Alessandro Berteotti

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giovedì 22 maggio 2008

Dal Manuale Cencelli alla Lottizzazione politica: il caso Busto Arsizio

Oggi parliamo di Storia della politica. Durante la tanto vituperata prima Repubblica si istituì una regola non scritta, nata nel 1967 ed attribuita al parlamentare democristiano Massimiliano Cencelli, detta appunto “Manuale Cencelli”, per cui la divisione delle cariche all’interno di una coalizione avviene, come nelle società per azioni, sulla base dei rapporti di forza originatisi dalle quote di azioni possedute, quindi, nel caso politico, dai consensi (voti) raccolti.
Questo modo di distribuire cariche ed incarichi venne criticato nel tempo da molti, ma di fatto ha costituito l’unico vero modo di dirimere la questione tra i partiti; nel 1973 Alberto Ronchey, noto giornalista e scrittore, condensò questo concetto dentro l’espressione “Lottizzazione politica”, riprendendo il concetto dalle usuali pratiche di gestione del territorio.
Da almeno quarant’anni questa è la regola che tutti negano, tutti criticano, ma tutti adottano; perfino la nuova Bibbia dei delusi della politica, il libro de “La Casta”, ne sottolinea tutti gli aspetti più deleteri, primo fra tutti il mettere persone incompetenti in cariche delicate, solo per garantire equilibri poltronistici.
Questo sta accadendo anche a Busto Arsizio nella tarda primavera del 2008. Le votazioni avvenute appena due anni fa tracciavano un certo profilo politico della classe dirigente della città, che ha portato ad una distribuzione di cariche fatte sullo schema 4-3-2-1, ovvero 4 assessori a Forza Italia, 3 alla Lega, 2 ad AN e 1 all’UDC. Ma adesso gli equilibri si sono rotti con le ultime elezioni politiche e provinciali del 13 e 14 aprile. La regola Cencelli dice che al cambiare dei rapporti di forza cambiano i manovratori.
Probabilmente gli elettori non pensavano che potesse succedere questo quando hanno espresso il loro voto a favore di Centrodestra e Lega, ma di fatto è ciò che accade in questo lembo di terra lombarda dove il tempo pare essersi fermato all’epoca della Prima Repubblica.

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