Alessandro Berteotti

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Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

venerdì 26 giugno 2009

E pensare che Bennato l'aveva detto

Torno ancora una volta sul fenomeno Berlusconi non per morbosa curiosità, ma per mettere in luce lo stridente contrasto tra lui e la realtà e tra lui e i leader veri della politica.
«Io non cambio, gli italiani mi vogliono così. Ho un gradimento del 61%. Mi vogliono così perchè sentono che sono buono, sincero, generoso, leale, che mantengo le promesse».
E' evidente che la gente queste cose non le dice e, soprattutto, non le pensa. Sono pochi coloro che amano veramente e disinteressatamente Berlusconi per la sua persona; chi lo vota lo fa per altre ragioni, in massima parte legate ad interessi di tipo personalistico o economico.
La cosa che mi lascia stupefatto nelle affermazioni del Premier è l'assoluta mancanza di analisi politica, della situazione del Paese, della crisi economica, della situazione dell'imprenditoria, dell'industria, del mondo del lavoro e, non da ultimo, della situazione politica internazionale con casi come quello dell'Iran e della Corea del Nord che preoccupano il mondo. Nemmeno una parola.
Va a preparare un G8 che potrebbe essere difficile col sorriso sulle labbra e rilasciando interviste sul proprio recente passato da supposto mandrillo, con una veemenza nella difesa che richiama il vecchio detto latino: "Escusatio non petita, accusatio manifesta".
Eppure tutti gli indicatori sociali ed economici continuano a dare segnali inquietanti, ma su questi si stende (da parte di tutto il Governo) un pietoso velo di silenzio.
Il deficit che si incrementa dell'1% al mese, il PIL in calo tra il 3 ed il 5% su base annua ci dovrebbero fare intravvedere una situazione da Terzo Mondo. Prosegue il calo dell’occupazione ad aprile. L’indice generale nelle grandi imprese è sceso dello 0,4% su base congiunturale al netto della cassa integrazione guadagni mentre è diminuito del 4,1% su base tendenziale, la flessione maggiore almeno da gennaio 2001, quando inizia la serie storica. Lo comunica l’Istat. Al lordo della cig si registra invece una flessione dello 0,1% si base mensile e dell’1,3% su base annua. Da gennaio ad aprile 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, la variazione è stata negativa del 3,3% al netto della cig e dell’1,1% al lordo.
Questi sono dati, non parole vane, non atteggiamenti o vagheggiamenti.
C'è una canzone di Edoardo Bennato che si intitola E-A-A, appartiene alla sua prima produzione e sta nell'album "Io che non sono l'imperatore"; concludo riportandone le parole, per una riflessione che vorrei seria da parte di tutti gli italiani.
EAA ma come andiamo forte
eaa ormai nessuno ci può fermar
EAA giù per la discesa
eaa ormai nessuno ci può fermar
EAA dritti verso il burrone
eaa ormai nessuno ci può fermar
EAA ho parlato col conducentee mi ha detto in un orecchio
che ha i freni rotti e che non vanno più
EAA mi hanno detto che non è sua la colpa
ma che lui farà il suo dovere fino in fondo
e poi si vedrà
EAA giù per la discesa, dritti verso il burrone
ormai nessuno ci può fermar
EAA mi sono distratto per un momento
e il conducente ha premuto un bottone
e si è catapultato giù.
EAA ma chi se lo aspettava
che era un pullman così attrezzato
che quello si catapultava giù
EAA gli altri continuano a intonare cori
non si sono ancora accorti di niente
e continuano a cantar
EAA vorrei prendere io in mano il volante
però poi ripensandoci bene
ma chi me lo fa far
EAA qui le cose si mettono male
quasi quasi premo anch'io quel bottone
e mi catapulto giù
EAA ma come vanno forte
non si sono ancora accorti di niente
e continuano a cantar
(quelli che cantano adesso siamo noi....)

giovedì 25 giugno 2009

Paghiamo continuamente multe all'Europa

La Commissione europea ha deciso di aprire una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia per non essersi adeguata alla sentenza della Corte di Giustizia Ue che prevede l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico (Fonte: Sole24Ore).
Ecco una dimostrazione che L'Unione Europea non è una cosa tanto pellegrina. L'Italia paga milioni di euro ogni giorno all'UE per le frequentissime infrazioni a cui siamo andati incontro in questi ultimi anni in tema di politiche agraria, giustizia, sicurezza, ambiente...
Abbiamo affrontato le ultime elezioni europee come se fossero un fatto interno, ed invece sono basilari per definire le politiche a livello comunitario, che rappresenta ormai la nostra "casa comune".
Paesi che non hanno firmato la Costituzione Europea hanno comunque un atteggiamento meno banale nei confronti di questa istituzione di quanto non abbia l'Italia, e credo che la resposnabilità di tutto questo sia in capo al Governo di Centrodestra che dal 2001, con una breve pausa di 19 mesi, guida la nostra nazione. Tra l'altro, proprio quei 19 mesi hanno rappresentato una felice parentesi europea, essendo calato il debito pubblico ed avendo assunto iniziative che, se fossero state portate a conclusione, avrebbero portato un notevole beneficio proprio in questo momento di crisi.
Purtroppo così non è stato...

