Approfitto degli sbadigli della politica locale (la nuova Giunta di Busto Arsizio somiglia ad Alitalia: ogni giorno è quello decisivo, ma da settimane, mesi, anni si va avanti senza che si prenda alcuna decisione concreta) per non mancare ad una promessa che feci qualche giorno fa: va bene criticare la maggioranza, ma senza un'autocritica precisa, chiara e costruttiva la minoranza, o almeno la parte di minoranza a cui io appartengo, non potrà fare grossi miglioramenti.
Il mio ragionamento parte da quanto scritto (e da me ripreso) da Ilvo Diamanti (>>> vedi post <<<), e riportato su base locale suona così: non possiamo pensare che gli errori politico-amministrativi che si sono prodotti in questi anni a Busto Arsizio e dintorni abbiano fatto crescere nei cittadini la fiducia verso il centrosinistra e, nell'ultimo periodo, verso il Partito Democratico.
Se da una parte non posso fare altro che riconfermare la mia fiducia in questa forma di partito, dall'altra non vedo segnali concreti e costruttivi del nuovo modo di fare politica. I giovani, la gente comune, si aspettavano molto di più dalla forma di partecipazione che il PD ha poi in realtà messo in gioco. Ora prevale la delusione.
Ho avuto modo di criticare la decisione di cooptare in maniera forzosa le donne, non perchè non apprezzi la loro presenza, anzi. Ma proprio perchè una volta di più, esse sono state usate semplicemente come leva emozionale e non come reale contributo di pensiero e di azione dentro il partito. Oggi osserviamo che le assemblee di partito sono (da quelle nazionali in giù) composte da, se va bene, la metà, ma spesso anche solo un terzo, di coloro che sono stati eletti.
La realtà è spietata. I sogni si infrangono sempre alle luci dell'alba, e per noi l'alba ha coinciso con l'inizio delle attività politiche. Come si è sentito un giovane o una donna proiettata dentro assemblee organizzate secondo rituali antichi, con una struttura piramidale ed uno sviluppo delle discussioni spesso stucchevole anche a chi era già da tempo abituato a vivere questi momenti?
Come si può pretendere di mandare allo sbando queste persone che, oltrettutto, vivono con estrema passione la loro convinta aspirazione partecipativa? So che qualcuno si fermerà sulla parola "sbando" per dire che non è vero, che sono pessimista o addirittura catastrofista, ma la realtà delle cose (ed i numeri non mentono mai) ci fa capire che quella strada è stata percorsa contromano. La potenzialità è diventata noia nel momento in cui ci si è resi conto che non si poteva essere di aiuto in alcun modo.
Ed allora occorre ricostruire, facendo ammenda dei propri errori e senza avere vergogna ad ammetterli. Ripartiamo da dove eravamo stati certi di aver raggiunto un obiettivo condiviso, ovvero la nascita di un partito fortemente riformista ed aperto alla partecipazione.
Le regole hanno ucciso la partecipazione, ed allora diciamo che tutti possono partecipare alle assemblee per capire e dare indicazioni. Oppure si trovi il modo di interessare le persone magari per aree, anzichè fare le assemblee tuttologhe, ad esempio per i giovani, la scuola, la sanità, cercando prima di tutto di far capire quali sono i problemi da parte di chi opera, e quindi attivare una discussione che porti ad una sintesi. Questa verrà presentata all'assemblea ufficiale da parte dei relatori, con la partecipazione di chi vuole dare il suo contributo.
Ma è essenziale dare spazi alla politica e soprattutto, da parte di chi poi deve tradurre in atti le richieste e le sollecitazioni, mettersi in atteggiamento di ascolto attivo.
Ho la presunzione di poter affermare che anche un blog come questo può essere un primo ambito di confronto ed è perciò che accetto suggerimenti e critiche e sempre ringrazio chi vuole dire la sua. Vorrei tanto che così fosse anche il nuovo PD, meno attento a valutare la spartizione partitocratica dei posti nelle Direzioni del partito in funzione delle precedenti provenienze politiche, ma ad attribuire con saggezza un posto a chi dimostra di essere in grado di portare avanti un lavoro serio, costruttivo e continuativo.
Vorrei tanto che la gente avesse strumenti semplici di partecipazione e che chi volesse avere una maggiore cultura politica potesse trovare adeguati momenti di formazione e di confronto. Vorrei che l'aggettivo "Democratico" che segue il sostantivo "Partito" non fosse lì per caso, come altri mettono "Libertà" o "Italia", ma convintamente e sapendo il senso di questo termine: Demos + Cratos = governo del popolo.
