Alessandro Berteotti

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venerdì 6 agosto 2010

Come deveicolarizzare la città - parte prima

Una città senza auto e camion che la attraversano, solo con mezzi ZEV (Zero Emission Vehicle, mezzi che non emettono alcuna sostanza inquinante per l'ambiente), una città a misura di uomo, di pedone, di ciclista, di bambino e di anziano.
Una città dove improvvisamente le strade bastino e avanzino per la mobilità delle persone, dove andare in centro non significa passare la vita in attesa di trovare un parcheggio, dove finalmente poter trovare il proprio equilibrio psico-fisico, una città dove il rumore della strada improvvisamente sparisce e l'inquietudine della nostra vita scompare.
Un sogno? No, secondo me. Lo dicevo ieri, da parecchio tempo sto lavorando su questa idea e credo sia venuto il momento di esporla ufficialmente.
Un'idea che tenta di coniugare tecnologia e urbanistica, anche se di quest'ultima ne capisco poco e potrei anche fare affermazioni errate: se sbaglierò, mi correggerete, disse qualcuno molto più importante di me.
Come vedete, ho già messo le mani avanti: questa è solo la prima parte. In questo post cercherò di mettere in chiaro i contenuti teorici del mio progetto, partendo dai presupposti di fondo, quelli che ho cercato di illustrare con le prime pennellate di colore all'inizio del pezzo. Ma come si arriva a questo risultato?
Certamente sarebbe illusorio pensare che domattina ci si potrà svegliare in una città di questo tipo, forse ci vorranno anni, decenni perchè si concretizzi tutto questo. Ma con la fantasia lo si potrà vedere crescere un pezzo alla volta fino ad assaporarne l'interezza solo chiudendo gli occhi.
Dunque ci muoviamo su due assi: uno, quello temporale, che implica l'analisi della situazione di fatto ad oggi, ipotizzando una serie di avvenimenti nel tempo; l'altro quello dei contenuti, delle soluzioni, alcune delle quali potrebbero essere disponibili o migliorate ai nostri fini magari grazie all'interessamento di industrie e servizi che vogliano implementare il nostro modello.
Cominciamo quindi da ciò che siamo. Oggi ognuno di noi privilegia il trasporto privato, soprattutto su gomma, per la propria mobilità. Il risultato sono strade intasate, soprattutto in quelle che sono le ore di punta, quando tutti ci muoviamo per andare al posto di lavoro, a scuola, o per raggiungere un punto di interscambio, ad esempio una stazione ferroviaria, un aeroporto o un porto, marittimo o lacustre.
Tutto questo si basa su due principi: la comodità e la rapidità di servizio. "Se vado in auto, parto da un punto e raggiungo un altro punto in modo da rendermi indipendente, posso muovermi velocemente su strade sicure": questo probabilmente il pensiero di molti, ma la realtà è ben diversa. Quando si arriva alla destinazione, non sempre è possibile trovare parcheggio pubblico o a pagamento nelle immediate vicinanze, magari un viaggio di pochi minuti deventa eterno se inizia la caccia al parcheggio, e assai costoso se poi si parcheggia in modo non idoneo. Inoltre, siccome in molti hanno lo stesso pensiero, il traffico resta intenso nelle grandi città per buona parte della giornata, così che non è possibile muoversi con disinvoltura, come si vorrebbe. Arrivare in ritardo è un classico, così come un classico la scusa: "Ho trovato traffico".
In questo scenario è facile imbattersi in qualche ulteriore problema: lavori in corso, piccoli incidenti di poco conto che però ostacolano la circolazione, eventi, manifestazioni, cortei, pattuglie che effettuano controlli, funerali. Di tutto, e l'evento meno ipotizzabile succede sempre quando noi abbiamo più fretta. Anche perchè abbiamo sempre fretta.
Proviamo ad immaginare come eliminare questo traffico.
Credo vi siano diversi tipi di traffico, ma per semplicità diciamo che ne esistono prevalentemente due: quello locale, che si sviluppa tutto all'interno di un bacino urbano o conurbano (la vicinanza tra le città che rende impossibile vedere il limite tra due o più città, come può essere Viale Borri alla confluenza di Busto Arsizio, Castellanza e Legnano), ed uno extraurbano, che si sviluppa su strade regionali o statali o su autostrade o strade di collegamento veloce come la 336 della Malpensa.
Parlando di un sistema di deveicolarizzazione urbana, punto ad approfondire soprattutto il primo tipo di traffico. E' comunque certo che esso è influenzato da entrambe le tipologie, in quanto il punto origine o destinazione di un viaggio si trova comunque all'interno di una città.
