Alessandro Berteotti

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domenica 26 ottobre 2008

Guardare ai bisogni reali del Paese

Ieri Roma e l'Italia tutta ha assistito ad una grande manifestazione di piazza. I numeri contano fino ad un certo punto, servono solo per fare polemiche, ma per chi della politica ha un certo rispetto, vedere la spianata del Circo Massimo piena di gente fa impressione.
Se proprio vogliamo, chiediamoci come mai per le celebrazioni dei mondiali di calcio del 2006 quella spianata valeva 2 milioni di persone, per il Governo quello spazio occupato dal PD solo 200.000: va bene l'inflazione, però...
La questione è dunque nella comunicazione. Bisonga sempre sminuire l'avversario, attaccarlo su ogni iniziativa per eroderne l'impatto mediatico. Il problema invece è affrontare i bisogni reali del Paese.
Era davvero così importante aprire il fronte della Scuola prima di ogni altra riforma? Con ogni probabilità no, ma gli interessi di molti si sono concentrati su quel versante e la Gelmini è stata mandata al massacro, come d'altra parte tanti ministri dell'Istruzione prima di lei, Moratti compresa. Ma dal momento che questo fronte è aperto, ora è necessario arrivare in fondo, costi quel che costi. E al Governo questa riforma potrebbe costare davvero molto cara. Perchè?
Ho già indicato alcuni temi, scusate qualche ripetizione: la scuola elementare funziona bene, era l'ultima parte di una eventuale riforma da prendere in considerazione. Ma poi, stiamo parlando di quale riforma? Abbiamo di fronte una serie di azioni scollate e approssimative, non possono essere una riforma.
L'unica cosa chiara è che si vogliono abbattere i costi dell'istruzione pubblica a favore di quella privata. Se seguiamo questa linea, tra poco avremo solo unviersità private, la ricerca finanziata solo da aziende e studenti che pagheranno cifre astronomiche per accedere alle facoltà. Così si aprirà sempre di più la forbice sociale che già da tempo sta dimostrando la propria azione: i figli dei ricchi hanno possibilità di studio e di posizione maggiori rispetto ai figli di impiegati e operai.
"Siamo sul baratro, ma questa riforma è un passo avanti". Questo uno striscione di una delle ultime manifestazioni che vedono insieme studenti ed insegnanti dichiaratamente bipartizan.
Questa riforma non la vuole il personale docente, non docente, gli studenti, i genitori, tutti insieme a dire che non funziona. Eppure qualcuno vuole continuare in questa folle operazione.
Che fine hanno fatto le riforme elettorali, il conflitto di interessi, la riforma della giustizia?
Avranno tutte lo stesso sviluppo democratico e partecipativo? O presto dovremo occuparci solo di questioni economiche e finanziarie senza poter pensare ad altro?

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