In questi ultimi tempi sta tornando in auge il problema della casa. Non solo perchè chi cerca una sistemazione ha difficoltà a trovare un alloggio in affitto, anzi. Il problema della casa si coniuga in modo speculare con la crisi economica internazionale ed in particolare col potere di acquisto reale del denaro.
Lo scorso anno la Regione Lombardia ha rivisto i parametri per la determinazione dei canoni di affitto delle case ALER, e molti inquilini si sono trovati con un aumento che per tutti possiamo classificare come "significativo", per alcuni addirittura devastante. Dico anche che una classificazione generalizzata è impossibile: bisogna analizzare caso per caso, e talvolta l'aumento è sacrosanto.
In molti altri non si giustifica affatto. Se osserviamo le fasce di reddito per accedere ad un alloggio popolare, vediamo che si dovrebbe essere quasi indigenti per poter accedere, mentre poi il canone richiesto è percentualmente assai rilevante rispetto alle entrate familiari.
Se si prova ad accedere ad una casa in acquisto, se non si ha a disposizione un gruzzolo sostanzioso, accendere un mutuo potrebbe voler dire dover pagare centinaia o anche più di un migliaio di euro al mese per l'acquisto di un appartamento.
Questo è possibile se si ha un posto fisso o comunque la possibilità di un lavoro remunerativo: se si hanno invece difficoltà lavorative o un reddito precario (come il posto di lavoro), si rischia di non vedersi nemmeno accordare il mutuo.
Per i giovani che vorrebbero formarsi una famiglia, questo diventa un esercizio difficile. Trovare le risorse per "mettere su casa" è oggi molto oneroso e le prospettive non sono incoraggianti, visto che tutti gli indicatori economici forniscono un quadro sempre più evidente di crisi economica. La parola recessione non la vuole pronunciare nessuno, ma vista la prossimità alla crescita zero, prima o poi anche il nostro Paese dovrà rassegnarsi a nominarla.
Tutto negativo, allora? Spero di no. Occorre però una concezione diversa di solidarietà e di vicinanza alle persone.
L'Amministrazione comunale deve prendere atto di questa situazione e partire con una diversa politica della famiglia e della casa, anzi, potremmo dire: di una nuova politica della casa per la famiglia.
Garantire un alloggio a chi vuole formare una famiglia o, come famiglia già formata, si trovi in una difficoltà temporanea e non riesce più a sostenere il peso di un affitto. Su questo dovremo lavorare seriamente nei prossimi mesi.
Lo scorso anno la Regione Lombardia ha rivisto i parametri per la determinazione dei canoni di affitto delle case ALER, e molti inquilini si sono trovati con un aumento che per tutti possiamo classificare come "significativo", per alcuni addirittura devastante. Dico anche che una classificazione generalizzata è impossibile: bisogna analizzare caso per caso, e talvolta l'aumento è sacrosanto.
In molti altri non si giustifica affatto. Se osserviamo le fasce di reddito per accedere ad un alloggio popolare, vediamo che si dovrebbe essere quasi indigenti per poter accedere, mentre poi il canone richiesto è percentualmente assai rilevante rispetto alle entrate familiari.
Se si prova ad accedere ad una casa in acquisto, se non si ha a disposizione un gruzzolo sostanzioso, accendere un mutuo potrebbe voler dire dover pagare centinaia o anche più di un migliaio di euro al mese per l'acquisto di un appartamento.
Questo è possibile se si ha un posto fisso o comunque la possibilità di un lavoro remunerativo: se si hanno invece difficoltà lavorative o un reddito precario (come il posto di lavoro), si rischia di non vedersi nemmeno accordare il mutuo.
Per i giovani che vorrebbero formarsi una famiglia, questo diventa un esercizio difficile. Trovare le risorse per "mettere su casa" è oggi molto oneroso e le prospettive non sono incoraggianti, visto che tutti gli indicatori economici forniscono un quadro sempre più evidente di crisi economica. La parola recessione non la vuole pronunciare nessuno, ma vista la prossimità alla crescita zero, prima o poi anche il nostro Paese dovrà rassegnarsi a nominarla.
Tutto negativo, allora? Spero di no. Occorre però una concezione diversa di solidarietà e di vicinanza alle persone.
L'Amministrazione comunale deve prendere atto di questa situazione e partire con una diversa politica della famiglia e della casa, anzi, potremmo dire: di una nuova politica della casa per la famiglia.
Garantire un alloggio a chi vuole formare una famiglia o, come famiglia già formata, si trovi in una difficoltà temporanea e non riesce più a sostenere il peso di un affitto. Su questo dovremo lavorare seriamente nei prossimi mesi.
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