Prima o poi doveva succedere, era solo una questione di tempo. La giustizia amministrativa è, in questi casi, più chirurgica e tempestiva della giustizia ordinaria.
Quando più di un anno fa cominciammo a discutere delle ispezioni della Corte dei Conti e dei suoi possibili effetti, sia sulla Giunta che sui dipendenti, c’era chi minimizzava e vedeva scenari molto morbidi e lontani. Si sbagliava. E si sbaglia anche chi pensa, oggi, che la questione si risolverà comunque senza grosse ricadute per i dipendenti e, a seguire, per gli amministratori.
Ora accadrà una cosa che non è abituale negli scenari del mondo lavorativo, sia pubblico che privato: retrocedere i lavoratori di categoria, chiedendo la restituzione dei soldi ricevuti indebitamente.
Le carriere potranno poi essere ricostituite a fronte di concorsi, che però non garantiscono e non assicurano il reintegro immediato e completo di tutti i lavoratori nelle posizioni attualmente ricoperte. Un brutto affare, davvero brutto.
Per moltissime di queste persone si tratterà di restituzioni di una certa entità. Se ipotizziamo 50 euro al mese, per un periodo di 48 mesi (4 anni), stiamo parlando di un totale di circa 2.600/2.700 euro, e questa potrebbe essere solo l’ipotesi minima. Vi saranno parecchie restituzioni ben superiori ai 10.000 euro.
A chi ascrivere la responsabilità di questo fatto? Perché di responsabilità ce ne sono, eccome. E non sono solo di coloro che, come dirigenti, hanno già o dovranno a breve restituire ingenti somme, anche di centinaia di migliaia di euro; vi sono soprattutto responsabilità politiche altrettanto precise, figlie di una gestione “spensierata” della cosa pubblica. Da qui la richiesta della minoranza consiliare di una Commissione di indagine sui fatti interni, oltre a quanto già appurato amministrativamente dalla Corte dei Conti.
Ciò che finora non ha fatto molto clamore inizierà a manifestarsi quando i primi dipendenti si troveranno a dover regolare questo conto, c’è da starne certi.
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