mercoledì 24 giugno 2009

Libertà di stampa minata, a rischio la democrazia

Cosa succede alla libertà di stampa? Qualcosa succede, ed anche di grave.
Da qualche tempo si è iniziato a "giocare" con l'informazione, facendo in modo che piano piano agli italiani passasse un certo messaggio: non è necessario dire proprio tutto, non è necessario dire la verità, meglio puntare sul gossip, sul vagamente perverso, sul trash anche dal punto di vista delle notizie, piuttosto di una seria informazione.
Da qualche decennio Emilio Fede rappresenta la volontà del Premier attuale di avere una rete televisiva serva e scudiera, dove la parte avversa (ora maggioranza di governo, ora opposizione), non è mai riuscita, a seguito dei vari contorcimenti degli interessi incrociati, a denunciare e a liberare l'Italia da un fardello che giornalisticamente ci mette nel ridicolo nel confronto con gli altri paesi occidentali.
Non a caso nei paesi dove dall'età moderna vige il sistema maggioritario, in America ed Inghilerra ad esempio, nessuno può avere proprietà o interessi diretti o indiretti nei media se vuole diventare politico. Noi, unico paese del genere, ancora più che alcune nazioni del terzo o del quarto mondo, permettiamo al nostro capo del governo di avere addirittura tre (ufficiali) reti di proprietà di famiglia, senza che da 15 anni nessuno abbia la forza ed il coraggio di porre la questione in modo perentorio e definitivo.
Ma adesso succedono fatti davvero gravi, come quello del TG1 il cui direttore viene duramente contestato da TUTTE le redazioni dei TG Rai in merito al silenzio che ha tenuto sul caso D'Addario-Berlusconi. Per altre cose, molto più gossippare, non si è mancato di trasmettere per giorni, settimane o addirittura mesi immagini, notizie, commenti che hanno sfinito gli italiani con i "si dice".
Ora che i fatti riportati sono di per se gravi (non voglio esagerare con i commenti personali), che la stampa estera ci tartassa tutti i giorni (certo, Murdock ha i suoi interessi e Berlusconi è diventato il suo nemico personale grazie all'IVA, De Benedetti è un altro che condivide le antipatie per il Premier ed è il Presidente del gruppo editoriale l'Espresso, proprietario di Repubblica) con commenti al vetriolo su di lui, il direttore del TG1, fresco di nomina, Minzolini, riesce a far passare tutto questo nel più perfetto silenzio di rete, come se fosse (voglia il cielo non lo sia) un diktat politico, una consegna del silenzio per non mortificare il capo.
Questo colorerebbe di nero tutta l'informazione pubblica. Le mancate risposte del Premier a Repubblica ed ai 10 quesiti suonano assordanti nel loro silenzio, una vera ammissione di colpa che si cerca in tutti i modi di anestetizzare.
Il caos sulle nomine RAI, sempre più simile ad un bancetto nel quale spartirsi poltrone, mette a repentaglio la credibilità dell'istituto e, in qualche modo, rafforza la posizione di Murdock che ha un'offerta privata di prim'ordine con SKY. Peccato costi parecchio, e le vecchiette preferiscano le reti commerciali, quelle che passano tronisti e veline, cantanti bambini (un vero scandalo!), gossip e telenovelas. D'altra parte la società invecchia, i soldi sono pochi, se togliamo l'intrattenimento cosa possono fare i nostri vecchietti? Decidere le sorti del paese, no?
Riempiamo i cervelli di nulla ed avremo l'elettorato perfetto per una democrazia di delega.

