Alessandro Berteotti

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martedì 17 giugno 2008

La politica della "Busto che non c’è più"

La lettura degli articoli odierni della stampa locale mi ha mosso a qualche riflessione sulla nostra città e sul modo di amministrarla. Facendo anche una comparazione col passato.
Triste dirlo, ma si stava meglio quando si stava peggio. Oggi non si lotta più per un modello ideologico, per la difesa dei diritti, per la causa dei più deboli o degli interessi di alcuni a danno di altri. No, oggi si fa politica supportati dai fiancheggiatori, si danno privilegi a chi non li merita, si nascondono fatti di cui ci si dovrebbe vergognare, anziché cacciare gli incapaci li si difende.
Così se un consigliere, poco importa se di maggioranza o minoranza (ammesso che queste parole abbiano oggi ancora un senso), indica una ingiustizia, un abuso, una scorrettezza, diventa lui pietra dello scandalo, da allontanare, da condannare: si è girato il mondo.
Un assessore, di cui ho tra l’altro molta stima, Alberto Cattaneo, conclude la sessione di consiglio dedicata all’approvazione del Bilancio preventivo 2008 annunciando le proprie dimissioni il 5 maggio 2008, ma dopo un paio di mesi sarà a discutere con ogni probabilità il Bilancio consuntivo 2007, per una pura questione di occupazione di spazi politici.
La Lega reclama a gran voce più posti di potere per il recente successo elettorale: questo significa snaturare il valore del voto, traslando di volta in volta il risultato di una elezione sul contesto corrente, originato da una diversa situazione.
Non ci si preoccupa invece della qualità del lavoro svolto dalla giunta in questi anni, non ci si cura dei problemi veri dei cittadini che vivono quotidianamente i disagi per le mancate manutenzioni di ogni genere e per la scarsa qualità dei servizi pubblici, perfino delle tasse che aumentano.
Mi meraviglio che di tutto questo non si sia ancora data la responsabilità all’opposizione, magari a quella che ha un maggiore profilo politico in quanto competitore su tutti i piani, locali e nazionali.
Prima ancora che dei partiti, ho nostalgia di certe persone che la politica la sapevano davvero vivere e la facevano diventare motore di tutta una città, dove ci si poteva sentire battuti politicamente ma non esclusi dalla vita sociale.
Politica significa dialogo, mediazione, ascolto, proposta, confronto, ma il nuovo iter della politica si coniuga solo con interesse, spartizione, potere, litigio, rivendicazione.
Tanto che oggi la parola politica dovrebbe trasformarsi in “pollitica”, pensando ai galli di manzoniana memoria che Renzo porta al dottor Azzeccagarbugli.
Quanto sono lontani questi modelli e questi tempi…

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