dichiararsi stufo di queste vicende e cacciare davvero a casa tutti.
Gli strumenti per azioni legale e legislative di massa ci sono. Si tratta di far capire a chi ci sta governando ora che anche i cittadini adesso fanno sul serio.
O equità, o tutti a casa.

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