martedì 23 giugno 2009

Cattolici in politica e politica etica

Papa Paolo VI, nella lettera Octogesima Adveniens del 1971, scriveva: «Il cristiano ha l’obbligo di partecipare all’organizzazione e alla vita della società politica»; e aggiungeva: «La politica è una maniera esigente – ma non la sola- di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri».
Il primo compito dei cristiani — dice la Congregazione per la Dottrina della Fede nella Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica del 2003 — è dare un’anima etica alla vita democratica.
Il punto debole della cultura politica dominante sta nell’intreccio tra democrazia e relativismo etico, per cui le differenti opinioni politiche, culturali, morali e religiose sono ritenute tutte dello stesso valore e ugualmente legittime, mentre la libertà è intesa come la possibilità di fare e scegliere ciò che più aggrada con l’unico limite del rispetto della libertà altrui. La Nota prende chiaramente le distanze da questa concezione di democrazia permissiva e individualistica, e ribadisce che «la libertà politica non è né può essere fondata sull’idea relativista che tutte le concezioni sul bene dell’uomo hanno la stessa verità e lo stesso valore» (n. 3). Pertanto non è esagerato concludere che oggi la «questione democratica» è essenzialmente una «questione morale».
In sostanza, la Nota accusa la cultura neoliberista egemone di non rispettare la dignità trascendente della persona e di minare alla radice la stessa vita democratica, privandola di punti sicuri di riferimento.
Le frasi sopra riportate non sono mie, ma di Paolo Di Martino; le ho scelte perchè credo che siano un passaggio cruciale per capire cosa sta avvenendo oggi in Italia, in particolare in questa politica e in ciò che si evidenzia nei media. Mi riferisco alle accuse a Berlusconi e alle vicende con veline e attricette varie.
Un'analisi del recente voto delle elezioni europee, rispetto alle politiche del 2008, il 75,4% dei cattolici praticanti ha confermato la scelta del Pdl, ma il 24,6% non lo ha fatto: sono i risultati di un sondaggio realizzato dal Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni), diretto dal sociologo italiano Massimo Introvigne, secondo il quale “il caso Noemi non è ininfluente, ma non è al primo posto” per spiegare le defezioni cattoliche del partito di Berlusconi.
Hanno pesato maggiormente le affermazioni laiciste del Presidente della Camera Fini.
Fra gli elettori cattolici praticanti che hanno abbandonato il Pdl, secondo i dati del Cesnur, il 53,3% si è astenuto, il 21,6% ha votato Udc, il 20,1% la Lega, pochi (1,9% al Pd e 1,5% all’Idv) si sono spostati verso il centro-sinistra.
Credo che dovremo capire le dinamiche che muovono le opinioni delle persone non su base opportunistica, ma sulla ripresa dei valori fondanti la nostra storia e la società. Personalmente non riesco a concepire un cattolico praticante che vota Lega quando questa applica i respingimenti (dice il Vangelo: "ogni volta che avrete fatto questo ad uno dei miei fratelli, lo avrete fatto a me"), quando chiede sicurezza e ronde a protezione di ricchezza ed interessi, quando chiede classi separate per i figli di extracomunitari (attenzione, anche americani e svizzeri lo sono).

lunedì 22 giugno 2009

La città ti vuole bene, Sandro

Caro Sandro, sono contento che il Sindaco abbia chiamato Mariella e le abbia detto che mercoledì sarai tra coloro che riceveranno il premio della città di Busto. Te lo dovevamo, e credo che alla fine abbia prevalso solo il buon senso.
Certo, ti scrivo una lettera aperta per dirti una cosa che tu conosci, per quella "vita oltre la morte" che la nostra fede ci promette; ma, in realtà, queste righe sono per qualche altra persona che potrà leggere queste righe e forse sarà felice nell'apprendere che ti è stato dato questo riconoscimento.
La tua famiglia ne sarà orgogliosa, perchè in questo c'è l'amore vero della città, di quei cittadini che in questi anni hanno ricevuto tanto bene da te e che oggi ti sono vicini nello spirito. Farà piacere anche a loro sapere che tu sarai, d'ora in avanti, un modello di vita e di professione.
Si può essere medici "di frontiera" anche qui, nel centro della cultura post industriale, che deve imparare a fare i conti con questa crisi economica e con le ricadute di un lento ma inesorabile declino, prima morale e poi di ricchezza.
Per questo l'Amministrazione ha fatto bene a cogliere questa opportunità, perchè chi amministra non deve pensare solo al riconoscimento di una parte, ma di tutta la città, anche di quella che non si esprime con un voto, ma con la vita.
Adesso posso dire che non sei Cittadino Benemerito solo per alcuni, ma per tutta la città.

La Pro non va in B, ma non è un disonore

In queste settimane ho evitato di unirmi a chi era pronto a festeggiare la promozione della ProPatria in serie B, non per sfiducia verso la squadra, ma proprio per amore verso la mitica Pro.
Ho già avuto modo di dichiarare, andando oltre le speculazioni di breve respiro, che gli exploit di un anno portano a gravi conseguenze. Faccio un esempio per tutti: la Pallacanestro Varese, che io adoro, ha festeggiato quest'anno i 10 anni dallo scudetto della stella, ma è costretta da nove anni a celebrare quell'ultimo successo e torna nella mssima serie la prossima stagione dopo un anno di purgatorio nella serie cadetta, evento culminante di un lento declino che mi auguro superato.
Credo solo ai progetti seri, anche in campo sportivo. Spero che, così come Zoppo fu un nome per noi sventurato, Tesoro sia ora altrettanto profetico, e rappresenti il progetto vincente in grado di portarci stabilmente nell'elite del calcio. Basta scorribande di avventurieri.
Mi addolora invece sentire voci di "vendita" della partita di ieri: primo, perchè se fosse vero, avremmo addosso la giustizia sportiva; secondo, perchè se anche si fosse perso "per convenienza", nel senso che non ci sono le forze economiche per affrontare una serie B decente, questo andava comunque detto alla città ed alla tifoseria. Spero si tratti invece della manifestazione di una becera frustrazione da tifoseria che non accetta l'esito del campo.

