Con il vertice del PdL di ieri sera, si è posta la parola "fine" a questa maggioranza. I motivi sono essenzialmente due: 1. con la condizione capestro sul "Processo Breve" si è voluto mettere i Finiani all'opposizione, forzando la mano su di un tema dal quale essi non potranno più tirarsi indietro, pena la perdita di ogni credibilità nei confronti dei nuovi possibili elettori; 2. si torna a parlare di riduzione delle tasse, dopo che è stato dimostrato che questo Governo è impossibilitato a farlo (la fonte è lo stesso Tremonti).
Con l'uscita sulle tasse, Berlusconi inizia la sua campagna elettorale. Questo tema è sempre stato il suo cavallo di battaglia, che però ha sempre mancato. L'abolizione dell'ICI è stata devastante per le finanze degli enti locali, ed il suo Governo non è riuscito certo a sopperire con misure adeguate a questa mancanza.
Ora Bossi preme per le elezioni. E' chiaro: lui è uno che su queste cose vede lungo. D'altra parte questo per lui sarebbe solo manna: in un momento di debolezza del PdL, potrebbe accaparrarsi un buon numero di nuovi elettori provenienti da quell'area, e forse al Nord potrebbe addirittura arrivare ad essere il primo partito. Fantapolitica?
Non credo, vista la debolezza attuale dell'opposizione, resa anche più evidente dal fatto di essere stata spazzata via dalle cronache politiche (la maggiore fonte di informazione all'elettorato) dal duello fra i due cofondatori del PdL.
Fini farà il suo nuovo partito. Ne ha tutte le connotazioni, può tranquillamente arrivare oltre il 10%. Il vero problema è dove vorrà collocare l'ago della bussola politica, dal momento che in questo quadro è difficile dare una collocazione a chiunque.
Non esiste più una Destra o una Sinistra come poteva essere ai tempi di Berlinguer e Almirante; d'altra parte, tutti coloro che non hanno una collocazione certa si definiscono di "Centro", senza sapere bene nemmeno quale sia l'indicazione da dare per raggiungere questo Centro.
Tutti vanno alla ricerca del voto riformista e moderato, altre due etichette che rischiano di diventare inutili e stantie. Nessuno pensa più al bene comune, con la politica diventata una professione a tutti gli effetti, con gente che vi naviga senza coraggio e senza idee, o smentendosi clamorosamente con le loro stesse parole (leggi Capezzone).
Personaggi inutili, come Rotondi o Pizza, un sottosegretario di rango solo perchè detentore del simbolo della DC, persone che qualsiasi cosa dicano ha valore solo per se. Personaggi d'agosto, che escono dall'anonimato per un'intervista agostana quando i leader sono in vacanza e dopo pochi giorni ripiombano del più cupo grigiore, dove ciò che conta è solo dare il proprio voto in sintonia col partito.
Un partito sempre più padrone. Non solo il PdL, che unico della storia della Repubblica si ritrova non in una sede pubblica o istituzionale, ma a casa privata del proprio padre-padrone. Ma anche agli altri partiti manca la stoffa per dire basta ad un tipo di gestione patriarcale, leaderistica del partito, con primarie di cartone o con consultazioni ridicole della base.
Mi viene in mente Dante: "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello". Possono oggi versi del 1300 essere così attuali, quando escort (prostritute, in lingua italiana) girano pubblicamente nel letto di persone di alto profilo istituzionale, e questi anzichè esserne afflitti, quasi se ne vantano?
In America ci sono stati fior di candidati Presidenti, e perfino qualche Presidente che hanno perso ruolo e reputazione per molto meno. Da noi li osannano. Certo, il puritanesimo americano è carico di ipocrisia, ma la dignità di un politico, di un ministro o peggio, non dovrebbe essere motivo di attenzione anche per i singoli e onesti cittadini?
Cosa ci potrà capitare di peggio in questa situazione? Molte cose, prima fra tutte la perdita della dignità della rappresentanza politica, che farebbe di conseguenza tracollare ogni ulteriore speranza di un rinnovamento in questo senso.
Poi la necessità di un cambiamento di rotta, non solo ideologico/filosofico, ma soprattutto di approccio, di trasparenza e partecipazione. Resto fermo nella mia idea che occorre un rinnovamento radicale nella classe politica, che occorre tornare alla ricerca delle radici della Verità e che motore dell'azione politica deve essere la solidarietà.
Sono perfettamente d'accorodo con quanto afferma il Cardinal Bagnasco: sì al Federalismo che unisce, no a quello che divide. In quello nordista della Lega, vi sono solo i prodromi di un federalismo egoista che tende a mantenere i soldi dove c'è ricchezza.
Un'ultima nota: mi sono capitati fre le mani alcuni titoli di giornali e quotidiani di 15 anni fa, maggio 1995. I nomi che si leggevano in prima pagina erano: Bossi, Berlusconi, D'Alema, Fini. Nessun altro paese in Europa e forse nel mondo può vantare una così longeva presenza dei "soliti noti", siano essi di maggioranza o di opposizione, tra gli scranni del potere.
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