Alessandro Berteotti

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giovedì 2 aprile 2009

Verso l'Europa

Mentre nel mondo tiene banco il G20 di Londra, con gli ennesimi atti vandalici e il quasi nulla di fatto di questi grandi appuntamenti, l'Europa si avvicina ad un importante appuntamento elettorale, quello delle elezioni europee, quasi nel silenzio, se non dovessimo parlare di Election Day o della candidatura di Mastella e Berlusconi.
Invece per chi crede nell'Europa questo è un passaggio critico, quasi fondamentale. Ci troviamo ancora una volta a dover difendere la compattezza del vecchio continente, le sue potenzialità di fronte alla crisi mondiale, quale centro di una autentica democrazia internazionale e di pace duratura. Infatti quello che per migliaia di anni è stato il teatro di guerre lunghissime, sanguinose e crudeli (basti pensare alla Guerra dei Cent'anni, ai due conflitti mondiali o alle campagne di Napoleone), oggi si pone come riferimento di tutto il mondo che aspira a libertà e giustizia.
Eppure la disaffezione che gli europei hanno dimostrato a questa istituzione è cresciuta nel corso degli anni. Nell'ultima consultazione di 5 anni fa le percentuali di affluenza sono state in media ben sotto il 50%, con una particolare evidenza negativa per i paesi dell'Est, forse poco avvezzi alle consultazioni elettorali, che con l'Ungheria al 38,5%, la Repubblica Ceca al 28,3%, la Polonia al 20,9% e la Slovacchia al 17% hanno dimostrato una scarsa sensibilità nel selezionare i propri membri da portare al Parlamento europeo.
L'Euro rappresenta il miglior prodotto di questa povera Europa: quasi senza dover far molto per mettersi in mostra, esso è diventato la moneta di riferimento internazionale, come se non più dello stesso dollaro. Perfino la splendida ed isolata Inghilterra sta pensando seriamente di entrare nella moneta comunitaria, dopo che la Sterlina ha perso in un solo anno il 35% del suo valore verso la moneta europea.
Se quindi non vogliamo che ancora una volta si parli di queste future elezioni solo per decidere l'ottantina di nostri rappresentanti che andranno a sedersi in quell'assise, invidiati più per la quantità esagerata di denaro che percepiranno che per il lavoro che andranno effettivamente a compiere per il bene continentale, dobbiamo comprendere meglio cosa rappresenti questa istituzione e quali siano i suoi obiettivi, per dare impulso ad un modello di democrazia partecipata e partecipativa autentica, che non soffra, come ha avuto modo di affermare Tommaso Padoa Schioppa, di malinconia: "Non è la pochezza dell'opera realizzata che giustifica la malinconia, è invece la malinconia che impedisce di portarla a termine".
Sentirsi europei non basta: occorre costruire davvero uno spirito europeo che ci faccia uscire dalle tante malinconie che ci attanagliano, soprattutto noi italiani.

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