Alessandro Berteotti

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domenica 8 marzo 2009

Una crisi terribile, ma non diciamolo

La situazione è grave ma non drammatica, secondo il Premier. Peccato che a dare la dimensione della crisi non sia tanto la nostra stampa, ma enti come la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Mondiale e qualche altro centinaio di fonti mondiali.
La cosa peggiore che potrebbe capitare all'Italia è che in una situazione come questa si minimizzi, quasi che la cosa fosse passeggera, che nel giro di qualche settimana si possa riprendere come se si trattasse di una crisi di Borsa... In America un gigante come la Genereal Motors sta scomparendo.
In Giappone Nissan e Sony sono alle corde, in Italia FIAT chiede aiuti di stato come un po' tutte le grandi fabbriche di auto, il settore più colpito dalla crisi.
Evitare di affrontare la crisi con tutti gli strumenti necessari significa impedire ad un'intera nazione di rispondere in modo adeguato. Se vi ricordate, nella vicenda Alitalia però qualcuno aveva tentato di mettere una piccola norma a protezione di quelli che una volta si chiamavano "boiardi di stato", i quali sebbene avessero commesso gravissimi errori ed inefficienze nel loro operato, se ne sono andati da enti primari per il tessuto dello Stato con liquidazioni milionarie in euro.
Oggi ci troviamo ad affrontare una crisi che sta colpendo centinaia, migliaia di aziende. Per la particolare conformazione della nostra economica, i primi a pagare sono stati i lavoratori precari, quelli a tempo determinato o a contratto, i quali non si sono visti rinnovare i contratti. Poi è toccato ai lavoratori dipendenti delle piccole e medie aziende che lavoravano per le grandi come terzisti, che progressivamente hanno visto perdere le commesse ed hanno iniziato a far ricorso alla cassa integrazione fin dagli ultimi mesi dello scorso anno.
Adesso tocca alle grandi aziende, per concludere il ciclo. Anche i "mostri sacri" multinazionali stanno programmando la cassa integrazione e chi vi scrive lo sa molto bene.
Stiamo entrando nella fase più critica di questa crisi, quella della "resistenza". Se riusciremo a resistere abbastanza a lungo rispetto a quella che sarà la lunghezza effettiva di questa crisi, forse riusciremo ad uscirne abbstanza velocemente e già dalla fine dell'estate dovremo vedere qualche segno tangibile di recupero. Altrimenti dovremo aspettare il 2010 e a quel punto sperare.
Sperare di non essere spazzati via.
Sperare che non si vada ad incidere sulle pensioni, perchè se si dovrà tirare la cinghia per troppo tempo non avremo più risorse per cassa integrazione e pensioni, soparttutto se i nostri prodotti finanziari non fossero più appetibili dal mercato internazionale. Una situazione grave e molto complessa, che il nosto Premier farebbe meglio a non giocare solo in chiave delle prossime elezioni europee: non potrà sempre cavarsela come ha fatto finora.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo su tutto. Qui si sta scherzando con il fuoco. Ieri Tremonti al convegno sulle PMI ha detto che è ora di finirla con la stampa e i media che seminano pessimismo. Non vuole censura - ha affermato(ma il premier probabilmente sì) - ma basta farci male. E per affrontare la crisi..........basta leggere libri di economia, meglio leggere.......la BIBBIA (sic).
Io ho il massimo rispetto per la Bibbia e per chi trova in essa riferimento( perchè poi la Bibbia e non solo il Nuovotestamento) ma dubito che la lettura del libro di Tobia o di Isaia serva a risolvere i problemi dei 13.500 cassaintegrati( a fine febbraio) della provincia di Varese. Io mi sono sentito preso in giro da affermazioni di questo genere........e sono uno che non corre il rischio di perdere il posto di lavoro perchè di lavorare ho smesso. Se appartenessi alla categoria dei lavoratori attivi mi sentirei prudere le mani. Siamo in mano a dei pazzi e a degli incoscienti che per il potere sono disposti a tutto, anche a trascinare un paese nel baratro. Altro che ottimismo; qui stanno saltando le economie di tutto il mondo e noi siamo ottimisti. Follia pura

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