Il mio ragionamento parte da quanto scritto (e da me ripreso) da Ilvo Diamanti (>>> vedi post <<<), e riportato su base locale suona così: non possiamo pensare che gli errori politico-amministrativi che si sono prodotti in questi anni a Busto Arsizio e dintorni abbiano fatto crescere nei cittadini la fiducia verso il centrosinistra e, nell'ultimo periodo, verso il Partito Democratico.
Se da una parte non posso fare altro che riconfermare la mia fiducia in questa forma di partito, dall'altra non vedo segnali concreti e costruttivi del nuovo modo di fare politica. I giovani, la gente comune, si aspettavano molto di più dalla forma di partecipazione che il PD ha poi in realtà messo in gioco. Ora prevale la delusione.
Ho avuto modo di criticare la decisione di cooptare in maniera forzosa le donne, non perchè non apprezzi la loro presenza, anzi. Ma proprio perchè una volta di più, esse sono state usate semplicemente come leva emozionale e non come reale contributo di pensiero e di azione dentro il partito. Oggi osserviamo che le assemblee di partito sono (da quelle nazionali in giù) composte da, se va bene, la metà, ma spesso anche solo un terzo, di coloro che sono stati eletti.
La realtà è spietata. I sogni si infrangono sempre alle luci dell'alba, e per noi l'alba ha coinciso con l'inizio delle attività politiche. Come si è sentito un giovane o una donna proiettata dentro assemblee organizzate secondo rituali antichi, con una struttura piramidale ed uno sviluppo delle discussioni spesso stucchevole anche a chi era già da tempo abituato a vivere questi momenti?
Come si può pretendere di mandare allo sbando queste persone che, oltrettutto, vivono con estrema passione la loro convinta aspirazione partecipativa? So che qualcuno si fermerà sulla parola "sbando" per dire che non è vero, che sono pessimista o addirittura catastrofista, ma la realtà delle cose (ed i numeri non mentono mai) ci fa capire che quella strada è stata percorsa contromano. La potenzialità è diventata noia nel momento in cui ci si è resi conto che non si poteva essere di aiuto in alcun modo.
Ed allora occorre ricostruire, facendo ammenda dei propri errori e senza avere vergogna ad ammetterli. Ripartiamo da dove eravamo stati certi di aver raggiunto un obiettivo condiviso, ovvero la nascita di un partito fortemente riformista ed aperto alla partecipazione.
Le regole hanno ucciso la partecipazione, ed allora diciamo che tutti possono partecipare alle assemblee per capire e dare indicazioni. Oppure si trovi il modo di interessare le persone magari per aree, anzichè fare le assemblee tuttologhe, ad esempio per i giovani, la scuola, la sanità, cercando prima di tutto di far capire quali sono i problemi da parte di chi opera, e quindi attivare una discussione che porti ad una sintesi. Questa verrà presentata all'assemblea ufficiale da parte dei relatori, con la partecipazione di chi vuole dare il suo contributo.
Ma è essenziale dare spazi alla politica e soprattutto, da parte di chi poi deve tradurre in atti le richieste e le sollecitazioni, mettersi in atteggiamento di ascolto attivo.
Ho la presunzione di poter affermare che anche un blog come questo può essere un primo ambito di confronto ed è perciò che accetto suggerimenti e critiche e sempre ringrazio chi vuole dire la sua. Vorrei tanto che così fosse anche il nuovo PD, meno attento a valutare la spartizione partitocratica dei posti nelle Direzioni del partito in funzione delle precedenti provenienze politiche, ma ad attribuire con saggezza un posto a chi dimostra di essere in grado di portare avanti un lavoro serio, costruttivo e continuativo.
Vorrei tanto che la gente avesse strumenti semplici di partecipazione e che chi volesse avere una maggiore cultura politica potesse trovare adeguati momenti di formazione e di confronto. Vorrei che l'aggettivo "Democratico" che segue il sostantivo "Partito" non fosse lì per caso, come altri mettono "Libertà" o "Italia", ma convintamente e sapendo il senso di questo termine: Demos + Cratos = governo del popolo.
1 commento:
Guardi che i due elementi "Partito Democratico" e "novità" sono in antitesi e non possono neanche stare assolutamente sulla stessa riga.
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