Alessandro Berteotti

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giovedì 26 marzo 2009

Siamo tutti Saviano

Ieri sera la RAI ha dimostrato che i soldi del canone possono essere spesi bene, meglio che non con i vari Porta a Porta che nulla hanno di giornalistico. La trasmissione di Fabio Fazio speciale con Roberto Saviano ha aperto uno squarcio su quello che succede in Italia, in quell'Italia che non vogliamo vedere e che non possiamo vedere. Ha dimostrato che si può ancora fare giornalismo, che ancora possono essere dette parole di libertà.
Il suo racconto della strage quotidiana che la Camorra compie in perfetto silenzio, o al più con qualche clamore per gli omicidi più efferati, lascia davvero sbalorditi coloro che al nord vedono la faccia "pulita" degli affari criminali che al sud hanno origine.
Come diceva Saviano, vivere al sud in queste condizioni è come avere addosso una condanna. La migrazione è in molti casi l'unica possibilità per avere una vita serena, fuori dall'illegalità.
Il modo di costruire le notizie, il linguaggio, gli atteggiamenti sono fuori da ogni logica di legalità e chi si oppone rischia davvero di diventare un perseguitato se non essere già condannato. In questa logica, crimine e legalità si scambiano, ciò che è lecito viene deriso, ciò che è criminoso viene esaltato. E lo Stato resta a guardare, impotente e silenzioso, lascia che quest'area d'Italia sia come una regione infetta e condannata, senza possibilità di recupero.
Chi in altre zone parla di ronde e di sicurezza dovrebbe pretendere che la legalità venga ripristinata al sud perchè al nord si possa vivere con maggiore sicurezza. Non sono solo gli immigrati extracomunitari a preoccupare, ma deve essere in primo luogo il mondo dell'economia che deve liberarsi dei capitali che grondano sangue, a chiedere giustizia per coloro che giustizia non hanno.
Saviano ha aperto uno spiraglio, ha indicato un pericolo mortale, ha aperto gli occhi e le coscienze, ma se noi non apriamo i nostri occhi e le nostre coscienze, lui vivrà sempre nel pericolo, nell'ombra, nel timore per se e per chi gli sta vicino.
So che non leggerà mai queste poche righe scritte da una persona qualsiasi, ma se la mia voce potesse arrivare a lui gli direi: "Roberto sono con te, sono come te: italiano, fiero di esserlo, cittadino libero che ama la pace e odia il crimine. Io sono come te, grazie Roberto".

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