Alessandro Berteotti

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venerdì 20 agosto 2010

La battaglia dei numeri sui clandestini

Come sempre, prima i fatti. Riprendo alcune agenzie di stampa di quest'anno, giusto per inquadrare il problema degli sbarchi clandestini.
Roma, 14 apr. 2010 (Adnkronos) - Dal 1 gennaio al 4 aprile di quest'anno, in Italia sono sbarcati solamente 170 immigrati clandestini, a fronte dei 4.573 sbarcati nello stesso periodo del 2009, una diminuzione pari al 96%. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso della sua audizione presso il Comitato Schengen.
La Stampa (9 agosto 2010) - «C’è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane sostanzialmente immutata se non aumentata al di là e a dispetto di tutti gli accordi presi tra Italia e Libia», spiegano dalla Caritas. «Rispetto ai mesi scorsi c’è stata infatti una ripresa degli sbarchi, soprattutto in Salento e in Sicilia - dice -. Il cambio di passo dei trafficanti di disperati è dimostrato proprio dal caso recente della Puglia, dove un paio di settimane fa una imbarcazione "anomala" di lusso trasportava 60 migranti irregolari stipati nelle cabine nella speranza di non essere intercettati dalla Capitaneria di Porto, come invece è avvenuto». «E nuova - aggiunge - sembra anche la procedura seguita la notte scorsa a Linosa dalla barca che ha scaricato i migranti (40) sulla spiaggia e poi si è allontanata».
Excite - (10 agosto 2010) Si parla di immigrazione. Secondo l'organizzazione cattolica Caritas dopo gli accordi con la Libia il flusso di sbarchi di immigrati verso le coste italiane è rimasto costante e la pressione migratoria è rimasta sostanzialmente immutata se non aumentata. Come si legge sulla Repubblica il responsabile nazionale della Caritas, Oliviero Forti, invita la politica a non trattare il tema dell'immigrazione 'in modo strumentale' perché 'questo significa non voler affrontare sul serio la questione'.
Il Sole 24 Ore (15 agosto 2010) - Gli sbarchi di clandestini, dal 1 agosto 2009, al 31 luglio di quest'anno sono diminuiti dell'88%, passando dai 29 mila del periodo agosto 2008-luglio 2009, ai 3.499 di fine luglio 2010. Lo ha detto il ministro degli Interni, Roberto Maroni, da Palermo dopo la riunione del Comitato per la sicurezza nazionale, a cui ha partecipato anche il collega di Governo e ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Nuovo Quotidiano di Puglia - PORTO BADISCO (18 agosto 2010) - Stavolta i clandestini hanno viaggiato a bordo di “Yasmine”, un’imbarcazione a vela di quindici metri, con due alberi, battente bandiera finlandese. Partita da un porto della Grecia, il veliero ha navigato per due giorni prima di sbarcare il suo carico di esseri umani. Ieri, intorno alle 3 di notte, i clandestini sono scesi sulla spiaggia di Porto Badisco.
Questa la cronaca recente sull'argomento immigrati clandestini. Da una parte il ministro dell'Interno Maroni, impegnato, in un momento di estrema tensione politica all'interno della maggioranza e nel paese, a dare un'immagine di solidità e credibilità del proprio dicastero nella gestione di accordi e nella sorveglianza delle coste per eliminare (o quanto meno ridurre) il fenomeno dell'immigrazione clandestina.
Dall'altra, Caritas e altre associazioni di primo piano a livello nazionale, siti internet e voci libere a rendere testimonianza, a dare un'altra chiave di lettura, ad indicare uno stato diverso delle cose, dovuto ad un'abile manipolazione della realtà e delle cifre.
Preciso: i numeri sono numeri, ci mancherebbe. Ma è come si arriva a quei numeri che lascia più di un dubbio.
