Alessandro Berteotti

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venerdì 29 agosto 2008

Alitalia vola sopra un mare di debiti

Ai primi di aprile del 2008, Berlusconi chiede a Prodi di tirar fuori 300 milioni di euro altrimenti Alitalia fallisce; il governo concede il prestito ponte e per aggirare le norme europee sugli aiuti di stato, lo motiva con "ragioni di ordine pubblico". Con questi 300 milioni, il totale dei "prestiti" concessi alla compagnia sale a 4 miliardi e 600 milioni.
Proprio oggi il Ministro Matteoli ha detto che i 300 milioni sono ancora nelle casse di Alitalia: allora perchè fu concesso quel prestito?
Stamattina ho letto le dichiarazioni di Colaninno e, dal suo punto di vista, le comprendo: come imprenditore (sia pure di sinistra) ha il diritto di tentare di portare a casa un affare che, comunque lo si metta, è estremamente favorevole.
Questi imprenditori non si trovano a dover sanare un'azienda, ma a lanciarne una nuova (forse questo non è del tutto chiaro agli italiani).
Quindi il problema è politico. Berlusconi aveva annunciato questa cordata 5 mesi fa come già bell'e pronta a partire: in realtà, in questi mesi sono stati reclutati gli imprenditori che dovevano favori al governo, basti leggere i nomi compresi in questo gruppo di affari per rendersi conto che siamo di fronte alla "nomenklatura" dell'imprenditoria italiana.
Quello che si deve tirar fuori adesso, non è tanto capire come viaggerà la Nuova Alitalia e quali saranno i suoi nuovi partner (anche se, alle nostre latitudini, c'è l'altro aspetto di Malpensa da chiarire, con tutto il suo bagaglio di problemi locali), ma comprendere per bene (questo sì!) come verrà gestita la "bad company", il lato oscuro di Alitalia, quello dei suoi debiti, e che fine faranno gli esuberi, ora contabilizzati in 7.000 dipendenti, dopo aver messo nel calderone anche AirOne (il tutto in gran silenzio).
Ieri ho commentato la prima notizia degli esuberi indirizzati verso le Poste, il Demanio e il Catasto; oggi le agenzie indicano una retromarcia del Governo, il quale afferma che ciò non sarà possibile, in quanto si creerebbe un pericoloso precedente. Quindi tutti i lavoratori passeranno dalle forche caudine della mobilità che, come dichiarato ieri sera, sarà di sette anni. Ma nel frattempo c'è il fermo impegno di garantire l'occupazione...
Vista la stagnazione economica, inutile farsi illusioni: una volta espulsi dal mondo del lavoro, sarà ben difficile che questi lavoratori possano tornare in servizio alle medesime condizioni di oggi.
Intanto incalza già il prossimo tema che attirerà l'attenzione degli italiani, la prossima settimana parleremo di federalismo o di giustizia, e alla situazione di Alitalia continueranno a pensarci solo i lavoratori coinvolti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente sulle valutazioni espresse: Il salvataggio Alitalia non è un salvataggio. E semplicemente la creazione di una nuova società, di proprietà "italiana" ma non compagnia di bandiera in quanto lo stato non è presente, che rileverà alcune attività della vecchia Alitalia e consentirà ad Air One di tirarsi fuori dai suoi guai, a Colaninno di fare un buon affare, e ad un gruppo di imprenditori non certo privi di "furbizia" di fare un favore al governo che verrà ricambiato in vari modi. La vecchia Alitalia con tutti i suoi debiti, i risarcimenti a favore di obbligazionisti e azionisti, i 7.000 esuberi(con Air France sarebbero stati 2.000)che voglio vedere su chi verranno posti a carico, graveranno sui conti dello stato e quindi sui contrbuenti. Inoltre sia Malpensa che Fiumicino perderanno la funzione di hub e Linate al massimo verrà utilizzato come "City Airport". In definitiva l'operazione è l'ennesimo "illusionismo" dell'attuale Premier che con le indubbie qualità dialettiche e capacità di convinzione che ha sta convincendo gli italiani che lui, l'Alitalia, l'ha salvata. Il prossimo "salvataggio" sarà quello del comune di Catania le cui casse sono state saccheggiate dal medico personale del Premier, il Dr Scapagnini, dirottato prontamente in senato, e che è in bancarotta. Vedremo come. Ricorderei solamente che l'attuale governatore della Sicilia, Lombardo, è stato vicesindaco di Catania e che l'attuale sindaco, Stancanelli, è il cognato del predetto: una soluzione, ed anche brillante, si troverà

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