Nessuna città potrà mai essere completamente deveicolarizzata senza una rete integrata di trasporti alternativi pubblici. Ciò che ritengo essere la chiave di volta per realizzare questo progetto è l'integrazione fra diverse possibilità di trasporto e una nuova concezione di città.
In questo quadro assume una particolare rilevanza il trasporto pubblico "tradizionale", quello fatto da linee di mezzi atti al trasporto di persone a trazione elettrica. La rete dovrà essere ampia e articolata, tenere presente la copertura di servizi offerta dagli altri mezzi di mobilità.
Ulteriore variante è data dalle diverse necessità in termini di copertura di servizio e di orari che il sistema dovrà supportare. Ad esempio, la mattina si dovrà tenere conto della quantità di studenti che si dovranno spostare per raggiungere le scuole, così come dei pendolari che dovranno raggiungere le stazioni. Alle stesse stazioni arrivano studenti che dovranno sparpagliarsi nelle diverse scuole.
Tenete presente una cosa, che può facilmente sfuggire: in una città deveicolarizzata gli orari di passaggio dei mezzi pubblici sarà precisa al secondo. non ci sarà infatti traffico a limitare o ritardare la circolazione dei mezzi pubblici, che saranno anzi i veri padroni della città e della mobilità. Uscire di casa con una bicicletta, lasciarla presso una fermata del bus e raggiungere la scuola o la stazione potrà essere facilissimo e con tempi ragionevolmente brevi.
Questo porta ad elaborare un concetto: linee specializzate per le scuole, linee circolari cadenzate per il resto della città. Queste ultime dovranno anche collegare tutti i principali punti di interesse: ospedale, municipio, cimiteri, stazioni ferroviarie, uffici pubblici, scuole, caserme e carceri. In particolare, il centro cittadino sarà completamente pedonalizzato ed il perimetro sarà servito da una circolare di mezzi filoguidati. In relazione ai principali punti nodali, vi saranno stazioni di partenza e arrivo delle linee circolari. Per le linee specializzate ad uso scolastico, vi saranno punti di raccolta specifici all'interno della città e presso le stazioni.
Tutto questo disegno, per aver successo, dovrà però essere accettato e ben compreso dalla gente. Nulla è più difficile da combattere se non l'abitudine, quel tranquillo senso di protezione che dà la consuetudine, il riconoscere tempi e modi della nostra vita come "nostri".
Qualsiasi tentativo di cambiare genera resistenza, resistenza al cambiamento. Ma ci sono cose che se non cambiamo e non cambieremo, saranno loro a cambiare noi. Solo nell'ultimo mezzo secolo sono avvenute tante cose che, se avessimo usato con maggiore intelligenza le risorse che ci venivamo messe a disposizione, avrebbero potuto generare benessere in misura maggiore e per un ben più grande numero di persone.
Ma l'arroganza e l'egoismo del potere ce l'hanno impedito. Il mondo che oggi ci accoglie non è così bello e buono come avrebbe potuto essere, ma solo come ci è stato permesso di poter avere. Quando l'avere vince sull'essere succede che non facciamo le cose migliori per noi e per gli altri, ma solo quelle che stanno alla distanza dei nostri sensi. Ciò che non vediamo, non percepiamo, non esistono, nello spazio e nel tempo.
Abbiamo molte volte detto, anche con convinzione, che il mondo non è nostro, ma che l'abbiamo avuto in prestito dai nostri figli, e che a loro lo dovremo rendere intatto: chi ha fatto qualcosa pensando seriamente a questa frase nella propria vita? Se lo ha fatto, non ha avuto successo.
Consumiamo risorse come se fossero infinite, ma sappiamo che tra 30/50 anni molte delle risorse che oggi sono alla base del nostro benessere saranno esaurite. "Ma la ricerca e la scienza avranno trovato soluzioni a questo problema". Ne siete sicuri?
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