Alessandro Berteotti

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domenica 15 marzo 2009

Le bugie hanno le gambe corte, nessun campo nomadi

Nei giorni scorsi il quartiere del Redentore è stato messo in subbuglio dalla notizia della realizzazione di un campo nomadi in via Vesuvio. Sono girati anche fogli di raccolta di firme per chiedere al Sindaco di impedirne la realizzazione. Forte l'emozione tra la gente del quartiere, ma durante le messe domenicali è accaduto qualche cosa che dà un quadro nuovo alla questione.

Don Giorgio, parroco del Redentore, alla fine delle messe di sabato e domenica ha voluto riferire ai propri fedeli che non vi è nulla di cui aver timore. "Non voglio prendere le parti della politica, lo dico solo per giustizia e rispetto delle persone", afferma don Giorgio, "ma la questione non sta nei termini in cui è stata posta. Non si tratta di un campo nomadi, ma della richiesta di una famiglia di giostrai italiani che da anni è presente nella nostra parrocchia, di poter acquisire un lotto di terreno (700 metri quadrati) che permetta di insediare in modo non precario, ma soprattutto non abusivo, le loro roulotte".

In effetti, risulta che la famiglia in questione ha pagato già da un anno l'affitto anticipato; la Giunta aveva concesso l'area con una delibera assunta già da due anni, ma poi non aveva dato seguito alla propria decisione, e sulla base di questi documenti essa ha fatto ricorso fino al Giudice di Pace, che ha dato torto al Comune, chiedendo di dare luogo alle decisioni assunte.

Chiaro che la politica ha avuto il suo ruolo, tanto che questa mattina alcuni attivisti della Lega Nord erano davanti alla Chiesa del Redentore per volantinare sull'argomento, ma le dichiarazioni del parroco hanno sicuramente spiazzato la situazione: molte persone hanno infatti rifiutato il volantino o lo hanno gettato senza nemmeno leggerlo, dopo aver dato appena un'occhiata.

Un vero autogol per la Lega Nord, che questa volta ha voluto esagerare. Si è parlato di campo nomadi, di zingari, di rom. La famiglia in questione è regolare, italiana, perfettamente inserita nel tessuto sociale; da anni viene seguita dalla San Vincenzo parrocchiale, anche perchè non è facile vivere in condizioni di perenne precarietà.

Aggiungo questo mio commento a quanto ho pubblicato su Altomilaneseinrete, perchè in quella veste faccio giornalismo dilettantesco, cercando di restare entro i fatti, ma qui mi sento di dire che siamo in una situazione al limite, sia del buon senso, sia della legittimità. Mistificazioni, politica della paura, sciacallaggio morale, mettetela come volete, ma siamo di fronte a persone che non sono un pericolo, anzi chiedono di vedere rispettato un loro diritto legittimo.

Ciò che mi dà più dolore è comunque sapere che molte persone, anche all'interno della parrocchia e dell'oratorio, si sono prodigate per raccogliere firme contro questo "insediamento", dimostrando esattamente il contrario di ciò che vogliono rappresentare con la loro appartenenza alla fede cattolica. Accoglienza, fraternità e condivisione non sono parole che trovano spazio nel loro vocabolario.

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