Alessandro Berteotti

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mercoledì 22 aprile 2009

Il "bisogno" non visibile

Ho avuto il piacere di sentire direttamente diverse persone che mi hanno riferito di seguire il mio blog come fosse una specie di giornale on line, un approfondimento su punti di attualità locale e generale. Io ringrazio tutti di questo giudizio, non nego che mi fa grande piacere perchè da quando avevo 13 anni il mio desiderio vero e più profondo (ma lo posso affermare con certezza solo ora, ahimè) sarebbe stato quello di fare il giornalista.
Questo però mi dà anche la possibilità, non essendo di fatto tale e non avendo "padroni" editoriali, di esprimere le mie idee liberamente e senza vincoli di alcun tipo.
Ecco perchè oggi vorrei riprendere una iniziativa che mi ha molto colpito e mi ha fatto pensare.
"Libero Confronto" ha in animo di aprire uno sportello di "aiuto al bisogno", se così si può dire, ed in un momento dove, al di là dei proclami tattici e politici, si afferma (mentendo) che la crisi economica sta volgendo alla fase conclusiva, la condizione di molte famiglie è diventata precaria al di là delle apparenze, ed io non posso che plaudire l'iniziativa e sostenerla almeno idealmente.
Questa è da anni la mia idea, che Chierichetti (ex assessore ai Servizi Sociali, con cui mi sono spesso confrontato in questi anni) ben conosce: il "bisogno" è molto più ampio e diffuso rispetto a quanto rilevano i Servizi Sociali, che possono solo lavorare sui numeri che hanno, sui casi che si presentano allo sportello e su quanto viene loro comunicato dall'esterno (ASL, forze dell'ordine, associazioni, ecc.).
Quindi, secondo me (ed ora anche secondo Libero Confronto), esiste una componente nel tessuto cittadino di “povertà”, fisica e morale, molto più ampia e diffusa rispetto a quanto dichiarata nei dati ufficiali, ma difficile da far emergere a causa di fattori che vanno dalla violenza privata, all'ignoranza delle leggi e delle possibilità di aiuto, alla vergogna di dichiarare una qualsiasi situazione di necessità. Questo è percepito in maniera chiara soprattutto dalle associazioni che storicamente lavorano sul territorio, come la Caritas e le San Vincenzo, oltre a tutta una serie di altri agenti, come sindacati, parrocchie, ACLI e via dicendo, che hanno complessivamente una sensibilità più estesa rispetto al solo Comune.
Il mio pensiero è noto anche al Sindaco, che lo ha menzionato in un recente consiglio comunale; ma al di là di tutto, resta il fatto che la lodevole iniziativa di Libero Confronto rischia di essere precaria sia perché ancora priva di una sede, e sia (soprattutto) perchè promossa da una componente politica.
In realtà, ho sempre temuto le iniziative sociali di assistenza prese in carico direttamente da partiti o movimenti: la necessità di sostegni economici e di continuità del servizio rendono fragili queste iniziative che, se mal governate, rischiano di essere pessime soprattutto per chi vi si rivolge.
Personalmente in questi anni ho ricevuto diverse richieste di aiuto in questo ambito, specialmente per quanto riguarda la ricollocazione lavorativa di chi aveva perso il lavoro: li ho sempre indirizzati a patronati o sindacati in grado di offrire loro una adeguata e più efficace copertura.
Non è obiettivo della politica attiva supplire a questi enti o affiancarsi a loro, ma semmai, deve essere l’azione della politica orientata ad indirizzarne il miglioramento e l’ammodernamento, sfruttando centralmente tutte le possibilità di coordinamento tra domanda ed offerta e creando relazioni che diversamente rischiano di sovrapporsi ad altre e di ridurne l’efficacia.
Nel peggiore dei casi, queste iniziative possono diventare loro stesse un carrozzone da trascinare e alla fine scomparire, lasciando disillusi coloro che si fossero rivolti a loro.

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