Alessandro Berteotti

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lunedì 8 settembre 2008

L'8 settembre a Busto Arsizio: per non dimenticare

Da parecchi giorni le voci dell'armistizio erano insistenti. Si diceva che in Calabria le nostre truppe non combattevano più, erano state ritirate dalla prima linea ove ormai non c'erano che i tedeschi. Ma continuavano i ciechi bombardamenti dall'alto; la mattina dell'8 settembre centinaia di apparecchi sorvolarono Frascati e i Castelli romani facendo paurosa rovina. [...] Alle 19,45 di quel mercoledì 8 settembre il capo del governo maresciallo Badoglio annunciava alla radio con quella sua voce ruvida, di soldatone piemontese, che c'era l'armistizio fra le forze alleate angloamericane e le forze italiane. La gente fece capannelli nelle strade che già si abbuiavano, i passanti s'interrogavano l'un l'altro. "Cosa ha detto?" "E' vero che ha detto che siamo in guerra contro i tedeschi?" Presso Aragno un signore con barba e occhiali spiegava con precisione: "No, ha detto solo che le truppe italiane reagiranno a eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza". "O, fa lo stesso - disse un uomo maturo - Vado a casa e metto in ordine il fucile". [...] La mattina del 9 settembre Roma si trovò avvolta dalla battaglia.
(da Paolo Monelli, "Roma 1943", Einaudi)

Domani, 9 settembre, ci sarà una conferenza stampa presso la sala Giunta del palazzo municipale per la presentazione delle manifestazioni organizzate per ricordare le vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 a New York. Giusto.
Niente però sul 65.mo anniversario dell'armistizio, che nel contempo segnò, per l'Italia, l'inizio di una sanguinosa e dolorosissima guerra civile.
Facciamo memoria di un attentato che fece 3.000 morti 7 anni fa, non facciamo memoria dell'atto che significò la fine del Fascimo e del regime che per vent'anni tenne l'Italia in scacco, privata delle libertà democratiche e costretta a subire ogni sorta di atrocità e violenze.
Nei due anni di guerra civile, 1943-45, vi furono circa 100.000 morti tra i militari della Repubblica Sociale e almeno 80.000 tra i partigiani; quei due anni furono teatro di disumana violenza, come solo la guerra sa fare, con stragi di civili tra le più violente che la storia ricordi, come Marzabotto (1836 civili uccisi da tedeschi e repubblichini), Sant'Anna di Stazzema (oltre 500, tra cui decine di bambini), ma anche la deportazione di 600.000 nostri militari, o anche gli eccidi come nell’isola di Cefalonia (Grecia) la divisione Acqui non cede le armi alle SS naziste: 10.600 militari italiani vengono uccisi.
Se la nostra Amministrazione comunale non vuole ricordare questi fatti, chiedo scusa io, a titolo personale, a tutti coloro che ancora ricordano questi avvenimenti per averli vissuti, ed il fatto che loro siano sempre meno rende responsabili noi e le future generazioni, che non abbiamo dovuto sopportare queste terribili prove, al ricordo ed all'impegno perchè la stupidità umana non ripeta simili errori. Mai più.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma cosa chiede scusa a fare...la città ringrazia che il comune di busto non perda tempo a ricordare queste inutili date passate! Voi invece scandalizzatevi il 9 novembre quando ci sarà la festa dell'europa ed il comune non farà niente: bisogna ricordare le cose che sono importanti per avere un futuro più solido e non creare una religione di stato dove si ricordano i martiri i miracoli e ma anche le falsità e faziosità

Anonimo ha detto...

Il commento dell'anonimo qui sopra mi lascia sconcertato
1) Perchè è anonimo e bisognerebbe invece sempre avere il coraggio delle proprie posizioni
2)Perchè le "date passate" non sono mai inutili, meno che mai quelle relative ai fatti della guerra civile che ha insanguinato il paese sessantacinque anni fa. Le nuove generazioni già hanno poca memoria storica e ricordare i fatti non è mai inutile anche per consentire ad ognuno di farsi una opinione documentata
3) Non ho capito cosa significhi "creare una religione di stato" e quel che segue
4) Sono d'accordo sull'importanza dell"Europa" per il nostro futuro; proprio per quello non fa mai male ricordare gli innumerevoli lutti che hanno funestato il nostro continente nei secoli passati. Dal ricordo degli errori passati si dovrebbe trarre spunto per evitare di commetterne altri in futuro. Historia dovrebbe essere "magistra vitae" ma ho l'impressione, deprimente, che non abbia mai insegnato niente

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