Busto Arsizio si presta bene per questo esercizio, in quanto essa ha un ricchissimo ventaglio di possibilità per quanto riguarda la mobilità: due stazioni ferroviarie e mezzo, due linee ferroviarie, un sistema di trasporto pubblico locale su gomma, un sistema di trasporto pubblico extraurbano, due punti intermodali per le merci (scalo Hupac), la vicinanza dell'aeroporto della Malpensa ed un'autostrada assai trafficata. E' inoltre percorsa da diverse strade di importanza primaria come la statale 33 del Sempione, la già citata 336 e la rete di strade distrettuali che si raccordano con queste.
Vi è poi un'altra caratteristica particolare: la città ha tre centri storici. Oltre a quello di Busto Arsizio abbiamo quelli delle sue città sorelle, Borsano e Sacconago.
Ma se chiediamo ad un cittadino qualsiasi di Busto Arsizio tra i 18 e i 75 anni, automunito, se si muoverebbe con i mezzi pubblici o con un mezzo alternativo all'auto all'interno della propria città, nella gran parte dei casi otterremmo una risposta negativa.
"A piedi mi intossicano, in bici mi stirano", queste le risposte più comuni che mi sono sentito dare da alcuni amici. come si sa sono un pendolare, eppure il primo tratto del mio viaggio, da casa alla stazione, anch'io lo faccio la mattina con l'auto. Quindi non voglio fare la predica a nessuno, sono anch'io parte di questo sistema.
Il documento di analisi di Piano Urbano del Traffico recentemente visto in Consiglio Comunale dava chiare indicazioni sul numero di veicoli che circolano nella città, le principali direttrici, il numero delle auto, i parcheggi a disposizione e la loro occupazione oraria: una serie di dati che danno un'idea chiara di come siamo ogni giorno vittime di noi stessi.
Ma un dato mi ha colpito: l'elevatissimo numero di auto che arrivano in città e che vi transitano: circa 13.000 al giorno. Un numero impressionante. Cosa succederebbe se queste auto sparissero? Milano, al pari di altre città eurpoee, come Londra, Oslo o Copenaghen, sperimenta da tempo l'Eco-pass, con valutazioni contrdditorie proprio perchè da qualcuno è indicato come strumento deterrente del traffico urbano, da altri come strumento di tassazione nemmeno troppo occulta dei cittadini. Diretta per chi lo paga correttamente, indiretta per chi si trova a dover pagare salate multe.
E' questo allora il sistema? No.
A mio parere, per fermare il traffico diretto in città è necessario dividere il traffico che scorre lungo le strade di percorrenza primaria ed intercettare quello diretto in città, obbligandolo a fermarsi prima di entrare nel percorso urbano, a meno che non si tratti di residenti.
Come risolvere tecnicamente il problema? Analizzando la mappa stradale della città, creando dei percorsi di entrata (varchi) obbligati e mettendo sistemi tipo telepass legati all'auto in transito e permettendo di proseguire per il centro città solo alle auto autorizzate. Queste potranno muoversi all'interno della città solo per raggiungere la casa del proprietario e sostare nel posto macchina assegnato. Nessuna macchina potrà restare in sosta nella strada, ma ogni macchina dovrà avere un proprio posto auto assegnato ed identificato (normale garage o posto auto pubblico).
Per tutti gli altri mezzi diventa obbligatorio fermarsi presso strutture di sosta. Aree di parcheggio o silos, in funzione della disponibilità derivante dalle aree adiacenti. All'uscita della struttura, gli utenti troveranno un servizio di navette (con funzione anche di bus di città) con frequenza di 5 minuti, a disposizione per raggiungere qualsiasi punto della città. Le navette saranno elettriche e filoguidate, senza autista. L'accesso avverrà da strutture chiuse di accoglienza, riscaldate d'inverno e raffrescate d'estate. All'arrivo dell'autobus, le porte del mezzo si appaieranno a quelle della struttura ospitante ed il passaggio degli utenti dal mezzo alla stazione e viceversa sarà semplice e a livello del piano, anche per i portatori di handicap.
Tutta l'energia elettrica per alimentare il sistema di navette e mantenere alla giusta temperatura la struttursa sarà generata da fonti rinnovabili (solare e geotermico).
Le navette viaggeranno lungo percorsi dedicati e sicuri.
I costi? Ne parleremo alla fine. Per una volta proviamo ad immaginare un mondo a risorse infinite, come quelle della fantasia.

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