Alessandro Berteotti

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martedì 23 giugno 2009

Cattolici in politica e politica etica

Papa Paolo VI, nella lettera Octogesima Adveniens del 1971, scriveva: «Il cristiano ha l’obbligo di partecipare all’organizzazione e alla vita della società politica»; e aggiungeva: «La politica è una maniera esigente – ma non la sola- di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri».
Il primo compito dei cristiani — dice la Congregazione per la Dottrina della Fede nella Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica del 2003 — è dare un’anima etica alla vita democratica.
Il punto debole della cultura politica dominante sta nell’intreccio tra democrazia e relativismo etico, per cui le differenti opinioni politiche, culturali, morali e religiose sono ritenute tutte dello stesso valore e ugualmente legittime, mentre la libertà è intesa come la possibilità di fare e scegliere ciò che più aggrada con l’unico limite del rispetto della libertà altrui. La Nota prende chiaramente le distanze da questa concezione di democrazia permissiva e individualistica, e ribadisce che «la libertà politica non è né può essere fondata sull’idea relativista che tutte le concezioni sul bene dell’uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore» (n. 3). Pertanto non è esagerato concludere che oggi la «questione democratica» è essenzialmente una «questione morale».
In sostanza, la Nota accusa la cultura neoliberista egemone di non rispettare la dignità trascendente della persona e di minare alla radice la stessa vita democratica, privandola di punti sicuri di riferimento.
Le frasi sopra riportate non sono mie, ma di Paolo Di Martino; le ho scelte perchè credo che siano un passaggio cruciale per capire cosa sta avvenendo oggi in Italia, in particolare in questa politica e in ciò che si evidenzia nei media. Mi riferisco alle accuse a Berlusconi e alle vicende con veline e attricette varie.
Un'analisi del recente voto delle elezioni europee, rispetto alle politiche del 2008, il 75,4% dei cattolici praticanti ha confermato la scelta del Pdl, ma il 24,6% non lo ha fatto: sono i risultati di un sondaggio realizzato dal Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni), diretto dal sociologo italiano Massimo Introvigne, secondo il quale “il caso Noemi non è ininfluente, ma non è al primo posto” per spiegare le defezioni cattoliche del partito di Berlusconi.
Hanno pesato maggiormente le affermazioni laiciste del Presidente della Camera Fini.
Fra gli elettori cattolici praticanti che hanno abbandonato il Pdl, secondo i dati del Cesnur, il 53,3% si è astenuto, il 21,6% ha votato Udc, il 20,1% la Lega, pochi (1,9% al Pd e 1,5% all’Idv) si sono spostati verso il centro-sinistra.
Credo che dovremo capire le dinamiche che muovono le opinioni delle persone non su base opportunistica, ma sulla ripresa dei valori fondanti la nostra storia e la società. Personalmente non riesco a concepire un cattolico praticante che vota Lega quando questa applica i respingimenti (dice il Vangelo: "ogni volta che avrete fatto questo ad uno dei miei fratelli, lo avrete fatto a me"), quando chiede sicurezza e ronde a protezione di ricchezza ed interessi, quando chiede classi separate per i figli di extracomunitari (attenzione, anche americani e svizzeri lo sono).

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