venerdì 19 giugno 2009

Un Paese fuori controllo necessita di una prova di democrazia

Credo esista un'Italia diversa da quella che si legge e si vede in televisione. Credo che vi siano anche segnali chiari e forti circa il fatto che in questo momento il Paese Italia sia fuori controllo, e non soltanto perchè nel calcio, lo sport nazionale, si riesca a perdere anche con l'Egitto in una coppa di cui non si ricordava nemmeno l'esistenza.
A farmi pensare questo sono alcuni fatti: il primo e più sintomatico di un certo cambiamento di tendenza e di costume mi viene dall'editoriale odierno di "AVVENIRE", il quotidiano dei cattolici e, qualcuno sottolinea con una punta di sarcasmo, dei Vescovi, il quale chiede a Berlusconi di chiarire la propria posizione in merito alle feste a pagamento che si tenevano a Palazzo Grazioli, e non solo di smentire. "C'è un dovere di rispondere all'opinione pubblica, non solo alla minoranza" è il lapidario punto dell'editorialista.
D'altra parte Berlusconi non ha voluto rispondere alle 10 domande poste da Repubblica sulla vicenda Noemi e, per quanto esasperata da tante questioni tattiche, quella problematica pone serio imbarazzo al nostro Paese a livello soprattutto internazionale.
Berlusconi, nel suo atteggiamento di sfida alle istituzioni, dimentica che il principale ruolo di un Premier è governare il Paese, non di battagliare ogni giorno con l'opposizione, che tra l'altro svolge un compito fondamentale per la garanzia della democrazia, mentre il nostro la vorrebbe semplicemente far sparire, instaurando di fatto un potere forte ed antidemocratico.
Lu non risponde all'opposizione, ma al Paese come tale: l'imbarazzo che crea anche alla sua parte politica non può essere cancellato dai soliti quattro tirapiedi, pardòn, portavoce, sempre pronti a difenderlo a tutti i costi. Mi sembra da questo punto di vista istituzionalmente più corretta la posizione di Fini, il quale reclama trasperenza e serietà.
I problemi del Paese, invece, si evidenziano nell'aspetto occupazionale, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro ed un pessimismo latente per il prossimo futuro, un netto calo di ogni previsione sul PIL, con conseguente stagnazione economica e basse probabilità di rilancio dell'economia in Italia, mentre altrove qualche piccolo segnale positivo comincia ad emergere.
Il Fondo sociale istituito dall'Arcivescovo di Milano ha già bruciato la metà dei propri fondi, mentre da tutti viene ormai ritenuto che il punto più basso della crisi verrà toccato alla ripartenza di settembre, data entro cui si presume tali fondi saranno in esaurimento.
Ma non solo quelli straordinari messi a disposizione con grande saggezza e lungimiranza dalla Diocesi Milanese, anche quelli dello Stato sono al lumicino, avendo finora contribuito a coprire cassa integrazione e mobilità. Non vi saranno grandi risorse nel periodo più difficile.
Le misure messe in campo dal Governo in questi mesi non sembrano adatte a contenere la crisi, e, situazione ancora peggiore, a porre i presupposti per la ripresa industriale, se Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria, deve ricordarlo al Governo in ogni occasione. E non mi pare che Confindustria sia un'organizzazione legata alla Sinistra o, più in generale, all'opposizione...
Perfino l'incontro con Gheddafi è stata occasione di frustrazione per il nostro Paese, messo alla berlina per il suo passato da impero coloniale, che potremmo definire "da macchietta" se dietro non ci fossero i morti a ricordarci che su certe cose non si scherza.
E allora, alla vigilia di un momento di verifica della democrazia come quello dei ballottaggi amministrativi e del Referendum, di cui si è parlato il meno possibile e nel modo più lontano possibile, ecco la necessità di una vera prova di democrazia, una prova di popolo.
Credo che la risposta giusta oggi sia andare a votare al referendum, i fatti di questi ultimi giorni mi hanno convinto. Non per l'una o per l'altra tesi, ma per la democrazia stessa, credo sia importante che si raggiunga il quorum. Pensateci.

