Alessandro Berteotti

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mercoledì 29 ottobre 2008

La barbarie delle strade che uccidono

Ancora sangue sulle nostre strade. Ancora un TIR coinvolto. Ancora una persona anziana che muore schiacciata sotto le ruote assassine.
La signora Crespi era persona amata ed apprezzata da tutto il quartiere ed abitava proprio a due passi dal luogo dell'incidente. Conosceva i pericoli di quella strada, ma questo non è bastato a salvarla. Malgrado le mie denuncie di questi ultimi anni, continua questo eccidio sulle nostre strade, di cui continuiamo ad attribuire alla casualità, alla fatalità, la responsabilità di questi morti, senza vedere quali siano le vere responsabilità in capo a questa drammatica questione.
Il saldo contabile è impressionante, eppure pare che la vita umana non abbia un grande valore, perchè in questo contesto non viene presa l'unica decisione vera che dovrebbe essere presa, radicale, definitiva: l'espulsione del traffico pesante da tutto il centro cittadino e da tutte le vie che non siano adatte e messe in sicurezza per accogliere questo tipo di traffico.
Questo progetto dovrebbe essere inserito nel famoso PUT, che come al solito, vive di fiammate, e che in questo momento è in fase depressiva. Forse quest'ultimo evento lo risveglierà, ed allora gli esperti e gli amministratori ci diranno di non preoccuparci. Ma noi siamo preoccupati, eccome!
Ricorda qualcosa la frase "Qualità della vita"? Qualche anno fa andava di moda e molti ci credevano davvero, pensavano che le nostre città potessero essere costruite a misura d'uomo, di pedone, di ciclista, di utente della strada. Oggi dobbiamo prendere atto che a Busto Arsizio si sta alzando bandiera bianca perfino sui cortei per i funerali.
Non è una città per persone civili.
Il business uccide tutto, lascia che traffico, puzza, rumore, pericolo, stress, alienazione siano le padrone della città, senza volervi porre rimedi. Le strade sono piene di buche, i marciapiedi sono distrutti o inestenti, vi sono punti in cui è difficile perfino passare a piedi o con una carrozzina.
Per le biciclette è impossibile circolare, troppo pericoloso, troppe vittime nel recente passato e senza un'adeguata protezione (che non significa solo piste ciclabili, ma una vera cultura delle due ruote) sarà difficile anche rilanciare il progetto di "bike sharing", che invece a Varese è stato realizzato molto in fretta (grazie ai soldi dei Mondiali?). Gli alberi sono sempre più nel mirino di questa amministrazione: ai tanti viali alberati cancellati possiamo anche aggiungere il disboscamento in atto presso l'entrata di via Samarate del Cimitero centrale.
E' civiltà questa? Dove i diritti dei cittadini sono calpestati, non vi è civiltà, ma barbarie.

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