Spesso e volentieri mi capita di sentirmi apostrofare da persone che mi conoscono e sanno che sono consigliere comunale con frasi del tipo: “Lei che lavora in Comune…”. Niente di più falso.
Io sono di pendente di una multinazionale dell’industria alimentare con sede in Milano, ed ogni giorno mi sveglio alle 6.30 per andare in ufficio, prendo solitamente il treno alle Nord (7.36 o 8.02) ed arrivo nel mio ufficio intorno alle 9.00
Mi occupo di Sistemi Informativi, comunicazione e sicurezza e torno a casa normalmente verso le ore 19.30/20.00; solo nel dopocena mi posso occupare di politica, e molte sere sono dedicate fino a tarda ora a questo servizio.
Dunque, in Comune ci vado relativamente poco, solo il sabato o nei giorni di consiglio o commissione. E’ evidente che non frequento uffici, non conosco funzionari se non per il fatto che ci vediamo nelle occasioni ufficiali, moltissimi dipendenti comunali non mi conoscono e non sanno nemmeno chi sono.
Questo capita anche alla maggior parte degli altri consiglieri e assessori: credo tutti siano lavoratori privati o autonomi, professionisti, esercenti, che vivono del loro lavoro e non dei compensi (sempre più magri) che forniscono i gettoni di presenza o le indennità di funzione.
Io ho scelto liberamente e ben prima del caos generato dalla pubblicazione dei redditi del 2005 da parte dell’Agenzia delle Entrate, di dichiarare il mio reddito personale, evidenziando cosa percepisco dal lavoro dipendente e quanto dall’attività politica: basta andare sul mio sito per trovare questi dati, aggiornati di anno in anno
( http://www.alessandro.berteotti.name/P_REDDITI_PERSONALI.htm ).
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