giovedì 18 giugno 2009

Le più vive felicitazioni al Cittadino Benemerito Alessandro Barbazza

Mercoledì 24 giugno, giornata del Santo Patrono San Giovanni, Busto Arsizio nominerà i suoi cittadini benemeriti; quest'anno l'Amministrazione ha deciso di assegnare il riconoscimento alla memoria di Remo Brazzelli, recentemente scomparso in un drammatico incidente stradale.
Niente da dire su Remo, la cui scomparsa ci ha davvero colpiti sotto il profilo umano e personale.
Ma credo, e qui ritengo direttamente responsabile il Sindaco e la Giunta, che non fosse solo Remo a dover essere ricordato in questa giornata. Io credo che la città intera avrebbe molto volentieri ricordato una persona altrettanto speciale (anche se qui le classifiche non contano), come il dottor Alessandro Barbazza. Io voglio ricordarlo qui oggi e lo farò ancora personalmente mercoledì, che per me sarà un normale giorno lavorativo.
Alessandro è stata una delle persone più straordinarie che la nostra città abbia mai avuto. Ha dedicato tutta la sua vita professionale alla cura e all'assistenza, da ottimo medico condotto di vecchio stampo, dei suoi pazienti ai quali ha sacrificato buona parte del suo tempo libero, delle ferie e perfino della famiglia. Anche ai suoi familiari, per questo, andrebbe riconosciuto un premio, per la pazienza e la costanza con la quale lo hanno supportato in questa missione, certo non facile, certo non priva di momenti duri.
E lo straordinario di una vita spesa per gli altri è diventato sublime quando si manifestò, qualche anno fa, la terribile malattia che se lo è portato via, una degenerazione neurologica rara che, come tutte queste malattie, confina l'uomo dentro una gabbia che diventa il suo corpo, sempre più estraneo, sempre più difficile da controllare.
Ma la mente resta lucida, e questo gli permette di continuare il suo lavoro quasi fino all'ultimo. Che dolore per i suoi pazienti dover rinunciare a lui, pur in quelle condizioni!
Che forza d'animo manifesta il dottor Sandro fino all'ultimo, e con che serenità la famiglia si rassegna alla sua scomparsa ed ora vive il suo ricordo.
Io non posso far cambiare idea a questa Amministrazione, come gruppo lo avevamo proposto, ma la domanda (non la risposta) è stata fatta a giochi ormai chiusi: ancora una volta non conta la persona, contano solo le posizioni politiche ed ormai siamo alla spartizione perfino dei riconoscimenti. Che tristezza.
Ho potuto godere dell'amicizia di Sandro, so che non gli sarebbero piaciuti i discorsi formali e i riconoscimenti ufficiali, per cui credo preferisca questo tipo di ricordo, meno clamoroso ma molto più sincero e personale; a Mariella e ai figli Luca, Mariachiara e Michele, dico tutto il mio grazie per il prezioso insegnamento che ci ha lasciato e credo che sia insieme a me nel ricordo tutta quella parte di città che crede ancora che i valori di solidarietà ed altruismo testimoniati da lui lungo tutto l'arco della sua vita siano la vera immagine di un cittadino benemerito.
Le più vive felicitazioni al Cittadino Benemerito Alessandro Barbazza.

