Alessandro Berteotti

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sabato 7 marzo 2009

Una crisi anche culturale

La Commissione Crisi sta lavorando e qualche risultato lo sta portando, se non altro perchè si parla di questa commissione e di ciò che rappresenta, delle risposte che si sta cercando di dare da parte dei commissari, ma soprattutto si parla di ciò che questa crisi rappresenta e della seria volontà che tutti hanno di volerla battere, anche se non sarà una cosa facile nè breve.
Queste sono le guerre dei paesi industrializzati nel XXI secolo. Lo avevamo già visto nel secolo scorso, anche se in realtà sono passati pochi anni: in Europa non si combatte una guerra vera e devastante dal 1945, anche se i fatti di Bosnia di dieci anni fa non furono esattamente fiorellini di campo.
Ma i motivi per cui si facevano le guerre sono ancora presenti in queste crisi: potere, denaro, ricchezze, controllo strategico delle risorse, e via dicendo. Oggi non si combatte per le terre irredente, per l'Alsazia e Lorena, non ci sono le guerre dei cent'anni o delle due rose, ma petrolio, gas, risorse naturali e prossimamente (secondo me in alcune zone si combatte già anche per questo) l'acqua potabile.
Cosa c'entrano tutte queste cose con la crisi di casa nostra? Molto. Questa crisi, è ovvio, non l'abbiamo generata noi. L'hanno generata l'ingengeria economica creativa, quella che ha promosso mutui facili e senza grandi garanzie, che ha aperto alla commistione tra banche e assicurazioni, al punto che c'erano banche che assicuravano e assicurazioni che prestavano soldi.
Quando alcuni giochini finanziari sono saltati, anche le sicurezze economiche sono saltate. Oggi si rischia che di fronte a tutte queste cose gli impreparati o coloro che vengono presi dal panico siano, ad esempio, quelle persone che il nuovo sistema ha imposto come mediatori nei confronti della clientela bancaria, i promoter finanziari, il cui reddito dipende dalla quantità di risorse che riescono a tenere strette o ad avvicinare ai rispettivi istituti.
Dovrebbero consigliare i propri clienti, ma in realtà pilotano flussi di denaro in modo "politico", per assicurare un risultato alla propria azienda. Non ce l'ho con loro, ovviamente: in moltissimi casi sono solo dei giovani laureati costruiti apposta per fare questo mestiere, ma con chi li ha voluti così, con chi oggi insiste in questa linea.
Se si vorrà cambiare qualcosa dopo questo periodo, si dovranno cambiare alcune leggi non scritte ed alcune scritte. Si dovrà aumentare la tutela delle persone perchè non è possibile mettere a repentaglio capitali accantonati per una serena vecchiaia; occorre che il mondo capitalizzato capisca che il capitale vero non sono le ricchezze accumulate, ma il benessere che da esse deriva e che queste non possono essere esclusiva di poche persone. Giusto tassare chi ha redditi enormi: se togliete 100 euro al mese a chi ne guadagna 1000, gli riducete le sue esigenze primarie, se togliete un milione al mese a chi ne guadagna 10 milioni, non compromettete il suo avvenire.
Eppure la percentuale è la stessa.

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