Leggendo le varie relazioni (io vi ho fornito uno spaccato ben misero di quello che è l'area di commento su queste vicende), si apprende che dal 2009 l'accordo tra Italia e Libia ha iniziato a prendere corpo ed ora le forze dell'ordine Libiche controllano meglio le loro coste.
Inoltre, le forze di sorveglianza italiane hanno messo in atto una direttiva del Ministero circa i cosiddetti "respingimenti", cioè il fatto di impedire a barconi di disperati di approdare sulle coste italiane, spesso carichi di persone allo stremo delle forze, con molte donne e bambini a cui non è prestato il minimo soccorso.
Ancora, sono stati chiusi alcuni centri di prima accoglienza, come quello di Lampedusa, così che chi viene intercettato non finisce lì ma al centro di Porto Empedocle.
Il risultato della somma è quindi corretto, ma sono gli addendi a non essere corretti ed attendibili, come si configura da altre circostanze, spiegate dalla Caritas.
Mentre l'Italia prendeva accordi con la Libia, i trafficanti di esseri umani non sono rimasti con le mani in mano. Come purtroppo ben conosciamo, tutte le forme di malavita sono sempre avanti rispetto all'azione delle Forze dell'Ordine di qualsiasi paese, per definizione.
Quindi i flussi di clandestini provenienti dall'Africa hanno preso altre strade ed altri mezzi. Non si parte più dalle coste di un paese prima connivente e tollerante, come la Libia, che ha utilizzato i clandestini come arma di ricatto verso il Governo Italiano (quell'operazione ci è costata 11 miliardi di euro, non dimentichiamolo), ma da altri porti della costa araba del Mediterraneo, dalla Tunisia e dall'Egitto.
Quelli invece provenienti dalle regioni del Medio ed Estremo Oriente arrivano ora dalla Turchia e quindi dalla Grecia.
Sono cambiati anche i modi di trasportare questi clandestini: non più barconi alla deriva, facilmente identificabili anche da lunghe distanze e facilmente "respingibili"; ora arrivano con jacht, velieri, cabinati di lusso, anche di piccolo cabotaggio ma stipati come al solito fino all'inverosimile.
Per mesi questi sono passati sotto il naso delle motovedette, prima che qualcuno si accrogesse di questi nuovi mezzi e metodi. Nel frattempo, noi abbiamo avuto modo di credere alle fandonie di Maroni e dei suoi.
Solo chi opera sul territorio e viene a contatto con le persone protagoniste di storie dolorose, critiche, al limite della condizione umana, storie che ci riportano alla tratta degli schiavi come in realtà sono queste persone, possono dire parole di verità.
Le Forze dell'Ordine, la Marina Militare, la Guardia di Finanza operano in un territorio immenso e con relativamente pochi mezzi, dedicandosi scrupolosamente ad eseguire ordini che in qualche caso, forse in molti, non sono condivisi. Ma un militare non deve condividere, deve solo eseguire gli ordini ricevuti.
Queste sono storie di dolore e di morte che interessano, in questo tempo della storia ed in questo luogo geografico, persone che solo per il fatto di essere nati qualche migliao di chilometri più a Nord o più a Sud si vedono relegati a vite diametralmente opposte.
Ho già scritto altre volte, ma vorrei ribadire il concetto, che una vita umana è una vita umana, non ha colore di pelle, non ha religione, non ha sesso. La nostra coscienza ci chiede rispetto e compassione per loro e per noi. Rinchiuderci nel fortino per difendere le nostre cose ci fa perdere la nostra anima, la nostra cultura, il senso vero della vita.
Possiamo costruire false verità, tranquillizzare gli elettori, far finta che tutto vada bene, ma alla fine la verità ci sommergerà. Affrontarla viso aperto e con le braccia allargate in un gesto di abbraccio fraterno è quello che ci ricorda tutti i giorni quel Crocifisso a cui ogni tanto, perfino i Leghisti, rivolgono un pensiero per chiedere qualche voto in più.

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