mercoledì 17 giugno 2009

Il Bene Comune, utopia politica

Qualche mese fa annunciai che al termine di questo mandato elettorale non mi sarei più ripresentato candidato alle prossime elezioni amministrative. Qualcuno non ci ha creduto e mi vorrebbe far smentire ciò che dissi: evidentemente non mi conosce.
Ribadisco qui in modo definitivo che non mi ricandiderò alla prossima tornata elettorale per almeno tre buoni motivi: primo perchè sono già stato eletto tre volte in questa carica di consigliere ed alla fine naturale di questo mandato avrò sommato 14 anni di servizio (1997-2011); secondo perchè credo nell'alternanza così come sancito anche dallo statuto del PD, e quindi non ricandidabile comunque; terzo perchè ritengo di dovermi impegnare di più nell'ambito della formazione politica e della crescita del movimento di un partito che ancora non entra nella sua vera e naturale collocazione politica.
Credo quindi che ci siano tutte le ragioni per cambiare il ruolo, ma non l'appartenenza al partito, questo deve essere altrettanto chiaro. Non un disimpegno, ma una maggiore forza ad impegnarmi sul versante della cultura politica, quello che oggi ritengo essere quello rimasto più sguarnito dopo il ciclone PD.
Se abbiamo imparato qualcosa noi, che abbiamo avuto modo di essere presenti nella vita amministrativa di questa città come opposizione, durante questi ultimi 15 anni, , è che lottando solo dai banchi del consiglio comunale sia come difendere Fort Alamo: una battaglia persa in partenza. Questa non è una città normale: qui convivono interessi forti ma occulti. Non si spiegherebbe altrimenti come mai, malgrado tutti i clamorosi fenomeni negativi che qui si sono concretizzati, il Centrodestra possa vantare quasi il 75% dei consensi: 3 cittadini votanti su 4!
La visibilità del consiglio è pressocchè nulla, solo poche decine di affezionati vi partecipano: dov'è il resto della città? Quando vi appare qualche faccia nuova, si scopre dopo pochi minuti che si tratta di persone interessate ad uno specifico argomento all'ordine del giorno, solitamente lottizzazioni e piani urbanistici, qualche volta per eventi di rilevanza maggiore.
Ricordo l'8 marzo 2000, quando una folla di oltre 500 persone invase la sala consiliare per il timore della realizzazione della Tangeziale Ovest; o i coloriti interventi tra il pubblico del Comitato Inceneritore di Borsano contro le azioni in progetto per le varie ristrutturazioni che, nel corso degli anni, sono state annunciate e poi, quasi tutte, realizzate (alla faccia del Comitato).
Oppure le proteste delle maestre degli asili nido, insieme ai genitori, per la mancata o ritardata programmazione dei mesi di luglio; le proteste che ci furono dal mondo della scuola per la realizzazione degli accorpamenti scolastici, fino alla vivace partecipazione dei tifosi della Pro Patria dello scorso inverno per chiedere la realizzazione del nuovo stadio di calcio e rispetto per il Presidente Zoppo. Mai nome fu più azzeccato.
Difesa di interessi di parte, più che di partito, anche perchè a Busto la gente cambia parere politico, eccome; ma sempre dentro il Centrodestra. Da un piccolo calcolo che ho fatto, ci sono più di 8.000 voti che negli ultimi 8 anni si sono spostati tra i partiti della coalizione, in particolare da Lega a PdL e da questo di nuovo verso la Lega. Ma di fatto qui non si muove nulla.
Il Bene Comune, scusate se lo scrivo con le iniziali maiuscole, è però ben altra cosa. Non è nelle piccole beghe di bottega intrapartito, non è nelle rappresentanze corporativistiche, non è nelle battaglie sulle buche o sulle foglie (per quanto rispettabili), non è nemmeno nella falsa, falsissima solidità dell'alleanza di potere di una maggioranza che altrove non riuscirebbe a gestire nemmeno una bocciofila.
E' nel degrado istituzionale, nella fragilità dei ruoli, nella mancanza di autocritica e nella repulsione che la gente prova nei confronti di amministratori di poche idee e di scarsissime qualità che dovremmo ricercare risposte ai tanti perchè della nostra città.
Perchè Busto è diventata così diversa da Legnano o Gallarate, o dalla stessa Castellanza: non hanno giunte dello stesso colore politico? Perchè Busto litiga con Gallarate (lo fanno i sindaci) per chi abbia in realtà la leadership del basso varesotto? Cosa fanno i nostri rappresentanti nelle istituzioni superiori, come ad esempio il nostro onorevole Reguzzoni, se non farsi notare per essere quello più assente tra i nostri deputati al voto in aula di Montecitorio? Come fa a difendere i diritti di Malpensa se non sta in aula? Quali effetti ha dato la sua presenza in quella sede alla nostra città e alla provincia di Varese?
Domande inutili, se non cominciamo a ricostruire delle coscienze politiche. E per fare questo occorre che qualcuno si metta in moto: io ho fatto questa scelta.

martedì 16 giugno 2009

Elezioni europee: un fiasco su tutta la linea

Ho voluto prendermi qualche giorno di rilfessione dopo il turno elettorale appena conclusosi e prima di affrontare un altro problema che è politicamente rilevante, prima di tutto per un aspetto di democrazia, come quello del referendum.
Sul primo: direi che ad uscirne sconfitto in modo eclatante è lo spirito europeista. Cosa che purtroppo si è notata un po' dappertutto, ma in particolare in Italia. Qui da noi, la competizione elettorale non era sull'elezione dei nostri rappresentanti al Parlamento Europeo, quella è diventata semmai una conseguenza che tocca ed interessa esclusivamente gli eletti, ma ha gravitato in modo pressocchè esclusivo sul tema del plebiscito al Popolo delle Libertà ed all'annientamento del PD.
La prova di questo la si è avuta da un piccolo fatto di cronaca accaduto durante il comizio del PD di Bologna: una starlette di basso profilo, che già aveva invaso il teatro Ariston durante il Festival di Sanremo, non ha trovato di meglio che esibire le proprie nudità coperte solo con un filo di pennarello indelebile dove aveva scritto sul seno destro la previsione per il PdL (43%) e quella per il PD (23%), per fortuna rivelatesi errate entrambe.
Ma chi ha speso una parola per dire quale sarà la linea politica che i partiti italiani terranno all'interno degli schieramenti europei? Quali saranno le linee di indirizzo della politica comunitaria che i partiti italiani andranno a sostenere? A tempo scaduto abbiamo appreso che il PD confluirà nella nuova formazione dei "Socialisti e Democratici"; forse valeva la pena di dirlo prima, ed oltre al nome sarebbe forse valsa la pena di dire quali fossero gli obiettivi che la formazione andava a proporre.
Interviste ne sono state fatte tantissime, ma una che vale per tutte (anche per capire lo spirito di alcune) è quella che è stata fatta poche ore prima della chiusura della campagna elettorale a Franceschini su Radio24: sette domande tutte incentrate sui temi della politica italiana, dal caso Noemi alle controversie sui giudici, per chiudere con un commento: "Ma lei onorevole non ci ha ancora parlato dell'Europa". Cosa dire? Faziosi.
Faziosità che a mio giudizio si esplicita molte volte come sudditanza del singolo giornalista, più che di testata, forse attratto dal momento, dall'occasione, che lo pone di fronte al politico di potere che potrebbe, qualora risultasse una buona intervista che lo ponesse in buona luce, ricordarsi più avanti di questo "bravo giornalista". Non sarebbe la prima volta, e se poi fosse donna e fosse pure bella...
Dunque, nessuna traccia d'Europa. Ed anche fra i candidati, hanno fatto notizia più i nomi dei promossi e dei bocciati più che dei valori che essi mettono in campo. Mastella, anche se avrà per tutto il periodo alle calcagna l'ex magistrato De Magistris col quale i conti non sono ancora chiusi, si è ripreso 5 anni di paga sicura e di immunità dalla italica giustizia, seppur lontano da casa, ma si sa, basta non frequentare troppo quei paesi uggiosi al Nord delle Alpi... Anche Ciriaco De Mita trova a 81 anni suonati ancora passione per farsi quasi 2.000 chilometri per raggiungere Bruxelles dalla natia Nusco. Stress evitato invece ad un baldo giovane come il principe Emanuele Filiberto, che potrà evitare d'ora innanzi di avvalersi dei solerti suggerimenti di Cesa anche nella propria vita privata.
Mandiamo al Parlamento Europeo persone che nemmeno conosciamo, che non abbiamo mai visto nè conosciuto, ma che ci hanno detto di votare. Anch'io ho suggerito dei nomi, ma si tratta di persone che conosco e che posso contattare e, sono sicuro, se dovesse servire potrebbero senz'altro rendersi disponibili: due su tre sono state elette e si tratta di Patrizia Toia e Antonio Panzeri. Meno fortunato è stato Francesco Ferrari, ma oggi come oggi 2 su 3 rappresentano quasi un record.
Ora, credo che se qualcuno di voi avesse un quesito, un suggerimento o un appello di valenza europea, volesse saperne semplicemente di più sull'attività di questi nostri rappresentati, può fare riferimento a me per far arrivare le istanze a questi nostri amici.
Non ci saranno probabilmente molte occasioni per tornare su questi argomenti nei prossimi cinque anni, ma sarebbe bene non perdere il contatto con chi abbiamo comunque eletto e lavorerà per noi in quelle sedi.

