Ieri nella nostra città si è svolto un fatto di sangue gravissimo: un figlio uccide il padre e a sua volta si uccide. In mezzo ai tanti fatti accaduti in questi ultimi anni, la memoria è tornata a quei due ragazzi uccisi dal padre in via Monti qualche tempo fa.
Fatti sconvolgenti che si verificano tra le mura di casa, fatti che difficilmente si riuscirebbero a spiegare con una mente razionale, ma che evidentemente scattano laddove la razionalità ormai non esiste più. Gente comune, gente che conosciamo, come Rinaldo, di cui ho un ricordo personale dovuto al fatto che tra il 1991 ed il 1996 ho preso la STIE tra Busto e Milano e qualche volta è capitato di fare il viaggio insieme, soprattutto la sera, e di esserci conosciuti come capita facendo per anni lo stesso percorso.
Ogni volta ci chiediamo: come potremmo fare per evitare che queste cose accadano? E tutte le volte rimandiamo la risposta alla prossima volta. Difficile rispondere, anche se sappiamo che poi tanto difficile non è: basta superare la superficialità che avvolge i nostri rapporti, dedicare due minuti in più a chi ti guarda con il sospiro a metà, come se a lasciar uscire quelle parole che ha in gola dovesse dimostrare una sua debolezza. E non trova il coraggio di farlo perchè non è sicuro che riuscirebbe a farsi capire. Magari da un figlio, magari da un padre, magari da un amico.
Restiamo allora così sospesi, come il fiato dentro i polmoni che da soli non hanno il coraggio di sgonfiarsi.
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