Questa ve la devo raccontare. Questa mattina è stato annunciato in aumento di 0,50 dollari al barile il prezzo del petrolio in Asia rispetto a ieri. Il commentatore radiofonico, citando fonti delle agenzie petrolifere, diceva che questo causerà l'arresto della discesa dei prezzi dei carburanti alla pompa, calato di qualche centesimo nelle ultime settimane.
Proprio ieri, sempre sui canali della radio, l'intervista ad un rappresentante dei petrolieri affermava che il prezzo e le partite di petrolio vengono contrattati con mesi di anticipo rispetto alla messa in vendita finale dei carburanti. Insomma, noi adesso stiamo pagando la benzina e il gasolio derivati dal petrolio acquistato a maggio/giugno, quando era vicino ai 150 dollari al barile.
Personalmente non credo a nessuna di queste due teorie.
Di fatto in Italia, ma come nel resto d'Europa, i carburanti sono una delle maggiori voci del gettito per le casse dell'erario, quindi non vi è alcuna intenzione da parte dei governi di agire da freno sui prezzi.
Dall'altra, i petrolieri hanno margini enormi all'interno di queste fluttuazioni, che usano come fisarmonica, sempre agendo a loro favore e a danno dei clienti, i quali non hanno alcuna possibilità di opporsi. Paga, pantalone!
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