Alessandro Berteotti

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sabato 18 ottobre 2008

Un ragazzo polacco molto fortunato

Ho sentito della vicenda accaduta ad un nostro concittadino di origine polacca che ha rischiato di essere mandato a casa in manette perchè renitente alla leva, ovvero disertore., nel suo paese. Trovo che questa vicenda ci debba insegnare qualcosa, e a tale proposito vovevo condividere con voi il mio pensiero.
Subito vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio Comunale, Speroni, per l'iniziativa presa a favore di questo ragazzo. Condivido appieno la sua posizione.
Personalmente sono convinto che la legge debba essere sempre rispettata, ma vi sono alcune condizioni che dovrebbero far riflettere. Una di queste è: come si può prendere ed incarcerare una persona che sul nostro territorio non ha fatto nulla di male ed il cui reato, in questo caso, non sarebbe più perseguito dal nostro ordinamento?
Diciotto anni fa la Polonia non era ancora un paese democratico come lo sentiamo oggi, all'interno della Comunità Europea e sono sicuro che la situazione oggi sia molto diversa anche là. Io sono stato in Polonia ed in pochi anni ho visto già molti cambiamenti, soprattutto nelle persone e nel loro atteggiamento verso la democrazia. Non hanno paura di parlare in pubblico, soprattutto i giovani, di fatti politici e commentarli, cosa che i nostri invece banalizzano forse un po' troppo.
Lasciarsi alle spalle un passato difficile è stato anche il tentativo di questo ragazzo polacco, che si è rifatto una famiglia qui da noi. Ha fatto una scelta di vita, di questo se ne deve rendere conto, per cui per lui è pericoloso ritornare a casa sua dove il passato non è ancora stato cancellato completamente, ma almeno può ringraziare qualche giudice milanese che, carte alla mano, ha individuato l'anello debole della catena giuridica e l'ha fatto saltare.
Ricordo un intervento di qualche anno fa del giudice Borrelli, avvenuto presso il teatro di Sacconago, dove diceva: "La giustizia non è giusta in assoluto, è solo la migliore mediazione possibile tra gli usi, la cultura e la civiltà di un popolo". Credo che la nostra "giustizia", in questa vicenda, si stia dimostrando all'altezza.

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