Alessandro Berteotti

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venerdì 2 gennaio 2009

Una lezione di televisione

Chi ha avuto la fortuna di vedere ieri sera LA7 e lo spettacolo di Marco Paolini, credo non sia rimasto deluso dalla serata, anche se passata davanti al televisore. Il programma in diretta dal vecchio Tribunale di Padova, titolato "Racconto di Capodanno", è stato un momento di pura poesia, di alto teatro, come solo Paolini riesce a fornire.
Uno spettacolo da bere tutto in un sorso, due ore senza pause, senza intermezzi pubblicitari. Un lungo discorso, ma non un monologo, bensì un'interazione con un pubblico complice fatta di sguardi, di applausi, di emozione che diventa fisica. Geniale perfino l'inizio, con il lancio di palle di neve al pubblico, prelevata da appena fuori il palco, per dimostrare il lavoro dell'artista ed il suo rapporto con il pubblico.
Una lezione di televisione autentica, come solo poche altre volte è successo. Sempre su LA7 e con lo stesso Paolini, quando interpretò "Vajont" e "Il sergente nella neve". La RAI ci ha provato una sola volta con Benigni e il suo spettacolo su Dante e la Divina Commedia. In tutte le occasioni si è avuto uno spettacolo qualitativamente eccezionale.
Non le varie Isole o i Fratelli, non le Carrà e le De Filippi con la lacrima facile, non il repertorio infinito di scemenze e frivolezze, fatto da veline e jet set. Pura pornografia, televisione drogata e bestemmia culturale.
Qualcuno obbietta: se si facesse uno spettacolo di Paolini ogni sera, la cosa non sarebbe più così intelligente, diventerebbe anche lui una proposta come le altre. Non credo sia una ragione per rinunciare alla televisione di qualità. Anzi.
Forse questo è il momento giusto di chiedersi cosa vogliamo da questa televisione, se essa sia lo specchio della società. Una società che si sta interrogando sul suo futuro e sulla sua condizione, ha il dovere di pretendere informazione seria, spettacolo ed intrattenimento di qualità e non solo mercificare ogni volta l'offerta culturale. Si guardi, ad esempio, al programma di Fabio Fazio, Che tempo che fa, per rendersi conto di come si possano mirabilmente conciliare mercato e cultura.
Ma oggi l'intelligenza è un dono raro.

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