Alessandro Berteotti

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lunedì 2 marzo 2009

Rifiuti da salvare

Avevo promesso di tornare sull'argomento Rifiuti per trattarlo non tanto e non solo dalla prospettiva dell'inceneritore, ma per quello che i rifiuti oggi rappresentano nella nostra società.
Essi sono parte della nostra vita quotidiana, sono ciò che scartiamo da quello che è la parte di sostanza che riteniamo più buona ed attuale rispetto al nostro modo di vivere. Il rifiuto rappresenta una metafora del nostro passato, dell'inutilità, del superato, fino a ciò che ormai non ci appartiene o che ci disgusta. In questa prospettiva è difficile associare un'idea di valore al rifiuto, ma se lo rendiamo qualcosa di meno personale e più "industriale", riusciamo a coglierne aspetti che forse prima non potevamo vedere.
Non tutto ciò che è rifiuto per noi lo è anche per altri processi: ad esempio, nell'elettronica di consumo (cellulari, personal computer, televisori ed altre apparecchiature elettroniche) si fa uso di materiali molto pregiati, come oro, platino ed anche il rame o il silicio non sono da disprezzare.
Anche il materiale organico, il rifiuto di cucina (l'umido), può assumere un valore molto grande se trattato in modo opportuno: può diventare gas per alimentare centrali di produzione di energia elettrica e lo scarto finale può diventare fertilizzante per l'industria alimentare.
La carta, la plastica, il ferro o rottame in genere, perfino il legno sono già inseriti nel circuito del materiale da recuperare.
Quello che non riusciamo abitualmente a cogliere dei rifiuti è che se per noi hanno cessato di essere un bene o un prodotto, essi sono inseriti in una catena e che questa catena mantiene un valore, anche di notevole rilevanza, che spesso viene sottovalutato non solo da chi produce rifiuti, ma anche da chi li dovrebbe poi trattare.
Il concetto è spendere per eliminarli nel modo meno problematico possibile, ma se la questione fosse l'inverso, ovvero recuperare il rifiuto per ottenere il massimo da ciò che per noi non serve più in quella forma, ma che costituisce ancora valore per il materiale con cui è costruito e che opportunamente trattato, potrebbe costituire una ricchezza immensa.
Le persone che si lamentano del forno inceneritore di Borsano, giusto per fare un riferimento preciso, ne chiedono lo spegnimento perchè esso costituisce un periocolo reale o potenziale per la loro salute; forse il pericolo viene più da altri elementi, come ad esempio i camion che conferiscono il rifiuto, ma tralasciamo per ora questo particolare.
Credo sarebbe più saggio se essi chiedessero che il forno lavorasse secondo altre logiche, di protezione ambientale (si era parlato di portare una sede ARPA all'interno o nelle vicinanze dell'inceneritore), di raccolta differenziata, di ottimizzazione della catena del rifiuto e di cultura del rifiuto. Sembrano cose simili o ingenue, vi posso assicurare che non lo sono.
Quando sono stato a Casalmaggiore, a settembre dello scorso anno, ebbi materiale dal Sindaco (già protagonista di altre vicende meravigliose, come le fontanelle di acqua gassata in città) riguardo la possibilità di investire per favorire l'erogazione di detersivi, ammorbidenti e saponi attraverso dei dispensatori automatici ai quali accedere con la propria bottiglia. Il risultato è la riduzione dei contenitori di plastica che andremmo a conferire in discarica o alla differenziata.
L'economia prodotta avrebbe diverse ricadute positive: la riduzione del materiale da conferire e quindi il volume totale dei rifiuti, i quali sono composti per la gran parte di materiale di imballaggio. Pensate alle vaschette di polistirolo dove vi mettono le fettine di carne o di formaggio al supermercato, pensate a tutto il film plastico che le avvolge e vi farete un'idea.
Anzi, se ve ne volete fare una più precisa, guardate il vostro sacchetto della pattumiera questa sera, e guardate il vostro bidone dell'immondizia, guardate quello dei vicini, se potete e rendetevi conto di cosa gettate ogni giorno. Quel rifiuto, da qualche parte dovrà pure finire.
Se non andasse all'inceneritore, andrebbe in discarica e questo sarebbe forse peggio.
Dobbiamo cercare una soluzione che non sia, come dicono gli inglesi, non nel mio giardino, ma la migliore possibile per tutti, comprendendo bene cosa significhi in verità, gestire in modo moderno il ciclo del rifiuto solido urbano.

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