Alessandro Berteotti

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venerdì 24 aprile 2009

La criminalità organizzata sotto casa

Le notizie che ci giungono in queste ore confermano quello che temevamo ed avevamo richiesto come spiegazione durante un consiglio comunale qualche mese fa.
I fatti sono principalmente due, apparentemente appartenenti a due filoni di indagine separati, ma che trovano un punto di equilibrio proprio nella nostra città.
Il primo, avvenuto ieri, riguarda l'arresto di una quarantina di persone che tra Legnano e Lonate Pozzolo, passando per Busto, avevano messo in piedi un racket di estorsioni e pizzo legati alla 'ndrangheta calabrese; il secondo, l'arresto a Gela di esponenti mafiosi che imponevano il pizzo a Milano, legati alla famiglia Emmanuello, ben noto nella nostra città.
Entrambe questa azioni criminose trovavano nel settore edile ed in quello immobiliare la loro maggiore collocazione, ed anche questo è un elemento che dovrebbe far riflettere. Il modo di percepire queste azioni criminali al Nord è che esse fossero confinate entro i territori storici di Sicilia, Calabra, Campania e che potevano al massimo aver toccato i centri del potere romano.
La questione ora si presenta in modo drammaticamente diverso: la criminalità dei colletti bianchi, quella legata al riciclo del denaro sporco e dei legami con i grandi interessi finanziari è diventata estersione, usura, minaccia, ricatto, arriva a colpire il singolo esercente, il privato cittadino esattamente come al Sud, ma in modo più lasco, meno visibile anche perchè la cultura al Nord è apparentemente diversa. Ma la paura è la stessa.
L'interrogazione posta in consiglio comunale sui fatti avvenuti la scorsa estate, con due omicidi avvenuti nel Legnanese in pochi mesi e l'arresto in una clinica di Pavia di un noto boss latitante calabrese avevano dato a noi il segnale di qualcosa di grave che stava accadendo.
Non abbiamo elementi di valutazione tecnico-giuridica, non disponiamo degli atti, quindi ogni valutazione è fatta solo ed esclusivamente sulla base dei riscontri di stampa, cioè gli stessi che ogni cittadino può leggere in cronaca, e perciò le domande che ci siamo posti noi se le saranno poste anche il Sindaco ed altri che in sede di dibattimento consiliare avevano dato segnali di serenità verso questi episodi, confinandoli nel mondo della malavita ordinaria, senza particolari accenni di straordinarietà.
Comprendo le ragioni di ordine pubblico, ma con questa mia osservazione vorrei sensibilizzare chi ancora crede che noi possiamo essere estranei a certi fenomeni criminali, che per qualche strano motivo non possiamo essere toccati da questi drammatici eventi e che, al limite, si tratta di "cose loro". In realtà, anche questa è "cosa nostra".

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