Alessandro Berteotti

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lunedì 2 agosto 2010

Bologna: 30 anni per non dimenticare

Due agosto 1980 e 500 post. Sembra una convergenza cosmica, forse solo un caso, senz'altro un po' pilotato da parte mia negli ultimi giorni. Ma è poi così importante? Non credo.
Anch'io ho un a piccola storia da raccontare su quel giorno. Inizia dalla mattina di sabato 2 agosto 1980, in caserma a Mantova, dove svolgevo il mio servizio militare di leva. Cosa che oggi non si fa più.
Ero andato a fare il mio solito servizio del sabato mattina, aprire il Comando dove lavoravo come dattilografo, poi alle 9.00 mi hanno dato un "permessino" (si chiamava così il permesso anticipato di uscita di 4 ore), che unito ad un più classico "36 ore" mi dava la possibilità di essere fuori fino alla domenica sera.
Avevo a disposizione la mitica Fiat 850 Special, con la quale abitualmente gestivo un pendolariato estremo, da Mantova a Busto Arsizio, sfruttando ogni libera uscita domenicale per unt ritorno, anche di poche ore, a casa, condividendo il percorso con alcuni amici di Milano e Saronno.
Ma quel giorno non sono partito subito per Busto Arsizio. Sono andato a Salò. Mmmhh, perchè? Perchè Paola, mia moglie, allora solo fidanzata, tornava dalla Gracia dopo una crociera, e la sua nave era attraccata al mattino al porto turistico di Venezia. Poi, con un pulmann, i croceristi avrebbero avuto modo di fermarsi sulla strada di ritorno ad un ristorante a Salò. Ed io ero lì ad aspettare che la mia felicità arrivasse.
Arrivai a Salò dunque intorno alle ore 11.00, quando ormai a Bologna il disastro era successo. Sulla macchina non avevo la radio, per cui non sapevo nulla dell'accaduto. Avevo solo voglia di vedere Paola, non prestavo attenzione nemmeno tanto a quanto accadeva intorno a me, a quello che si diceva. Eppure verso mezzogiorno ricordo che qualcuno stava commentando la notizia, appena passata alla televisione, sull'attentato alla stazione di Bologna.
I minuti non passavano mai, ma poi vidi Paola e per me il mondo poteva anche sparire, non ne avevo più bisogno. Eppure da quel momento mi chiedo e mi sono chiesto per trent'anni se quella felicità avrebbe potuto essere diversa se quel giorno, quello stesso giorno, non fosse avvenuta la strage di Bologna.
Quanto la nostra vita si intreccia con fatti che apparentemente non hanno nessuna relazione tra loro e con noi, ma poi scopri che la tua vita poteva, forse doveva essere diversa? E quanto poi lo sia stata, diversa, a seguito di quei fatti?
Un ragazzo di quasi 22 anni, militare di leva, forse non poteva cambiare il mondo, non poteva impedire che quella bomba scoppiasse, ma da quel giorno e per i 30 anni successivi quel ragazzo ha sentito sempre più forte il dovere di indignarsi, di combatttere l'omertà, di non girarsi dall'altra parte, di difendere i diritti umani e politici di ogni persona. Il diritto alla vita, il diritto alla libertà.
Come cittadino italiano credo che l'attentato di Bologna sia stato un punto intermedio di un piano di eversione che ancora accompagna la nostra nazione e che inizia dalla stessa fine della seconda guerra mondiale, forse anche da prima.
Da quando ho visto a Blu Notte la ricostruzione del gruppo OSS e della strage di Portella della Ginestra, in Sicilia, avvenuta il 1 maggio 1947, attribuita a Salvatore Giuliano, tutto quanto da allora accaduto e reso noto poi nel tempo, con i fatti della Gladio, con le bombe che scoppiano sempre nel momento in cui fatti importanti accadono quasi a ricordare, ad intimidire, a voler cambiare il senso politico delle cose, un certo tipo di realtà ha iniziato ad essere abbastanza chiara per me.
Oggi non si buttano più le bombe in piazza perchè non c'è più il rischio comunista da combattere e a cui opporsi, ma chi ha imparato bene la lezione, la ripropone in modo diverso, adeguando la "strategia della tensione" ai fatti di attualità, con un panorama meno intenso e severo, ma ugualmente valido per raccogliere voti e consenso da chi è sempre pronto ad opporsi ad un nemico, che sia vero o immaginario poco importa.
Il bandito Giuliano, a cui venne attribuita la strage di Portella della Ginestra, è stato ucciso in circostanze misteriose dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta, a sua volta misteriosamente assassinato in carcere con la stricnina 4 anni dopo, subito dopo aver dichiarato di voler rivelare i nomi dei veri mandanti della strage e come effettivamente andarono le cose.
Un fatto simile accadde ad un altro siciliano che aveva anche lui un rapporto con quegli avvenimenti. Il suo nome era Michele Sindona. Operò attivamente durante lo sbarco degli alleati in Sicilia, al punto da diventare membro della CIA e di avere poi ottenuto favori e riconoscimenti per questo, divenne noto banchiere e affarista, fu protagonista del caso Calvi e delle attività dello IOR, fino ad essere incarcerato a Voghera; venne ucciso in carcere nel 1986 con il cianuro, esattamente come Gaspare Pisciotta.
Potere e denaro sono un binomio indissolubile. Fatti apparentemente lontani diventano improvvisamente saldamente legati se si riesce a riannodare il filo della storia che li unisce. Piazza Fontana, l'Italicus, Ustica, la strage di Bologna, Piazza della Loggia a Brescia e tanti altri drammatici e spaventosi eventi della nostra storia di Paese democratico, liberale e civile rendono una terribile testimonianza di crudele cinismo e apparente collusione di alcune parti istituzionali con eventi che non furono mai chiariti forse perchè generati non da forze esterne ed estranee allo Stato, ma da parti che oggi definiamo "deviate", quasi a rassicurare il popolo che altro fu rispetto al volere legittimamente costituito.
Quasi inconsciamente da quel 2 agosto 1980 è nata in me la voglia di conoscere, di approfondire, quella che per me è la Storia, di capire la società in cui viviamo e di non accontentarmi di ciò che appare attraverso i media o che qualcuno tenta di addomesticare.
Alla luce di questi fatti noi dobbiamo guardare agli 85 morti di Bologna e di tutte le stragi come a dei martiri dello Stato, a cui dovrebbero essere resi tutti gli onori possibili da qualsiasi Governo che voglia davvero servire il Popolo e la Costituzione. Ritengo indegno il fatto odierno di non avere avuto rappresentanti dell'attuale Governo ad una manifestazione che, se negli anni precedenti ha manifestato la propria insofferenza nei confronti delle istituzioni, è stato per il fatto che esse non hanno mantenuto le promesse di chiarezza, di giustizia, di spiegazione dei fatti e di tutela delle vittime e della loro memoria.
Oggi possiamo affermare con certezza che l'opinione pubblica conosce di questi fatti solo ciò che è stato possibile conoscere nella versione ufficiale, cui ancora oggi il Segreto di Stato toglie buona parte della verità. E' forse venuto il momento che la Verità si manifesti: che chi sa parli, che chi Governa si prenda la responsabilità di togliere tutti i vincoli artatamente costituiti per mettere a tacere le coscienze e finalmente liberare da questo peso la memoria della nazione.

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