Alessandro Berteotti

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domenica 8 febbraio 2009

Sul caso Eluana solo speculazioni e disumanità

Ancora questa mattina alcuni amici mi chiedevano cose ne pensassi del caso Eluana. Anche a loro ho espresso il mio imbarazzo in materia, non avendo cognizione dei fatti reali. Chi di noi conosce realmente il caso di questa ragazza, intendo il caso clinico, le sue reali condizioni, le ragioni della giustizia che in ogni ordine di giudizio ha espresso parere favorevole a quello che a tutti appare esattamente per quello che è, ovvero una eutanasia?
Qual è il limite tra scienza e coscienza? Ma può la ragione andare oltre a quelli che sono i limiti stessi della natura umana? Può qualcuno decidere per la vita o la morte di altri?
Ciò che dice la Chiesa è da sempre in antagonismo con la Scienza, così come ragione e Fede appaiono su piani completamente differenti. Io come cattolico impegnato in politica mi sento di dire che la vita non vada mai spenta volontariamente, finchè la natura non abbia fatto il suo corso.
Ma qui ci troviamo di fronte ad un caso limite. Mi sono sforzato di capire qualcosa, ma l'unica cosa che mi sembra chiara è che si sia speculato su questo argomento in modo vigliacco e disumano. Esatto, disumano.
Venerdì sera il telegiornale delle 20 ha parlato per 18 minuti su 30 del caso Eluana. Si dedicano pochi secondi per dire che un barcone di immigrati si è rovesciato causando la morte di almeno 30 persone. Si sono dedicati 13 minuti per descrivere i momenti più gravi della crisi di Gaza. Non è speculazione, questa?
Vi sono interviste a personaggi eminenti, il cui giudizio vale più per la notorietà del nome dell'intervistato più che per la qualità di ciò che va affermando. Uno di questi personaggi ha affermato che ad Eluana sono state sospese inopinatamente le cure: per quanto mi risulta Eluana da anni non subisce alcuna terapia particolare. Lo stesso ha detto che lei ha il diritto di vivere la sua vita: una persona normale è in grado di alimentarsi e bere da sola, lei no. Quindi anche mangiare e bere per lei sono una terapia. Ma questo non è ancora sufficiente per comprendere il dolore di una famiglia, che in realtà è l'unica che ha la possibilità di dire qualcosa di sensato.

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