mercoledì 10 giugno 2009

Gheddafi offende l'Italia e Berlusconi tace

Arriva il Colonnello Gheddafi e si presenta con l'immagine di un "eroe" libico anti italiano, tale Mukhtar, ucciso dai fascisti. Certamente un personaggio storico, una persona che ha combattuto per la libertà del suo popolo, come fu per tanti partigiani italiani durante la guerra di liberazione dal nazifascismo.
Però questo gesto fatto oggi mi mette un po' i brividi, per diversi motivi.
Primo: perchè come italiano del 2009 credo di non dover chiedere personalmente scusa a nessuno, men che meno ad uno che qualche anno fa ci tirava missili su Lampedusa (è vero, fu quasi una farsa, però ci ha provato).
Secondo: perchè la politica richiede modi e toni consoni alle circostanze, modi e toni che non sono propri di un colonnello libico che della libertà ne fa carta straccia al suo paese senza problemi da decenni, ed ora invece viene riverito dal nostro Governo! Vergogna!
Insegni democrazia e libertà al suo popolo, prima di venire da noi con certe pretese: se non fosse per le sue risorse energetiche, ce ne potremmo anche fregare di lui e della sua politica.
Ma qualcuno preferisce perdere la faccia. Una domanda alla Lega: ma questo Gheddafi non è un extracomunitario? Ed una al Popolo delle Libertà: ma questo non è uno sporco comunista come Putin? Ah no? Questi sono amici del Berlusca..... ah, già!
Italiani, aprite bene gli occhi per vedere che stiamo strisciando ai piedi di una persona che, qualche anno fa, avremmo tranquillamente messo a giudizio per il caso Itavia o Lockerbee, per i MIG che si sono schiantati in Calabria o affondati nel mar Tirreno, portandosi dietro oltre 80 dei nostri connazionali.
Il mio orgoglio nazionale (ebbene sì, ne possiedo uno anch'io) mi fa dire che questa cosa mi mette il voltastomaco: un conto è essere in affari (con una buona dose di ipocrisia) con la Libia, un altro vendere la nostra dignità nazionale senza dire una sola parola.

martedì 9 giugno 2009

Senza la profezia, rimane la complicità

Si è conclusa la prima tornata elettorale, si torna alla vita normale. Normale si fa per dire. E la voglia di commentare entrambe le cose sarebbe fortissima da parte mia.
Però preferisco affidarmi a questo testo, forse un po' lungo, ma che vi consiglio di leggere integralmente, qualsiasi sia il vostro pensiero politico. E' di un prete. Un prete che pone delle domande al suo Vescovo (Bagnasco, non un vescovo qualsiasi), ma molte di più ne pone a noi.
Vi ringrazio per la lettura.

