Alessandro Berteotti

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lunedì 4 maggio 2009

Giovani ed anziani i meno protetti dalla società

In questi giorni la città è stata percorsa da una serie di sagre e feste di quartiere, che hanno fatto affluire moltissima gente anche da fuori, segno di una vivacità locale, di un fermento che a livello di quartiere o parrocchia ha messo in gioco molte risorse umane, ottenendo grande successo, soprattutto quando c'è stato tempo buono.
Questo segno di attiva partecipazione viene oggi smorzato da alcuni segnali riportati dai quotidiani: alcuni quartieri lamentano un senso di insicurezza, quasi di paura, soprattutto verso alcune aree (parchi) e fasce di età (giovani, persone anziane).
Nel contempo, abbiamo anche un altro segnale che si pone in una via intermedia tra questi due: l'iniziativa "Siticibo" promossa dal Rotary, ma supportata da diverse associazioni di volontariato che si pone l'obiettivo di raccogliere cibo cotto e fresco, diversamente destinato a finire tra l'immondizia, da destinare ai più bisognosi, pronto per il consumo.
In tempo di crisi, questo fatto è un segnale di attenzione che va elogiato perchè permette di lavorare nella linea del recupero, della riduzione dello spreco, affinchè le fasce sociali più deboli possano godere di un poco di benessere.
Viene però da chiedersi come mai si debba arrivare in fondo alla "catena alimentare" per dare sollievo a chi non ha la possibilità di porsi più avanti nella scala sociale. Viene da chiedersi chi sono queste persone e perchè debbano essere "costrette" a mendicare cibo per poter sopravvivere.
I numeri riportati nell'articolo della Provincia di oggi 4 maggio 2009 sono drammatici, si parla di 3.500 persone che potranno godere di questo servizio e le parole del Presidente del Rotary dovrebbero essere come lame che trafiggono le nostre coscienze: "...una delle aree più ricche d'Italia nasconde nicchie di povertà insospettabili".
Dunque, egli conferma la mia tesi che coloro che troviamo presso gli uffici pubblici a chiedere assistenza non sono che una parte di coloro che effettivamente necessitano di assistenza, a cominciare dal supporto alimentare.
La forbice che si è scavata in questi anni tra chi è ricco e chi è povero è davvero impressionante: la filosofia liberista (più che liberale in senso stretto) afferma che chi non ce la fa è fuori dal mercato, e non si pone troppo il problema di come recuperare queste persone nel ciclo produttivo ed economico. Esso relega la povertà ad un sottoprodotto della società consumistica, quasi una sorta di effetto collaterale inalienabile.
Ad essere maggiormente esposte a questo rischio sono le persone che non sono ancora o non sono più nel percorso attivo, quindi giovani e anziani. Allora mi viene un dubbio: che le affermazioni di coloro che si lamentano della sicurezza in alcuni quartieri (ma un po' tutti alla fine, a rotazione) ed indicano giovani ed anziani come oggetto di ogni potenziale rischio fisico di aggressione, furto o violenza, in realtà non percepiscano anche questo effetto di latente violenza ed abbandono delle istituzioni nei loro confronti, come elemento fondante della loro insicurezza odierna? Penso allora che sarebbe quanto mai opportuno fermarsi a ragionare su questi rapporti di causa-effetto, magari ne potremmo trarre qualche sorprendente riflessione.

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