La grande tragedia del terremoto in Abruzzo ci vede tutti coinvolti. Una volta tanto perfino i nostri politici sentono che di fronte a questa catastrofe si devono rispettosamente fermare le polemiche e deve trovare spazio solo la solidarietà e la forza di un popolo.
La testimonianza fornita dal Parlamento ieri, di un'Italia compatta e unita nell'affrontare la crisi, è stata una iniezione di fiducia nelle istituzioni, anche se sappiamo che non sarà duratura. Alla prima occasione, tutti torneranno a giocare il proprio ruolo e a riprendere la dimensione di un caos politico che ormai non offre più nemmeno motivi di passione.
L'immagine che oggi ci appassiona è quella di Vigili del Fuoco, volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile, perfino semplici cittadini che si prodigano incessantemente, fin dalla prima terribile scossa, per cercare di salvare chi è rimasto sotto le macerie, ma anche di assistere chi ha perso tutto, persone e cose.
Anni di lavoro, di sogni, la piccola casa costruita coi sacrifici che viene demolita o lesionata in modo da essere inagibile, la fuga con poche cose, il rischio di sciacalli che sulla scena del dramma vanno ad interpretare un ruolo a dir poco ributtante, gli affetti spezzati, divisi per sempre. Angoscia e speranza si alternano in queste ore, ed ancora una volta noi non possiamo che essere spettatori, pensiamo a come aiutare e cerchiamo il valium al nostro senso di impotenza nel portafoglio, sempre però chiedendoci chi sarà il prossimo che si arricchirà con il nostro contributo, e chi possa meglio rappresentare il nostro collettivo senso di responsabilità.
Una cosa che mi ha particolarmente colpito è stato il fatto che in uno dei centri più colpiti dal terremoto proprio domenica sera, la domenica delle Palme, si sia svolta una via crucis per implorare la fine dello sciame sismico: la loro preghiera non è stata intesa nel senso corretto, purtroppo.
Eppure, in termini di pure vite umane, il conto finale non sarà molto diverso dai morti che la settimana scorsa ci sono stati nel canale di Sicilia. Ma quelli non li conoscevamo, erano africani, forse pure di un'altra fede, non erano nemmeno cittadini italiani e avrebbero usato l'Italia solo come approdo per poi terminare il loro viaggio altrove...
Siamo tutti viaggiatori in questa vita. La pietà umana e quella divina non sempre vanno d'accordo, così come la pietà umana attribuisce valori diversi agli affetti, ma dovrebbe saper riconoscere che una vita è una vita, comunque la si voglia contare.
Forse tutti dovremmo avere più rispetto della vita umana, che a muoverci sia un'idea di fede o semplice spirito civile e laico.
La testimonianza fornita dal Parlamento ieri, di un'Italia compatta e unita nell'affrontare la crisi, è stata una iniezione di fiducia nelle istituzioni, anche se sappiamo che non sarà duratura. Alla prima occasione, tutti torneranno a giocare il proprio ruolo e a riprendere la dimensione di un caos politico che ormai non offre più nemmeno motivi di passione.
L'immagine che oggi ci appassiona è quella di Vigili del Fuoco, volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile, perfino semplici cittadini che si prodigano incessantemente, fin dalla prima terribile scossa, per cercare di salvare chi è rimasto sotto le macerie, ma anche di assistere chi ha perso tutto, persone e cose.
Anni di lavoro, di sogni, la piccola casa costruita coi sacrifici che viene demolita o lesionata in modo da essere inagibile, la fuga con poche cose, il rischio di sciacalli che sulla scena del dramma vanno ad interpretare un ruolo a dir poco ributtante, gli affetti spezzati, divisi per sempre. Angoscia e speranza si alternano in queste ore, ed ancora una volta noi non possiamo che essere spettatori, pensiamo a come aiutare e cerchiamo il valium al nostro senso di impotenza nel portafoglio, sempre però chiedendoci chi sarà il prossimo che si arricchirà con il nostro contributo, e chi possa meglio rappresentare il nostro collettivo senso di responsabilità.
Una cosa che mi ha particolarmente colpito è stato il fatto che in uno dei centri più colpiti dal terremoto proprio domenica sera, la domenica delle Palme, si sia svolta una via crucis per implorare la fine dello sciame sismico: la loro preghiera non è stata intesa nel senso corretto, purtroppo.
Eppure, in termini di pure vite umane, il conto finale non sarà molto diverso dai morti che la settimana scorsa ci sono stati nel canale di Sicilia. Ma quelli non li conoscevamo, erano africani, forse pure di un'altra fede, non erano nemmeno cittadini italiani e avrebbero usato l'Italia solo come approdo per poi terminare il loro viaggio altrove...
Siamo tutti viaggiatori in questa vita. La pietà umana e quella divina non sempre vanno d'accordo, così come la pietà umana attribuisce valori diversi agli affetti, ma dovrebbe saper riconoscere che una vita è una vita, comunque la si voglia contare.
Forse tutti dovremmo avere più rispetto della vita umana, che a muoverci sia un'idea di fede o semplice spirito civile e laico.
Nessun commento:
Posta un commento