Alessandro Berteotti

La mia foto
Non ho verità da regalare, solo un pensiero libero, che liberamente lascio al vostro commento

venerdì 1 maggio 2009

Il lavoro può cambiarti

Una volta mi piaceva guardare i film di Fantozzi: quando sono usciti ero un ragazzo e quello che vedevo mi sembrava talmente grottesco che mi divertiva tutta quella esagerazione.
Oggi non li guardo più, non mi diverto più a guardare una cosa che era ed è vera. Quelle esagerazioni adolescenziali sono diventate la realtà quotidiana: dalla lotta col mezzo che ti deve portare al posto di lavoro, al capo che impone le sue idee e, quando vanno bene il merito è suo, quando vanno male la colpa è tua.
Da capo ho cercato di non prendere mai questi atteggiamenti, il risultato è stato che il mio capo (quello con le poltrone di pelle umana) mi ha sempre detto che io ero troppo tenero e che dovevo cambiare il mio atteggiamento nei confronti dei sottoposti, cosa che ho puntualmente rifiutato.
Non ho permesso, infatti, e non permetterò che il mio responsabile cambi le mie convinzioni etiche e morali sul lavoro, sulla dignità del lavoro e sulle motivazioni del lavoro, mie personali e di coloro che collaborano con me (non li ho mai chiamati dipendenti, lo sono nei confronti dell'azienda, nei miei confronti collaborano alle comuni attività).
Ho avuto in questi anni persone fantastiche che hanno lavorato con me, e molti di coloro che non sono più nel mio gruppo continuano a ricordarmi e ricordare i momenti del passato. Questo per me è un grande onore, una vera vittoria.
Alla faccia di coloro che dicono che il capo deve essere odioso e odiato; mi capitò tempo fa di avere di fianco un dirigente dell'azienda ad una festa per gli auguri di Natale, che era davvero simpatico e divertente, direi "alla mano". La mattina dopo entrando in azienda l'ho salutato cordialmente, lui non ha fatto finta di vedermi. Siccome non lascio mai le cose a metà, nel pomeriggio sono passato nel suo ufficio (avevamo già prima un minimo di confidenza) e gli ho chiesto il perchè di quel comportamento: "E' la mia maschera aziendale", mi disse, continuando sulla necessità di assumere un profilo distaccato e neutro nei confronti delle persone.
Gli dissi che era molto triste. "Non farai carriera, altrimenti", fu la sua replica, ed infatti carriera così come la intendeva lui non l'ho fatta. Ma non lo rimpiango.
Oggi, primo maggio, mi piace ricordare questi episodi della mia vita professionale. Sono i momenti in cui mi manca di più la famiglia, dal momento che passo più tempo in ufficio che con loro. Su questo nessun contratto lavorativo potrà mai fare qualcosa...

Nessun commento:

METEO