Egregio sig. Cardinale,
viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E’ il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.
Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di «frequentare minorenni», dichiara che deve essere trattato «come un malato», lo descrive come il «drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio». Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell’omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull’inazione del suo governo e sulla sua pedofilia. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.
Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la «verità» che è la nuda «realtà». Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell’Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi «principi non negoziabili» e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono «per tutti», cioè per nessuno.
Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all’integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi. Non date forse un’assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi «parlate per tutti»? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l’immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E’ forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l’attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l’8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell’inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra all’accusa di pedofilia, stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull’odio dell’avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con «modelli televisivi» ignobili, rissosi e immorali.
Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l’altro 50% sotto l’influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d’interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa? Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita «dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale»? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall’eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l’etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant’Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché «anche l’imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa». Voi onorate un vitello d’oro.
Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da «mammona iniquitatis», si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d’oro? Quando il vostro silenzio non regge l’evidenza dell’ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: «troncare, sopire … sopire, troncare».
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo … si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire» (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una «bagatella» per il cui perdono bastano «cinque Pater, Ave e Gloria»? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall’ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: «Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix» (La Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l’integerrimo sant’Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell’imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: «Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, Contro l’imperatore Costanzo 5).
Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei «per interessi superiori», lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di «emergenza educativa» che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei «modelli negativi della tv». Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l’arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del «velinismo» o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull’altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l’Italia.
Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all’Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: «Non licet»? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro «tacere» porta fortuna.
In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.

Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete

Don Paolo Farinella lauree in Teologia Biblica e Scienze Bibliche e Archeologiche. Ha studiato lingue orientali all’Università di Gerusalemme: ebraico, aramaico, greco. I suoi ultimi libri: ” Bibbia, parole, segreti, misteri ” e ” Ritorno all’antica Messa “, sempre editore Gabrielli.

mercoledì 3 giugno 2009

Votiamo per l'Europa, ma non se ne parla

Approfitto del messaggio di Alessandro, che riprendo condividendolo in pieno, per ricordarvi l'appuntamento col voto del prossimo fine settimana. Anche se naturalmente la comunicazione su questo evento è ridotta al minimo... quasi si avesse timore di affrontare l'argomento!

Sabato e domenica andremo a votare per eleggere chi ci rappresenta in Europa. Tranne rare eccezioni, il dibattito si è concentrato - a volte in maniera becera - sui temi di politica interna. Si è parlato di Noemi, della sentenza Mills e dei respingimenti alla frontiera (ora gli sbarchi sono ripresi, ma nessuno ne parla più!), lasciando sullo sfondo il tema della crisi economica.

Non si è parlato di Europa, percepita come qualcosa di completamente lontana dal nostro vivere quotidiano, a volte dannosa. Quando, invece, avremmo come non mai bisogno di più Europa per rispondere alle grandi sfide a cui gli stati singolarmente non sono più in grado di far fronte.


Siamo o non siamo più efficaci se a lottare contro la criminalità organizzata ci sono strutture di polizia e giudiziarie che si muovono liberamente in tutta Europa; siamo o non siamo più efficaci nell'affrontare i fenomeni legati all'immigrazione clandestina avendo una polizia con uomini, mezzi e risorse europei a presidiare i confini terrestri e quelli nel mediterraneo o avendo organismi europei a farsi carico delle delicate questioni legate alla concessione dello status di rifugiato; siamo o non siamo più efficaci nel lottare contro i grandi cambiamenti climatici grazie alla spinta dell'Europa ad abbassare il livello di emissione dei gas o alle risorse comunitarie messe in campo per incentivare le energie rinnovabili. Senza ricordare che una parte dei soldi per finanziare la cassa integrazione arrivano oggi dall Europa.

Berlusconi e Bossi non hanno mai guardato con favore all'Europa, vista come un ostacolo o peggio come il capro espiatorio della propria incapacità ad affrontare i problemi di politica interna. Nella lista del Partito Democratico, invece, abbiamo candidato donne e uomini che hanno cercato di parlare di Europa e di come l'Europa possa aiutarci a superare la crisi economica che stiamo vivendo.

Come sapete per le elezioni europee si possono dare tre preferenze. Ho scelto - sebbene ci fossero anche altre persone che stimo per la loro competenza e serietà - di sostenere i tre europarlamentari uscenti lombardi:

Patrizia Toia
Antonio Panzeri
Francesco Ferrari

Li conosco personalmente da anni, li ho apprezzati per il lavoro svolto al Parlamento europeo e per la passione con cui hanno parlato di temi europei in questa difficile campagna elettorale.

Con l'occasione, oltre ad esprimere il mio sostegno ai tre europarlamentari lombardi, voglio ringraziare tutti coloro che hanno deciso di mettersi in gioco per il proprio Comune, consapevole che il radicamento del Partito Democratico passa soprattutto da un buon risultato alle elezioni amministrative.

Perciò, in bocca al lupo a tutti per lo sprint finale!

Alessandro Alfieri

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