Alessandro Berteotti

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domenica 14 settembre 2008

Alitalia in agonia

Alitalia in agonia. Non lo è da ieri l'altro, quando si sono rotte le trattative impossibili, quelle dettate da ultimatum e sceneggiate ("o si chiude entro giovedì notte o non se ne fa nulla", siamo a domenica e ancora se ne parla!). In agonia lo è da anni, da quando non ha saputo darsi una struttura più snella e capace di competere con tutti i concorrenti al solo livello di mercato.
Essere entrati in Europa ha fatto chiudere (o ha reso meno facile aprire) le cerniere delle borse di Stato e l'emorragia ha dovuto fermarsi, lentamente ma inesorabilmente.
Tutti i tentativi del passato di chiudere la compagnia di bandiera e far divertare ora Volare, ora Airone, la nuova Alitalia del Nord, che fissasse il suo scalo di riferimento a Malpensa (consolidando così da una parte il valore della struttura e dall'altra determinando una definitiva vittoria della politica territoriale della Lega), sono miseramente falliti.
Non ci si era accorti che Malpensa ha le ali per volare da sola, magari non altissimo, ma dignitosamente. Succhiare dalla mammella della mucca anche quando il vitello diventa grande finisce con l'uccidere la madre (prendo a prestito questa frase dal libro "La Deriva" di Gian Antonio Stella e Marco Rizzo, mi sembra che faccia bena capire la situazione). Oggi Formigoni e la signora Brichetto Moratti sono contro il Governo.
Vorrei sapere dov'è quella hostess (lo era poi davvero?) che si presentò a votare a Busto Arsizio in divisa, sostenendo in pratica il centrodestra che si proponeva di salvare Alitalia dai Francesi. Immagino sia con tutti i suoi colleghi sull'orlo del baratro, e ce la stanno spingendo proprio coloro a cui lei si era affidata. Peccato, soprattutto per i suoi colleghi.
Alitalia è una compagnia bollita e, come ricorda il già citato libro "La Deriva", essa ha goduto di benefici di Stato, variamente classificati, per almeno 5 miliardi di euro; nella primavera 2008, mentre si votava quindi, aveva 83 destinazioni a lungo raggio contro le 105 di Iberia, le 187 di AirFrance, le 188 di Lufthansa, le 222 di British Airways.
Alitalia non ha tagliato nulla dopo la crisi dell'11 settembre 2001, mentre tutte le altre compagnie si erano prima ridimensionate e poi ristrutturate; ha pagato milioni di euro dei manager che l'hanno via via distrutta, portandola sul lastrico.
Ne hanno combinate di tutti i colori, non sto a fare il lungo elenco contenuto nel libro alle pagine da 71 a 75, leggetevelo da soli se credete.
Ma oggi i dipendenti sono a chiedere di fallire piuttosto che continuare così, arrivano a rivalutare il piano arcigno di AirFrance, perchè coloro che sarebbero licenziati sarebbero più del doppio previsto dai francesi, il triplo per quanto riguarda i piloti. Allora?
Non bastano le espressioni e le accuse reciproche tra destra e sinistra, la politica ha fallito su Alitalia perchè non è stata considerata un'azienda, ma un mezzo di potere. E su questo dovremmo fare tutti una bella riflessione e cercare di evitare, per quanto possibile, di ripetere questo errore con ciò che resta del nostro patrimonio pubblico.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Nel momento in cui scrivo non si sa quale sarà l'esito finale della vicenda Alitalia. Osservo che:
1) L'intervento del premier di ieri pomeriggio (del genere .........adesso ci penso io........) è ridicolo ed emblematico del modo di far politica del predetto il quale è sinceramente convinto di essere un "re taumaturgo" che tutto può( curare le scrofole,risolvere ogni problema, dai più piccoli ai più grandi, con interventi diretti e risolutivi)e che, essendo infallibile, prova fastidio ad ascoltare le ragioni degli altri(piloti e personale di volo, personale di terra, sindacati che hanno invece dimostrato di avere la schiena dritta)
2) Se la vicenda si risolverà con un accordo verranno ulteriormente confermate le doti taumaturgiche del premier, se l'accordo fallirà la colpa sarà dei "comunisti" che nel nostro paese sono ancora numerosissimi e probabilmente, anzi sicuramente, mangiano ancora i bambini
3)Il salvataggio, lo ribadisco, non è un salvataggio, è la creazione di una nuova compagnia che parte "pulita" e che consente ad un gruppo di imprenditori "amici" di acquisire benemerenze con pochi spiccioli e fare un buon affare, al Gruppo AIR ONE di uscire dalle sue difficoltà,ad AIR FRANCE di rientrare dalla finestra a costi di gran lunga inferiori. Vedrete che entrerà anche Mediobanca in una posizione di rilievo
4) Sul contribuente verranno scaricati tutti gli oneri della "bad company" secondo un copione consolidato e che con l'economia di mercato non ha niente a che fare
5) La soluzione CAI è comunque molto più onerosa in termini di esuberi, soprattutto dei piloti, di costi diretti ed indiretti della soluzione Air France e non fa della "Nuova Alitalia" una compagnia in grado di stare da sola sul mercato tanto è vero che avrà bisogno di un partner straniero forte(Air France)
6) I mali Alitalia vengono comunque da lontano e i riferimenti del libro di Stella sono purtroppo veri
7) Comunque finisca, il nostro paese ha dato una ennesima prova di essere un "piccolo" e "povero" paese

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